Imparare dalle afflizioni!
Il Salmista scriveva: "È stato bene per me l'essere stato afflitto, perché imparassi i tuoi statuti". Potreste meravigliarvi, come ho fatto io, dicendo: "Ma che razza di teologia è mai questa?! È buono per me essere afflitto?"
La parola ebraica che viene tradotta qui con afflizione, esprime anche oppressione, tormento, umiliazione, purificazione, correzione, corruzione, rovina, avvilimento, indebolimento, depressione. E tutto questo è solo per uno scopo: affinché io possa imparare gli statuti del Signore!
La parola statuto in questo verso significa "legge scritta". Il Salmista sta dicendo: "E' buono che io passi attraverso tutte queste afflizioni, poiché in questo modo Dio scrive nel mio cuore la Sua legge e le Sue vie".
E' vero che il Signore permette che abbiamo delle prove in modo da esaminarci. Ma non è questo il motivo principale per cui le consente. Anzi le nostre prove ed afflizioni vengono per insegnarci a camminare dirittamente nelle Sue Vie. La Bibbia ci dice: "Molte sono le afflizioni del giusto..." (Salmo 34:19). Quindi, secondo il Salmista, il fine di tutte le nostre afflizioni è imparare da esse.
Vorrei ora fare un esempio di quello voglio dire con "imparare dalle afflizioni".
Non molto tempo fa trascorsi una settimana preparando un sermone intitolato: "La meschinità della Religione Americana". La parola "meschinità" deve essere intesa qui come "futilità, trascurabilità". Con questo sermone mi ero infiammato di rabbia ed ero pronto a tuonare dal pulpito.
Mentre stavo ancora lavorando su questo messaggio, lessi una lettera proveniente da una coppia di nostri missionari, Roland e Heidi Baker. Mi scrivevano a proposito della situazione in Mozambico, dove loro si preparavano ad andare.
Il Mozambico è indicato dalle Nazioni Unite come uno degli stati più poveri sulla terra. La situazione è stata aggravata dalla lunga e sanguinosa guerra civile. Le infrastrutture della nazione sono state distrutte. Strade, ponti, paesi, scuole ed ospedali sono stati spazzati via. Le persone sono state barbaramente torturate ed uccise, e alcuni milioni di persone sono morte durante i conflitti. Altri sono scappati per rifugiarsi in nazioni vicine.
Più di un milione di mine sono state disseminate durante la guerra, causando la più alta percentuale al mondo di persone menomate e mutilate. Bambini ed adulti sono inciampati in queste mine e sono stati spazzati via dallo scoppio, molti altri sono rimasti con solo un arto o due. Migliaia di bambini stanno morendo a causa della malaria. Un numero incalcolabile di persone sono state viste vagare attraverso villaggi inceneriti e distrutti dalle fiamme, nudi e stremati dalla fame.
Roland recentemente si è recato in questa terra senza speranza, a bordo di un camioncino, insieme ad un gruppo di cristiani del Sud Africa. Stavano portando un carico di aiuti umanitari, avevano anche intenzione di tenere una riunione evangelica quella notte sul confine.
Il gruppo avanzava velocemente lungo la strada, poiché sapevano che i valichi del confine sarebbero stati chiusi alle cinque in punto. Ma a circa nove chilometri dal confine, il loro mezzo di trasporto cominciò ad avere qualche problema e a camminare piano. Il guidatore schiacciava al massimo l'acceleratore, ma la velocità continuava a diminuire. Nello scoraggiamento generale, il gruppo vedeva la macchina davanti a loro allontanarsi inesorabilmente.
Finalmente arrivarono agli uffici doganali, situati vicino alla linea del confine, circa due minuti dopo le cinque; in quell'istante il motore cessò di funzionare. Semplicemente il camioncino non voleva muoversi. Tutto il gruppo cominciò a chiedere: "Signore, perché stai permettendo di non farci raggiungere la riunione programmata?"
Improvvisamente le guardie confinarie cominciarono ad agitarsi e a gridare in modo frenetico. Qualche minuto dopo un elicottero atterrò vicino a loro e ne scese un ufficiale Sudafricano. Roland gli si avvicinò e chiese cosa stesse accadendo.
"C'è stata una esplosione lungo il confine, non lontano da qui" gli rispose l'ufficiale, "alcuni banditi di una delle fazioni in guerra hanno fatto saltare una macchina che stava passando di lì".
A Roland fu detto che i feriti ed i morti erano stati recuperati da alcuni elicotteri - a questo punto capì che la macchina di cui parlava l'ufficiale era quella che viaggiava davanti a loro. Se il loro camion avesse continuato a funzionare normalmente, anche loro sarebbero stati coinvolti nell'esplosione.
Il giorno dopo l'autista del camioncino, con il quale viaggiava Roland con tutto il gruppo, inserì e girò la chiave d'accensione ed il mezzo si mise regolarmente in moto. E continuò a viaggiare per tutta la strada attraverso il Mozambico, senza dare alcun problema.
Dopo aver ascoltato questi incredibili avvenimenti ed il racconto dei superstiti, mi domandai: "Come possiamo noi Cristiani Americani paragonare le nostre 'afflizioni' a quelle di questo popolo? Come possono i nostri problemi sentimentali e finanziari essere paragonati a queste orribili prove? I nostri dolori sembrano così insignificanti e senza importanza".
È vero che quando al lavoro ci capita una "giornata storta", andiamo fuori di testa. Gridiamo: "Qualcuno mi sta calunniando!", "Il capo mi ha fatto una lavata di testa!"; pensiamo che la nostra vita sia finita quando si accumulano i conti da pagare: "Sto lavorando più che mai, ma non riesco a stargli dietro, non riesco a farcela più!"
Molti credenti parlano a proposito dei loro noiosi attacchi di depressione, dell'essere scoraggiati, tristi, incapaci di scuotersi da pensieri cattivi. Ma dopo aver letto la lettera dei Baker ho pensato: "Come può qualcuno paragonare la depressione con la carestia, la prigionia, i corpi mutilati, le case bruciate, l'uccisione dei membri della propria famiglia?"
Certamente non esiste termine di paragone. Molte delle nostre cosiddette afflizioni possono essere considerate trascurabili o di poca importanza. Così ero pronto a salire sul pulpito della nostra chiesa per predicare contro quei Cristiani che hanno sempre al centro della loro attenzione i propri problemi emozionali ed i propri dolori. Volevo sferzare tutti coloro che lamentano di essere afflitti da depressione, mentre il resto del mondo soffre e gli americani non lo sanno.
Ma mi accadde qualcosa. Mi svegliai una mattina e dovetti affrontare qualcosa di molto estraneo alla mia normale vita: la depressione! Una profonda, oscura paura mi attanagliava. Camminavo dentro l'appartamento, meravigliandomi: "Cosa mi sta succedendo? Non c'è alcuna ragione plausibile per tutto ciò". Non avevo mai provato questa angoscia, quest'afflizione, questa paura e questo autocompatimento.
Secondo il Webster (noto dizionario della lingua inglese, n.d.t.) la paura è "un estremo scoraggiamento". È una tremarella così forte che non ti permette di fare niente, di andare da nessuna parte, di affrontare nessuno né di prendere nessuna decisione. Semplicemente e ovviamente è una depressione ben consolidata.
Così decisi di provare a fare una passeggiata. Dopo aver camminato per trentacinque isolati, stavo anche peggio. Pregavo tra me e me: "Signore, cosa sta succedendo? Pensavo di predicare a proposito di quanto sia così poco importante e di scarsa considerazione la depressione rispetto ai problemi esistenti in Mozambico; invece sto ponendo tutta l'attenzione sulla mia depressione!"
Quando tornai a casa, cominciai a piangere senza riuscire a smettere. Non sapevo perché stessi piangendo, ma ero certo che non fosse una cosa di poca importanza. Era questione di vita o di morte! Allora gridai a Dio con tutte le mie forze: "Oh, Signore ciò che mi accade è così spiacevole. Non è affatto degno di scarsa considerazione. Aiutami, liberami!"
Ma Dio non mi liberò. Ed ora posso affermare che ciò fu un bene per me, in quanto potei imparare qualcosa!
Per prima cosa imparai che non potevo stare su un pulpito a sferzare qualcuno a proposito della sua depressione, perché avevo capito che questa malattia non è una cosa di poco conto. Infatti, posso immaginare quanto possa essere dolorosa la depressione cronica. Avevo potuto provare per un giorno quello che molti Cristiani devono sopportare per settimane, mesi o anche anni.
Ho anche imparato che il nostro Padre celeste è sensibile alle nostre infermità, senza alcun riguardo alla qualità di esse. Fosse la nostra infermità essere affamati, senza casa oppure la depressione, Lui vi presta attenzione. Lui è un Signore compassionevole, che si interessa dei Suoi figlioli. E' coinvolto direttamente nei nostri dolori!
Lasciatemi condividere con voi alcune altre lezioni che io ho imparato dalle afflizioni.
Non importa quale sia il tipo di problema nel quale vi trovate. Semplicemente non potete districarvene da voi stessi, con le vostre forze.
Il segreto per capire come Dio ci libera dalle afflizioni è studiare come ha liberato Israele dalla sua schiavitù. La Bibbia dice:
"Or tutte queste cose avvennero loro come esempio, e sono scritte per nostro avvertimento, per noi, che ci troviamo alla fine delle età" (1 Corinzi 10:11). "Or queste cose avvennero come esempi per noi ..."(verso 6).
Tutto quello che accadde ad Israele, la sua schiavitù, le prove, l'esodo dall'Egitto, sono testimonianze, modelli ed esempi per noi oggi. In verità la liberazione fisica d'Israele rappresenta la liberazione spirituale che possiamo vedere noi.
Vi siete mai chiesti perché Israele non si è mai ribellato durante la schiavitù del Faraone? In fin dei conti, li stava costringendo a fabbricare mattoni senza la paglia. Stava anche comandando ai suoi sorveglianti di trattarli più duramente. Quindi perché Israele non si ribellò quando invece avrebbero potuto farlo?
Non mancavano le persone per farlo, specialmente dopo che le dieci piaghe avevano devastato, indebolito e messo in lutto l'Egitto. Anche Faraone ammise: "...Ecco, il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di noi" (Esodo 1:9).
Finora in Israele non c'era collera sufficiente per poter gridare: "Ora ne abbiamo abbastanza di questa schiavitù! Vogliamo sbarazzarci del tormento di queste catene". La ragione per la quale Israele non si è mai ribellato è perché non ne ha avuto la volontà. È stato Dio a dire: "Sono io che devo liberarvi". Questo era un lavoro che solo Lui poteva compiere in loro favore!
Il Signore disse a Mosé: "...Ho certamente visto l'afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il suo grido a motivo dei suoi oppressori, poiché conosco le sue sofferenze. Così sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani ..." (Esodo 3:7-8).
La Parola di Dio dice chiaramente: "Io conosco le loro sofferenze...". Diletti, se questo non vi dà conforto nelle vostre afflizioni, nient'altro potrà farlo! Il Signore sta dicendo: "Io conosco quello che stai attraversando, qual è il tuo stato d'animo. Ma questa non è la tua battaglia. Il tuo oppressore, il diavolo, è troppo forte per te. Perciò Io sono venuto a liberarti!"
"...Io sono l'Eterno; vi sottrarrò dai duri lavori imposti su di voi dagli Egiziani, vi libererò dalla loro schiavitù e vi riscatterò con braccio steso e con grandi castighi. Vi prenderò per mio popolo, e sarò il vostro DIO; e voi conoscerete che io sono l'Eterno, il vostro DIO, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani. E vi farò entrare ..." (Esodo 6:6-8).
Tu puoi cercare di fare quello che vuoi per liberarti - sognare, progettare, manipolare. Ma alla fine Dio dice: "Questo è il Mio compito!", "...io so che la via dell'uomo non è in suo potere e non è in potere dell'uomo che cammina il dirigere i suoi passi" (Geremia 10:23).
Quando Davide andò contro il gigante, disse: "Allora tutta questa moltitudine saprà che l'Eterno non salva per mezzo di spada né per mezzo di lancia; poiché l'esito della battaglia dipende dall'Eterno, ed egli vi darà nelle nostre mani" (1 Samuele 17:47).
Le Scritture poi aggiungono: "...benché Davide non avesse alcuna spada in mano"(verso 50). Davide non prese alcunché nelle proprie mani. Egli non disse: " Io sto andando ad ingaggiare una battaglia e per questo io conto sulle mie proprie forze". NO - sapeva che questa era la battaglia del Signore!
Siamo destinati a fallire in ogni lotta, se non crediamo che la battaglia è del Signore. Questo può sollevarci da ogni preoccupazione. Ma tutto ciò significa che non abbiamo parte alcuna nella nostra liberazione? Assolutamente no! La nostra parte è quella di credere che Dio mantiene quello che ha promesso. E qui abbiamo una chiave per la nostra fede in Lui:
"... e sarò il vostro DIO; e voi conoscerete che io sono l'Eterno, il vostro DIO, che vi sottrae ai duri lavori impostivi ..."(Esodo 6:7).
Il Signore ci sta dicendo: "Voi avete letto che ho liberato miracolosamente Israele. Ho abbattuto Golia e ho dimostrato che Io sono il Dio di Israele e Davide. Ma voglio essere il tuo Dio onnipotente! Voglio che tu provi la mia meravigliosa liberazione, per poterlo testimoniare. Io sono il tuo Dio durante il tempo delle tue afflizioni!"
Dio sa che nessuna delle nostre afflizioni è di poco conto. Mi viene in mente il titolo di un articolo su un giornale di New York : "Amore tragico - Un padre spara al suo primogenito per salvare il figlio minore dalla droga".
Un papà di trentanove anni aveva un figlio di venti anni ormai tossicomane. Evidentemente questo giovane stava portando il fratello sedicenne sulla via della droga. Il padre, disperato, prese un'arma e sparò al petto ed in faccia al figlio più grande.
L'uomo immediatamente dopo si chiuse nel bagno, meditando il suicidio, mentre il figlio a cui aveva sparato giaceva sanguinante sul pavimento. Il figlio più giovane irruppe rapidamente nel bagno e impedì a suo padre di suicidarsi con la stessa arma.
Più tardi, mentre il fratello veniva ricoverato in ospedale, il ragazzo si umiliò verso suo padre dicendo: "Doveva succedere questo per farmi risvegliare e capire".
Quest'uomo disperato era stato preso da una depressione tremenda perché aveva perso un figlio a causa della droga, ed aveva paura di perdere anche l'altro nello stesso modo. La sua depressione l'aveva portato al punto di dire: "Non ce la faccio più!"
Questo non è cosa di poca importanza. È questione di vita o di morte. Ma vi prego di non capirmi male: non discuto se il padre abbia fatto bene a sparare al figlio. Sarebbe ridicolo.
Di seguito la lezione numero due, di come imparare dalle afflizioni.
Le afflizioni ci insegnano a piegare le ginocchia, a gridare al Signore in tutti i nostri problemi e dolori.
"Nel giorno della mia avversità ho cercato il Signore..." (Salmo 77:2). "Prima di essere afflitto andavo errando, ma ora osservo la tua parola" (Salmo119:67). "Quando si trovò nell'avversità, egli implorò l'Eterno, il suo DIO, e si umiliò profondamente davanti al DIO dei suoi padri" (2 Cronache 33:12). "So, o Eterno, che i tuoi decreti sono giusti, e che tu mi hai afflitto nella tua fedeltà" (Salmo 119:75).
Nell'ultimo verso, Davide sta dicendo: "Signore, io so perché Tu mi stai affliggendo. Tu vedi che quando le cose mi vanno bene, mi svio e non ho cura delle Tue cose. Così Tu permetti che mi vengano addosso i problemi. Tu sai che allora mi metto in ginocchio e ritorno ad avere un cuore contrito. La mia afflizione è la prova della Tua fiducia in me!"
" ... alzavano delle grida; e le grida che la schiavitù strappava loro salirono a Dio" (Esodo 2:23). Le grida di Israele mossero il cuore di Dio.
In verità il Signore opera ogni qualvolta i Suoi figlioli gridano a Lui, nelle loro afflizioni.
Dobbiamo comprendere qualcosa sul cuore di Dio – Egli prova dolore quando noi proviamo dolore! Lui prova su di Sé le nostre afflizioni: " In tutte le loro angosce non fu un inviato, né un angelo ma lui stesso a salvarli; nel suo amore e nella sua benevolenza egli li redense; se li prese sulle spalle e li portò tutti i giorni del passato" (Isaia 63:9).
Ogni volta che Israele era afflitto, Dio era afflitto con loro. Anche quando Israele peccò contro il Signore e la povertà cadde su di loro: " (il Signore) ... si addolorò per l'afflizione d'Israele" (Giudici 10:16).
Conosco molte persone che hanno dovuto combattere fastidiose schiavitù nelle loro vite – droga, alcool, sigarette. Ogni giorno infieriscono le tentazioni delle loro crudeli abitudini. Ma vorrei dire a tutte queste persone: Dio ha cura di voi! Egli conosce il tormento che state attraversando. E Lui solo ha il potere di liberarvi. In ogni battaglia, Egli vi insegna a correre verso la Croce – gridando a Lui!
Il Signore non viene a voi costantemente, dicendo: "Sei così miserabile per tutto quello che hai commesso. Sei venuto meno nei miei confronti e quindi ora ne stai pagando il prezzo. Adesso me ne starò qui fin quando sarai umiliato a sufficienza. Poi verrò in tuo soccorso".
No, voi non servite un Dio che fa questo! State servendo un padre amoroso che prova le vostre stesse afflizioni. Non discute sul motivo per cui vi trovate nell'afflizione, Dio si affligge insieme a voi. Egli si tormenta nel vedervi così abbattuti. Lui più di tutti vuole che siate liberi.
Potreste pensare che Dio non vi aiuti affatto. Ma Egli ha udito il vostro grido e opererà al momento giusto! Lasciate che vi provi quanto ho affermato:
"Dio udì i loro gemiti. Dio si ricordò del suo patto con Abramo, con Isacco e con Giacobbe. Dio vide i figli d'Israele e ne ebbe compassione" (Esodo 2:24-25).
Le parole "ne ebbe compassione", qui stanno a significare "cominciò ad operare". Dio aveva udito il loro grido ed aveva cominciato a lavorare in loro favore.
Come Mosé aveva gridato a Dio sul monte Horeb, Dio aveva mandato il fuoco sul pruno. Cosa voglio dire? Semplicemente che ogni volta che ci inginocchiamo, immediatamente Dio comincia ad operare!
Israele non poteva ancora saperlo – perché non riuscivano ancora a vederlo – ma Dio aveva cominciato la Sua opera. Mentre erano ancora nella schiavitù – lamentandosi perché non ne vedevano la fine – Dio aveva già messo in azione la liberazione. Egli era al lavoro, crescendo e preparando un liberatore per Israele.
Dio ha udito la tua voce fin dalla prima volta che tu hai gridato a Lui. Ed ha cominciato a preparare immediatamente la tua liberazione, infatti la Sua risposta è già stata indirizzata a te fin da ora: "I giusti gridano e il SIGNORE li ascolta. Li libera da tutte le loro disgrazie" (Salmo 34:17).
Passiamo ora alla lezione numero tre:
Dio aveva dato a Mosé e ad Israele una ferrea promessa di liberazione. Così Mosé si recò dal popolo con la buona notizia, compiendo dei segni per confermarla loro. E le Scritture dicono che essi credettero:
"Mosé e Aaronne dunque andarono e radunarono tutti gli anziani degli Israeliti. Aaronne riferì tutte le parole che il SIGNORE aveva detto a Mosé e fece i prodigi in presenza del popolo. Il popolo prestò loro fede. Essi compresero che il SIGNORE aveva visitato i figli d'Israele e aveva visto la loro afflizione, e s'inchinarono e adorarono" (Esodo 4:29-31).
Era tempo di speranza, di allegrezza, di adorazione. Tutti gridavano: "Alleluia – finalmente siamo liberi! Dio ha udito il nostro grido ed ora la nostra schiavitù è finita. Gloria sia a Lui!"
Ma cosa accadde dopo? Le cose peggiorarono! La schiavitù d'Israele divenne assolutamente insopportabile. Non veniva data loro neanche la paglia per costruire mattoni. Vennero picchiati ancora più duramente dai sorveglianti. Ed il Faraone s'infuriò contro i capi d'Israele urlando: "Andate via dalla mia presenza. Tornate al lavoro!"
Mosé non poteva credere a questo stravolgimento degli eventi. Gridò: "Dio perché stai trattando il Tuo popolo in questo modo? Tu non ci hai liberato del tutto. Infatti stiamo peggio che mai! Non hai mantenuto la Tua Parola. Nessuna delle Tue promesse si sta compiendo!"
Dovete sapere che il diavolo sapeva che la liberazione di Israele era alle porte. Per cui pensate proprio che sarebbe rimasto tranquillo, senza cercare di trattenere in qualche modo il popolo di Dio? No! Satana si è detto: "Ho ancora del tempo per scatenare tutte le forze dell'inferno contro di loro! Renderò Faraone ancora più furioso contro di loro e li farò frustare con più forza dai sorveglianti. Voglio che gli Israeliti siano fiaccati fino alla polvere!"
Certamente il peggioramento della situazione di Israele non era opera di Dio. Invece era opera di Satana, il quale furiosamente ed incessantemente stava facendo il suo possibile prima che venisse l'ora della liberazione. Nello stesso modo, ogni qualvolta il diavolo vede che tu stai per inginocchiarti davanti a Dio sa che la tua liberazione sta per venire. Ed gli non starà fermo prima che ne esca vittorioso!
Sicuramente intensificherà le tentazioni. Aizzerà persone contro di te. Manderà spiriti menzogneri per accusarti falsamente. Mentirà facendoti credere che Dio ti ha tolto il Suo Santo Spirito, per farti scontare i tuoi antichi peccati. Ti sommergerà con ogni tipo di colpe e giudizi.
Cercate di capire che quando il diavolo si infuria contro di voi, questa è la prova che la liberazione è alle porte! Così se stai pregando, ma le cose peggiorano soltanto, comincia a gioire perché la tua liberazione è vicina.
Mosé non sapeva che molto presto il Signore avrebbe preso in mano la situazione:
"Il SIGNORE disse a Mosé: Ora vedrai quello che farò al Faraone; perché, forzato da una mano potente, li lascerà andare: anzi, forzato da una mano potente, li scaccerà dal suo paese. Dio parlò a Mosé e gli disse: Io sono il SIGNORE" (Esodo 6:1). Dio stava dicendo: "Non lascerò che tu sia sconfitto, Mosé. Ricordati che Io sono Il Signore".
Ma Israele era troppo oppresso, abbattuto per credere. "Mosé parlò così ai figli d'Israele; ma essi non diedero ascolto a Mosé a causa dell'angoscia del loro spirito e della loro dura schiavitù" (verso 9). Il popolo era morto dentro di sé. Ne avevano ormai abbastanza ed ognuno di loro diceva: "Ho sofferto troppo per ascoltarti, Mosé. Non riesco più ad ascoltare un messaggio di liberazione".
Quanto detto sembra descriverti? Sei stato così afflitto da essere allo stremo? Quando sei in chiesa, i sermoni entrano da un orecchio ed escono dall'altro?
Miei cari, Dio comprende la vostra situazione ed è paziente. Egli sapeva che Israele avrebbe voluto vederlo al più presto distruggere tutti i loro nemici. Ed Egli sprona attraverso la Sua Parola: "Aspetta! Presto mi vedrai all'opera. Sarai benedetto e favorito, mentre i tuoi nemici saranno coperti di piaghe!"
C'è un'ultima lezione da imparare dalle nostre afflizioni:
Ascoltate questa profezia di Isaia:
"O afflitta, sbattuta dalla tempesta, sconsolata, ecco, io incasserò le tue pietre nell'antimonio, e ti fonderò sopra zaffiri. Farò i tuoi merli di rubini, le tue porte di carbonchi e tutto il tuo recinto di pietre preziose. Tutti i tuoi figli saranno discepoli del SIGNORE e grande sarà la pace dei tuoi figli. Tu sarai stabilita fermamente mediante la giustizia; sarai lontana dall'oppressione, perché non avrai niente da temere, e dalla rovina, perché non si accosterà a te" (Isaia 54:11-14).
Che profezia meravigliosa! Le "pietre preziose" menzionate nel verso 12 sono gioielli. Se voi conoscete qualcosa a proposito di gioielli, saprete certamente che un diamante prima di essere tale, era un pezzo di carbone. E' stato lavorato nel corso di tantissimi anni dagli elementi naturali.
La Parola di Dio ci sta dicendo: "Le tue afflizioni servono a trasformarti in qualcosa di bello – qualcosa di prezioso per Me!"
Nella traduzione inglese della Bibbia i "merli di rubini" sono tradotti come "finestre di agata"; l'agata è un tipo di quarzo reso trasparente dal fuoco. La "finestra" ha a che fare con gli occhi o con la visione in generale. Dio sta affermando che credere in Lui attraverso le afflizioni ti permette di avere una visione chiara. Ti permette anche di vedere l'invisibile - con chiarezza cristallina!
Molti studiosi credono che la frase "porte di carbonchi" possa essere interpretata in modo più preciso come "porte di perla". Le perle vengono formate da un granello di sabbia che va a posarsi all'interno di un'ostrica. Il granello viene ricoperto con del fluido, sfregato ed irritato fino a diventare un perla.
Ora pensate a tutti gli sfregamenti, le irritazioni e gli attriti nella vostra vita che vi conducono sulla strada sbagliata. Ma insomma Dio cosa sta facendo? Lui sta portando a compimento una perla! Ed ogni perla è il ricordo di sofferenze, dolore, attrito.
Io credo che in questo brano Isaia stia parlando della bellezza di Gesù Cristo. In altre parole, l'afflizione crea un popolo che splende visibilmente della bellezza del carattere di Cristo. E ci permette sempre di più di essere come Gesù.
In Apocalisse 21, Giovanni descrive la Santa città - la quale è il residuo della chiesa - come avente la gloria di Dio:
"Le mura erano costruite con diaspro e la città era d'oro puro, simile a cristallo terso. I fondamenti delle mura della città erano adorni d'ogni specie di pietre preziose. Il primo fondamento era di diaspro, il secondo di zaffiro, il terzo di calcedonio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardonico, il sesto di sardio, il settimo di crisolito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. Le dodici porte erano dodici perle e ciascuna era fatta da una perla sola. La piazza della città era d'oro puro, simile a cristallo trasparente" (Apocalisse 21:10, 19-21).
Chi sono queste pietre preziose? Sono coloro ai quali Dio ha permesso l'afflizione, quelli che sono stati sballottati dalle tempeste, non consolati dagli uomini, ma provati con il fuoco, levigati dall'attrito, liberati dalla fede - un residuo di gioielli contriti, rotti nello spirito!
Isaia profetizzò di Cristo: "... Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido ..." (Isaia 28:16). La traduzione greca dice: "Una pietra sottoposta a prova".
Le scritture parlano di Gesù come della pietra che è stata provata. E nulla può essere costruito su questa pietra angolare se non altre pietre che sono state provate dal fuoco. Questo ci parla del carattere di Cristo. Tutti i raggi splendenti che escono da noi hanno a che fare con la santità spendente di Gesù. E le uniche persone che conosco che mostrano il carattere di Gesù sono quelle che hanno sofferto.
Lo scopo di Dio è di perfezionarci - per farci diventare preziosi gioielli che adornino la Sua Santa città che viene dal cielo. Noi dobbiamo essere perspicaci, trasparenti nel nostro modo di vivere, senza alcun lato oscuro - senza aver fiducia nella carne - ma dobbiamo essere splendenti, raggi santi.
Leggiamo di nuovo il testo del nostro studio: "È stata un bene per me l'afflizione subita, perché imparassi i tuoi statuti" (Salmo 119:71). Puoi rallegrarti con me ora ascoltando queste parole? Alleluia!