Il popolo di Dio sta soffrendo

Durante uno dei nostri ultimi incontri alla Times Square Church, una cara sorella venne avanti per pregare al microfono. Pregò in lacrime: "Dio, il tuo popolo sta soffrendo! Signore, tutti i tuoi figli stanno soffrendo duramente! Aiutaci, per favore!" In tutta la sala, si poteva sentire la reazione della gente, come se dicesse: "Sì! Sono proprio io. Io sto soffrendo molto!" Per tutta la via del ritorno verso casa, piansi interiormente. Pregai: "Signore, non è solo il tuo prezioso gregge, lì, nella sala di culto, che sta soffrendo. Io sono uno dei tuoi pastori, e a volte anch'io soffro".

Oggi, c'è in giro una teologia che bollerebbe questo pensiero come una confessione negativa. Ho visto persone duramente colpite e piene di lividi che mordendosi le labbra confessavano positivamente: "Non sto soffrendo. Mi sento proprio bene". Stavano mentendo! In realtà stavano molto male. Noi cristiani, compresi i pastori, spesso nascondiamo le nostre reali sofferenze dietro una maschera di sorrisi forzati e di confessioni fasulle. Si pensa che i cristiani debbano essere sempre sorridenti, felici, consci di dove stanno andando, pienamente realizzati e soddisfatti. La verità è che dietro i sorrisi, le lodi e le mani alziate, potrebbe nascondersi un inferno privato. Potresti tornare a casa da una riunione, andare in camera da letto e riempire il cuscino di lacrime!

Lo stesso accadeva a Davide, un uomo secondo il cuore di Dio. "Io sono esausto a forza di gemere; ogni notte inondo di pianto il mio letto e bagno di lacrime il mio giaciglio" (Salmo 6:6). Questo uccisore di giganti, questo potente guerriero del quale cantavano: "Davide ne ha uccisi diecimila", il poeta che scrisse così tante parole sul confidare in Dio e sul rimettere a Lui le proprie preoccupazioni, questo stesso uomo di Dio gridava: "Abbi pietà di me, o SIGNORE, perché sono sfinito; risanami, o SIGNORE, perché le mie ossa son tutte tremanti" (Salmo 6:2). Davide aveva peccato gravemente, confessando: "Poiché le mie iniquità sorpassano il mio capo; son come un grave carico, troppo pesante per me. Le mie piaghe son fetide e purulente per la mia follia. Son curvo e abbattuto, triste vado in giro tutto il giorno. I miei fianchi sono infiammati, e non v'è nulla d'intatto nel mio corpo. Sono sfinito e depresso; ruggisco per il fremito del mio cuore" (Salmo 38:4-8).

Davide descrive con esattezza quello che qualcuno di voi potrebbe attraversare proprio in questo momento: il sentimento di essere sopraffatti dal peccato, come da improvvise onde marine che sommergono l'anima. Non riesci a capire perché sei sommerso. Gridi: "O Dio, questo è troppo per me; non riesco più a sopportarlo". Sei ferito e sai che, nel tuo intimo, sei fetido di peccato. Sai di essere stato stolto e stupido. Senti la corruzione spirituale e ti senti così male, nella mente, che anche il corpo ne risente. Il tuo fallimento, l'assenza di vittoria, ti fanno veramente andare in giro "triste tutto il giorno". C'è depressione e paura. Sei sfinito e depresso, ruggisci internamente, distrutto e disturbato nell'anima.

Davide sentiva di essere nella sofferenza a motivo dei peccati che aveva commesso. Non stava dicendo che Dio era ingiusto, ma che desiderava essere corretto con amore: "O SIGNORE, non correggermi nella tua ira, non castigarmi nel tuo sdegno. Abbi pietà di me, o SIGNORE, perché sono sfinito; risanami, o SIGNORE, perché le mie ossa son tutte tremanti" (Salmo 6:1-2).

Geremia disse: "SIGNORE, correggimi, ma con giusta misura; non nella tua ira, perché tu non mi riduca a poca cosa! Riversa la tua ira sulle nazioni che non ti conoscono, sui popoli che non invocano il tuo nome ... " (Geremia 10:24-25). Sia il grido di Davide che quello di Geremia è: "Signore, la mia stessa stoltezza ed il peccato che ho commesso mi hanno procurato gran parte delle mie sofferenze! So che hai il diritto di correggermi e castigarmi. Ma, per favore, ricordati che sono pur sempre figlio tuo! Manifesta la tua ira su quelli che non ti vogliono. Io ho peccato, ma continuo ad amarti. Correggimi con amore. Sii pietoso. La tua ira mi ridurrebbe ad un nulla".

C'è un'ira di Dio ed un castigo contro i malvagi ostinati. Ma c'è un'amorevole correzione per quelli che si pentono e fanno marcia indietro. Se sei lì, seduto, e senti nella tua anima le frecce di Dio che ti feriscono a motivo dei tuoi peccati passati e presenti, se hai un cuore penitente e vuoi abbandonare il tuo peccato, puoi invocare il suo amore che corregge. Sarai corretto, ma con grande misericordia e compassione, così come un padre attento sculaccia, per amore, il suo figliolo. Non sentirai la sua ira, come invece i malvagi. Insieme alla sua verga, avvertirai le sue braccia amorevoli e stese verso di te.

C'è un fallimento spirituale, fisico e mentale! Non resta alcuna lotta, né alcuna resistenza. Ci si sente completamente aridi, vuoti, sterili, talvolta gelidi, oltre ogni dire. È la consapevolezza che senza una infusione soprannaturale della forza di Cristo, semplicemente non si può più andare avanti. È la conclusione definitiva della strada, la fine della corda, l'esaurimento delle forze! Il problema non è che stiamo perdendo fiducia nel Signore; il fatto è che abbiamo usato ogni ultimo residuo di forza umana e nulla più ci può essere d'aiuto, se non Lui. Una vacanza non ci aiuterà. Il riposo ed un po' di relax non serviranno. Abbiamo bisogno di potere e volontà soprannaturali!

Davide era in quella situazione. Ti ci sei mai trovato? Ti trovi lì, adesso? Sei nel dubbio di trovarti sotto il giudizio di Dio? Ti rendi conto della peccaminosità della tua carne e ti senti indegno? Stai gridando interiormente, come Davide: "Sono debole ed ho l'anima confusa. I miei peccati cono troppo complicati perché io stesso possa capirli. Sto così male e sono stanco della colpa e dell'interno ruggire della mia anima. Piango un fiume di lacrime e a volte mi sento di morire..."?

La Parola di Dio è piena di racconti riguardanti grandi uomini di Dio giunti alla fine della corda, che avevano perduto ogni forza. Io predico un messaggio intitolato "La formazione dell'uomo di Dio", nel quale parlo di tre cose che Gesù affrontò nel giardino: un calice di sofferenza, un'ora di confusione ed una notte di solitudine. Tutti i veri uomini e donne di Dio hanno attraversato queste cose. (Un pastore che ascoltò questo messaggio mi disse: "È troppo triste! Non credo che sia così! Questo è un cammino tutto pieno di vittoria, nessun dolore, nessuna lacrima, solo gioia!" ma purtroppo negli anni scorsi ha dovuto sopportare tutto questo).

Davide confessò: "Io sono contato tra quelli che scendono nella tomba; sono come un uomo che non ha più forza. Sto disteso fra i morti ..." (Salmo 88:4-5). Il Salmo 22 è il grido di Gesù sulla croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Te ne stai lontano, senza soccorrermi ... Dio mio, io grido di giorno, ma tu non rispondi... Io sono come acqua che si sparge... il mio cuore è come la cera... Il mio vigore s'inaridisce come terracotta... Ma tu, SIGNORE, non allontanarti, tu che sei la mia forza, affrettati a soccorrermi" (Salmo 22:1-2,14-15,19). Davide confessava francamente che era stato il suo stesso peccato a renderlo debole e a portarlo alla fine della corda. "La mia vita vien meno per l'affanno, i miei anni svaniscono nel pianto; la forza m'è venuta a mancare per la mia afflizione, si logorano tutte le mie ossa" (Salmo 31:10), ma poi grida a Dio: "... non abbandonarmi quando le mie forze declinano" (Salmo 71:9).

Forse la tua sofferenza attuale è stata provocata da te stesso. Quante sono le mogli che ora soffrono perché hanno sposato l'uomo che Dio aveva avvertito di non sposare? Adesso subiscono violenza e vivono nell'inferno. Quanti ragazzi stanno spezzando il cuore dei propri genitori, portandoli al limite delle loro forze? Eppure, questa è la conseguenza di anni passati nel peccato, nella trascuratezza e nel compromesso. Tanti sono senza speranza, colpiti dall'AIDS o da altre malattie, a motivo di peccati passati. Ma ora è il momento di uscire da ciò che ha provocato i tuoi guai, per muoverti verso il ravvedimento, il pentimento e la fede. È tempo di ricevere una nuova infusione di forza da parte dello Spirito Santo. Non è necessario un predicatore che faccia la diagnosi: sai da te stesso di essere arrivato al fondo. Tu sai il perché, e sai che da te stesso sei arrivato alla fine delle tue forze! È tempo di essere rinnovato e ristorato, tempo di ricevere in te un nuovo flusso di forza spirituale!

Se il tuo cuore ha un santo dolore e tu ami Dio, è possibile che ti senta giù, ma Egli non ti lascerà mai andar via! Quello stesso Davide, camminando per fede nel pentimento, disse così: "Sì, tu fai risplendere la mia lampada; il SIGNORE, il mio Dio, illumina le mie tenebre. Con te io assalgo tutta una schiera, con il mio Dio salgo sulle mura. La via di Dio è perfetta; la parola del SIGNORE è purificata con il fuoco; egli è lo scudo di tutti quelli che sperano in lui. Poiché chi è Dio all'infuori del SIGNORE? E chi è Ròcca all'infuori del nostro Dio, il Dio che mi cinge di forza e rende la via retta? Egli rende i miei piedi simili a quelli delle cerve, mi rende saldo sulle mie alture; addestra le mie mani alla battaglia e le mie braccia tendono un arco di rame. Tu m'hai anche dato lo scudo della tua salvezza, la tua destra mi ha sostenuto, la tua bontà mi ha reso grande. Tu hai allargato la via davanti ai miei passi e i miei piedi non hanno vacillato. Tu m'hai cinto di forza per la guerra; tu hai fatto piegare sotto di me i miei avversari" (Salmo 18:28-36,39).

Dio promette forza al suo unto: "Benedetto sia il SIGNORE, poiché ha udito la voce delle mie suppliche. Il SIGNORE è la mia forza e il mio scudo; in lui s'è confidato il mio cuore, e sono stato soccorso; perciò il mio cuore esulta, e io lo celebrerò con il mio canto. Il SIGNORE è la forza del suo popolo; egli è un baluardo di salvezza per il suo unto. Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità; pascili e sostienili in eterno!" (Salmo 28:6-9). Se griderai a lui, egli spanderà su di te la sua forza: "Nel giorno che ho gridato a te, tu mi hai risposto, mi hai accresciuto la forza nell'anima mia. Se cammino in mezzo alle difficoltà, tu mi ridai la vita; tu stendi la mano contro l'ira dei miei nemici e la tua destra mi salva" (Salmo 138:3,7).

Voglio mostrarvi la profonda agonia di un grande personaggio storico. Vedete se riuscite ad immaginare chi è che sta parlando: "Io sono l'uomo che ha visto l'afflizione sotto la verga del suo furore. Egli mi ha condotto, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce.. Mi ha circondato di un muro, perché non esca; mi ha caricato di pesanti catene... Anche quando grido e chiamo aiuto, egli chiude l'accesso alla mia preghiera... È sparita la mia fiducia, non ho più speranza nel SIGNORE!" (Lamentazioni 3:1-18). È possibile che un uomo giusto pronunci queste parole? Chi è costui che ha perso la speranza ed afferma che Dio ha chiuso la porta alle sue preghiere? Non è altri che il santo profeta Geremia. "Ti sei avvolto in una nuvola, perché la preghiera non potesse raggiungerti" (Lamentazioni 3:44). Ma questi siamo io e te, in qualche momento di crisi della nostra vita, quando sembra che Dio abbia chiuso i cieli, che le nostre preghiere siano perdute. Sei tu che gridi con Geremia: "Sono l'uomo che ha visto l'afflizione, sono in uno stato dal quale sembra che non riesca a venir fuori"?

Se non credi che lo Spirito Santo abbia i suoi tempi, non potrai mai comprendere perché la risposta alle preghiere sembra essere ritardata. Ogni promessa di Dio si leverà per metterti alla prova finché non cominci a riposare nei tempi di Dio! Di Giuseppe, che giaceva senza speranza in una prigione, sta scritto: "...finché si avverò quanto aveva predetto, e la parola del SIGNORE gli rese giustizia" (Salmo 105:19). Questo verso, che riguarda i tempi dello Spirito Santo, sta in mezzo a queste due affermazioni: 1) "Gli legarono i piedi con ceppi; fu oppresso con catene di ferro" (verso 18) e 2) "Il re lo fece slegare ... lo liberò" (verso 20). La prova dell'attesa ruppe il suo cuore. Ascoltiamo il pietoso lamento che Giuseppe fece al coppiere, dopo avergli rivelato che sarebbe stato reintegrato al suo posto e rilasciato dalla prigione: "Ma ricordati di me, quando sarai felice, e sii buono verso di me, ti prego; parla di me al faraone e fammi uscire da questa casa, perché... non ho fatto nulla per essere messo in questo sotterraneo" (Genesi 40:14-15).

Ci sono persone che avrebbero chiesto dove fosse la fede di Giuseppe. Era così vicino a Dio, da saper interpretare sogni e misteri. Dio gli parlava. Era santo ed in intima comunione con Dio. E allora perché non riposava, semplicemente, pregando e sperando che Dio lo tirasse fuori? Perché quel lamento così pietoso: "Parla a Faraone, aiutami ad uscire fuori da questo inferno"? Era messo alla prova dalla Parola! Possiamo leggerla, pregare in accordo ad essa, predicarla. Ma finché non viene provata in noi, non produce vita. Alcuni di voi, proprio adesso, sono severamente provati dalla Parola. Avete visto la risposta di Dio a molte preghiere, ma adesso assistete ad una richiesta che resta da tanto tempo senza esaudimento. Il vostro piangere, il vostro gridare, le mani alzate, il travaglio, tutto sembra inascoltato, senza alcun indizio di risposta, da nessuna parte. Alcuni hanno visto svanire in un attimo quello che sembrava proprio un miracolo!

Lasciate che vi dica che cosa è necessario, in questi ultimi giorni, per avere la vittoria. Dobbiamo rimanere fermi su ogni promessa, pregare in fede, efficacemente, con fervore, senza dubbi, e poi aspettare e riposare, fidando che il Signore farà ciò che è giusto, nel suo momento e a modo suo. Sono pochi, oggi, i cristiani che aspettano pazientemente che Dio agisca a suo tempo. Ce ne sono alcuni che, più egli ritarda, più si adirano. Altri alla fine si arrendono, pensando che Dio non risponda. Puoi dire insieme ad Habacuc: "... aspetto in silenzio il giorno dell'angoscia ... il fico non fiorirà, non ci sarà più frutto nelle vigne; il prodotto dell'ulivo verrà meno, i campi non daranno più cibo, le greggi verranno a mancare negli ovili, e non ci saranno più buoi nelle stalle; ma io mi rallegrerò nel SIGNORE, esulterò nel Dio della mia salvezza. DIO, il Signore, è la mia forza; ... mi farà camminare sulle alture" (Habacuc 3:16-19)?

Non crediate che Geremia rimase sempre nella disperazione! Come Davide, ne venne fuori, in un luogo glorioso di speranza e vittoria. Ricordò che il suo Dio era pieno di compassione e di tenera misericordia: "Ecco ciò che voglio richiamare alla mente, ciò che mi fa sperare: è una grazia del SIGNORE che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite; si rinnovano ogni mattina. Grande è la tua fedeltà! Il SIGNORE è la mia parte, io dico, perciò spererò in lui. Il SIGNORE è buono con quelli che sperano in lui, con chi lo cerca. È bene aspettare in silenzio la salvezza del SIGNORE... Il Signore infatti non respinge per sempre; ma, se affligge, ha pure compassione, secondo la sua immensa bontà" (Lamentazioni 3:21-26; 31-32).

Davide, nello stesso salmo col quale abbiamo iniziato, disse: "... poiché il SIGNORE ha udito la voce del mio pianto. Il SIGNORE ha ascoltato la mia supplica, il SIGNORE accoglie la mia preghiera" (Salmo 6:8-9). Egli ha conservato ogni lacrima, ascoltato ogni grido, prestato attenzione ogni preghiera. Puoi riposare nella sicurezza che se devi attraversare una fornace ardente di afflizione, egli sarà proprio lì, con te. Per ogni cosa che Dio permette, egli ha un piano, per ogni difficile prova che manda, una grazia speciale.

In tutta la parola di Dio, Davide è un'immagine, un esempio dell'uomo che ha un cuore per Dio, il tipo di colui che si comportò bene (eccetto che per il peccato di Bat-sceba ed Uria!) "Davide aveva fatto ciò che è giusto agli occhi del SIGNORE, e non si era scostato in nulla dai suoi comandamenti per tutto il tempo della sua vita, salvo nel fatto di Uria, l'Ittita" (I Re 15:5). Fin dal giorno in cui Samuele versò l'olio sul suo capo, ungendolo re sopra Israele "...lo spirito del SIGNORE investì Davide" (1 Samuele 16:13). È detto che "...Saul aveva paura di Davide, perché il SIGNORE era con lui e si era ritirato da Saul ... Davide riusciva bene in tutte le sue imprese e il SIGNORE era con lui. Saul vide e riconobbe che il SIGNORE era con Davide" (I Samuele 18:12,14,28).

E allora, cosa ottenne Davide, da tutta la sua giustizia? Guai da ogni parte! Ma ricordiamo: Dio era sempre con lui. "Saul confidò a Gionatan, suo figlio, e a tutti i suoi servitori che voleva uccidere Davide ... Saul cercò di inchiodare Davide al muro con la lancia; ma Davide schivò il colpo..." (1 Samuele 19:1,10). Davide fuggì per paura di Saul. "Allora Davide ... andò da Achis, re di Gat. Davide ... temette Achis, re di Gat. Mutò il suo modo di fare in loro presenza, faceva il pazzo in mezzo a loro, tracciava dei segni sui battenti delle porte e si lasciava scorrere la saliva sulla barba" (1 Samuele 21:10-13).

Facciamo un passo indietro, a quando quest'uomo giusto rimaneva saldo davanti al gigante Golia. Pensiamo alle folle che acclamavano: "Davide ha ucciso i suoi diecimila". Adesso trema di paura, il suo migliore amico è stato allontanato da lui; è talmente preso dalla paura che per salvare la pelle finge di essere pazzo! Si nasconde in una caverna, ad Adullam, con quattrocento derelitti e scontenti. Dopo essere stato inseguito dall'esercito di Saul, mentre si nascondeva e fuggiva, Davide disse: "Un giorno o l'altro perirò per mano di Saul; non vi è nulla di meglio per me che rifugiarmi nel paese dei Filistei" (1 Samuele 27:1). Adesso Davide era esposto a diverse paure. Deve aver pensato al giorno della sua unzione come ad un grande sbaglio. Forse deve aver pensato: "Signore, non è possibile che tu sia con me. Non posso essere l'unto. Tutto va storto! È inutile. Sono costretto a passare al nemico. Evidentemente, Dio è adirato con me". Hai mai detto: "Non c'è altra soluzione che scappare?"

Ma Dio non aveva dimenticato Davide neanche per un momento. Infatti, sappiamo che "... lo spirito del Signore fu sopra Davide" da quel momento in poi. La stessa cosa vale per te e per me. Il giorno in cui lo Spirito di Dio ci portò a Gesù e ci unse, egli venne per stare accanto a noi, per dimorare con noi. Nelle tue prove, nello sconforto, Egli è il tuo Consolatore! Sembra che le cose vadano male, ma per te che hai fiducia, Dio ha ogni cosa sotto controllo.

Perché le cose andavano storte a Davide? Perché era alla scuola dello Spirito Santo! Dio sta creando un carattere, e solo le difficoltà possono realizzarlo. Non ci dovevano più essere dei Saul, indisciplinati e non addestrati per mancanza di prove. Saul era partito bene, ma cadde presto perché non era stato provato. Adesso Dio cercava un uomo del quale potesse fidarsi, un uomo col quale potesse costruire una casa duratura. Non ci fu mai un attimo nel quale lo Spirito Santo non rimase con Davide. Dio avrebbe potuto mandare degli angeli, avrebbe potuto proclamare la Parola, avrebbe potuto mandare un esercito celeste per tenere Davide fuori da tutti quei guai. Invece, li permise tutti, in modo che Davide giungesse alla fine delle sue forze e si rimettesse completamente nel Signore. Se non fosse stato provato, non avremmo nessuno di quei grandi Salmi di speranza e fede. E se egli non fosse stato provato, i Salmi non sarebbero che teologia morta!

Alcuni di voi sono a Siclag con Davide, oppure vi si stanno dirigendo. In 1 Samuele 30, è scritta la storia di come gli Amalechiti sopraffecero il popolo, devastando vite ed averi. Davide si trovò in grande travaglio, perché la sua stessa gente parlava di lapidarlo, dandogli la colpa del disastro. "...ma Davide si fortificò nel SIGNORE, nel suo Dio" (1 Samuele 30:6). Quando si rivolse al Signore (verso 8), ricevette l'assicurazione che tutto ciò che aveva perso gli sarebbe stato restituito. Nel verso 19, vediamo l'epilogo: "Davide ricondusse via tutto".

Grazie a Dio, Davide riebbe la sua famiglia ed i suoi beni, ma gli fu restituito qualcosa di molto più grande. La cosa più importante è che riacquistò la fiducia in Dio, la sicurezza che Dio era ancora con lui. Il potere della sua unzione fu rinnovato, insieme ad un odio rinnovato per il nemico. Quello fu il giorno in cui Davide ebbe la sua laurea! Aveva imparato a chiedere al Signore e a prendere coraggio nel Signore. Da quel giorno in poi, egli divenne sempre più forte, e vinse.

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