Che Fine ha Fatto la Gioia?

Lo Spirito Santo desidera ardentemente riportare il popolo di Dio al servizio del Signore nella gioia e nella felicità. Quanto dev'essere rattristato il cielo, nell'osservare la cupa coltre di disperazione e tristezza caduta su moltitudini di credenti! La Parola di Dio comanda:

"Mandate grida di gioia al Signore, abitanti di tutta la terra! Servite il Signore con letizia…" (Salmo 100:1–2);

"L'aspettazione dei giusti è letizia…" (Proverbi 10:28);

"Ma i giusti si rallegreranno, esulteranno nel cospetto di Dio, e gioiranno con letizia" (Salmo 68:3);

"Voi attingerete con gioia l'acqua dalle fonti della salvezza" (Isaia 12:3);

"Si rallegreranno tutti quelli che in te confidano; manderanno in perpetuo grida di gioia. Tu stenderai su loro la tua protezione…" (Salmo 5:11,12);

Gesù disse ai suoi discepoli: "…se voi m'amaste, vi rallegrereste…" (Giovanni 14:28). Il salmista dichiarava: "Beato il popolo che è in tale stato, beato il popolo il cui Dio è l'Eterno" (Salmo 144:15).

Gioia significa "piacere, delizia, esaltazione di spirito, eccitazione causata dalla speranza". Esultanza è "gioia al massimo grado, intensa felicità". Per felicità, intendiamo "appagamento completo, soddisfazione totale".

Quanti cristiani conoscete, oggi, che siano felici, entusiasti, intensamente gioiosi, pienamente appagati, che sperimentino la gioia nel suo massimo grado? Ascoltate le parole del nostro Signore:

"Beati voi,…quando v'avranno sbanditi d'infra loro, e v'avranno vituperati ed avranno ripudiato il vostro nome come malvagio, per cagione del Figliuol dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno e saltate di letizia…" (Luca 6:22–23).

Se non lo avesse detto Gesù, questo dovrebbe sembrare del tutto ridicolo, ma si tratta di cose scritte nero su bianco e di ispirazione divina: "Quando siete rigettati, perseguitati, scacciati, cominciate a saltare di gioia! Questo vi rechi il massimo della gioia! Siatene felici!".

Quando lo Spirito Santo cominciò ad avere a che fare con me su questo soggetto del servizio con gioia e felicità, ebbi delle difficoltà ad affrontare la serietà del soggetto. Non riuscivo a comprendere pienamente il pensiero di Dio. Mi chiedevo quanto potesse essere importante questa cosa, a paragone di tutti i terribili problemi del giorno d'oggi: droga, alcool, divorzi, violenza, corruzione. Non avevo mai riflettuto su quanta gioia e felicità avessi.

"E allora?" pensavo "Non sempre sperimento la gioia nel mio cammino cristiano. A volte divento malinconico. I problemi della vita a volte mi deprimono. Il futuro è così fosco che uno può sentirsi depresso ed impaurito. La gioia è lì; semplicemente credo che a volte non riesco a dimostrarla. Sono semplicemente umano. Dio non si preoccupa dei miei periodi di abbattimento".

Questo non va! Dio dà molta più importanza a quest'esigenza di servirlo con gioia, allegria, entusiasmo ed esaltazione.

Nel vecchio patto, abbiamo una chiara immagine di quanto seriamente Dio consideri questa faccenda del servirlo con spirito gioioso. Sul Monte Ebal, Dio pronunciò una terribile maledizione che comprendeva sei tragedie: schiavitù, fame, sete, nudità, penuria di beni, un giogo di ferro sul collo, fino alla distruzione!

E quale terribile peccato avrebbe dovuto commettere Israele, che provocasse una maledizione tanto grave? Il primo, ovviamente, doveva essere la disubbidienza ai comandi del Signore. Ma anche quest'altro:

"E perché non avrai servito all'Eterno, al tuo Dio, con gioia e di buon cuore in mezzo all'abbondanza d'ogni cosa…" (Deuteronomio 28:47–48).

Ci si può chiedere: "Davvero Dio è così severo, riguardo alla gioia, anche in questi giorni di grazia del Nuovo Testamento?". La risposta è che Dio non ci giudicherà sulla scorta di quello che dimostriamo sul volto, ma di quello che vede nei cuori. È possibile avere un volto tirato e stanco ed essere traboccanti di gioia nell'uomo interiore. Però è difficile nascondere l'autentica gioia del Signore. Ogni volta che la gloria di Dio tocca l'anima, essa influenza anche l'atteggiamento esteriore. Nei tempi dell'Antico Testamento, l'unzione faceva sì che il volto risplendesse!

Il profeta Gioele predisse un giorno in cui la gioia sarebbe cessata nella casa di Dio.

"…la gioia è venuta meno tra i figliuoli degli uomini. La gioia e l'esultanza non son esse scomparse dalla casa del nostro Dio?" (Gioele 1:12,16).

Oggi, questo inaridirsi della gioia e dell'allegria dei credenti è evidente dovunque si guardi! Tanta parte del popolo di Dio appare triste e sconfitta, perché ha perso la gioia del Signore. Molti cristiani appaiono soli, malinconici ed impauriti proprio come i non credenti. Questa è diventata una testimonianza negativa, nei confronti del mondo, e davvero è venuto il momento in cui ogni cristiano chieda a se stesso: "Come sto servendo il Signore, con quale attitudine? Lo servo solo per paura o perché sono obbligato? È un servizio che prendo a cuore soltanto in parte? Lo faccio a malapena? Posseggo quell'indicibile gioia, o la mia gioia ed allegria s'è inaridita? Sono veramente felice ed entusiasta di conoscerlo? Sono un fedele testimone, davanti ai perduti, del fatto che Cristo può riempire il cuore della gioia più grande? Oppure sono diventato solo uno dei tanti cristiani depressi e preoccupati? Nella mia anima, c'è gioia a sufficienza perché possa fluire nelle mie azioni e conversazioni, oppure sono diventato mormoratore e lamentoso, come i figli d'Israele? Quanto raramente sorrido, ormai?".

Lasciate che vi dia alcune ragioni per cui la gioia si sta inaridendo.

"…ti sei stancato di me, o Israele…tu m'hai tormentato coi tuoi peccati, m'hai stancato con le tue iniquità…" (Isaia 43:22,24).

Il profeta Malachia piangeva la triste condizione della casa di Dio ai suoi giorni. Il popolo di Dio s'era stufato ed il servizio era diventato monotono ed interessato: "Voi dite pure: Ah, che fatica! e la trattate con disprezzo, dice l'Eterno degli eserciti" (Malachia 1:13).

In altre parole, "Il mio popolo s'è stancato di me: Ecco perché trascina stancamente i piedi in un servizio monotono che rende all'altare". I figli di Dio stavano soltanto ripetendo dei gesti. I cuori non erano più lì. Offrivano di malavoglia sacrifici sull'altare, animali malati, deboli, zoppi. I sacerdoti non facevano nulla se non erano pagati, neppure chiudere le porte del tempio oppure accendere il fuoco dell'altare. Usavano il ministero soltanto per vile guadagno.

Che triste condizione! Avidi ministri dell'altare che non erano altro che mercenari! L'adorazione nel tempio era soltanto una farsa! Battevano la fiacca, si dimostravano tristi! Non v'era vita, né entusiasmo, gioia o piacere! Il coro, i musicisti ed anche i sacerdoti ed il popolo non facevano altro che fingere in un pericoloso gioco di ipocrisia!

Erano caduti in una routine religiosa. Cantavano di malavoglia le loro canzoni, davano di malavoglia le offerte, ascoltavano di malavoglia la parola che proveniva da un predicatore a sua volta svogliato, ed erano contenti al pensiero di finire al più presto. Avevano premura di arrivare all'ultimo "Amen", in modo da scapparsene quanto prima dalla casa di Dio.

Questa gente era triste ed annoiata, perché s'era lasciata prendere da un senso di futilità ed inutilità!

"Voi avete detto: È vano servire Iddio; e che abbiam guadagnato a osservare le sue prescrizioni, e ad andare vestiti a lutto a motivo dell'Eterno degli eserciti?" (Malachia 3:14).

In un linguaggio attuale, stavano dicendo: "A che serve? Cosa c'è di buono nell'affaticarsi così per piacere a Dio e compiere il bene, quando sembra che questo non serva a niente? Perché fare sacrifici, digiunare e pregare, essere così severi e religiosi? È inutile, e noioso! Tanto non cambia nulla: le mie preghiere non sono esaudite e io sono sempre pieno di problemi…".

Poiché nella casa di Dio non c'era vita e gli altari erano una cosa monotona, la gente semplicemente lasciava perdere! Continuavano a fare i loro riti solo perché avevano paura dell'ira di Dio. Andavano in chiesa, perché bisognava farlo. Ed erano continuamente spaventati.

Che quadro della condizione di oggi! Le persone mi scrivono da tutta la nazione, descrivendo le tristi condizioni della propria chiesa. Parlano di pastori senza un vero peso, che non sanno predicare. Si lamentano di culti di adorazione morti e aridi, monotoni e noiosi. Le loro chiese sono morte. Però continuano tutti a recitare la parte! Gettano una monetina nella cesta delle offerte! Il coro continua stancamente a cantare. Le funzioni ed i programmi della chiesa continuano stancamente ad andare avanti. Ma non c'è gioia, né entusiasmo o allegria. Nessun grido di vittoria!

Credo che oggi una delle cose più rare al mondo sia una chiesa infiammata e gioiosa, con un uomo sul pulpito che abbia qualcosa di utile da dire. Troppo spesso l'ho sentito dire: "Ho continuato a cercare una chiesa che realmente venisse incontro ai bisogni miei e della mia famiglia. Ogni domenica mi alzo terrorizzato al pensiero di dovere stare seduto ad assistere ad un altro noioso servizio di culto. Dove, dove posso trovare una chiesa infiammata?"

E di una cosa potete star certi: dovunque ci sia una chiesa che ha la gioia e la libertà dello Spirito, Satana farà di tutto per cercare di trascinare quella chiesa e il suo pastore sotto il giogo di qualche legame legalistico e mormoratore. Satana sarebbe ben felice di insinuarsi in quella chiesa ed ammazzare ogni gioia ed allegria.

Servire il Signore con gioia ed allegria è l'importante compito della chiesa, e al tempo stesso, è una responsabilità personale!

"E non ci scoraggiamo nel far il bene" (Galati 6:9).

Dio non permetterà a nessuno di noi di addossare la colpa della nostra perdita di gioia ed allegria ad un predicatore noioso o ad una mediocre situazione della chiesa. È nostro privilegio e responsabilità acquisire e mantenere la gioia del Signore in tutti i nostri rapporti personali con lui. In questo campo, Dio non accetterà scuse!

In molti casi, Paolo era stato costretto a rimenere da solo. Scrivendo a Timoteo, egli dice:

"Nella mia prima difesa nessuno s'è trovato al mio fianco, ma tutti mi hanno abbandonato; non sia loro imputato! Ma il Signore è stato meco e m'ha fortificato" (2 Timoteo 4:16,17).

La Bibbia abbonda delle storie gloriose di coloro che hanno conservato gioia e felicità in tutte le loro prove, anche quando tutti gli altri s'erano arresi! Tutto Isarele mormorava e si lamentava, tranne due uomini di Dio: Giosuè e Caleb. Neanche una volta, questi vacillarono nella loro fede e gioia, anche qundo tutti intorno a loro s'erano lasciati andare ad un mormorio disperato.

Quando i capi di tutte le nazioni, insieme ai dirigenti di chiese e congregazioni, si inchinavano davanti all'immagine d'oro del re Nebucadnetsar, Daniele ed i tre giovani ebrei si rallegravano nel Signore, irremovibili nella fede! Sadrac, Mesac ed Abed–Nego saltavano di gioia dentro la fornace ardente! Tutti gli altri continuino col solito ritornello: "Non puoi combattere contro il sistema, non puoi opporti allo spirito dei tempi". Non questi giovani! "Quanto a noi" dichiaravano "noi serviremo il nostro Dio con fiducia, gioia ed allegria!". Per loro non c'era né noia né monotonia!

Anche adesso il Signore ha un popolo che non intende piegarsi! Sono persone che alzano il capo, anche in mezzo a tutte le tribolazioni e prove, e si gloriano nel Signore! Brillano, come begli esempi di come la gioia del Signore sia possibile in qualsiasi prova. Sono i migliori testimoni del Signore e della sua fedeltà. Di loro, Dio dice: "Costoro hanno fiducia in me; ecco perché godono di tale gioia e felicità".

La nostra gioia e felicità dovrebbe essere conseguenza di una grande e fondamentale verità: SIAMA SOTTO LE SUE ALI PROTETTIVE!

"Poiché tu sei stato il mio aiuto, ed io giubilo all'ombra delle tue ali" (Salmo 63:7).

Nessuna meraviglia che Paolo potesse dire: "Trabocco d'allegrezza in tutta la nostra afflizione" (2 Corinzi 7:4)! Uno che si trovi sotto le ali protettive di Dio, come potrebbe permettere alla propria gioia e felicità di svanire? Sarebbe un affronto a Dio, un insulto alla sua fedeltà. Il motivo per cui permettiamo alla disperazione ed alla tristezza di rimpiazzare la gioia e la pace consiste soltanto nel fatto che non ci fidiamo più della sua protezione e cura.

"Nell'amore non c'è paura; anzi, l'amor perfetto caccia via la paura; perché la paura implica apprensione di castigo; e chi ha paura non è perfetto nell'amore" (1 Giovanni 4:18).

Il risultato della disubbidienza e dell'ipocrisia è sempre la paura. Ciò che porta il popolo di Dio a tremare alla sua presenza e a pardere ogni gioia e pace è il peccato non perdonato. Isaia diceva: "I peccatori son presi da spavento in Sion (nella chiesa); un tremito s'è impadronito degli empi" (Isaia 33:14 — le parentesi sono mie).

Luca ci dice che gli inconvertiti hanno paura e che il loro cuore vien meno per il terrore; nell'apprensione per le cose terribili che verranno sulla terra (Luca 21:26). Ma la paura che mette in allarme i cristiani è la diretta conseguenza del coltivare un peccato segreto!

"Se fai quel ch'è male, temi" (Romani 13:4).

Quando Adamo peccò, non poté più affrontare Dio. Si rovinò, coprendo il proprio essere di sudore e lacrime! Che triste giorno, quando il peccato penetrò nel cuore dell'uomo! La gioia fu perduta!

Se il peccato giace alla porta del cuore, servire il Signore con gioia e felicità è assolutamente impossibile. Paolo mette in guardia:

"Tribolazione e angoscia sopra ogni anima d'uomo che fa il male; del Giudeo prima, e poi del Greco" (Romani 2:9).

Nessuna meraviglia che tanti siano depressi e tristi! Mostratemi un pastore che nella sua vita ha un peccato non perdonato, ed io vi mostrerò l'uomo più triste e disperato del mondo. Il peccato distrugge la sua gioia! Mostratemi un credente che alberga disubbidienza nella sua vita, ed io vi mostrerò un fascio di nervi, torturato da colpa, condanna, vergogna e sofferenza! Senza gioia! Triste!

Non potrebbe essere che siamo annoiati ed impauriti, perché siamo disonesti con Dio?

Un'altra ragione per cui la paura mette radici risiede in una tribolazione o un dolore che non ha trovato soluzione.

Proprio come Davide, ci sono numerosi cristiani che esclamano:

"…distretta e tribolazione m'hanno colto…" (Salmo 119:143).

Quant'è doloroso vedere un bel bambino che soffre! Quanto è triste rimanere impotenti accanto ad un caro che si consuma per il cancro o per qualche altra malattia incurabile! O peggio, vederlo diventare sempre più amaro contro Dio!

Quanto è sgradevole guardare ad un futuro incerto. Uno ha bisogno di una casa, qualcun altro ha la disperata necessità di venderne una. Uno è disoccupato, l'altro vive nella costante insicurezza, chiedendosi se sarà il prossimo licenziato.

Ci sono problemi dappertutto. Problemi che riguardano la salute, gli affari, la casa, il lavoro, l'istruzione, che tutti insieme minacciano di derubare il popolo di Dio della sua fiducia nel Signore e della sua gioia e felicità.

Siamo avvertiti di non cessare di gioire in tempi di sofferenza. Non dobbiamo permettere che le sofferenze ci privino della gioia di Cristo!

"Diletti, non vi stupite della fornace accesa in mezzo a voi per provarvi, quasiché vi avvenisse qualcosa di strano. Anzi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevene, affinché anche alla rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi giubilando" (1 Pietro 4:12–13).

Paolo va oltre: "…contristati, eppur sempre allegri…" (2 Corinzi 6:10).

Ed ancora più specificatamente: "Nel che voi esultate, sebbene ora, per un po' di tempo, se così bisogna, siate afflitti da svariate prove, affinché la prova della vostra fede, molto più preziosa dell'oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo, il quale, benché non l'abbiate veduto, voi amate; nel quale credendo, benché ora non lo vediate, voi gioite d'un'allegrezza ineffabile e gloriosa" (1 Pietro 1:6–8).

Questa è roba forte! È scritta a quelli che proprio in questo momento stanno soffrendo un periodo di dolore ed angoscia! "Se così bisogna…per un po' di tempo…afflitti". Esci dai tuoi schemi mentali. Questo duro momento serve per metterti alla prova. Ma non devi rimanere nella trappola della sofferenza. Il piano ed il desiderio di Dio per te è che la sua gioia e felicità siano la tua forza proprio adesso.

"…perché la gioia del Signore è la vostra forza" (Nehemia 8:10).

Se soltanto riesci ad avere fiducia in Dio, credendo che egli sa esattamente cosa sta succedendo e che da tutto questo, egli trarrà gloria; allora la gioia ritorna!

Santi, tutti andremo nella fornace!

La Bibbia dipinge un quadro fosco degli ultimi giorni. In confronto a ciò che sta per venire, non abbiamo visto ancora nulla. Umanamente parlando, il futuro è senza speranza. Cristo ha dato avvertimenti circa la violenza, la guerra, i terremoti dovunque, le carestie, le pestilenze, le visioni spaventose ed i grandi segni nel cielo. Ci saranno persecuzione, tradimento, odio e confusione da ogni parte.

"Gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate…" (Luca 21:26).

Questi mali che stanno venendo sulla terra sono una trappola, un laccio. Quel giorno verrà addosso, "all'improvviso come un laccio…sopra tutti quelli che abitano su tutta la terra" (Luca 21:34, 35). Questo principio di dolori sarà come una trappola, cosicché molti fra il popolo di Dio ne saranno catturati. Saranno come prede indifese degli attacchi della tribolazione e del dolore!

Se non abbiamo gioia, non abbiamo forza! E credetemi, fratelli e sorelle: per affrontare questi giorni malvagi avremo davvero bisogno di un bel po' di forza. Questa è la ragione per cui lo Spirito di Dio ci chiama a rinnovare la gioia della nostra salvezza.

"Dove c'è lo Spirito del Signore, lì c'è libertà" (2 Corinzi 3:17).

Solo pochi cristiani sono a conoscenza della verità che riguarda la libertà e la potenza di liberazione del sacrificio del Calvario! Non hanno mai permesso alla croce di renderli liberi da ogni paura e legame. Non possiamo gioire ed esultare, nella nostra relazione col Signore, se abbiamo una conoscenza scarsa e limitata di ciò ch'è successo sulla croce.

Paolo aveva la gloriosa rivelazione di una croce che libera! Questo per lui era un messaggio di libertà:

"Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà…state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù" (Galati 5:13 — 5:1).

Il motivo della gioia non è legato soltanto alla condizione dalla quale siamo stati salvati, ma anche a quella in cui siamo introdotti.

"La creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio" (Romani 8:21).

Libertà vuol dire "liberazione, affrancamento dalla schiavitù". Implica la possibilità di scegliere, l'indipendenza da qualsiasi forza di oppressione. In Isaia, leggiamo che lo Spirito del Signore fu su Cristo "per proclamare la libertà a quelli che sono in cattività, l'apertura del carcere ai prigionieri" (Isaia 61:1).

Satana non controlla più la nostra volontà! Non dobbiamo più dire: "Non ce la faccio!". No. Siamo liberi di dimenticare qualsiasi peccato che ci molesta. Dopo il pentimento, qualunque legame è volontario.

La gioia se n'è andata perché non accettiamo pienamente la grazia libera e completa di Cristo! Ci si sente più santi ad andare avanti pentendosi e confessando…pentendosi e confessando…nello sforzo e nella fatica di dimostrare il nostro amore per lui! Sembriamo aver dimenticato che una volta che abbiamo confessato i nostri peccati, "…egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e prificarci da ogni iniquità" (1 Giovanni 1:9).

Semplicemente, non riusciamo a cogliere la verità che Dio non è adirato coi suoi figli penitenti. Non riusciamo a credere che "l'Eterno prende piacere nel suo popolo" e che quindi i fedeli possono esultare (Cfr. Salmo 149:4, 5).

Certo, c'è un momento per pentirsi. Ma c'è anche un momento per rallegrarsi nel perdono! Questo è chiaramente dimostrato nel "water–gate" di Esdra. Si, il "water–gate". Esdra e Neemia avevano preso l'impegno di ricostruire Gerusalemme e restaurare la legge e l'ubbidienza, in Israele. Gerusalemme giace in rovina, le sue porte sono arse col fuoco, le sue mura sono rovinate e cadenti.

Il popolo era diventato ribelle, disubbidiente ed empio. I ricchi esercitavano l'usura e stavano portando la nazione alla schiavitù ed ai debiti. Peggio, s'erano mischiati con gli adoratori di idoli, sposando donne pagane.

Dio stava per risvegliare Sion. Ben presto, sul popolo sarebbe stato sparso uno spirito di tristezza e di sincero pentimento.

"Tutto il popolo si radunò come un sol uomo sulla piazza ch'è di fronte alla Porta delle Acque, e disse a Esdra, lo scriba, che portasse il libro della legge di Mosé che l'Eterno aveva dato ad Israele. (…)

Esdra lo scriba stava sopra una tribuna di legno…aprì il libro…tutto il popolo s'alzò in piedi. (…) Essi leggevano nel libro della legge di Dio distintamente; e ne davano il senso, per far capire al popolo quello che s'andava leggendo" (Nehemia 8:1–8).

La Parola di Dio era proclamata, il popolo la ascoltava volentieri, e la comprendeva! Si pentiva! La Scrittura riferisce che "tutto il popolo piangeva, ascoltando le parole della legge" (versetto 9).

Piangevano per i loro peccati! Si rattristavano per i loro sviamenti! Erano tristi ed afflitti a ravvedimento. Ed anche se nel futuro ci sarebbero stati altri tempi di pianto, e anche in quel momento già ce n'erano, lo Spirito Santo doveva condurli ad una condizione di completa ubbidienza, s'erano veramente pentiti col cuore e desideravano continuare il loro cammino con Dio. Desideravano la santità e la purezza.

Nehemia ed Esdra si posero in piedi davanti a quei figli di Dio che piangevano e facevano cordoglio, e proclamarono un giorno di gioia e felicità:

"Questo giorno è consacrato all'Eterno, al vostro Dio; non fate cordoglio e non piangete…non v'attristate, perché il gaudio dell'Eterno è la vostra forza" (Nehemia 8:9–10).

Non più depressione! Non più dispiacere! Non più colpa e condanna! S'erano pentiti veramente. Adesso era il momento di cantare, rallegrarsi ed essere forti nella gioia. Adesso era il momento di accettare il perdono ed essere esultanti.

"E tutto il popolo se n'andò…a far gran festa, perché avevano intese le parole ch'erano state loro speigate" (Nehemiah 8:12).

La nostra gioia e felicità devono venire anche dalla comprensione del messaggio di liberazione di Dio. Non è necessario capire tutte le dottrine che riguardano l'espiazione, la riconciliazione, la propiziazione, la grazia, la santificazione e così via. Tutto quello che occorre sapere per vivere gioiosamente davanti al Signore è questa verità fondamentale:

Non occorre saperlo spiegare o comprenderlo pienamente. Ma bisogna capire che esso è stato sufficiente. Era tutto ciò che occorreva. Adesso Dio perdona di cuore e con gioia tutti quelli che si pentono. Siamo riconciliati! Cristo ha fatto la pace! Ha tolto l'ira di Dio contro tutti i peccati dei quali ci siamo pentiti.

Non rallegrarsi per il perdono di Cristo è un mettere in dubbio il suo pieno pagamento per i nostri peccati! Questo è un peccato ancora peggiore! Lascia che lo Spirito ti dia piena comprensione di questa verità: siamo chiamati a libertà. Dio vuole che abbiamo gioia in abbondanza. Una gioia che sia piena e completa. Pigiata e traboccante!

La Parola di Dio dichiara con chiarezza che egli vuole ardentemente essere l'oggetto della gioia dei suoi santi:

"…affinché abbiano compiuta in sé stessi la mia gioia…" (Giovanni 17:13).

"I riscattati dall'Eterno torneranno, verranno a Sion con canti di gioia, un'allegrezza eterna coronerà il loro capo, otterranno gioia e letizia, e il dolore ed il gemito fuggiranno" (Isaia 35:10).

Ti prego, non disprezzare la grazia di Dio! Accetta il suo perdono. Non cercare di inventarti nuove cose di cui pentirti. È tempo di rallegrarsi di quello che Cristo ha fatto per noi. Rallegrati!

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