Il Volto Umano di Dio

Se siete veramente seri nel vostro cammino con Dio, allora vorrete certamente conoscere il vostro Padre Celeste. E così apprenderete cose concernenti la Sua maestà, la Sua potenza, la Sua gloria. Ma conoscete il volto umano del vostro Signore?

Forse vi chiederete che cosa voglio dire con questo. Dopo tutto, sappiamo bene che Dio è spirito e che, come tale, è invisibile agli occhi umani. Le Scritture lo dicono chiaramente: "Nessuno ha mai visto Dio..." (Gv. 1.18) Quindi, come può Dio avere un volto umano?

Io penso che parte della missione di Gesù sulla terra fosse quella di rivelare il volto umano del Padre Celeste. Lo vediamo nel passo in cui Cristo disse ai suoi discepoli che stava per ritornare al Padre. Disse: "...del luogo dove io vado, sapete anche la via" (Gv. 14.4).

Quando i discepoli udirono questo, rimasero ammutoliti. Tommaso rispose: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?" (Gv. 14.5) In altre parole: "Come possiamo sapere dove vai? E se tu ci lasci, come potremo mai arrivare al Padre? Tu stesso ci hai detto di essere l'unica via ."

Gesù gli rispose: "Se mi aveste conosciuto avreste conosciuto anche mio Padre; e fin da ora lo conoscete, e l'avete visto" (Gv. 14.7). Filippo era completamente confuso. Deve aver pensato: "Cosa vuol dire Gesù quando dice che abbiamo visto il Padre? Come possiamo vedere uno spirito? E come può Gesù essere Dio, se lo possiamo vedere? Questo è un enigma incomprensibile". Alla fine sbottò: "Signore, mostraci il Padre e ci basta" (Gv. 14.8).

Gesù sapeva che la richiesta di Filippo era sincera, quindi rispose molto pazientemente: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre; come mai tu dici: Mostraci il Padre?" (Gv. 14.9).

Gesù poi si voltò e chiese: "Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me?..." (Gv. 14.11). Dopo aver detto questo, fece loro una stupenda promessa: "In quel giorno [dopo la mia resurrezione] conoscerete che io sono nel Padre mio, e voi in me e io in voi" (Gv. 14.20).

Quale stupefacente conversazione! Cristo stava dicendo a questi uomini: "Guardatemi! Non vedete che sono Dio, rivestito di carne umana? Io sono la vera essenza del Padre. Tutto ciò che lui è, in natura, sostanza e carattere – è anche in me. Tutto quello che Io dico e faccio rivela chi è Lui. Quindi, quando agisco e parlo, voi Lo vedete al lavoro. Sono venuto sulla terra per mostrarvi il volto umano di Dio! Mi rendo conto che ora non potete capire tutto questo. Ma quando risorgerò dai morti, vi mostrerò in modo conclusivo chi è il Padre. Io Lo manifesterò a voi, perché io e Lui siamo uno".

Oggi, noi sappiamo che l'intero ministero di Cristo fu una rivelazione del Padre. Gesù fece solamente quello che egli vide fare dal Padre o quello che il Padre gli disse di fare e nient'altro. Infatti, Gesù affermò francamente: "Io non posso fare nulla da me stesso..." (Gv. 5.30). Egli ripete questa affermazione in tutto l'Evangelo di Giovanni: "Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare; e so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me" (Gv. 12:49-50). "Chi vede me, vede colui che mi ha mandato." (Gv. 12.45). "Infatti, io non sono venuto da me, ma è lui che mi ha mandato" (Gv. 8:42).

L'apostolo Paolo conferma queste parole quando dice di Cristo: "Colui che è stato manifestato in carne..." (1 Ti. 3.16). In un altro verso Paolo Lo chiama: "...l'immagine del Dio invisibile..." (Cl. 1.15).

Da questo emerge una figura chiara: Dio mandò Suo figlio per mostrarci esattamente come è il Padre. Quindi per conoscere e vedere Dio, dobbiamo anzitutto conoscere e vedere Cristo!

Per secoli, artisti hanno cercato di dare un volto umano a Dio. Dipinti e vetrate in molte cattedrali rappresentano Dio come un accigliato tiranno dalla barba bianca, con fulmini e saette che Gli sprizzano dalle dita. In una grande cattedrale del Sud America, si può vedere un immagine di Dio che brandisce una mazza, ritto sopra una massa di gente in ginocchio. Purtroppo questa è un'immagine condivisa da molta gente in tutto il mondo.

Certamente, dobbiamo riconoscere che Dio possiede anche un aspetto di severità. Il Signore è giusto e santo, ed egli non risparmierà la Sua ira sui peccatori malvagi ed induriti che rifiutano in continuazione il suo Evangelo.

Paolo ci rammenta questo lato severo di Dio, che si accompagna alla sua bontà: "Considera dunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso quelli che sono caduti; ma verso di te la bontà di Dio, purché tu perseveri nella sua bontà; altrimenti, anche tu sarai reciso" (Ro. 11.22).

La parola greca "severità" in questo versetto ha il significato di "decisivo, brusco, perentorio". A sua volta la parola "perentorio" ha il significato di "dittatoriale, indubitabile, inescusabile". In altre parole, Dio farà quello che dice di fare – e lo farà in modo decisivo!

Gesù manifestò questo aspetto severo del carattere di Dio durante la Sua vita terrena. Ad esempio, non aveva alcuna pazienza con gli ipocriti ed i Farisei che si burlavano dello Spirito Santo che era all'opera in Lui. E quando le autorità religiose permisero ai cambiavalute di mercanteggiare nel suo tempio, Cristo li scacciò con la frusta, chiamandoli ladri. Miei cari, questa è severità!

Considerate anche le severe parole di giudizio: "Guai a te, Corazim! Guai a te Betsaida! ... nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e Sidone sarà più tollerabile della vostra" (Mt. 11.21-22). E disse agli scribi ed ai Farisei: "Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna?" (Mt. 23:33).

Alla fine, Gesù profetizzò con una certa severità sull'amata capitale di Israele: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco la vostra casa sta per esservi lasciata deserta" (Mt. 23.37-38).

Paolo conferma questo lato severo di Dio, affermando: "L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia" (Ro. 1:18). L'apostolo aggiunge che Dio ripagherà i malvagi delle loro azioni: "...ma ira ed indignazione a quelli che, per spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia. Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che fa il male..." (Ro. 2:8-9).

Tuttavia, molti predicatori di oggi hanno tragicamente accantonato la severità di Dio. Parlano solo della Sua bontà e del Suo amore, senza mai menzionare la punizione del peccato. Infatti, tolgono il timore di Dio dal cuore dei credenti, eliminando così una delle più forti motivazioni alla santità.

Eppure la Parola di Dio afferma in modo inconfutabile: "...temi il Signore e allontanati dal male" (Pr. 3.7). "...con il timore del Signore si evita il male" (Pr. 16.6). Paolo ebbe questa preoccupazione in mente quando istruiva Timoteo: "Predica la Parola... convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza" (2 Ti. 4:2). Paolo disse che questo tipo di predicazione era "sana dottrina" – che voleva dire: "una salutare, buona notizia che dona la vita".

La severità di Dio è solo un aspetto del Suo volto umano. L'altro aspetto è la Sua bontà ed incondizionato amore. Anche il ministero di Gesù mette in risalto questo aspetto. Tutto ciò che Gesù disse e fece, rivelò la meravigliosa gentilezza amorosa del Padre.

Ora vi chiedo: Avete voi questo concetto del vostro Padre Celeste – cioè che è un Padre amorevole e benigno con voi Suoi figli? E siete convinti di renderlo felice e di compiacerlo? Oppure considerate Dio solo come un padre vendicativo ed accusatorio che vi controlla dall'alto pronto a colpirvi non appena sbagliate?

Il fatto è che a Dio interessa cosa voi pensate di Lui. E questa è la ragione per cui Gesù fu così determinato nel rivelare la bontà del Padre verso i Suoi figli in tre particolari manifestazioni. L'evangelo di Giovanni documenta che ciascuna di tali manifestazioni ebbe luogo dopo la resurrezione di Gesù. E ciascuna di esse ci rivela qualcosa di importante circa il nostro Padre Celeste.

La prima volta che Gesù si manifestò, era appena stato crocifisso, ed il residuo dei discepoli si era disperso. Ma presto, si riunirono ancora insieme, chiudendosi a chiave dentro ad una stanza "...per timore dei Giudei..." (Gv. 20.19). La parola greca per "timore" in questo versetto ha il significato di "terrorizzati, spaventati, molto impauriti". Questi uomini erano paralizzati, irretiti dalla paura. Un semplice colpetto sulla porta poteva far sobbalzare il loro cuore; potevano essere soldati romani che venivano ad arrestarli. Eppure Gesù aveva promesso loro prima d'essere crocifisso: "L'ora viene che non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi farò conoscere il Padre" (Gv. 16.25). La parola "apertamente" qui significa "con certezza, senza dubbio, visibilmente".

Questi uomini non sapevano che Gesù stava parlando proprio di quel momento, mentre se ne stavano tremanti chiusi a chiave in quella stanza. Stava dicendo: "Quando mi vedrete ancora, osservatemi bene ed ascoltate attentamente le mie parole. Vedrete ed ascolterete vostro Padre Celeste in me!"

Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta. Era Maria Maddalena – che esclamò: "Ho visto il Signore! Egli mi ha parlato! Mi ha detto di dirvi che salirà al Padre. Ed egli lo ha chiamato mio padre e vostro padre, il mio Dio ed il vostro Dio" (Vedi Gv. 20.17-18).

I discepoli ascoltarono con curiosità, ma non capirono. Sapevano ora che Gesù era vivo, ma non riuscivano a comprendere la Sua resurrezione. Ebbene, invece di uscire e proclamare: "Egli è vivo", rimasero ammucchiati nella stanza tutto il giorno.

La stessa sera, Gesù apparve a loro in quella stanza chiusa a chiave: "...Gesù... si presentò in mezzo a loro, e disse: Pace a voi! E detto questo, mostrò loro le mani e il costato..." (Gv. 20.19-20).

Quale meravigliosa visione! Gesù apparve improvvisamente tra i discepoli – e quando ciò avvenne, non pronunciò una sola parola di rimprovero o di condanna nei loro confronti. Invece disse semplicemente: "Pace a voi!" Con questo, voleva dire: "Vivete nella paura perché non camminate nella luce. Ma io vi dico che non vi è alcuna ragione di temere. Abbiate pace!"

È importante ricordare qui la precedente promessa che Gesù fece ai suoi discepoli: "Dopo la mia resurrezione, verrò e vi rivelerò il Padre". Ora, proprio in quel momento, stava accadendo qualcosa in quella stanza che era correlata alla rivelazione dell'essere di Dio. La prima cosa che notiamo è l'offerta di pace di Gesù. Egli stava rivelando la natura del nostro Padre Celeste: le prime parole che Dio ci rivolge non sono mai parole di condanna, ma di pace!

Luca ci dona un'immagine più ampia di ciò che accadde. Dice che quando Gesù apparve ai discepoli erano "sconvolti ed atterriti, pensavano di vedere un fantasma" (Lc. 24.37). Ma Gesù li incoraggiò: "...toccatemi e guardate; perché un fantasma non ha carne e ossa come vedete che ho io" (v. 39).

Gesù voleva che essi non solo sapessero che Egli era Dio, ma che era fatto anche di carne ed ossa. Anche quando più tardi salì in gloria, Egli non rinunciò mai alla Sua umanità. Egli era spirito, è vero – ma rimase un essere umano, proprio come noi. E così, oggi, noi sappiamo che anche nella gloria celeste, il Nostro Signore percepisce le sensazioni delle nostre infermità.

Quindi Gesù spiegò la Sua missione per mezzo delle Scritture – perché ha dovuto essere crocifisso e risuscitato dai morti. Quindi mostrò ai discepoli le Sue mani ferite dai chiodi ed il Suo costato trafitto, dicendo loro: "Voglio rivelarvi qualcosa del Padre. Tutte queste cose – la mia morte, la mia sepoltura e resurrezione, puntano ad una cosa: ...che nel (mio) nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti..." (Lc. 24.47).

Gesù disse che tutto questo riguardava la riconciliazione! Io vi chiedo – che cosa ci rivela questo a proposito della natura del nostro Padre Celeste? Dice che Egli è come un padre che ha perso i Suoi figli – ed è così deciso a riconciliarsi con loro, che rinuncia persino alla Sua vita per loro, attraverso Suo Figlio.

Paolo scrive: "...Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo..." (2 Co. 5.19). "E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con se per mezzo di Cristo (2 Co. 5.18). "...Siate riconciliati con Dio" (2 Co. 5.20). Il verbo "riconciliare" qui significa "restituire il favore divino; rimuovere ogni ostilità". Paolo sta dicendo in questo verso: "Siate riconciliati con Dio tornando alla Sua grazia e misericordia!"

Volete conoscere il sentimento di Dio nei vostri confronti? Allora ascoltate le parole di Gesù in quella stanza chiusa a chiave: "Guardate le mie ferite, il segno dei chiodi, il mio costato aperto. Ho fatto tutto questo per volontà di mio Padre – vostro Padre – per potervi rivelare i Suoi sentimenti nei vostri confronti. Egli vuole ristabilirvi, eliminare tutti i muri e le barriere – per riconciliarvi a Lui. Il perdono è ora disponibile, perché il mio sangue ha pagato il prezzo. Ebbene, siate riconciliati con Dio!"

Se voi pensate che Dio si allontani rabbiosamente da voi ogni volta che sbagliate – se pensate che il Suo amore si trasformi in dispiacere ogni volta che peccate – non conoscete affatto il cuore del Padre. Più semplicemente, non lo conoscerete fino a che non saprete che Egli vuole riconciliarvi a Lui. Egli vuole che voi siate uniti a Lui – mentre godete la Sua benedizione ed il Suo favore!

La seconda manifestazione di Gesù ebbe luogo per amore di un discepolo – Tommaso. Tommaso non era in quella stanza chiusa a chiave quando Gesù apparve la prima volta. Ma, più tardi, egli raggiunse gli altri discepoli, ed essi cercarono di spiegargli cosa era successo:

"Gli altri discepoli dunque gli dissero: Abbiamo visto il Signore! Ma egli disse loro: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò!" (Gv. 20.25).

La parola greca per "mettere" (il dito) qui ha il significato "spingere violentemente e con forza". Tommaso stava dicendo: "Io non crederò che è vivo finché non infilerò la mia mano nel suo costato". Stava ovviamente scherzando nel dire questo per esprimere in modo colorito la sua totale incredulità.

Leggendo le parole di Tommaso in questo passo, sento crescere la rabbia in me. Vorrei dirgli: "Uomo ingrato ed incurante! Come puoi dubitare delle parole del Signore risorto, dopo tutti i miracoli che hai visto? Gesù stesso ti disse che sarebbe risorto il terzo giorno!"

Eppure, come sento la rabbia ribollirmi dentro, mi rendo conto di una cosa: "Ahimè, sto descrivendo me stesso!" Spesso nella mia vita, quando si presentano delle crisi, ma non ho alcuna evidenza che Dio ascolta le mie preghiere, allora la mia mente viene assalita da una marea di dubbi. Sono tentato di pensare: "Non posso camminare nell'oscurità. Se il Signore vuole che io continui ad avere fiducia in lui, mi deve mostrare qualche segno".

Deve essere stato questo il pensiero di Tommaso. Ma ecco che, ancora una volta, Gesù apparve per rivelare ai Suoi seguaci – ed a noi oggi – il volto umano di Dio:

"Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: Pace a voi!" (Gv. 20.26). Gesù offrì nuovamente pace. Quindi disse a Tommaso: "...porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente" (Gv. 20.27).

Vedendo Cristo, Tommaso esclamò: "Signore mio e Dio mio!" (v.28). Gesù gli rispose: "Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!"(Gv. 20.29).

Quale insegnamento possiamo trarre da questo? Che cosa vuole farci imparare Gesù a proposito del nostro Padre Celeste? Questo: Dio è molto contento quando noi confidiamo in lui senza chiedere riscontri alla nostra fede!

Gesù stava dicendo a Tommaso: "Quando la smetterai di chiedere segni per credere in Me? Hai visto come ho vissuto. Mi hai visto salire sulla montagna per pregare. Tu sai che non muovo un passo senza consultare il Padre. Ebbene, Egli è pure tuo padre, Tommaso. E senza la fede è impossibile compiacerlo! Mi hai appena chiamato tuo Signore e tuo Dio. Ma se sono veramente il tuo Dio, allora lasciami essere il tuo Dio. Sii completamente dipendente da me! Non posso essere il tuo Dio fino a che non metterai ogni cosa nelle mie mani, con piena fiducia e fede in Me".

Se ci poniamo ancora la domanda – chi è Dio e che carattere ha? – vediamo che Egli è un Padre che non solo vuole riconciliarci a Lui, ma vuole anche governare le nostre vite con il Suo amore, la Sua saggezza e la Sua potenza.

Fino a questo momento, Gesù ci ha insegnato due lezioni attraverso le sue apparizioni, lezioni che riguardano la Sua riconciliazione e la Sua sovranità.

Le Scritture dicono: "Dopo queste cose, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mar di Tiberiade; e si manifestò in questa maniera" (Gv. 21.1). "Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli, dopo esser risuscitato dai morti" (v. 14).

Ecco la scena: Pietro e gli altri discepoli erano riuniti – ancora confusi, senza una chiara direzione, rimuginando tutti gli eventi dei quali furono testimoni. Pietro si sentì talmente scombussolato, che disse: "Vado a pescare!" (vedi v. 3). Prontamente, tutti gli altri discepoli saltarono in piedi e dissero: "Veniamo con te!"

È facile comprendere che questi uomini non stavano semplicemente uscendo a pescare per la notte. No – stavano dicendo: "Questa roba è troppo pesante per noi. Tutti questi avvenimenti, tutte queste dottrine di cui Gesù ci ha parlato, sono al di sopra delle nostre capacità. Noi ce ne ritorniamo alla nostra vecchia occupazione".

Le Scritture dicono: "Uscirono e salirono sulla barca; e quella notte non presero nulla" (v. 3). "Quando già era mattina, Gesù si presentò sulla riva; i discepoli però non sapevano che era Gesù" (v. 4).

Ancora una volta, Gesù si manifesto ai Suoi discepoli con un proposito. Voleva mostrar loro un'ultima verità importante concernente il loro Padre Celeste. La storia è ben conosciuta.

I discepoli avevano lottato tutta la notte, senza prendere nulla. Ed ora erano stanchi, affamati e frustrati. Poi, improvvisamente, udirono una voce che gridava loro dalla riva, distante circa trecento metri, e che diceva: "Avete preso qualcosa?"

Risposero: "No, non abbiamo preso nulla tutta la notte". La voce disse loro: "Gettate le vostre reti dall'altra parte". Essi ubbidirono e tirarono in barca delle reti tanto piene che quasi si spezzavano!

Mentre Giovanni guardava i pesci che guizzavano nell'acqua, disse a Pietro: "È il Signore. Solo lui potrebbe operare tale miracolo!" Pietro sapeva che era vero – ed immediatamente saltò in acqua e nuotò fino a riva, mentre gli altri lo seguirono con la barca. Quando arrivarono, trovarono Gesù che stava cuocendo loro del pane e del pesce.

Che scena stupefacente! Qualche tempo fa, ascoltai un giovane predicatore del sud che descriveva questo passo in questo modo: "Noi serviamo un Dio che si preoccupa talmente per i Suoi figli da cuocere loro dei biscotti!" Quando udii questo, sussurrai a me stesso: "Sì, Signore! Tu sei un Dio che prepara la prima colazione per il tuo popolo. Ti interessi del nostro benessere, del nostro lavoro, delle nostre famiglie – di ogni cosa che ci concerne!"

Dopo che i discepoli ebbero mangiato, Gesù proseguì con la sua ultima manifestazione del volto umano di Dio. Ancora una volta non proferì parola sul fatto che i discepoli avevano abbandonato la loro vocazione ed erano tornati alla precedente attività. Invece, Egli guardò Pietro e gli chiese: "Pietro, mi ami tu?"

Ora, sono stati predicati molti sermoni su questo versetto per cercare di esplorare la ragione per cui Gesù pose questa domanda a Pietro per ben tre volte. Io penso che Cristo volesse semplicemente mostrarci ancora una volta qualcosa del Padre. E l'insegnamento è questo: le relazioni umane sono molto importanti per il nostro Padre Celeste – Egli desidera amarci ed essere amato da noi!

Pietro alla domanda gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti amo". Tuttavia egli dovette sentire in sé una profonda disperazione, mentre pensava: "Posso sembrare coraggioso esternamente, ma dentro mi sento fatto di gelatina. Infatti ho rinnegato e maledetto il Dio di gloria. Non posso più ritornare a fare il pescatore di uomini per il regno di Gesù. Non ne sono degno".

Gesù interruppe i suoi pensieri ripetendo la domanda: "Pietro, mi ami tu?" Egli stava dicendo in altre parole: "Pietro questo è quello che Dio vuole realmente da te. Non vuole la tua saggezza, la tua forza di volontà o le tue opere. Tutto quello che Egli vuole è che tu lo ami più di ogni altra cosa al mondo!"

Pietro rispose: "Signore, tu lo sai che ti amo". Ma forse stava ancora pensando: "C'è troppo ancora da capire. Tutte queste dottrine sono troppo profonde per me, troppo difficili perché io possa capacitarmi. Qualcun altro forse riuscirà a comprenderle, ma sono troppo incomprensibili per me. Certo, ho molta buona volontà, ma non ho alcuna conoscenza. Sono un povero pescatore senza istruzione. Non riesco neppure a capire dove mi stia conducendo il Signore; come potrò mai vivere una vita totalmente dipendente da Lui?"

Alla fine, Gesù chiese al Suo discepolo per la terza volta: "Pietro, mi ami tu?" Ed io credo che questa volta Pietro capì il messaggio. Improvvisamente comprese che la conoscenza del Padre comprendeva qualcosa di più della sola riconciliazione e sovranità. Significava anche avere un relazione con lui!

A questo punto torniamo alla nostra domanda per l'ultima volta: Chi è Dio, e che carattere ha? È un Dio che vuole che tu accetti il Suo amore – ed a sua volta vuole essere amato da te!

Una volta chiesi a Nicky Cruz, ex capo banda, che ormai predica Cristo da circa trent'anni: "Nicky, come hai potuto cavartela per tutti questi anni?" Prontamente rispose: "Un semplice segreto – amo Gesù! Sono stato all'inferno e sono ritornato, ma sono innamorato di Cristo!"

Per contro, come faccio a sapere che Dio ama Nicky? Lo so perché Gesù disse: "...chi mi ama sarà amato dal Padre mio..." (Gv. 14.21).

La vera natura di Dio è l'amore. Giovanni scrive nella sua epistola: "...Dio è amore. In questo si è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il suo unico Figlio nel mondo, affinché per mezzo di lui vivessimo... Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto... Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo" (1 Gv. 4.8-9, 16,19).

Cari santi, io prego che lo Spirito di Dio vi guidi affinché possiate interiorizzare questi insegnamenti che scaturiscono dalle manifestazioni di Gesù. Ricordate queste tre parole: riconciliazione, sovranità e relazione. E sappiate che esse vi mostrano il volto umano del vostro Padre Celeste!

Egli cerca di riconciliarvi a Lui; vuole governare su di voi nell'amore. Ed infine Egli vi ama. Quindi, siete disposti ad accettare il suo amore – ed in cambio amarlo?

Questo è conoscere il volto umano del Padre!

Italian