DAL GREMBO DELLO SCEOL
“Dal grembo dello Sceol ho gridato” (Giona 2:2). Perché il Signore ha portato Giona tanto in basso? Era nel ventre di un inferno vivente, sospeso nelle tenebre, sospeso tra vita e morte. Perché un Dio misericordioso farebbe passare una cosa come questa a un Suo servo? Credo che la storia di Giona ci mostri in che modo Dio gestisca i servi disobbedienti.
Giona restò in quell’inferno tre giorni e tre notti. Tuttavia, in tutto quel tempo non pregò mai. La tempesta non l’aveva piegato, né vedere la morte da vicino nel ventre di quel pesce. Solo dopo tre giorni e tre notti leggiamo, “Allora Giona pregò l’Eterno, il suo Dio, dal ventre del pesce” (2:1).
Perché Giona non pregò prima di questo? Perché era convinto, “Mi hai gettato in un luogo profondo” (2:4). Descrive un Dio misericordioso verso Ninive, ma non credeva nella stessa misericordia per sé stesso. Pensò, “Sono un uomo morto. Non posso cadere più in basso. Dio mi ha voltato le spalle, mi odia per ciò che ho fatto”.
Niente poteva essere più lontano dalla verità. Quando la Scrittura dice, “Il Signore aveva preparato un grosso pesce che inghiottisse Giona”, il termine preparato significa reclutato. Dio aveva scelto un enorme pesce e pose in esso un senso di urgenza; così, quando Giona cadde in mare, il pesce era lì, pronto a inghiottirlo. Il Signore era ancora all’opera.
La verità era che Dio stava affrettando le cose affinché Giona arrivasse prima a Ninive. Presto il profeta avrebbe camminato di nuovo alla luce del sole. Avrebbe predicato con franchezza per le strade, come un messaggero scelto.
Cosa volle fare Dio attraverso l’esperienza di Giona nel ventre del pesce? Per un tempo, Giona seppe com’era sentirsi morto. Non poteva pregare. Dio aveva nascosto il Suo volto e il profeta non aveva nessuno a cui rivolgersi. L’inferno per Giona non furono le alghe che gli si attaccarono addosso o essere sballottato a destra e a sinistra. Fu la sensazione che Dio avesse sollevato la mano dalla sua vita.
Tutto questo era destinato a provare Giona nella sua disobbedienza. Dio non stava richiedendo, “Ora Mi obbedirai, Giona?” Piuttosto, stava chiedendo, “Le parole di chi crederai in questo terribile inferno, Giona? Le Mie o quelle del diavolo?” Infine, leggiamo, “Allora Giona pregò” (2:1). “Quando la mia anima veniva meno dentro di me, mi sono ricordato dell’Eterno, e la mia preghiera è giunta fino a te” (2:7). Giona si riaffrettò ad andare fra le braccia amorevoli di Dio. Allora testimoniò, “Dal grembo dello Sceol ho gridato e tu hai udito la mia voce” (2:2).