La Solitudine di Gesù

Preparatevi a vedere con occhi nuovi la vostra teologia. Preparatevi a vedere Gesù in una luce del tutto nuova. Sapevate che affrontiamo i nostri problemi dalla parte sbagliata? Siamo stati tanto preoccupati dei nostri problemi, da non aver preso in considerazione il pensiero che anche il nostro Signore ne ha uno. E se riusciamo a capire il Suo problema, presto arriveremo alla radice dei nostri.

Il problema del nostro Signore è che Egli è solo. Ha un problema quasi insormontabile di comunicazione con quelli che tra noi dicono di amarLo così tanto. I Suoi sentimenti e bisogni sono stati del tutto trascurati da molti dei Suoi stessi figli.

Cerchiamo di soddisfare il cuore di Gesù soltanto attraverso la lode. Cantiamo, gridiamo e innalziamo cori di lode e di adorazione, e ciò è meraviglioso e scritturale. Entriamo nelle Sue porte con lode e nei Suoi cortili con ringraziamento. Lo lodiamo con strumenti musicali. Lo lodiamo con il canto, con le mani alzate, con lacrime e forti "osanna". Ma è ancora una comunicazione unilaterale. Dio comanda a essere vivente di lodarLo. Ma la lode da sola non soddisfa il bisogno del nostro Salvatore.

Mi chiedo se il Signore si stanchi mai dei Suoi figli che vanno nella Sua presenza e non si fermano neppure una volta per ascoltare. Niente è più vuoto e insoddisfacente di una conversazione unilaterale. Provate ad ascoltare qualcuno per qualche ora senza poter dire una parola. Vi lascerà con una sensazione di solitudine. La persona che si è "tolta il peso dallo stomaco" se ne va via sentendosi meglio — ha detto quello che aveva da dire. Ma chi l'ha ascoltata, senza poter offrire una sola parola di consiglio o poter aprire il suo proprio cuore, rimane lì insoddisfatto.

Quanto spesso abbiamo lasciato il nostro Signore lì da solo nella "cameretta segreta" della preghiera, solo e insoddisfatto? Noi corriamo nella Sua presenza con un "Lode a Te Gesù; ti adoro, Gesù! Gloria a Gesù! Ecco la mia lista della spesa e la mia tessera sanitaria spirituale. Amen". Quante volte Egli è stato tanto pronto e ansioso di aprire il Suo cuore per parlare, ed ecco, nessuno era lì ad ascoltarlo.

Se preghiamo per un'ora, parliamo per un'ora. Se preghiamo per ore, parliamo per ore. Se preghiamo tutta la notte, parliamo tutta la notte. Milioni di voci parlano, parlano e lodano. Ho trascorso tutta la mia vita di predicatore cercando di convincere la gente a pregare. Ma ora vedo che non era esattamente quello il problema. Il vero problema è che lasciamo il Salvatore nella cameretta segreta, solo, insoddisfatto, abbandonato — senza permettergli di dirci neanche una parola. Lasciamo quella cameretta di preghiera dopo aver liberato i nostri cuori dal peso che sentivamo. Abbiamo raccontato tutto a Lui, e la gioia ha riempito i nostri cuori. Gli abbiamo raccontato le nostre speranze, i nostri sogni, i nostri desideri. Abbiamo lasciato quel luogo santo di preghiera con una mente soddisfatta. Eppure, il nostro Signore stava ancora aspettando con vivo desiderio di poter condividere quella comunione. Il nostro Signore ci dice: "Si, grazie per la tua lode. La accetto. Sono così felice che tu abbia voluto trovare il tempo di stare in comunione con Me. Ho ascoltato la tua richiesta e il Padre ti darà quello che il tuo cuore desidera. Ma ti prego, aspetta! Per favore rimani ancora un po'. Non andartene subito. Ho delle cose da dirti. Il mio cuore si strugge dal desiderio di aprirsi con te. Ho raccolto le tue lacrime, ho lenito la tua mente travagliata. Ora, permettiMi di parlare! Lascia che Io ti dica quello che è nel Mio cuore".

Il nostro Signore Gesù desidera parlarci. Egli vuole dirci cos'è che gli spezza il cuore nella nostra generazione. Egli vuole parlare a ogni figlio del piano meraviglioso che Egli ha per tutti quelli che credono in Lui — rivelando le Sue verità meravigliose; guida per noi e aiuto nel crescere i nostri figli; soluzioni ai nostri problemi; nuovi ministeri e opere per i perduti; parole specifiche sul lavoro, sulla casa, sul proprio compagno; verità riguardanti il cielo, l'inferno e le calamità che verranno. Più di tutto questo, Egli vuole parlarci di quanto ci ama e si cura dei Suoi.

Affinché non pensiate che la mia affermazione non sia scritturale, ascoltate le Sue parole. Ecco un meraviglioso sguardo nel cuore di Gesù stesso.

"Ora chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge gli dirà quando è tornato a casa dai campi: Vieni subito a metterti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami la cena, rimboccati le vesti e servimi affinché io abbia mangiato e bevuto, poi mangerai e berrai tu?" (Luca 17:7,8).

Non ci è per nulla difficile identificarci con il servitore nel suo dovere verso il suo signore. Nessun dubbio nel dover indossare il grembiule e servire al Signore una tavola imbandita di lodi — un banchetto di adorazione. Amiamo nutrire il nostro Signore! Amiamo vedere che Egli si rallegra del nostro servizio e amore. Ci cingiamo, ci prepariamo e Lo serviamo con letizia. è la nostra gioia più grande, la nostra maggior soddisfazione — ministrare al Signore.

Ma abbiamo qualche difficoltà con l'ultima parte — quella del Signore. "Poi mangerai tu!" Questo è troppo da comprendere. Non sappiamo come sederci dopo averLo servito — per permettere a Lui la stessa gioia che abbiamo sperimentato nel servire Lui! Derubiamo il nostro Signore della gioia di ministrare a noi.

Pensiamo che il nostro Signore sia sufficientemente soddisfatto da quello che facciamo per Lui. Ma c'è molto altro. Il nostro Signore onora la nostra fede. Egli si rallegra quando ci ravvediamo. Egli parla al Padre di noi. Egli si rallegra nella nostra fede infantile. Gioisce nel darci riposo e pace e nell'adempiere tutte le Sue promesse per il nostro bene. Ma sono convinto che il Suo bisogno più grande sia avere una comunicazione personale con coloro che ha lasciati in terra. Non un solo angelo nei cieli può soddisfare quella necessità. Nessuno che abbia già lasciato il corpo può farlo. Gesù vuole parlare a coloro che sono sul campo di battaglia. Egli deve poter comunicare — interagire — con ogni Suo soldato su ogni fronte.

Dove ho trovato questa nozione sulla solitudine di Cristo e sul Suo disperato bisogno di parlarci? è tutto lì in quel meraviglioso racconto di quando Cristo apparve ai due discepoli sulla strada per Emmaus. Gesù era appena risorto. Lo stesso giorno, Cleopa e un altro discepolo stavano percorrendo la strada da Gerusalemme a Emmaus — una distanza di circa sei miglia e mezzo (circa 10 km, N.d.T.).

Gesù si avvicinò. Essi erano addolorati per la scomparsa del loro Signore. Nella loro disperazione, non Lo riconobbero. Per comprendere davvero il bisogno profondo del cuore del nostro Signore, guardiamoLo attentamente mentre cammina accanto a questi discepoli addolorati. Essi discutevano e ragionavano tra di loro.

Quanto deve essere stato solo Gesù. Egli voleva parlare; aveva così tanto da dirgli. E quando non poté più aspettare, Gesù smise di ascoltare e prese a parlare: "Or avvenne che, mentre parlavano e discorrevano insieme, Gesù stesso si accostò e si mise a camminare con loro…e cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano" (Luca 24:15,27).

Quei discepoli non avrebbero potuto vivere una esperienza più bella. Essi avevano ascoltato la Sua voce e si allontanarono dicendo: "Non ardeva il nostro cuore dentro di noi, mentre egli ci parlava per la via?" (Luca 24:32). Ma dal momento che non abbiamo mai compreso i bisogni di Gesù, pensiamo solo alla gioia che sperimentarono quei discepoli. E la gioia di Gesù? Essi dissero che i loro cuori ardevano quando Egli parlava. Ma io vedo un Signore risorto, lacrime che rigano il Suo volto glorificato, percorrendo quella via polverosa con un cuore ricolmo di gioia. Era compiuto, il Suo bisogno era stato soddisfatto. Mentre il mondo aspettava, Gesù interruppe l'intero piano di redenzione per qualche ora — solo per parlare! Vedo Gesù pieno di gioia. Egli aveva ministrato loro. Nella Sua forma glorificata, Egli aveva provato la prima vera comunione con dei credenti, aveva aperto il Suo cuore. Anche il Suo bisogno era stato soddisfatto.

Oggi conosciamo così poco la Sua voce e il Suo desiderio di parlarci. Siamo troppo occupati con la Sua potenza per far caso alla Sua voce. Come Elia, il grande profeta, abbiamo più familiarità con le dimostrazioni di potenza che con il Suo sussurro.

Elia esercitava la potenza della preghiera. Egli sapeva far chiudere e far aprire i cieli. Invocava il fuoco dal cielo e divideva le acque con il suo mantello. Uomo di azione da cui dipendeva tutto il governo, salì sul Monte Carmel e si beffò dei profeti di Baal, uccidendoli proprio sotto il naso del re.

Quest'uomo potente di preghiera entrò davanti al trono di Dio sette volte, pregando sinceramente affinché venisse la pioggia. Sette volte Elia parlò con Dio di questo bisogno. Apparve una minuscola nuvola ed il profeta che 3 anni e mezzo prima aveva chiuso i cieli e aveva provocato una siccità terribile, ora apre i cieli e fa cadere una pioggia abbondante. Elia corse avanti al carro di Achab 16 miglia verso la residenza reale.

Elia era inondato dalla vittoria. Presto sarebbe venuto un grande risveglio spirituale. Era caduto il fuoco di Dio. Moltitudini di persone avevano visto quel miracolo. C'era stato un incredibile dispiegamento della potenza di Dio. Elia pensò: "Ora persino Iezebel si pentirà! Persino lei non potrà negare questi segni e prodigi. è giunto il momento di Dio per questa nazione".

Che shock che ebbe! Iezebel non fu per niente impressionata dai miracoli e dalla potenza. Anzi disse ad Elia: "Domani a quest'ora, ti ucciderò come hai ucciso i miei sacerdoti".

Ritroviamo questo grande uomo di potenza e d'azione — questo potente guerriero di preghiera — quest'operatore di miracoli — quest'uomo che invoca il fuoco dal Cielo — nascosto in una caverna a circa 100 chilometri di distanza dal Monte Horeb.

Che visione! Aveva trascorso quaranta giorni e quaranta notti scervellandosi a capire dov'è che aveva sbagliato. Era diventato preoccupato per i suoi problemi. I suoi occhi erano puntati su se stesso piuttosto che su Dio. Perciò Dio lo chiama: "Elia, cosa stai facendo qui — nascosto in una caverna?"

Con un soffio, Elia risponde: "Signore, la nazione sta cadendo a pezzi. Il governo è malvagio ed immorale. Il popolo si è allontanato da te, non crede più nemmeno nei miracoli. La società è impazzita. Il mio messaggio mi è stato rigettato in faccia. Non vogliono veramente farsi aiutare. Il diavolo tiene tutto sotto controllo — controlla tutti tranne che me. Sono l'unico che ti è rimasto fedele, Signore. Mi sto nascondendo per preservare almeno un santo".

Elia, un profeta di preghiera, era stato così impegnato per Dio, così impegnato a dimostrare la potenza di Dio, così impegnato a parlare del regno di Dio — da diventare un servo unilaterale. Aveva spesso parlato a Dio — ma aveva fatto ben poco per ascoltarlo. Se avesse ascoltato, avrebbe udito Dio dirgli che c'erano altri 7.000 santi che non si erano compromessi.

Perciò Dio dovette insegnare a questo servo una lezione sull'ascoltare. Lo portò in cima al monte Horeb e gli diede un sermone illustrato!

"Va' fuori e fermati sul monte, davanti al SIGNORE. E il SIGNORE passò. Un vento forte, impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce davanti al SIGNORE, ma il SIGNORE non era nel vento. E, dopo il vento, un terremoto; ma il SIGNORE non era nel terremoto. E, dopo il terremoto, un fuoco; ma il SIGNORE non era nel fuoco. E, dopo il fuoco, un suono dolce e sommesso. Quando Elia lo udí, si coprì la faccia con il mantello, andò fuori, e si fermò all'ingresso della spelonca; e una voce giunse fino a lui, e disse: Che fai qui, Elia?" (1 Re 19:11–13).

Quando quel vento aveva iniziato a soffiare, penso che Elia abbia pensato fra sé e sé: "è giunto il momento, Signore. Soffia Iezebel dal suo trono — spazza lei e i suoi amici. Spazzali via! Mostra il tuo potere!" Ma Dio non era nel vento!

Improvvisamente, ci fu un grande terremoto — ed Elia disse: "Questo dovrebbe spaventarli! Dio riuscirà a farli scuotere dalle loro scarpe! Grazie, Signore. Stai vendicando il tuo servo". Ma Dio non era nel terremoto!

Dopo il terremoto, un fuoco! I cieli bruciavano con delle fiamme arroventate! Elia si disse: "Signore, non accettato il fuoco che è sceso sull'altare — bruciali! Brucia quel malvagio di Achab! Terrorizza Iezebel. Fa che il tuo fuoco consumi il malvagio. Dio, io so che sei in questo fuoco!" Ma Dio non era nel fuoco!

"E dopo il fuoco, un suono dolce e sommesso" (1 Re 19:12).

Potete immaginare cosa accadde in seguito? Un profeta che non aveva avuto paura di un tornado, che non si era spaventato con un terremoto, che non aveva battuto ciglio davanti ai fuochi d'artificio divini — viene assolutamente spaventato da una piccola vocina. "Quando Elia lo udì, si coprì la faccia con il mantello, andò fuori, e si fermò all'ingresso della spelonca; e una voce giunse fino a lui, e disse: Che fai qui, Elia?" (verso 13).

Elia si coprì il capo col mantello! Perché? Questo profeta non aveva parlato con Dio molte volte? Non era stato davanti al trono sette volte sul Monte Carmel? Non era un grande uomo di preghiera? Dio non lo aveva usato potentemente? Si! Ma Elia non era abituato a quella vocina!

E quando Elia alla fine permise a quella voce di parlare — da solo, quietamente, lontano da ogni esibizione di potenza — ricevette le direttive più specifiche di tutto il suo ministero per Dio.

"Il Signore gli disse: Va', rifà la strada del deserto, fino a Damasco; e quando vi sarai giunto, ungerai Azael come re di Siria; ungerai pure Ieu, figlio di Nimsci, come re d'Israele, e ungerai Eliseo, figlio di Safat da Abel–Meola, come profeta, al tuo posto" (1 Re 19:15,16).

Quanti figli di Dio molto, molto impegnati oggi non hanno mai udito questa voce? Sono così impegnati a testimoniare — afare del bene — apregare per un risveglio spirituale nel paese — adigiunare — sono così sinceri, così dedicati, così intensi. Eppure, hanno udito tutto tranne che la voce del Signore.

Giovanni il Battista non godé la Pentecoste! Non vide alcuna lingua di fuoco. Non udì il soffio potente del vento. Non vide Gerusalemme scossa e migliaia di persone convertite. Ma Giovanni disse che la sua gioia era completa! Aveva udito qualcosa di molto migliore del vento ruggente — migliore delle buone notizie — migliore del suono di una sposa festante. Aveva udito la voce del Salvatore.

"Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, si rallegra vivamente alla voce dello sposo; questa gioia, che è la mia, è ora completa" (Giovanni 3:29).

Giovanni gustò la più grande gioia che un seguace di Gesù possa mai conoscere. Egli disse: "Ho aspettato e Lo udito parlarmi. La sua voce ha fatto sobbalzare il mio cuore. Mi ha parlato personalmente. Io ho ascoltato il mio Signore. E questa è la mia gioia. Soltanto udire la Sua voce".

Giovanni poteva dire: "O sì, l'ho amato. Ho adorato ai Suoi piedi. Gli ho detto quanto fossi indegno. Ma la mia gioia non è stata parlargli, quanto piuttosto udirlo parlare. Lui mi ha parlato. Ho udito la Sua voce, e ho gioito soltanto nell'udire quel suono".

Alcuni insegnano che il Signore non parla più agli uomini — tranne che mediante la Parola rivelata. Non credono che gli uomini possano essere guidati e benedetti dall'udire quella piccola voce.

Gesù diceva: "Le mie pecore conoscono la Mia voce; ascoltano quando le chiamo…e non danno ascolto ad un'altra voce". Ma oggi abbiamo paura di tutti gli abusi, abbiamo paura di ricevere rivelazioni contrarie alla Parola di Dio nelle scritture. Ma tutti gli abusi non avvengono per colpa di Dio. Ogni visione menzognera, ogni falsa profezia, ogni falsa guida sono il risultato diretto dell'orgoglio e della ribellione umana. Gli uomini abusano e violentano ogni dono di Dio. Nonostante ciò, il Signore continua a parlare direttamente ai cuori di coloro che sono disposti ad ascoltare.

"Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio…" (Ebrei 1:1,2).

"Perciò, come dice lo Spirito Santo: Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori…" (Ebrei 3:7).

Milioni di persone si sono convertite perché qualcuno aspettò di udire la Sua voce. Saulo "cadde a terra ed udì quella voce". E quando divenne Paolo, continuò ad ascoltare quella voce. Il Signore gli parlava faccia a faccia. Egli conosceva la voce del suo Pastore.

Pietro permise alla voce del Salvatore di parlargli.

"Pietro salì sulla terrazza, verso l'ora sesta, per pregare" (Atti 10:9).

Tutta la razza dei Gentili fu accolta nel regno, insieme alla famiglia di Cornelio, soltanto perché un uomo ubbidì ad una voce. Stiamo vivendo nello stesso periodo del Nuovo Testamento in cui vissero Paolo e Pietro. Anche noi dobbiamo permettere alla Sua voce di parlarci. "Ma oggi, se udite la Sua voce…" Cosa potrebbe fare Dio con i Cristiani che imparano ad ascoltare dal Cielo!

Invece di aspettare che la Sua voce ci parli, corriamo da consiglieri, psicologi cristiani; corriamo da un seminario all'altro, leggiamo libri, ascoltiamo cassette — vogliamo udire da Dio. Vogliamo una chiara parola di guida per le nostre vite! Cerchiamo pastori che ci indichino ogni piccolo movimento. Vogliamo che i pastori ci dicano ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Vogliamo un leader da seguire, un diagramma per il futuro. Ma pochi sanno come andare al Signore ed udire la Sua voce. Ci sono molti che sanno come attirare l'attenzione di Dio — per toccare veramente Dio, ma non sanno di come Dio possa raggiungerli.

"Chi ha orecchi per udire oda" (Matteo 11:15).

Dio vuole scuotere ancora una volta la terra. Tutto l'universo è pronto per le convulsioni dello Spirito Santo!

"Badate di non rifiutarvi d'ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d'ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo; la cui voce scosse allora la terra e che adesso ha fatto questa promessa: Ancora una volta farò tremare non solo la terra, ma anche il cielo" (Ebrei 12:25,26).

Lui ha promesso: "Ancora una volta udirete la Mia voce. Coloro che odono scuoteranno la terra. Cielo e terra saranno sconvolti. Udendo la Mia voce, qualsiasi cosa sarà sciolta sulla terra, lo sarà anche nei cieli".

All'ultima chiesa, quella di Laodicea, il Signore grida: "Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me" (Apocalisse 3:20).

Questo è l'ultimo appello di Cristo alla chiesa. Verrà uno spirito di torpore. La lussuria condurrà alla tiepidezza! Moltitudini diverranno sempre più fredde. Ma popolo mio, "vi chiedo di darmi ascolto. Aprite. Lasciatemi entrare nel vostro segreto. Lasciate che vi parli e parlatemi. Abbiamo comunione. Soltanto così potrò preservarvi dalla tentazione che sta per giungere su tutto il mondo".

Giovanni, nella sua rivelazione, parla di un giorno in cui il cuore del nostro Signore non sarà più solo.

"E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. E colui che siede sul trono disse: A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita" (Apocalisse 21:2–6).

Questo significa una piena e libera comunione senza muro di partizione; un colloquio faccia a faccia, senza occhiali scuri, senza conoscenza parziale. Pensate a quanto potrà essere glorioso trascorrere l'eternità lodando il nostro Signore faccia a faccia, inchinandoci davanti a Lui. Ma avete mai cercato di realizzare cosa significherà per il nostro Salvatore? Avrà tutti i Suoi figli con Sé — esarà libero di condividere la Sua vera essenza. Ci farà tutti sedere, e dal Suo intimo essere farà scorrere fiumi di verità gloriose. Come fece sulla strada di Emmaus, il nostro Redentore inizierà con Mosè e ci condurrà attraverso tutti i profeti. Condividerà con noi i segreti dell'universo. Egli ci spiegherà ogni suo piano. Ogni nuvola di tenebre sarà dissipata. Cristo condividerà tutta l'eternità!

Vedo che la vera gioia del Cielo non sarà soltanto nostra, ma la Sua. La nostra gioia sarà quella di contemplare la Sua gioia mentre ci parlerà — mentre lo vedremo faccia a faccia. La nostra più grande gioia in Cielo sarà quella di vedere Cristo in tutta la Sua pienezza — di vedere realizzato il Suo bisogno.