Cristiani Composti In Un Mondo In Rovina

[Questo messaggio fu pronunciato nel 17^ secolo da T. Manton. Lo abbiamo parafrasato in inglese moderno (tradotto in italiano), e il suo messaggio è ugualmente potente oggi quanto allora. I cristiani composti sono coloro che hanno imparato a rallegrarsi in ogni tempo e in tutte le circostanze.]

"Rallegratevi sempre!". E' un comando, è un comando per tutti i cristiani d'ogni tempo. Dio afferma che i Suoi figli devono farne un fatto di coscienza: bisogna rallegrarsi in Lui in ogni tempo e in ogni circostanza. Rallegrarsi non è una nostra scelta: è un comando di Dio. Se siamo tentati a prendere queste parole come una scelta, stiamo minando l'imperativo di Dio per noi.

Dio non ha il nostro cuore finchè non ha il nostro diletto. Voglio amplificare questa verità sfidandovi a fare tre passi verso il rallegrarsi in Dio nostro Salvatore: 1: mettere da parte ogni ostacolo che interferisce col rallegrarsi; 2: persuadere se stessi che rallegrarsi è necessario; 3: praticare sempre il rallegrarsi.

Lasciate che vi prepari subito: non sarà sempre facile.Per esempio, come possiamo rallegrarci quando comprendiamo che Dio ha permesso che afflizioni vengano su noi? Non è stupido essere felici quando Egli è arrabbiato o essere gioiosi in tragedie che Egli avrebbe potuto prevenire?

Potreste pensare che non ha senso il fatto che possiamo rallegrarci in problemi e persecuzioni; come possiamo rallegrarci quando proprio la Mano di Dio manda pungenti castighi per correggerci? Dobbiamo essere felici in questo? Lasciate che vi risponda senza esitazione: Dio si aspetta che ci rallegriamo nelle avversità che vengono direttamente da Lui:"Poiché il fico non fiorirà, non ci sarà più frutto nelle vigne; il prodotto dell'ulivo fallirà, i campi non daran più cibo, i greggi verranno a mancare negli ovili, e non ci saranno più buoi nelle stalle; ma io mi rallegrerò nell'Eterno, esulterò nell'Iddio della mia salvezza" (Habacuc 3:17,18). Anche se Dio decide di correggerci con carestia e fallimento,"ancora mi rallegrerò nel Signore!".

L'allegrezza spirituale non è né ignoranza né irriverenza, ma un onore a Dio perché siamo soddisfatti in Lui, sebbene ogni altra cosa viene meno.La devota soddisfazione gli dimostra che il Suo conforto è tutto quello di cui abbiamo bisogno, dal momento che Egli stesso è irraggiungibile dai problemi. Nello stendere fede al di sopra delle nostre circostanze, vivendo ogni momento in una nascosta ed alta fenditura dell'amore di Dio, impariamo a sorridere quando le forze naturali cercano di farci piangere:"In mezzo al disastro e alla fame riderai, non paventerai le belve della terra" (Giobbe 5:22).

Rallegrarsi nel Signore, quando ogni ragione esteriore per rallegrarsi muore, è lontano dall'essere peccato. Non importa quanto amara può essere la nostra parte nel mondo. La nostra presente e la nostra futura eredità in Cristo, sono tenute per noi in gloria, custodite da Dio stesso.

Dobbiamo distinguere fra l'afflizione e il sostegno, così non avremo problemi.Entrambi possono e devono stare insieme, perché in ogni mondana tribolazione dobbiamo: "Piangere come se non piangessimo" (1 Cor. 7:30). In breve, i problemi sono necessari per farci conoscere la Sovrana Forza di Dio. Nel frattempo, il Suo conforto renderà sopportabili i problemi.

Certamente l'Iddio d'ogni consolazione non vuole che i Suoi figli s'indeboliscano nell'angoscia come se tutta la gioia fosse andata via; non saremo mai totalmente distrutti fino a quando avremo ancora Lui come nostra parte:"L'Eterno è la mia parte, dice l'anima mia, perciò spererò in Lui" (Lamentazioni 3:24). Se siamo devoti, soffriremo persecuzioni ma non saremo abbandonati. Saremo travagliati ma non sconfitti. Buttati giù ma non distrutti. Come può essere tutto questo? Dio è vivente in noi! Solo attraverso le prove della nostra fede conosceremo Lui come la vera gioia e il diletto della vita.

Possiamo sopportare queste avversità perché guardiamo al Padre e troviamo amore mentre Egli ci corregge. La disciplina non viene solo dalla Sua giustizia, la misericordia è il bastone col quale ci affina:" Non berrò io il calice che il Padre mio mi ha dato?" (Giovanni 18:11).Siamo capaci di prendere quel calice amaro perché la fede ci assicura che è la Mano di un compassionevole, onnisciente Padre che ce la porge.

Questo Padre che ha pietà dei Suoi figli ha abbastanza misericordia da trasformare quell'amaro calice per il nostro bene:" Quelli, infatti, per pochi giorni, come parea loro, ci correggevano; ma Egli lo fa per l'util nostro, affinchè siamo partecipi della Sua Santità" (Ebrei 12:10).

Perché dovremmo sentirci rigettati, quando Dio ci sta incoraggiando ad avere più umiltà, disprezzo per il mondo e confidanza in Lui? Come possiamo essere turbati e infelici quando Egli ha aspettato così a lungo che noi mettessimo i desideri del nostro cuore in Lui soltanto? Perché il nostro Santo, castigatore Iddio è anche un amato Celeste Padre! Possiamo bere il calice della sofferenza e affermare col salmista:"Gustate e vedete quanto l'Eterno è buono! Beato l'uomo che confida in Lui" (Salmo 34:8).

Se il nostro Padre permette afflizioni temporanee per renderci pronti alla Gloria Eterna, c'è ancora una sorgente di gioia che vuole prorompere attraverso le lacrime:"Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria" (2 Cor. 4:17).

"Beati quelli che fanno cordoglio, perché saranno consolati" (Matteo 5:4). Un concetto errato concernente il rallegrarsi è questo:se Cristo ha promesso di benedire coloro che piangono per il peccato, come possiamo rallegrarci?

Piangere per il peccato è la sola porta al pentimento a motivo del peccato e della maledizione che naturalmente ci trattengono dalla giustizia. Per tutto il tempo che siamo stati lontano da Cristo, non avevamo nulla che ci confortasse, niente da rispondere al terrore della legge, niente da opporre alle accuse della coscienza, niente per proteggerci dall'approssimarsi del giudizio e dell'inferno.

Siccome abbiamo negligentemente guadagnato questi salari del peccato, cos'altro possiamo fare se non gridare a Dio con lacrime e supplicazioni? La Sua prima opera nella conversione è quella di metterci fuori dal "paradiso degli stolti" con la sua vana allegria e farci trovar diletto in nessun'altra cosa e in nient'altro che non sia Cristo. Così, l'umiliazione del cuore rotto è richiesta per mortificare il sapore emozionante del peccato. Valgono la pena, le lunghe ore d'angoscia e di pianto quando possiamo stimare la grazia guaritrice di Cristo più che tutti i piaceri e i premi che il mondo offre così seducentemente.

La posizione più pericolosa nel mondo è quella di un uomo che realizza di essere perduto, in pericolo di condanna, e ancora non è addolorato per il suo peccato ma, per una persona che è dispiaciuta, con sincero ravvedimento, la gioia è in arrivo! Dio è pronto a prendersi cura al più presto dei nostri bisogni e portarci al Suo Trono di Grazia:"Poiché così parla Colui ch'è Alto, l'Eccelso, che abita nell'eternità e che ha nome il SANTO: Io dimoro nel luogo alto e santo, ma son Colui che è contrito e umile di spirito, per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore dei contriti. Poiché Io non voglio contendere in perpetuo né serbar l'ira in eterno, affinchè gli spiriti, le anime che Io ho fatto, non vengano meno dinanzi a Me. Per la iniquità della sua cupidigia, Io mi sono adirato, e l'ho colpito; Mi sono nascosto, Mi sono indignato; ed egli, ribelle, ha seguito la via del suo cuore" (Isaia 57:15-17). Ma poi il Signore aggiunge: "Io ho vedute le sue vie, e lo guarirò; lo guiderò e ridarò le Mie consolazioni a lui e a quelli dei suoi che sono afflitti" (v.18).

Risulta evidente che piangere per il peccato contiene una fetta di gioia; il cristiano umile è contento che il suo cuore possa ancora essere rotto a causa del peccato! Un'ora di ravvedimento sincero, investigando l'anima, ha più significato per lui, che tante emozionanti serate di divertimenti; non scambierebbe il conforto della Mano castigatrice di Dio per tutti i divertimenti del mondo. Preferisce assaggiare le lacrime amare del ravvedimento che mortifica il peccato, insieme alla preziosa prigionia nell'amore di Cristo, che tutti i privilegi che il mondo ha da offrirgli. Sentirci male quando abbiamo fatto male a dio è una parte indispensabile del diletto in lui.

Un credente penitente e rotto non cambierebbe posto con i più arrivati e prestigiosi uomini empi.Questa priorità punta a dimostrare che una infrangibile gioia forma il vero nucleo del nostro essere. Non è gioia perfetta, non ancora, non fino a quando saremo in cielo e conosceremo quel tipo di gloria, però è una gioia mescolata con dispiacere e con gemito che non può essere manifestato a parole. In Cristo, il ravvedimento genuini è una gloriosa, indescrivibile gioia in se stessa.

A meno che non amiamo e bramiamo Lui più che qualsiasi altra cosa, Egli non è il nostro Dio. Sia che il mondo crolla o rimane su, sia che perdiamo o che abbiamo tutto e tutto a noi prezioso, il Signore rimane la sorgente della nostra soddisfazione! "Prendi diletto nell'Eterno, ed Egli ti darà quello che il tuo cuore domanda" (Salmo 37:4).

Il nostro cuore, comunque, non sarà intero fino a che non saremo presi dall'amore e dalla lode per il nostro Redentore non preoccupandoci se siamo ricchi o poveri, famosi o ignorati. Solo spogliando noi stessi dalle nostre coperture naturali, stimiamo Cristo come scopo sufficiente di gloria e Lo amiamo con tutto il cuore:"Tu mi hai messo più gioia nel cuore che non provino essi quando il loro grano e il loro mosto abbondano" (Salmo 4:7). Questo tipo di devozione a Dio ci libera dall'essere legati ad'ogni altra cosa e ci fa avere ancora di più ciò che vogliamo:"Per il quale rinunziai a tutte codeste cose e le reputo spazzatura affin di guadagnare Cristo" (Filippesi 3:8). Paolo scrisse un seguito a questi "beni che marciscono" che il mondo neanche leggerà:"Sapendo d'aver per voi una sostanza migliore e permanente" (Ebrei 10:34).

Una volta fissata questa gioia divina, ancorata da Dio nei nostri cuori, diviene un solido supporto in tempo di pene, povertà e disgrazie. Allora niente prevarrà sulla nostra gioia:"Il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi toglierà la vostra allegrezza" (Giov.16:22). Dio creò un posto per la gioia dei Suoi figli; questo posto sarà riempito con qualcosa: o con inutili e insignificanti accumuli e conquiste mondane o con cose celesti del Creatore. Da quando l'amore per i piaceri sensuali ha formato la radice del peccato, ci saranno sempre bramosie carnali che ci adescheranno lontano da Dio:" ma ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo adesca" (Giacomo 1:14).

La tendenza verso la soddisfazione della carne è il crollo della chiesa d'oggi. Da quando questo tipo di bisogno è nato ed'è cresciuto in noi, e si è radicato profondamente nella nostra natura, non se ne può venire fuori senza battaglia; per esempio, se decidiamo di nutrire questi bisogni di potenza e di prestigio, aggiungendo anche poche e inosservate briciole d'orgoglio, (questi desideri) cresceranno così forti che presto impaleranno le nostre anime su un'altopiano temporale di piaceri sensuali. In altre parole, per non essere legati a servire la carne, possiamo volgerci ad'una gioia maggiore nello stesso modo con cui un chiodo grande s'incunea nel legno per spingere fuori il chiodino che vi era piantato.

Mentre la natura peccaminosa ama il piacere più che il "Cristo spogliato", la natura rinnovata fa si che Dio diventi la sua eccelsa ricompensa e favorisce le cose dello Spirito:"Poiché quelli che son secondo la carne, hanno l'animo alle cose della carne; ma quelli che son secondo lo Spirito, hanno l'animo alle cose dello Spirito"(Romani 8:5).Proprio come non desideriamo il grano crudo al sapore del pane fresco fatto con farina di grano duro, così gli appetiti carnali muoiono poco alla volta mentre possediamo tesori incorruttibili in Cristo.

Quando la nostra gioia sale verso la meta celeste per essere il piacere di Dio, esse lascia colare giù le false certezze. Le sensuali, insignificanti soddisfazioni, diventano niente paragonate alla gioia dei credenti in Cristo.Una volta che conosciamo la manna nascosta di Dio, gli agli, le cipolle e i vasi di terracotta dell'Egitto diventano nauseanti:" Noi gioiremo, ci rallegreremo in Te, noi celebreremo le Tue carezze più del vino" (Cantico dei Cantici 1:4). Rallegrandoci in Dio si eliminano difetti carnali, così come la luce del sole offusca e annulla la luce prodotta dal fuoco!

Prossimo:"Il gaudio dell'Eterno è la vostra forza" (Nehemia 8:10). La gioia ci rialza ad una vita di santità. Spesso sentiamo un'apatia naturale o una noia quando pensiamo di dover servire Dio.Questa sensazione di morte può essere sopraffatta solo dal diletto in Lui, e la cosa agisce proprio come olio versato su perni di ruote arrugginite.

"Giubilate o giusti nell'Eterno; la lode si addice agli uomini retti" (Salmo 33:1). Coloro che hanno ricevuto una natura divina nuova dall'Onnipotente Iddio, non sono più soddisfatti dalle cose del mondo. Quando la nostra nuova nature è rivolta al Padre, possiamo camminare lontano dai piaceri carnali, lasciandoli come cosa vuota che serva da cibo ai maiali:"Voi foste fatti partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo per via della concupiscenza" (2 Pietro 1:4). Un cambio di cuore quindi, implica anche un cambio di desideri. Un cuore puro secondo Dio brama ciò ch'Egli vuole.

La nostra vera vita deve essere alterata. Solo l'obbedienza concepisce il meraviglioso frutto della gioia in ogni tempo:"Se osservate i Miei comandamenti, dimorerete nel Mio amore; Come Io ho osservato i comandamenti del Padre Mio, e dimoro nel Suo amore. Queste cose vi ho detto, affinchè la Mia allegrezza dimori in voi, e la vostra allegrezza sia resa completa" (Giovanni 15:10,11). Camminare nel timore e nel conforto divino, formano le armi inseparabili del divino amore:"Camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo" (Atti 9:31). La vita devota è la sola vita serena:"Questo, infatti, è il nostro vanto: la testimonianza della nostra coscienza, che ci siamo condotti nel mondo, e più che mai verso voi, con santità e sincerità di Dio, non con sapienza carnale, ma con la grazia di Dio" (2 Cor.1:12).

Se cadiamo nel peccato che ci separa dalla pace di Dio, allora la nostra gioia in Lui soffrirà danni seri. Un cuore tenero che pulsa per le continue carezze di Dio, fa luce sul peccato che spezza questa tenera comunione.

Ora segue una parte reale d'allegrezza; non può essere sostenuta se non è continuamente esercitata; Se rinneghiamo questa grande porzione della salvezza di Dio in noi, essa diventa arrugginita e storpia e anche pigra nel cantare canzoni d'amore a Cristo ma, nel continuo uso, noi la teniamo e la incrementiamo fino a che diventa la più forte fibra della nostra anima, desiderosi ed essendo capaci di controllare ogni altra affezione.

Le moltitudini che ascoltavano il messaggio di ravvedimento di Giovanni Battista, "volevano per un tempo godere alla sua luce"(Giov.5:35); e quelli sulla roccia, nella parabola di Gesù,"ricevevano la Parola con allegrezza, ma non avendo radice, credono per un tempo, e quando viene la prova, si ritraggono indietro" (Luca 8:13).

Siccome il rallegrarsi nella benignità di Dio può essere governato dalle maligne debolezze della carne, dobbiamo fargli mettere profonde radici nella nostra volontà e nutrirlo con costante uso, così crescerà e fiorirà fino a quando vediamo Cristo, e oltre!

Ora è tempo di riconsiderare qualcosa che ho già menzionato. Il peccato invade e abusa del nostro spirito al punto che l'allegrezza lotta per sopravvivere ai risultati turbolenti del dispiacere. Davide capì, dalla esperienza personale, come il peccato offusca la visione della faccia di Dio e assorbe tutta la gioia:"Mentre io mi son taciuto le mie ossa si son consumate pel ruggire ch'io facevo tutto il giorno. Poiché giorno e notte la Tua mano s'aggravava su di me, e il mio succo vitale s'era mutato come per arsura d'estate"(Salmo 32:3,4)," e non contristate lo Spirito Santo di Dio col quale siete stati sugellati per il giorno della redenzione" (Efesini 4:30).

Nota la ragguardevole dichiarazione di Paolo riguardo al contristare lo Spirito Santo:"Niuna mala parola esca dalla vostra bocca; ma se ne avete alcuna buona che edifichi, secondo il bisogno, ditela, affinchè conferisca grazia a chi l'ascolta" (Efesini 4:29). I peccati della lingua tradiscono ciò che è contenuto nel profondo del cuore e nessuna misura di furba, sottile conversazione presa a prestito dal mondo, vale ad'interrompere il fluire della gioia "al" e "dal" nostro Padre Santo: "Sia tolta via da voi ogni amarezza, ogni cruccio, ed ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di malignità" (Ef.4:31).

Arrendersi alla collera impulsiva, alla disputa e ai semi microscopici dell'invidia e della vendetta, significa permettere che le piccole parole diventino ruggenti distruttrici della gioia in Dio. Qualsiasi forma di conversazione vana, allora, sebbene sia una manovra abilmente studiata per deprimere una esplosione di furia, una leggerissima insinuazione di un abusato appetito sessuale è un'atto micidiale e deve essere conquistato e messo da parte per non farlo coesistere con una appassita e insensibile coscienza.

Cos'accade se abbiamo già ferito la nostra coscienza?Siccome Dio è misericordioso non dobbiamo rimanere bloccati per sempre da questo dolore; dobbiamo prontamente umiliarci e ravvederci, rinnovando la fede in Cristo Gesù, accettare il perdono e permettere alla Sua grazia di liberarci dalla desolazione. Siccome Dio ha dato il dono del ravvedimento, possiamo credere in Lui per il ristoro della gioia della Sua salvezza, affinché il nostro cuore rotto possa essere risvegliato e sanato ancora una volta:"Rendimi la gioia della Tua salvezza e fa che uno spirito volenteroso mi sostenga" (Salmo 51:12).

Dio è pronto a ricevere gli umili pentiti che confessano il peccato e bramano di tornare a Lui:"Io ti ho dichiarato il mio peccato, non ho coperto la mia iniquità. Io ho detto:confesserò le mie trasgressioni all'Eterno; e Tu hai perdonato l'iniquità del mio peccato" (Salmo 32:5).