Il tocco di Dio
Mentre scrivevo questo messaggio, un’altra bomba è esplosa in Israele uccidendo quattordici persone. Migliaia di islamici hanno programmato di farsi esplodere nell’eternità soltanto per attaccare gli Israeliti. Ma l’Islam ha dichiarato guerra non solo ad Israele ma alla Cristianità. L’America vive in completa paura. Siamo spaventati da questi suicidi pieni di esplosivo, guerra batteriologica, perfino da un attacco nucleare. Un velo di morte è sopra la nazione.
Dove è la chiesa nel mezzo di questo caos? La maggior parte della Cristianità è in uno stato di morte. La chiesa è piena di attività religiose, ma queste prevalentemente sono della carne. La presenza di Dio è tristemente mancante durante questo tempo di crisi.
Ciò è tragico perché il nostro Signore ha sempre un rimedio per il mondo nel caos. È un rimedio provato nei secoli ed usato di generazione in generazione per svegliare la propria sviata e morta chiesa. Questo rimedio non è mai cambiato fin dalla creazione dell’uomo. È semplice: Dio eleva degli uomini o donne che ha scelto.
In tempi come questi il nostro Signore usa degli individui per rispondere ad un mondo in crisi. Egli tocca i Suoi servitori in un modo soprannaturale. Per prima cosa li trasforma, quindi li chiama ad una vita di totale sottomissione alla Sua volontà. Questi servitori toccati da Dio sono ben descritti nel Salmo 65 al verso 4: “Beato chi sceglierai e accoglierai, perché egli abiti nei tuoi cortili!”
In breve Dio chiama tali servitori da parte. Il Suo Spirito invita il servitore ad una comunione intima; e lì, nella maestosa presenza del Signore gli viene data la mente di Dio; egli riceve una chiamata divina e repentinamente la sua anima viene riempita da una urgenza. Emerge da questa comunione divina con la parola data da Dio e comincia a camminare con una autorità spirituale.
La storia biblica rivela questo modo di fare molto spesso. Di volta in volta il popolo di Dio Lo ha rigettato e si è rivolto agli idoli. Adottarono pratiche pagane ed ogni generazione diventava più spregevole e corrotta. La loro empietà addolorava ed irritava il Signore. Ma come venivano ristorati? In ogni caso Dio faceva sorgere un servitore pio: un giudice, un profeta, un re giusto.
Samuele è uno di tali esempi. Egli riprese Israele: “Ma essi dimenticarono il SIGNORE, il loro Dio, ed egli li diede in potere di Sisera, capo dell'esercito di Asor, e in potere dei Filistei e del re di Moab, i quali mossero loro guerra. Allora gridarono al SIGNORE e dissero: "Abbiamo peccato, perché abbiamo abbandonato il SIGNORE e abbiamo servito gli idoli di Baal e d'Astarte; ma ora liberaci dalle mani dei nostri nemici, e serviremo te". Il SIGNORE mandò Ierubbaal, Bedan, Iefte e Samuele, e vi liberò dalle mani dei nemici che vi circondavano, e viveste al sicuro.” (1Samuele 12:9-11).
Tali servitori toccati da Dio diventarono il Suo strumento di liberazione. Essi riuscirono a discernere i tempi e dato che conoscevano il cuore di Dio, il Signore li usò come oracoli. Pronunciarono le Sue parole sia al popolo che alle nazioni circostanti.
Non c’è da mettere in dubbio il tocco di Dio su chi è stato scelto e chiamato. Una tale persona può stare ritto di fronte a tutti gli altri. Quindi perché il Signore tocca tali particolari servitori? Perché fece sorgere Abramo, Mosè, Davide e certi altri per portare la restaurazione al Suo popolo ed alle nazioni? Forse il Signore ha visto qualcosa di speciale in loro?
No, questi personaggi non erano superuomini. Le loro vite manchevoli, difettose ce lo confermano; neanche possiamo dire che erano stati predestinati a fare quello che hanno fatto. Ogni persona ha una volontà libera, può scegliere di seguire o rigettare la chiamata di Dio.
Considerate Saul: era stato scelto da Dio, toccato dalla Sua mano, riempito con il Suo Spirito. Il Signore aveva un piano meraviglioso per la vita di Saul; intendeva stabilire per lui un trono “senza fine”. Eppure Saul fallì nella chiamata di Dio. Malgrado l’unzione di Dio si ribellò contro il Signore; il suo destino non fu determinato soltanto dalla sua scelta da parte di Dio.
Quando il Signore sceglie qualcuno appartandolo per un lavoro speciale, di redenzione, da a quel servo due chiamate; il modo d’esso di rispondere a tali chiamate determina la potenza e l’intensità del tocco di Dio nella sua vita. Per prima cosa c’è la chiamata ad alzarsi, poi c’è quella a venire fuori. La vita di Mosè dà un esempio di entrambe le chiamate.
Questa chiamata ci invita fuori dalle occupazioni della nostra vita, per entrare in una ricerca senza legami della presenza di Dio. Considerate l’esperienza di Mosè. Quando egli divenne la guida d’Israele, immediatamente divenne un uomo molto occupato. Nessuna comunità nella storia è mai stata così grande e bisognosa. Il popolo di Dio si poteva contare in milioni. Presto la vita di Mosè divenne frenetica, dovendo giudicare e ministrare al popolo dalla mattina fino alla notte.
Finalmente il suocero di Mosè, Ietro, intervenne. Avvertì Mosè che si sarebbe stancato ed insieme a lui anche il popolo. Ietro lo avvisò: “Ascolta la mia voce; io ti darò un consiglio, e Dio sia con te: sii tu il rappresentante del popolo davanti a Dio, e porta a Dio le loro cause. Insegna loro i decreti e le leggi, mostra loro la via per la quale devono camminare e quello che devono fare; ma scegli fra tutto il popolo degli uomini capaci e timorati di Dio: degli uomini fidati, che detestino il guadagno illecito; e stabiliscili sul popolo come capi di migliaia, capi di centinaia, capi di cinquantine e capi di decine. Essi dovranno amministrare la giustizia al popolo in ogni circostanza. Essi riferiscano a te su ogni questione di grande importanza, ma ogni piccolo affare lo decidano loro. Così alleggerirai il tuo carico, ed essi lo porteranno con te.” (Esodo 18:19-22). In altre parole Ietro stava dicendo: “Tu sei il pastore, Mosè, hai bisogno di stare a contatto con Dio; assegna ad altri il compito di arbitrare e consigliare, quindi stai da solo con Dio. Cerca la Sua presenza, cerca la Sua sapienza, ricevi la Sua parola, questa deve essere la tua priorità principale”.
Mosè tenne conto di questo saggio consiglio. Destinò ad altri il compito di giudice e di consigliere, determinò se stesso ad accettare la chiamata di Dio ad “alzarsi”. Le Scritture dicono: “Mosè salì verso Dio …” (Esodo 19:3). “Il SIGNORE dunque scese sul monte Sinai, in vetta al monte; e il SIGNORE chiamò Mosè sulla vetta del monte, e Mosè vi salì.” (Esodo 19:20).
Mosè ebbe cara la presenza di Dio nella propria vita, questo determinò l’intensità del tocco di Dio. Notate come Dio selezionò Mosè dagli altri israeliti, per avvicinarsi a lui: “Il popolo dunque se ne stava lontano, ma Mosè si avvicinò alla nuvola dov'era Dio.” (Esodo 20:21).
Mosè rappresenta l’uomo benedetto menzionato da Davide: “Beato chi sceglierai e accoglierai, perché egli abiti nei tuoi cortili! Noi ci sazieremo dei beni della tua casa, delle cose sante del tuo tempio.” (Salmi 65:4). La parola “accoglierai” qui ha il significato di essere mosso, di essere spronato da Dio ad alzarsi.
Molti cristiani hanno avuto esperienza di tale chiamata, questa divina urgenza di comunicare con il Signore. Lo Spirito Santo li chiama spesso dal monte dell’intimità, dicendo: “Desidero cambiarti, darti una grande unzione. Vorrei che tu stessi con me di più e più profondamente. Voglio rivelarti le Mie vie come non ho mai fatto finora”.
Eppure non tutti coloro che sono chiamati rispondono. Come risultato, Dio non li tocca col Suo fuoco e la Sua unzione. In un primo momento hanno risposto: “Signore non voglio deluderti, voglio cercare continuamente la Tua faccia”. E per un periodo sono stati costanti nella preghiera, ma non hanno indirizzato il loro cuore per continuare in questa via. Dopo un po’ hanno ignorato la voce di Dio e hanno cominciato a seguire la propria via; hanno smesso di seguire la Sua chiamata di arrivare dove Lui è.
Metà strada è il luogo dove molti cristiani si fermano. La Bibbia ci dice: “Poi Dio disse a Mosè: «Sali verso il SIGNORE tu e Aaronne, Nadab e Abiu, e settanta degli anziani d'Israele e adorate da lontano; poi Mosè solo avanzerà verso il SIGNORE; ma gli altri non si avvicineranno e neppure il popolo salirà con lui».” (Esodo 24:1-2).
Dio ha scelto una manciata di uomini che vuole toccare. Egli ha dei piani meravigliosi per questi uomini, specialmente per Aronne ed i suoi figli. Diventeranno i capi sacerdoti d’Israele. Il Signore aveva detto a Mosè: “Santificherò la tenda di convegno e l'altare; anche Aronne e i suoi figli santificherò, perché mi servano come sacerdoti” (Esodo 29:44). Allo stesso modo il Signore aveva detto agli anziani: “e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa…" (Esodo 19:6).
Quindi perché Dio sta dicendo direttamente a questi uomini: “Adoratemi da lontano, non venite vicino a Me. Solo Mosè potrà venire fino in cima al monte (vedi 24:1-2). Il fatto è che Dio conosceva il peccato che si preparava nel cuore di tali uomini, essi dovevano affrontarlo perché Egli voleva toccare le loro vite, ma non poteva finché lo avessero nascosto.
Per cui Dio permise loro di arrivare solo a metà della salita sul monte. Nondimeno Egli apparve loro in modo sovrannaturale in una nuvola: “e videro il Dio d'Israele. Sotto i suoi piedi vi era come un pavimento lavorato in trasparente zaffiro, e simile, per limpidezza, al cielo stesso.” (Esodo 24:10). Questi uomini ora stavano nell’incredibile e rivelatrice presenza di Dio; potevano anche mangiare e bere a tavola, davanti alla Sua presenza, ma erano ancora “molto lontano” da Lui.
Gli anziani d’Israele erano stati davanti alla totale, incredibile santità di Dio. Ed era accaduto proprio mentre Egli stava dicendo: “Il peccato ha preso dimora nel vostro cuore e vi sta allontanando da una completa rivelazione che voglio darvi. La vostra insidiosa lussuria vi sta derubando da una stretta comunione con me. Non potete essere in intimità con Me finché avrete dei peccati nascosti”.
Cercate di immaginare quegli uomini mentre ascoltavano tali parole:
- Aronne, al quale era stato rivelato da Dio: “Sto per santificare il tuo alto sacerdozio; ti vestirò di porpora ed oro e ti metterò davanti ad Israele come esempio”. Ma il cuore di Aronne era contaminato dalla gelosia verso Mosè ed aveva anche una venatura di carnalità, temendo gli uomini più che Dio.
- Dio aveva detto a Nadab ed Abihu che avrebbe rivelato loro la Sua santità; ma questi uomini erano stati resi duri dalla loro inclinazione verso l’adulterio, non possedevano un briciolo di timore di Dio, quindi il Signore gli disse: “Io sono un Dio misericordioso; il Mio desiderio è che quando venite alla Mia presenza, vi disponiate ad essere sottomessi”.
- Dio aveva detto ai settanta anziani che voleva esaltarli davanti al mondo, ma questi uomini rifiutarono di sottoporsi a qualunque autorità, considerando se stessi dotati di talento e santità alla stessa stregua di Mosè (ciò li avrebbe più tardi portati ad una manifesta ribellione). Ma Dio li esortava ad entrare alla Sua presenza, perché voleva occuparsi del loro terribile orgoglio.
Il Signore desiderava usare tutti questi uomini. Voleva che si disponessero ad essere sottomessi, in modo da elevarli, per questo diede loro una incredibile chiamata di misericordia affinché venissero fuori.
Saul ricevette lo stesso tipo di chiamata di misericordia. Il cuore di quest’uomo era legato da una potenza demoniaca. Egli aveva marciato verso Ramah cercando di uccidere Davide, ma lo Spirito Santo adombrò Saul e tutta la notte questo re giacque sconfitto alla presenza di Dio. Eppure anche questo misericordioso, soprannaturale, intervento non gli cambiò il cuore.
Ora i capi d’Israele sono allo stesso bivio; si trovavano a metà strada dalla montagna, a metà strada dal tocco di Dio, a metà strada dalla Sua consumante presenza. “Poi Mosè e Aaronne, Nadab e Abiu e settanta degli anziani d'Israele salirono e videro il Dio d'Israele…Ma egli non stese la sua mano contro quegli eletti dei figli d'Israele…” “Esodo 24:9-11”. Notate quest’ultimo verso: il Signore non li giudicò; in verità questi uomini meritavano di essere uccisi a causa dei loro peccati. Ma il solo desiderio di Dio era redimerli.
Appresso leggiamo: “Mosè dunque si alzò con Giosuè suo aiutante; Mosè salì sul monte di Dio
e disse agli anziani: «Aspettateci qui, finché non torneremo da voi…” (Esodo 24:13-14). Gli anziani dovevano restare ed attendere il ritorno di Mosè. Ma quasi immediatamente i loro cuori vennero attirati dal campo degli Israeliti; rapidamente non ebbero più voglia di attendere ancora il Signore.
Immagino che Nadab ed Abiu furono i primi a lasciare questo campo a metà percorso. Ardevano tornare alla folla irrequieta ed alle loro vie di lussuria, quindi seguirono i dettami della loro carne. Malgrado l’apparizione di Dio nella nuvola, nonostante fosse stato loro permesso di mangiare e bere alla Sua presenza, lasciarono quel luogo senza alcun ripensamento.
Questi due uomini rappresentano i conduttori cristiani di oggi, i quali indulgono nella lussuria, la pornografia e l’adulterio. Si sono induriti a causa dei loro peccati e niente può smuoverli; hanno rigettato qualunque chiamata di grazia da parte dello Spirito Santo, qualunque messaggio contro il peccato dai Suoi profeti, qualunque incontro con il Signore stesso. Hanno rigettato tutti i Suoi tentativi di liberarli.
I successivi uomini ad essere tentati furono Aronne e gli altri pii capi. Uno dopo l’altro mormorarono: “Non sappiamo cosa sia successo a Mosè, forse ci ha abbandonato”. Rapidamente l’intero corpo degli anziani ripeté questa chiacchiera senza fondamento; questi erano uomini chiamati da Dio ad una vita di preghiera e comunione. Ma ora uno ad uno, lasciarono la Sua presenza in modo imperturbabile. Non si pentirono o si sottomisero alla Sua santità. Invece tornarono ad una religione di abominevole carnalità.
Ma là sul monte, Mosè stava avendo esperienza del tocco completo di Dio. Come?era stato obbediente alla voce del Signore, aveva seguito la Sua chiamata ad andare in alto: “Il SIGNORE disse a Mosè: «Sali da me sul monte e férmati qui…».” (Esodo 24:12). In altre parole Dio stava dicendo: “Vieni alla Mia presenza e stai qui solo per Me”.
Per sei giorni Mosè attese fuori dalla nuvola di gloria. Io credo che fu durante questi sei giorni che gli anziani se ne andarono via; si erano convinti che Dio non avesse altro da dire loro. Ma Mosè invece obbedì al Signore e rimase. Quindi leggiamo: ““… Il settimo giorno il SIGNORE chiamò Mosè di mezzo alla nuvola…Mosè entrò in mezzo alla nuvola e salì sul monte; Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.” (Esodo 24:16-18).
Mosè ricevette una incredibile rivelazione del Signore durante questi quaranta giorni. E come Dio ha chiamato Mosè allora, Egli sta chiamando i Suoi servitori sul monte anche oggi. Il Suo Spirito ci sprona ad andare in un luogo più alto e più vicino a Lui, che mai abbiamo conosciuto. Ci sta chiamando alla comunione alla intimità, a parlare con Lui faccia a faccia come fece Mosè.
In verità il Signore ci ha dato lo stesso comandamento di sperare in Lui: “… io spero in te ogni giorno.” (Salmi 25:5). “ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze…” (Isaia 40:31). “… coloro che sperano in me non saranno delusi.” “Isaia 49:23”. Tutti questi versi ci chiamano a sperare ed ad attendere Dio. Eppure, quanti di noi tornano rapidamente sulle loro vecchie vie? Quanti di noi sono spinti dalla nostra stessa carne ad una forma morta di religione?
Lo Spirito Santo dice al mio cuore: “Davide coloro che attendono alla mia presenza, mi soddisfano. La loro quieta adorazione, il loro aspettare la mia voce, sono il mio cibo”. Questi servitori toccati da Dio hanno in loro un proponimento: “IO spererò nel Signore; non mi accontenterò di nulla di meno che di una comunione con Lui faccia a faccia. Non m’importa di quello che gli altri fanno durante il loro cammino, io voglio che Dio mi guidi in luoghi dove gli altri si rifiutano di andare”.
“Mosè prese la tenda, e la piantò per sé fuori dell'accampamento, a una certa distanza dall'accampamento, e la chiamò tenda di convegno; e chiunque cercava il SIGNORE, usciva verso la tenda di convegno, che era fuori dell'accampamento.” (Esodo 33:7).
Questo non era il tabernacolo nel deserto, che non era ancora stato costruito. Piuttosto questo tabernacolo era la “tenda di convegno”. Essa serviva a Mosè come stanzino della preghiera quando andava ad incontrarsi con il Signore. Quindi quale era il motivo per cui Mosè sposto così lontano questa tenda dall’accampamento? Lo fece perché Israele si era contaminata; avevano rigettato l’autorità di Dio e si erano rivolti alle volgari iniquità di ogni tipo: idolatria, sensualità, adulterio, nudità.
Quindi Dio aveva dovuto rimuovere la Sua presenza da Israele. Egli dichiara: "Voi siete un popolo dal collo duro; se io salissi per un momento solo in mezzo a te, ti consumerei! Ora, dunque, togliti i tuoi ornamenti e vedrò come io ti debba trattare". (Esodo 33:5)
Un manto di morte incombeva sull’accampamento. Dio aveva rimosso la colonna di fuoco e la Sua presenza non poteva essere più trovata. Allo stesso modo in questi nostri giorni un’atmosfera di morte sovrasta le chiese dalle quali Dio ha rimosso la Sua presenza. Non importa quanto forte canti la congregazione, oppure quale nuovo metodo di adorazione sia stato introdotto, o quanto duramente il pastore cerchi di sollevare le emozioni delle persone; quel luogo è morto, privo della presenza di Dio. I sermoni sono senza vita, mancanti di convinzione e le pecore sono lasciate affamate e bisognose.
Mosè sapeva che solo la presenza di Dio portava la vita, per cui andava continuamente alla tenda di convegno, pregando: “Signore solo una cosa rende differente Israele dalla altre nazioni: la Tua presenza. Senza di te nel nostro mezzo, non siamo meglio dei pagani. Siamo senza forza di fronte ai nemici, se non possiamo avere la Tua presenza, non abbiamo alcuna ragione di esistere. Possiamo finirla proprio ora; io non voglio continuare senza di te”.
Il Signore disse a Mosè che non voleva tornare in quell’accampamento contaminato, ma acconsentì a mandare un angelo a guidare Israele: “Ora va', conduci il popolo dove ti ho detto. Ecco, il mio angelo andrà davanti a te…” (Esodo 32:34). E quindi promise: “Egli vi condurrà in un paese dove scorre il latte e il miele…” (Esodo 33:2-3).
Ho dovuto rileggere quest’ultimo verso molte volte, prima di capire cosa Dio stesse dicendo. In breve Egli stava dicendo al suo popolo: “Vai avanti, muoviti, combatti le tue battaglie. Sconfiggerai i tuoi nemici ed avrai le loro case, le vigne ed i loro possedimenti. Io manterrò tutte le mie promesse verso di te, ma la Mia presenza non sarà con te.”
Questo passo spiga molto su cosa sia accaduto alla chiesa di Dio ai nostri tempi.
Un numero imprecisato di pastori e di congregazioni sono andati avanti senza la presenza di Dio. Stanno costruendo grandi chiese, attirando grandi numeri, procurandosi ricchezze. Alcune, perfino, scacciano demoni o guariscono ammalati; ma il Signore stesso non è nel loro mezzo. La manifesta presenza di Cristo non può essere trovata nel mezzo di loro.
Gesù predisse che queste cose sarebbero avvenute negli ultimi giorni. Ministri guidati dalla carne vogliono compiere grandi opere, senza preoccuparsi se il Signore è con loro. Tutto ciò di cui hanno cura è se i loro conti vengano pagati e che migliaia accorrano nelle loro chiese. Alcuni pastori in realtà hanno paura della presenza di Dio, non permettono a ministri in visita di predicare, avendo timore che un messaggio che convinca di peccato possa spaventare i loro parrocchiani.
Dio sta dicendo loro in questo passo: “Vai avanti, afferra la tua prosperità; ma sii pronto per la mia collera che si abbatterà su di te in qualunque momento. La tua carnale occupazione e contaminazione ha fatto andare via da te la Mia presenza”.
Un vero pastore di Dio, comunque, ha una preoccupazione principale: “Il Signore è tra di noi? La Sua presenza è nel nostro mezzo?
la presenza di Dio non tornerà in nessuna congregazione fino a quando il ministro ed il popolo non abbandoneranno dietro di loro tutte le contaminazioni. Devono dimenticare tutte le lussurie e devono separarsi per mettersi in un luogo di purezza di cuore.
Israele era stata completamente contaminata, incluso Aronne ed i sacerdoti; quindi Mosè lasciò il campo e si mise da parte per il Signore. Immediatamente Dio riempì la tenda di convegno con la Sua presenza: “Appena Mosè entrava nella tenda, la colonna di nuvola scendeva, si fermava all'ingresso della tenda, e il SIGNORE parlava con Mosè… Or il SIGNORE parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico…” (Esodo 33:9-11).
Mosè è uno splendido esempio di cosa ci vuole per riavere la manifesta presenza di Cristo per una congregazione. Primo, il ministro deve separare se stesso per Dio e intercedere intensamente. Quindi un santo rimanente deve seguire il loro pastore, lasciando ogni contaminazione. Uno spirito di pentimento deve pervadere quel nuovo campo. Al più presto una pura adorazione deve scaturire in mezzo a loro ed il popolo conoscerà che il Signore è tornato tra loro.
Questo è l’unico modo per far tornare la presenza di Dio: rifiutare di stare in un luogo di contaminazione. Tu puoi dire: “Questa è teologia del Vecchio Testamento; non puoi applicarla nell’epoca del Nuovo Testamento”. Ma Paolo ci avverte chiaramente: “Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi.” (1Corinzi 3:16-17).
In breve, Dio ci dice: “Rimuovete da voi ogni lussuria: pornografia, bramosia, adulterio. Rifuggite dall’amarezza che cresce dentro di voi; separatevi dal luogo di contaminazione”. Questo discorso sulla separazione potrebbe non sembrare “normale” cristianità. Un normale cammino con Gesù ai giorni nostri, significa leggere un capitolo della Bibbia, pregare mentre stai andando al lavoro ed andare in chiesa la domenica. Ma, miei amati, non stiamo vivendo in tempi normali. Dio sta oggi chiamando il Suo popolo ad una cristianità radicale.
Proprio ora, migliaia e migliaia di musulmani sono schierati, implorando: “Fatemi morire per la mia fede”. Pregano devotamente sei volte al giorno. Eppure nel frattempo, decine di migliaia di cristiani americani, siedono pigramente di fronte alle loro TV, trangugiandone la lordura. Come ho già menzionato, la nostra società siede su una lama, attendendo maggior distruzione. Tremiamo al pensiero di un nuovo attacco terroristico, nondimeno la cristianità che il mondo vede è debole, senza forza, saturato dalla carnalità, senza preghiera.
Ci vuole una sovrannaturale infusione della presenza di Dio per la Sua chiesa, affinché ritorni di nuovo vivente. Ciò significa misure radicali in mezzo al Suo popolo. Dio non ci sta chiedendo di pregare sei volte al giorno oppure di digiunare per alcune settimane. Semplicemente vuole comunione.
Il Signore ci sta chiedendo di incontrarlo sul monte. Egli vuole che esci, rimuovi te stesso dal luogo di contaminazione, il Suo grande desiderio è di tenerti sempre più profondamente nel Suo cuore. Questo è il modo in cui Lui risponde ad un mondo in crisi; egli spinge i Suoi servitori a prenderLo più sul serio di quanto abbiano mai fatto in precedenza; ed Egli li riempie della Sua presenza. Allora le masse dell’umanità vedranno e conosceranno che Gesù Cristo è il Signore.