Credi veramente nei miracoli?
In Matteo 14 troviamo Gesù che sale su un’imbarcazione e parte per un “luogo deserto” in cui poter stare da solo. Aveva appena saputo che Giovanni Battista era stato decapitato e sepolto. Ed ora era stato così toccato da questa notizia da sentire il bisogno di stare da solo e pregare.
Tuttavia, quando le moltitudini udirono che Gesù stava andando via, “lo seguirono a piedi dalle città” (Matteo 14:13). Immaginate Cristo che si guarda attorno e vede migliaia di persone che gli vengono incontro da ogni direzione, in ogni genere di condizione fisica. Gli infermi venivano portati su barelle o spinti verso di lui su carrozzelle fatte a meno. Uomini e donne ciechi venivano accompagnati attraverso la folla, e gli zoppi saltellavano appoggiandosi a canne o bastoni. Tutti erano disperati ed andavano da lui per ricevere un tocco guaritore dall’Unico che poteva darglielo.
Quale fu la reazione di Cristo a quest’incredibile scena? “E Gesù, smontato dalla barca, vide una grande folla e ne ebbe compassione, e ne guarì gli infermi” (14:14). Se fossimo stati lì quel giorno, guardando dalla cima della collina, ci saremmo stupiti degli eventi che si svolgevano davanti a noi. Mani nodose venivano rafforzate, gambe piegate venivano rese dritte, orecchie sorde venivano aperte, lingue mute improvvisamente gridavano di lode a Dio.
La vita e il suono di tutto ciò ci avrebbe sconvolti. Eppure, alla fine di quel giorno incredibile, dopo aver compiuto tutti quei miracoli di guarigione, Gesù decise di nutrire le moltitudini. Ci viene detto che c’era una folla di cinquemila persone, senza contare le donne e i bambini presenti. E per nutrirli tutti, Gesù prese cinque pani e due pesci secchi, li benedisse ed iniziò a romperli in frammenti da servire alla gente.
Cesta dopo cesta venne riempita con il cibo che improvvisamente si moltiplicava. E in qualche modo, mentre i discepoli lo distribuivano alla folla, il cibo continuava ad aumentare. Alla fine di quella nutrizione di massa, tutti nella folla avevano mangiato a sazietà, ed i discepoli finirono per riportare indietro le dodici ceste piene di pezzi rimasti.
Cercate di immaginare: avete appena visto guarigioni dopo guarigioni, miracoli dopo miracoli, un incredibile prodigio dopo l’altro. Non pensate che dopo un giorno come quello vi sareste inginocchiati a lodare Dio? Non avreste detto a voi stessi: “Non dubiterò mai più del potere che Cristo ha di guarire ed operare miracoli”? Sareste stati completamente meravigliati, pieni di stupore, e avreste pensato: “Quello che il Signore ha fatto oggi è incredibile. Ha fortificato la mia fede. Da oggi in poi, avrò una fede incrollabile”.
In seguito, dopo questi eventi straordinari, vediamo che Gesù “costringe” i suoi discepoli a salire quietamente in una barca, dicendo loro: “Andate all’altra riva” (vedi Matteo 14:22). La parola greca per “costringere” qui significa “forzare qualcuno a fare qualcosa con la forza o la persuasione”. Gesù stava esortando i suoi discepoli nei termini più forti: “Fratelli, salite a bordo. Adesso andate”. Avrebbe congedato le folle e li avrebbe raggiunti dopo. Ora, in tutto questo tempo, Gesù aveva letto i pensieri dei discepoli. Sapeva che non avrebbero capito gli avvenimenti di quel giorno. Il messaggio dei miracoli non era ancora stato registrato nei loro cuori e nelle loro menti, e i dubbi continuavano a piagarli. Mentre si allontanavano da riva, mi chiedo se Gesù abbia scosso il capo con stupore, ferito dalla loro fede vacillante dopo tutto quello che avevano visto.
Doveva forse Gesù camminare sulle acque per svegliare i discepoli? Naturalmente, fece proprio questo. Scoppiò una tempesta, la barca veniva sballottata dalle onde, e “Gesù andò verso di loro, camminando sul mare” (14:25).
Quando i discepoli lo videro, non poterono credere ai loro occhi. Infatti, pensarono subito che fosse un fantasma. “Ma essi, vedendolo camminare sul mare, pensavano che fosse un fantasma e si misero a gridare perché lo avevano visto tutti e si erano spaventati, ma egli subito parlò loro e disse: «Fatevi animo, sono io, non temete!». Poi salì con loro sulla barca e il vento si calmò, ed essi erano enormemente stupiti in se stessi e si meravigliarono (Marco 6:49-50,51).
Soltanto a questo punto vediamo levarsi un po’ di fede nel cuore dei discepoli: “Allora quelli che erano nella barca vennero e l'adorarono, dicendo: «Veramente tu sei il Figlio di Dio!»” (Matteo 14:33). Leggendo queste parole, tiriamo un sospiro di sollievo, pensando: “Finalmente ci sono arrivati! Credono nel potere miracoloso di Gesù. Finalmente hanno capito il miracolo, ed in loro si è edificata la fede. Adesso sono pronti ad affrontare qualsiasi difficoltà con una fede solida”.
Ma non fu così. Marco suggerisce che questo non fu un momento decisivo per le loro fede: “Perché non avevano capito il fatto dei pani, essendo il loro cuore indurito” (Marco 6:52). Il termine greco per “indurito” significa qui una pelle dura, callosa. Secondo Marco, i discepoli non capirono affatto il messaggio dei pani e dei pesci. Questa è un’affermazione molto significativa, perché riguarda l’aver fiducia in Dio.
Ricordate, questi erano uomini che amavano il Signore profondamente ed avevano creduto subito che egli avrebbe potuto fare miracoli per gli altri. Non avevano problemi ad accettare i prodigi che Gesù aveva compiuto per le moltitudini. Ma non riuscivano a credere che Cristo avrebbe fatto lo stesso per loro. Quando fu il momento di credere che avrebbe potuto compiere un miracolo nelle loro crisi, gli mancò qualcosa di importante.
Possiamo diventare così induriti dal dubbio da non far più affiorare la verità in noi. Per esempio, potremmo diventare emotivamente induriti nel corso degli anni dalle prove, dalle sofferenze, dalle paure, dai dubbi, dalle delusioni. In Matteo 15 leggiamo di un’altra folla, dove molti altri vennero guariti miracolosamente e ricevettero da mangiare. Questa volta, la folla ammontava a quattromila persone, oltre le donne e i bambini. Ancora una volta, Gesù compì miracoli di guarigione e poi nutrì miracolosamente le masse con soli sette pani e pochi pesci. In seguito, tutti erano sazi ed i discepoli raccolsero sette ceste piene di resti. Alla fine del giorno, Gesù ritornò sulla barca coi discepoli, questa volta per salpare per Magdala. Mentre era sulla strada, i discepoli si chiesero fra loro: “Chi ha dimenticato di portare il pane?”. Evidentemente, avevano solo un pane fra di loro (vedi Marco 8:14). Immaginate: Pietro, Giacomo, Giovanni e gli altri si preoccupano per il pane, pur avendo appena visto la più grande moltiplicazione di pani della storia!
Quando Gesù li udì, rimase incredulo. Li rimproverò: “Non avete ancora capito e non vi ricordate dei cinque pani per i cinquemila uomini, e quante ceste ne avete raccolto? E dei sette pani per i quattromila uomini, e quanti panieri ne avete riempito? Come mai non capite che non mi riferivo al pane quando vi dissi di guardarvi dal lievito dei farisei e dei sadducei?” (Matteo 16:9-11).
Poi chiese: “Quando spezzai i cinque pani per i cinquemila, quante ceste piene di pezzi avete raccolto?». Essi dissero: «Dodici». «E quando spezzai i sette pani per i quattromila, quanti panieri pieni di pezzi raccoglieste?». Ed essi dissero: «Sette». Ed egli disse loro: «Come, ancora non capite?» (Marco 8:19-21).
Gesù stava dicendo, in altre parole: “Come può essere? Sto cercando di edificare un fondamento di fede in voi. Come mai questi miracoli non si sono fissati nelle vostre menti?”.
Ed io vi chiedo: perché Gesù collegò la fede titubante dei discepoli ai miracoli dei pani e dei pesci? Perché attribuì i loro dubbi e la loro durezza di cuore al fatto di non capire il significato di questi eventi incredibili? Perché non ricordò semplicemente loro di come aveva trasformato l’acqua in vino? O del lebbroso guarito istantaneamente? Del paralitico calato dal tetto, che Cristo guarì e che immediatamente prese il suo lettuccio e si mise a camminare? O dei demoni che videro Gesù e caddero ai suoi piedi gridando: “Tu sei il Figlio di Dio”?
Tutti questi eventi incredibili erano avvenuti prima che Gesù desse da mangiare alle moltitudini. Eppure Gesù si riferisce per due volte alla moltiplicazione dei pani. Perché?
“E Gesù, chiamati a sé i suoi discepoli, disse: «Io ho pietà della folla, perché sono già tre giorni che sta con me e non ha niente da mangiare; eppure non voglio licenziarli digiuni, affinché non vengano meno lungo la strada»” (Matteo 15:32).
Credo che Cristo stesse facendo una grande affermazione ai discepoli qui. Stava dicendo, in effetti: “Sto per fare di più per questa folla, non solo guarirli. Voglio essere sicuro che abbiano abbastanza pane da mangiare. Sono preoccupato per tutto ciò che possa influenzare le loro vite. Voi dovete vedere che ho molto più che potenza. Io sono anche pieno di compassione. Se mi vedete solo come un guaritore, uno che compie miracoli, avrete timore di me. Ma se mi vedete anche pieno di compassione, mi amerete ed avrete fiducia in me”.
“Vi ho mostrato davanti a due folle diverse, una di 5000 persone e una di 4000, che io ho cura del mio popolo. Voi siete i pilastri della mia chiesa, ma i vostri cuori sono ancora induriti su questo argomento. Dovete credere che io ho compassione per il mio popolo in ogni situazione, in ogni crisi che si trovano ad affrontare”.
Perché il cuore dei discepoli era così indurito a questa verità? Non dubitarono che Gesù potesse guarire moltitudini con un tocco o una parola. Non dubitarono della sua compassione per le masse. In effetti, si meravigliarono e lo glorificarono quando compì miracoli per la gente. Ma in seguito, quando furono da soli nella barca, lontani da quelle grandi folle, si preoccuparono per i loro bisogni. Non ebbero fiducia che Gesù potesse compiere un miracolo anche per loro e per le loro famiglie.
Sto scrivendo questo messaggio per tutti coloro che sono sull’orlo dell’esaurimento, che stanno per cedere, stravolti dalla situazione attuale. Siete forse stati dei servi fedeli, avete nutrito gli altri, avete avuto fiducia che Dio potesse fare l’impossibile per il suo popolo. Ma avete ancora dei dubbi sulla sua disposizione ad intervenire nelle vostre situazioni.
Lo Spirito Santo ci sta chiamando, attraverso questi passi della Scrittura, a ricordare i pani, i pesci, l’abbondanza. Siamo chiamati ad affidarci sulla compassione di Gesù per i nostri bisogni fisici, sapendo che non vuole che nessuno si arrenda.
Voglio sapere: quanti lettori di questo messaggio hanno pronunciato parole di fede e speranza a chi stava affrontando la distretta, a chi viveva una situazione disperata? Li avete incoraggiati: “Forza! Il Signore è capace. Lui è un Dio che opera miracoli, e le sue promesse sono veraci. Perciò non perdere la speranza. Sii forte, perché Lui risponderà al tuo grido”.
“Credi veramente nei miracoli?”. È questa la domanda che mi fece lo Spirito Santo. La mia risposta fu: “Sì, naturalmente, Signore. Credo in ogni miracolo che ho letto nella Scrittura”. Ma questa risposta non bastava. La domanda che il Signore pone a ciascuno di noi è: “Credi che io possa operare un miracolo per te?”. E non solo un miracolo, ma un miracolo per ogni crisi, ogni situazione che affrontiamo. Abbiamo bisogno di molto più che i miracoli dell’Antico Testamento, di quelli del Nuovo Testamento, di quelli compiuti nella storia; abbiamo bisogno di miracoli nostri, personali, fatti apposta per noi e per la nostra situazione.
Pensate alla difficoltà che state affrontando in questo momento, il vostro più grande bisogno, il vostro problema più assillante. Ci avete pregato a lungo. Credete veramente che il Signore può e opera, in modi che non potete concepire? Questo genere di fede comanda al cuore di smettere di essere ansioso o di porre domande. Gli dice di riposare nelle cure del Padre, confidando che Lui operi al suo tempo e nei suoi modi.
Ho già menzionato alcuni dei prodigi compiuti da Gesù nel Nuovo Testamento. Anche l’Antico Testamento è pieno di prodigi compiuti da Dio, dall’apertura del Mar Rosso al roveto ardente da cui Dio parlò a Mosè. Per fede, Elia invocò il fuoco dal cielo. Più tardi, quando il Signore gli parlò nella caverna, ci fu vento, fuoco ed un suono incredibile. Tutti questi furono miracoli istantanei. Le persone coinvolte li poterono vedere accadere, li sentirono e ne furono estasiati. E questi sono i miracoli che vogliamo vedere ancora oggi, quelli che provocano stupore e meraviglia. Vogliamo che Dio apra i cieli, che scenda nella nostra situazione ed aggiusti le cose con un soffio improvviso della sua potenza celeste.
Ma molti dei miracoli di Dio nella vita della gente accadono in maniera “progressiva”. Questi miracoli sono difficilmente discernibili agli occhi. Non sono accompagnati da tuoni, lampi o movimenti e cambiamenti repentini. Piuttosto, i miracoli progressivi avvengono sommessamente, senza fanfara, e si realizzano lentamente ma sicuramente, un passo alla volta.
Alle due moltiplicazioni di pani compiute da Cristo avvennero entrambi i tipi di miracoli – quelli istantanei e quelli progressivi. Le guarigioni compiute furono immediate, visibili, facilmente discernibili da coloro che erano presenti in quei giorni. Penso al paralitico dal corpo deforme, che improvvisamente ebbe un cambiamento esteriore e fisico, tale da poter saltare e correre. Qui si compì un miracolo che dovette stupire e commuovere tutti coloro che lo videro. Ma le moltiplicazioni che Cristo fece furono dei miracoli progressivi. Gesù fece una semplice preghiera di benedizione, senza fuoco, tuono o terremoti. Semplicemente ruppe il pane e i pesci, senza dare un segno o un suono che stesse avvenendo un miracolo. Eppure, per nutrire tutte quelle persone, ci furono migliaia di spezzamenti di pane e di pesci, in tutto quel giorno. Ed ogni singolo pezzo di pane e di pesce fu parte del miracolo.
Così Gesù compie molti dei suoi miracoli nella vita della gente oggi. Preghiamo perché avvengano prodigi istantanei e visibili, ma spesso il Signore è all’opera sommessamente, compiendo il miracolo per noi pezzo a pezzo, poco alla volta. Forse non riusciamo a percepirlo, ma Lui è all’opera, modellando la nostra liberazione al di là di quello che possiamo vedere. E Gesù voleva far vedere questo ai suoi discepoli. Voleva che sapessero che nonostante tutto Egli era all’opera per loro: scagliando frecce al nemico, mettendo a tacere spiriti bugiardi, custodendo e proteggendo fedelmente ciascuno di quelli che il Padre gli aveva dato.
Probabilmente in questo momento stai aspettando il tuo miracolo. Sei scoraggiato perché le cose sembrano tacere. Non vedi alcuna prova dell’opera soprannaturale di Dio a tuo favore.
Considera quanto diceva Davide nel Salmo 18: “Nella mia distretta ho invocato l’Eterno, e ho gridato al mio Dio: egli ha udito la mia voce dal suo tempio, ed il mio grido è giunto davanti a lui, ai suoi orecchi. Poi la terra fu scossa e tremò; anche le fondamenta dei monti furono smosse e scrollate, perché egli era acceso d'ira. Un fumo saliva dalle sue narici e un fuoco divorante gli usciva dalla bocca... Egli abbassò i cieli e discese con una densa caligine sotto i suoi piedi… L'Eterno tuonò nei cieli e l'Altissimo fece udire la sua voce con grandine e carboni ardenti… Scagliò le sue saette e disperse i nemici; lanciò fulmini in gran numero e li mise in fuga” (Salmo 18:6-9, 13-14).
Bisogna capire che nessuna di queste cose avvenne in realtà. Davide vide queste cose con gli occhi spirituali. Carissimi, questa è fede. Fede è quando credi che Dio ha udito il tuo grido, quando credi che non è in ritardo, che non sta ignorando la tua invocazione. Al contrario, egli ha iniziato a compiere il tuo miracolo non appena tu hai pregato, e ancora in questo momento sta compiendo un’opera soprannaturale per te. Questo significa credere veramente nei miracoli, nella sua meravigliosa opera progressiva nelle nostre vite.
Davide comprese la verità fondamentale che si celava in tutto ciò: “Mi trasse fuori al largo; egli mi liberò perché mi gradisce” (18:19). Davide dichiarava: “So perché il Signore sta facendo tutto questo per me. È perché si compiace di me”.
Credo veramente nei miracoli istantanei. Dio è ancora all’opera in prodigi gloriosi e istantanei in tutto il mondo oggi. Eppure in questi passi del vangelo, Gesù ci chiede di ricordare e di prendere nota dei suoi miracoli progressivi e della loro importanza per la nostra vita, oggi.
Gesù dunque, alzati gli occhi e vedendo che una grande folla veniva da lui, disse a Filippo: «Dove compreremo del pane perché costoro possano mangiare?». Or diceva questo per metterlo alla prova, perché egli sapeva quello che stava per fare (Giovanni 6:5-6). Gesù prese Filippo da parte, gli mise un braccio sulle spalle e gli chiese: “Fratello Filippo, dai un’occhiata alle migliaia di persone che ci sono qui. Sono tutte affamate. Dimmi, dove andremo a comprare del pane per sfamarle? Cosa pensi dovremmo fare?”.
Che incredibile amore, quello di Cristo! Gesù sapeva benissimo quello che avrebbe fatto; il verso sopra ce lo dice chiaramente. Eppure il Signore stava cercando di insegnare a Filippo qualcosa, e la lezione che gli stava impartendo vale anche per tutti noi oggi. Pensateci: quanti nel corpo di Cristo continuano a rimanere svegli la notte per risolvere i loro problemi? Pensiamo: “Forse questo funzionerò. No, no… Forse quest’altro potrà risolverlo.. No…”.
Immagino Filippo che si gratta la testa e risponde: “Signore, ho parlato con Andrea, Pietro, Giacomo e Giovanni, e abbiamo soltanto due centesimi in comune. Sicuramente non basta per i nostri bisogni. Abbiamo un problema urgente col pane” (vedi 6:7).
Ma Filippo e gli apostoli non avevano solo un problema di pane. Avevano bisogno di una panetteria intera… e di soldi… e poi come distribuire… e come trasportare… e il tempo. Insomma, avevano tanti problemi che non potevano neanche immaginare. La loro situazione era assolutamente impossibile.
Ma Gesù sapeva già tutto quello che avrebbe fatto. Aveva un piano. E lo stesso vale per i nostri problemi e le nostre difficoltà oggi. C’è un problema, ma Gesù conosce bene la nostra situazione. E viene a te dicendo: “Cosa farai?”.
Filippo avrebbe dovuto rispondere: “Gesù, tu sei Dio. Niente ti è impossibile. Perciò ti rimetto questo problema. Non è più mio, ma tuo”.
È proprio questo che dobbiamo dire al nostro Signore oggi, in mezzo alla nostra crisi: “Signore, sei tu che compi miracoli. Ed io arrendo tutti i miei dubbi e le mie paure a te. Ti affido tutta questa situazione, tutta la mia vita. So che non permetterai che io ceda. Infatti, sai già cosa fare col mio problema. Confido nella tua potenza”.