Cosa accade alla chiesa quando i predicatori non predicano più contro il peccato

Probabilmente conoscete tutti la storia del re Davide e del suo unico ed adulterino rapporto con Bathsceba. L’incidente portò alla gravidanza di Bathsceba. E non appena scoprì la sua condizione, ella mandò una nota a Davide, nella quale gli diceva: “Aspetto un bambino”.

Quando Davide lesse la nota, cadde nel panico. La sua reputazione di uomo giusto ed onesto era in pericolo. Ecco un uomo che aveva scritto più di 3000 salmi ed inni spirituali. Era stato lo strumento di Dio per sconfiggere i nemici di Israele. Ed aveva illustrato al mondo cosa significava avere un cuore grande per Dio.

Tuttavia ora che si trovava nel panico, Davide non pensò solo alla sua reputazione, ma anche a quella del Signore. Se fosse stato scoperto il suo peccato, sarebbe stato collegato al nome di Dio. Immaginava già quanto sarebbe stato grande lo scandalo. Così Davide concepì un piano per nascondere la sua storia con Bathsceba. E lo mise in azione mandando un messaggio a Joab, il generale del suo esercito. Il messaggio diceva: “Mandami Uria l’ Itteo” (2 Samuele 11:6).

Ebbene, Uria era il marito di Bathsceba, ed era un soldato di fanteria dell’esercito israeliano. Evidentemente, Uria faceva parte di un distaccamento di soldati, perché le Scritture lo citano come uno dei trentasette uomini più forti di Davide (vedi 23:39). Quando Joab ricevette il messaggio di Davide, avrà avuto qualche sospetto. Lui conosceva il cuore di Davide, e anche le sue tendente concupiscenti. Tuttavia, il generale disse ad Uria di andare a Gerusalemme, per scoprire ciò che Davide aveva da dirgli.

Quando Uria arrivò, Davide lo accolse nella sua residenza reale ed immediatamente iniziò con lui una conversazione militare. Gli chiese: “Come sta andando la guerra? E cosa sta facendo il vostro generale? E voi guerrieri come vi sentite?”. Uria avrà pensato: “Ma che c’è sotto? Sono solo un soldato di fanteria. Non ho fatto niente per meritate questo genere di attenzione”. Oppure, anche lui si sarà insospettito. Forse poteva aver sentito qualche maldicenza su quella relazione (anche se la Scrittura non dice che il fatto fosse noto all’attenzione pubblica).

La verità è che Davide voleva istigare Uria. Il re pensava di risolvere il suo problema spingendo Uria nel letto di Bathsceba per una notte. A quel punto Uria avrebbe pensato di essere stato lui l’artefice della gravidanza di sua moglie. Davide gli disse: “Hai combattuto una battaglia dura, e sicuramente sarai stanco. Perché non te ne vai a casa a riposare, stasera? Ti manderò del cibo speciale”. Ma quando Uria se ne uscì, non andò a casa. Al contrario, dormì nella guardiola fuori dal palazzo. Quando Davide venne a saperlo il giorno dopo, chiamò di nuovo Uria e gli chiese: “Perché non sei andato da tua moglie ieri sera?”.

Uria rispose: “Il mio signore Joab e i servi del mio signore sono accampati in aperta campagna. Come potrei io entrare in casa mia per mangiare e bere e per coricarmi con mia moglie? Com'è vero che tu vivi e che vive l'anima tua, io non farò questa cosa!” (2 Samuele 11:11). Uria pensava solo ai suoi compagni. La sua lealtà avrà acceso carboni ardenti sul capo di Davide.

A questo punto il panico del re aumentò. Ordinò immediatamente ad Uria di restare a Gerusalemme un’altra notte. Poi architettò un altro piano. Quella sera, avrebbe invitato Uria a cena e lo avrebbe fatto ubriacare con tanto vino. Se avesse perso la bussola, avrebbe dimenticato i suoi compagni e si sarebbe andato a coricare con sua moglie.

Riuscite ad immaginare questo santo re, un predicatore di giustizia, che cerca di far ubriacare uno dei suoi soldati più fedeli? Ma questo fu esattamente ciò che fece Davide. Ed il piano funzionò: Uria si ubriacò. Davide istruì le guardie del palazzo: “Portate quest’uomo a casa e mettetelo a letto”. Ma ancora una volta, le Scritture dicono: “Ma la sera Uria uscì per andare sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua” (11:13).

A questo punto, il panico di Davide non poteva controllarsi. Sapeva che avrebbe dovuto compiere un’azione drastica. Così scrisse una lettera a Joab, comandandogli di mettere Uria in prima linea, dove la battaglia era più aspra. Poi, quando il nemico sarebbe insorto, Joab avrebbe dovuto richiamare indietro tutte le sue truppe, tranne che Uria. In breve, Davide voleva che Uria venisse ucciso.

Davide porse la lettera sigillata ad Uria, con il comando di consegnarla a Joab. Il fedele Uria non lo sapeva, ma il suo comandante supremo gli aveva appena consegnato la sua condanna a morte. Quando Joab lesse la lettera, capì subito la macchinazione di Davide. Tuttavia ubbidì agli ordini del re. Mandò Uria in una missione suicida. E, proprio come aveva progettato Davide, il soldato venne ucciso in battaglia.

È difficile concepire che un uomo giusto e santo come Davide sia caduto in un peccato così orribile. Persino oggi, dopo tutte le notizie di rapimenti, violenze ed omicidi, la storia di Davide rimane una delle peggiori cadute che un capo abbia mai commesso. Perché? È successo ad un uomo di Dio, uno che aveva la passione della giustizia.

Ricorderete probabilmente cosa accadde subito dopo: Bathsceba fece cordoglio per la morte del marito per sette giorni, secondo la legge. Poi Davide se la portò a palazzo, dove entrò a far parte del suo harem di mogli (ne aveva già cinque). Alla fine, Bathsceba diede alla luce il bambino di Davide. E per un anno intero dopo l’omicidio, Davide non mostrò alcun segno di pentimento per la faccenda. Infatti, giustificò la morte di Uria davanti a Joab, dicendo che era morto per sfortuna di guerra: “La spada divora ora l’uno, ora l’altro” (11:25).

Forse Davide avrà preso alla leggera il suo peccato, ma Dio no. La Scrittura dice: “Ma ciò che Davide aveva fatto dispiacque all’Eterno” (11:27).

Il profeta Nathan era il pastore di Davide. E non aveva paura di smascherare il peccato del suo gregge, compreso il peccato del re. Immagino Nathan come figura di un pastore santo che piange per il peccato nella sua congregazione. Sarà stato molto dispiaciuto per il fatto che Davide, un uomo che aveva considerato santo e giusto, stesse ora coprendo il peccato.

Nathan sapeva ciò che Davide aveva fatto, perché lo Spirito Santo glielo aveva rivelato. Il re presunto giusto aveva infranto tre sacri comandamenti: aveva concupito la donna di un altro uomo e gliela aveva rubata. Aveva commesso adulterio con lei. Ed aveva commesso un omicidio per coprirlo. Come gestì la situazione Nathan? Come avrebbe rimproverato questo predicatore qualcuno che stava coprendo un peccato orribile?

Molti giovani ministri mi hanno chiesto domande simili: “Come posso affrontare il peccato nella mia congregazione? Tante coppie stanno divorziando, altre vivono in adulterio. So che ho la responsabilità di predicare la santità di Dio. Ma non voglio neanche cacciare nessuno dalla chiesa”.

La mia risposta a questi giovani predicatori è sempre la stessa: “La vostra congregazione ascolterà qualsiasi cosa avrete da dirgli, se glielo direte con le lacrime. Non potrete picchiarli in testa, con il vostro messaggio. Devono sapere che il vostro cuore è rotto. Cercate di portarli al pentimento predicando la grazia di Dio. Sì, la sua Parola è una spada a doppio taglio. Ma dovete usarla indossando i guanti di velluto”.

Naturalmente, non è questa l’attitudine di tutti i predicatori. Ricevo regolarmente delle lettere da cristiani che dicono: “Devi ascoltare come predica il reverendo Tal dei Tali. Batte contro il peccato”. Eppure, per la maggior parte delle volte, queste cassette non sono che delle tiritere arrabbiate contro le cose esteriori. I loro messaggi includono raramente la misericordia o la grazia di Dio. Al contrario, mettono pesi sulle loro pecore e non alzano neanche un dito per rialzarle.

Credo che Nathan ci fornisca un esempio meraviglioso di come un ministro di Dio deve smascherare il peccato. Non è corso alla presenza di Davide, con le braccia alzate e la voce tuonante. Non ha puntato il dito minaccioso in faccia a Davide, gridando: “Sei tu il colpevole!”. No, riferì il messaggio meraviglioso di Dio, con grande sapienza, con potenza persuasiva e tenera misericordia. Ed usò una parabola per farlo.

Nathan disse a Davide: “Un pover’uomo aveva un agnellino. Era il coccolo di casa, ed era amato proprio come un membro della famiglia. Questo agnellino sarebbe andato nelle braccia di tutti, col desiderio di essere coccolato. Così l’uomo se lo crebbe e lo nutrì proprio come avrebbe fatto con uno dei suoi figli. Ora, il pover’uomo aveva un vicino benestante che possedeva molti beni. Un giorno, quel benestante ebbe una visita. All’ora di cena, mandò il suo servo ad uccidere un agnello. Tuttavia gli disse di non prendere uno del suo bestiame, ma di rubare l’agnello del suo vicino, di ucciderlo, di cucinarlo e servirlo al visitatore”.

Quando Davide udì tutto questo, andò su tutte le furie. Disse a Nathan: “Quell’uomo benestante merita la morte!”. “Com'è vero che l'Eterno vive, colui che ha fatto questo merita la morte! Egli pagherà quattro volte il valore dell'agnella, per aver fatto una tale cosa e non aver avuto pietà” (2 Samuele 12:5-6).

A questo punto, Nathan avrà avuto le lacrime negli occhi. Tremando, disse a Davide: “Tu sei quell'uomo! Così dice l'Eterno, il DIO d'Israele: "Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul… Perché dunque hai disprezzato la parola dell'Eterno, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto morire con la spada Uria lo Hitteo, hai preso per moglie la sua moglie e lo hai ucciso” (12:7,9).

Nathan stava dicendo: “Davide, non lo capisci? Ti sto raccontando la tua storia. Avevi cinque mogli, ma hai rubato l’unica moglie di un altro uomo. Non hai avuto pietà di lui. Lo hai mandato in battaglia per farlo uccidere e poterti prendere il suo agnello. Sei diventato un adultero, un omicida, un ladro. Hai preso alla leggera la parola di Dio”. Nathan aveva smascherato ogni dettaglio del peccato di Davide. Ma non lo fece in tutta furia. Piuttosto, parlò semplicemente al re: “Nathan disse a Davide” (12:7).
Questo è il momento che colpì Davide, ed egli crollò. Leggendo gli scritti di Davide di questo periodo, vediamo il grido di un cuore rotto: “Le mie ossa sono deboli. Non posso dormire. Ogni notte inzuppo il cuscino di lacrime”. Lo Spirito Santo aveva compunto Davide, aveva parlato al suo cuore, lo aveva costretto a pentirsi. Non sarebbe scappato alla compunzione misericordiosa di Dio.

Dopo aver studiato a lungo questo brano, ho iniziato a gridare a Dio: “O Signore, saresti così misericordioso con me come sei stato con Davide? Mi manderesti una parola potente e palesante, come gliel’hai mandata a lui? Per favore, o Dio, semmai giacessi nel compromesso, mandami una riprensione sacra di un profeta che non ha paura di smascherare il peccato”.

Credo che uno dei più grandi doni di misericordia di Dio alla sua chiesa sono i ministri fedeli, che amano rimproverarci per i nostri peccati. Ringrazio Dio per questi “predicatori-Nathan”, persone che non hanno paura di offendere gli anziani, i diaconi o i membri benestanti. Confrontano chiunque, smascherando le loro iniquità con tenerezza ed amore.

Naturalmente, non tutti vogliono questi rimproveri. Alcuni di quelli che sono iscritti alle nostre liste e ricevono il nostro bollettino, hanno scritto: “Non ci piace aprire le vostre lettere. Leggerle ci fa sentire sempre a disagio. Sono troppo snervanti”. “Non posso servire un Dio come il vostro, che mi indaga sempre nell’anima per smascherare il peccato”. “Dovete ammorbidire il vostro messaggio. Non posso sopportarlo”.

So che come pastore amorevole, devo stare attento al tono che uso. Ma non posso scusarmi di predicare la verità convincente. Vi chiedo: cosa accade alla chiesa quando i pastori non mostrano più le iniquità del popolo? Dove sarebbe finito Davide, se Nathan non gli avesse mostrato la sua malvagità?

Dovete sapere che Nathan era ben consapevole che il re potente lo avrebbe potuto uccidere in qualsiasi momento. Aveva visto tante volte Davide uscire fuori dai gangheri. Perciò, perché Nathan non disse: “Voglio continuare ad essere amico di Davide. Pregherò per lui e sarò lì quando avrà bisogno di me. Devo credere che lo Spirito Santo lo convinca”. Cosa sarebbe accaduto?

Il peggior giudizio è che Dio ci abbandoni al peccato, e fermi tutte le opere dello Spirito Santo nella tua vita. Eppure, è esattamente questo ciò che sta avvenendo a molti cristiani odierni. Essi scelgono di ascoltare solo le predicazioni che rassicurano la carne. Dove non c’è una Parola convincente, non ci può essere santo timore per il peccato. E dove non c’è un santo timore per il peccato, non ci può essere pentimento. E dove non c’è pentimento, c’è solo durezza di cuore.

L’apostolo Paolo scrisse alla chiesa di Corinto: “Ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché siete stati rattristati a ravvedimento, poiché siete stati rattristati secondo Dio, affinché in nessuna cosa aveste a ricevere alcun danno da parte nostra. La tristezza secondo Dio infatti produce ravvedimento a salvezza, che non ha rimpianto; ma la tristezza del mondo produce la morte” (2 Corinzi 7:9-10). Paolo disse che il suo grido contro il peccato dei Corinzi produsse una santa tristezza in loro, che li portò al pentimento. Di conseguenza, questo produsse in loro un odio per il peccato, un santo timore di Dio ed un desiderio di vivere giustamente. Tuttavia questo non sarebbe mai accaduto se nessuno avesse predicato loro una parola acuminata, convincente, penetrante.

Il motivo per cui Paolo parlò così rudemente ai Corinzi fu: “Affinché la nostra premura per voi fosse manifestata in mezzo a voi davanti a Dio” (7:12). In altre parole: “Non stavo cercando di snervarvi né di condannarvi. Vi ho esposto il peccato in modo che vedeste quanto vi amo e mi preoccupo per voi. Quando lo Spirito Santo bussa al vostro cuore, a volte sembra rude. Ma in realtà Dio sta mostrandovi il suo tenero amore”.

Senza una parola del genere, Davide sicuramente sarebbe caduto sotto un terribile giudizio. Aveva già trascorso tutto un anno nel suo affare, senza mai pensare a quello che aveva fatto. Non aveva sentito nessuna parola di rimprovero o correzione. Così man mano che passavano i giorni, il suo peccato gli si cancellava dalla mente. Inoltre, il suo esercito stava ancora vincendo delle vittorie decisive. In superficie, sembrava che tutto andasse per il meglio. Eppure sono sicuro che Davide avrà avuto difficoltà a dormire la notte. Probabilmente si svegliava tutte le mattine con una nuvola nera sulla testa. Il fatto è che nessuno che è in intimità col Signore può rimanere bello comodo quando vive nel peccato.

Permettetemi di darvi un esempio: ho consigliato un caro fratello cristiano che sospettavo avesse una relazione. Quando glielo chiesi, si negò tutto con veemenza. Poi, il mese dopo, chiese di vedermi una sera tardi. Quando lo incontrai, piangeva ed era contrito. Confessò: “Pastore, ho vissuto per settimane nell’inferno. Ho mentito a te e a Dio. Ho vissuto in adulterio. Ho preso alla leggera ogni messaggio dal pulpito, ogni parola di avvertimento. Ma non potuto mettere a tacere la parola di Dio”. Lo Spirito Santo gli ricordava continuamente tutte le predicazioni che aveva sentito. E si pentì ricordando la Parola predicata.

Permettetemi ora di darvi un esempio diverso. Una sorella in Cristo mi scrisse: “Fratello David, sono stato sposata con mio marito per venti anni. Lo amo, ma probabilmente lo lascerò, anche se non vorrei. Non posso immaginarmi quest’uomo di Dio, che viene in chiesa con me regolarmente, che deteriora tantissimo nel carattere. È diventato disonesto con me, e fra di noi è cresciuto un muro. Ben presto è diventato un estraneo a tutta la famiglia. Non potevo dire una parola. Ho pregato e ho fatto di tutto per capire cosa gli stava succedendo. Poi ho scoperto perché: era legato alla pornografia sin da quando eravamo sposati, e per qualche tempo prima di allora. Ma afferma ancora di essere cristiano e viene in chiesa con me. Ma rifiuta di lasciare andare questo peccato”.

Quest’uomo sta per perdere la sua famiglia e la sua casa. Afferma di essere nato di nuovo e di essere sulla strada verso il cielo. Pensate che abbia bisogno di una pacca sulla spalla e di una parola di conforto? Ha bisogno di sentire un predicatore che gli dica: “Va tutto bene, Gesù ti ama”? No, assolutamente! Ha bisogno di un Nathan, qualcuno gli dica: “Sei colpevole!”. Ha bisogno di essere svegliato, deve essere avvolto dal fuoco dello Spirito Santo. Altrimenti, sarà abbandonato al suo peccato, ed alla fine sarà distrutto.

Mentre Davide ascoltava la parola amorevole ma penetrante di Nathan, si ricordò di quando un re prima di lui aveva ricevuto un avvertimento da un profeta. Davide aveva sentito l’avvertimento di Samuele al re Saul. Ed aveva sentito la risposta fievole di Saul, che aveva confessato: “Ho peccato”. (Non credo che Saul abbia gridato dal profondo della sua anima, come fece Davide: “Ho peccato contro il Signore!”).

Davide vide con i suoi occhi i cambiamenti rovinosi che portarono alla caduta di Saul. Quel re un tempo santo e guidato dallo Spirito, aveva rifiutato continuamente le parole convincenti, predicate da un santo profeta. Presto Saul iniziò a camminare in amarezza, ribellione e rivolta. Infine, lo Spirito Santo si dipartì da lui: “Poiché hai rigettato la parola dell'Eterno anch'egli ti ha rigettato come re” (1 Samuele 15:23). “L’Eterno… si era ritirato da Saul” (18:12). Saul finì col rivolgersi ad una maga per farsi guidare. Le confessò: “Mi trovo in una grande angustia, perché i Filistei mi fanno guerra e DIO si è allontanato da me, e non mi risponde più né mediante i profeti né attraverso i sogni; perciò, ti ho chiamato perché tu mi faccia sapere cosa devo fare” (28:15).

Davide ricordava tutta la pazzia, l’orrore e il terrore che circondavano quest’uomo che aveva rigettato la parola di Dio. Improvvisamente, la verità trafisse il suo cuore: “Dio non ha riguardo a qualità di persona. Io ho peccato, come Saul. Ed ora c’è un altro profeta, in un’altra occasione, che mi sta portando la Parola di Dio, come Samuele fece con Saul. O Signore, io ho peccato contro di te! Per favore non ritirare il tuo Spirito Santo da me, come hai fatto con Saul”.

Davide scrisse: “Riconosco i miei misfatti e il mio peccato mi sta sempre davanti. Ho peccato contro te, contro te solo, e ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi… Purificami… Crea in me un cuore puro.. Non rigettarmi dalla tua presenza, e non togliermi il tuo santo Spirito” (Salmo 51:3-11).

Un commentatore suggerisce che nonostante il suo pentimento, Davide non si sia mai ripreso dalla caduta. Sottolinea il fatto che la Bibbia non parla di suo vittorie subito dopo questo accaduto. Suggerisce piuttosto che Davide sia semplicemente scomparso dalla scena, fino alla sua morte.

È vero che Davide pagò a caro prezzo il suo peccato. Infatti, pronunciò un giudizio su se stesso: disse a Nathan che l’uomo ricco che aveva rubato l’agnella l’avrebbe pagata quattro volte. E accadde proprio questo nella vita di Davide: il bambino che Bathsceba diede alla luce morì nel giro di qualche giorno. E tre altri figli di Davide – Ammon, Absalom e Adoniah – morirono in maniera tragica. Così Davide pagò per il suo peccato, con quattro dei suoi agnelli.

Ma la Bibbia ci mostra chiaramente che quando andiamo al Signore con pentimento genuino, dal cuore, Dio risponde portando assoluta riconciliazione e ristorazione. Non dobbiamo finire come Saul, nella pazzia e nel terrore. Né dobbiamo “svanire” dalla vita, finendo i nostri giorni nella vergogna finché il Signore non ci chiamerà a casa. Al contrario, il profeta Gioele ci assicura che Dio interviene immediatamente quando ritorniamo a lui: “Stracciate il vostro cuore e non le vostre vesti e tornate all'Eterno, il vostro DIO, perché egli è misericordioso e pieno di compassione, lento all'ira e di grande benignità, e si pente del male mandato” (Gioele 2:13).

Cosa strabiliante, Dio ci dona allora questa incredibile promessa: “Così vi compenserò delle annate che hanno divorato la cavalletta, la larva della cavalletta la locusta e il bruco, il mio grande esercito che avevo mandato contro di voi. E voi mangerete in abbondanza e sarete saziati, e loderete il nome dell'Eterno, il vostro DIO, che per voi ha fatto meraviglie, e il mio popolo non sarà mai più coperto di vergogna” (2:25-26). Il Signore promette di restaurarci appieno.

Bisogna capire che quando fu data questa profezia, Dio aveva già pronunciato un giudizio su Israele. Ma il popolo si era pentito, e Dio aveva detto: “Sto per fare cose meravigliose per voi. Sto per restaurare tutto ciò che il diavolo ha rubato”.

Carissimi, le tenere compassioni di Dio fanno sì che persino il peggior peccatore possa poi dire: “Non sono un drogato. Non sono un alcolizzato. Non sono un adultero. Sono un figlio dell’Iddio vivente, con tutti i diritti del cielo nella mia anima. Non vivo più nella condanna, perché il mio passato è stato cancellato. E non devo più pagare per i peccati del passato, perché Gesù li ha pagati per me. Inoltre, mi ha detto che sta per restaurare tutto in me”.

Ecco la verità di quanto accadde a Davide: ascoltò la Parola di Dio da parte di Nathan, si pentì ed ubbidì e, per risultato, trascorse il resto della sua vita crescendo nella conoscenza di Dio. Il Signore portò grande pace nella vita di Davide. E alla fine, tutti i suoi nemici furono messi a tacere.

Ma la prova più lampante della restaurazione di Dio nella vita di Davide è proprio la sua testimonianza. Leggete cosa scrisse Davide durante i suoi ultimi giorni:

  • "L'Eterno è la mia rocca, la mia fortezza e il mio liberatore, il mio Dio, la mia rupe in cui mi rifugio, il mio scudo, la potenza della mia salvezza, il mio alto rifugio, il mio asilo. O mio salvatore, tu mi salvi dalla violenza!” (2 Samuele 22:2-3). Non è la testimonianza di uno che sta svanendo all’ombra del silenzio.
  • "Nella mia angoscia invocai l'Eterno e gridai al mio DIO. Egli udì la mia voce dal suo tempio e il mio grido giunse ai suoi orecchi… Egli dall'alto stese la mano e mi prese, mi trasse fuori dalle grandi acque… mi trasse fuori al largo; egli mi liberò perché mi gradisce” (22:7, 17, 20). Abbiamo appena capito che tutto ciò che Davide fece dispiacque al Signore. Eppure, dopo tutto, Davide poté dire: “Il Signore mi gradisce”.

Ecco perché Davide sarà conosciuto per sempre come “un uomo secondo il cuore di Dio”: perché si pentiva subito e genuinamente dei suoi peccati. Proverbi ci dice:

  • "Miseria e vergogna verranno su chi rifiuta la correzione, ma chi dà ascolto alla riprensione sarà onorato” (Proverbi 13:18). Dio ti onorerà, se ami ed ubbidisci la santa riprensione.
  • "Non hanno voluto accettare il mio consiglio e hanno disprezzato ogni mia riprensione. Perciò si ciberanno del frutto della loro condotta e si sazieranno dei loro propri consigli. Poiché lo sviamento dei semplici li uccide e la falsa tranquillità degli stolti li fa perire” (1:30-32). Se chiudi le orecchie alla santa riprensione, finirai col distruggerti.
  • "Le correzioni dell'ammaestramento sono la via della vita” (6:23). Per dirla in parole povere, la Parola convincente di Dio porta vita.

Caro fratello, la verità della “predicazione dura”, se viene predicata con le lacrime, è che in realtà è una “predicazione di grazia”. Se sei stato convinto dalla Parola di Dio – se il suo Spirito non ti permette di sollazzarti nel tuo peccato – allora stai ricevendo misericordia. È l’amore profondo di Dio all’opera, che ti richiama dalla morte per portarti alla vita. Risponderai come fece Davide? Se sì, conoscerai la vera restaurazione e la riconciliazione. E Dio restaurerà tutto ciò che il nemico ti ha rubato. Alleluia!

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