La reazione del cristiano di fronte alle calamità
Un programma nazionale radiofonico molto seguito di recente ha dedicato due ore di trasmissione al libro dell’Apocalisse. Il conduttore poneva questo genere di domande agli ascoltatori: “Credi che tutte le calamità recenti siano il giudizio di Dio per i peccati della nostra nazione? Pensi che il libro dell’Apocalisse si stia adempiendo? Credi che stiamo vivendo alla fine dei tempi?”.
La cosa sorprendente è che si trattava di un programma radiofonico secolare. E la maggior parte degli ascoltatori che chiamava rispondeva che, sì, credeva che la società fosse divenuta così depravata ed immorale da meritare l’intervento energico di Dio. Gli ascoltatori erano convinti che Dio stesse avvertendo la nostra società con tutte le tempeste e le calamità recenti.
Ovunque non si parla d’altro che dell’Apocalisse e delle profezie. La gente dice: “Sicuramente sta per succedere qualcosa. Dio ci sta forse parlando in tutto questo? Queste calamità sono forse il segno del suo giudizio?”.
Pensate al crescente numero di disastri che sono avvenuti negli anni scorsi:
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Il territorio americano è stato attaccato per la prima volta nella storia: New York e Washington sono diventati bersagli del terrorismo.
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Uragani terribili hanno messo in ginocchio la Florida, provocando oltre 20 miliardi di dollari di danni e lasciando moltitudini di persone senza una dimora.
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Uno tsunami ha colpito l’Asia, uccidendo centinaia di migliaia di persone e lasciando milioni di persone senza dimora.
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Gli uragani Katrina e Rita hanno distrutto una delle più grandi città americane, inondando New Orleans e provocando una distruzione incredibile lungo la costa del Golfo, lasciando migliaia di persone prive di dimora.
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Un terremoto spaventoso ha colpito il Pakistan, registrando un incredibile 7.6 sulla scala Richter. È stato il terremoto più micidiale dei tempi moderni, che ha ucciso più di 70.000 persone e ha messo in ginocchio l’India. Mezzo milione di persone sono rimaste bloccate senza aiuto, e un altro milione sono rimaste prive di una dimora.
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Le organizzazioni sanitarie internazionali stanno avvertendo dell’aviaria, una pandemia influenzale mortale che colpisce gli uccelli. Si è estesa dalla Cina alla Russia, colpendo la Romania e la Turchia. Se dovesse subire mutazioni, il virus potrebbe uccidere 2 milioni di persone negli Stati Uniti e innumerevoli centinaia di milioni di persone in tutto il mondo.
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Nello Zimbabwe è scoppiata la carestia. L’Arcivescovo cattolico della regione avverte che nei prossimi quattro mesi potrebbero morire 200.000 persone. Attualmente, stanno morendo già 700 persone al giorno a causa dell’AIDS, e 700.000 persone hanno perso la propria abitazione.
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Nel momento in cui mi accingo a scrivere questo testo, l’uragano Wilma ha già portato distruzione sulla penisola messicana dello Yucatan. Gli esperti del centro nazionale uragani hanno detto che i loro computer, che di solito prevedono l’estensione e la direzione dei cicloni, questa volta hanno completamente errato, rendendo difficile qualsiasi previsione.
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In quaranta nazioni attorno al mondo, le cellule terroriste stanno crescendo e minacciano le nazioni da dentro i loro confini.
Ricordate, non sono i cristiani che stanno pronunciando questi terribili pronostici. Si tratta di informazioni che ci vengono da scienziati, economisti, esperti secolari e scrittori.
Allora, permettetemi di porvi una domanda: come cristiano, cosa ne pensi di tutte queste cose che stanno accadendo sulla terra? Sono forse le premonizioni di cui Gesù parlava, quando disse: “Il cuore degli uomini verrà meno dallo spavento, quando tutte queste cose avverranno sulla terra”? Se crediamo che la Bibbia sia la Parola eterna di Dio, allora dobbiamo credere a quanto disse Pietro: “Se Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li cacciò nel tartaro tenendoli in catene di tenebre infernali, per esservi custoditi per il giudizio; e non risparmiò il mondo antico ma salvò con altre sette persone Noè, predicatore di giustizia, quando fece venire il diluvio sul mondo degli empi, e condannò alla distruzione le città di Sodoma e di Gomorra, riducendole in cenere, e le fece un esempio per coloro che in avvenire sarebbero vissuti empiamente” (2 Pietro 2:4-6).
Dio fece scendere il fuoco dal cielo su Sodoma e Gomorra, distruggendo quelle città. E mandò un diluvio per distruggere la società malvagia e perversa dei tempi di Noè. In effetti, ci sono stati terremoti, carestie e piaghe nel corso della storia. Ma io mi domando: tutte queste cose sono accadute con la stessa intensità e la stessa dinamica ripetizione di oggi?
Per tutta una generazione, ci sono stati molti avvertimenti profetici a proposito di queste calamità. È cresciuto così l’interesse su questi argomenti che negli ultimi anni alcuni libri molto popolari sul rapimento e sulla fine dei tempi sono diventati bestseller internazionali. Eppure per molti si tratta solo di un'altra storia dell’orrore.
Negli ultimi venticinque anni, io sono stato solo una delle piccole voci fra le tante che hanno ripetutamente avvertito dello scuotimento mondiale che sarebbe giunto. Ma credo che la maggior parte di questi messaggi, compreso il mio, non hanno avuto alcun impatto sulla società secolare. I credenti sono stati incoraggiati a pregare e a prepararsi, ma i peccatori sembrano aver scrollato le spalle.
Pensateci: qualcuno fra i leader mondiali ha mai menzionato Dio parlando di queste calamità? Mai sia che qualcuno nel Congresso suggerisca che il Signore sia coinvolto in queste cose! Mai sia che il Signore possa aver detto qualcosa sui peccati della nostra società! Nonostante i chiari avvertimenti, Dio è stato completamente escluso da questa equazione.
Nella New Orleans devastata, il sindaco ha dichiarato che vuole trasformare le aree allagate in un grande distretto simile a quello di Las Vegas, con enormi casinò e luoghi di piacere. Secondo una notizia recente, le commissioni stanno pianificando uno dei più grandi Carnevali di tutta la storia. Stanno invitando persone di tutto il mondo a venire a festeggiare.
Potete star certi che New Orleans risorgerà come prima. Anzi, sarà più selvaggia e peccaminosa che mai. E tutto questo, nonostante gli avvertimenti e le suppliche delle sentinelle divine. Ringrazio Dio per grazie ai credenti che si sono recati sul posto ad aiutare ad evacuare, molte persone si sono avvicinate al Signore. Ma anche in mezzo al disastro, la folla secolare non ha voluto riconoscere Dio né menzionare il suo nome.
Nell’Apocalisse leggiamo di calamità così devastanti che “gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; desidereranno di morire, ma la morte fuggirà da loro” (Apocalisse 9:6). Leggiamo di Dio che versa “dal calice della sua ira” (14:10), e ciò provoca disastri ecologici, un caldo asfissiante e pandemie. Tutto ciò avverrà quando Dio avrà già mandato voci e trombe ad avvertire l’uomo. Questi segni ci furono anche quando Cristo apparve ad avvertire e risvegliare la sua chiesa.
Incredibilmente, la Bibbia dice che quelli “che non furono uccisi da queste piaghe, non si ravvide ancora dalle opere delle loro mani e non cessarono di adorare i demoni e gli idoli d'oro… non si ravvidero dei loro omicidi né dalle loro magie né dalla loro fornicazione né dai loro furti” (9:20-21).
“E gli uomini furono bruciati dal grande calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha potestà su queste piaghe, e non si ravvidero per dargli gloria… e gli uomini si mordevano la lingua per il dolore, e bestemmiarono il Dio del cielo, a causa delle loro sofferenze e delle loro ulcere, ma non si ravvidero dalle loro opere” (16:9-11).
Che versi incredibili. La gente preferirà mordersi la lingua e maledire Dio piuttosto che pentirsi, anche dietro un invito esplicito.
Carissimi, se il mondo secolare non viene toccato dal messaggio profetico, allora perché avvertirlo? Perché dire all’empio: “Dio sta parlando attraverso queste cose”? Se, dopo tutte queste devastazioni, i peccatori continuano a scuotere il capo contro Dio, perché levare ancora la voce?
La Bibbia ci risponde: “Poiché il Signore, l'Eterno, non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti” (Amos 3:7). In parole povere, Dio è fedele ad avvertire, perché questa è la sua giustizia e la sua misericordia. Può servirsi di scienziati e di altre voci secolari per mandare degli avvertimenti, ma non importa con quali mezzi, le nazioni e gli individui malvagi vanno avvertiti.
Gesù ci ha detto che quando inizieremo a vedere queste cose, dovremmo levare il capo e gioire, perché la nostra redenzione si avvicina. Ma è abbastanza difficile gioire nelle calamità. Se tutto quello che possiamo dire ad un mondo peccaminoso è: “La fine è vicina, il giudizio si avvicina, e noi te l’abbiamo detto”, allora non stiamo offrendo alcuna speranza. Abbiamo già visto che man mano che le calamità aumentano, e il mondo sembra girare vorticosamente nel caos, cresce anche la disperazione e i cuori diventano sempre più duri. Se non c’è un messaggio di speranza o redenzione, il peccatore concluderà: “Se questa è l’ira di Dio, se questa è la fine e siamo tutti destinati all’inferno, allora è meglio divertirci per dimenticare tutto”.
Circa trenta anni fa scrissi un libro profetico chiamato “La visione”, in cui avvertivo di drastici cambiamenti climatici che avrebbero colpito le nostre coste. Queste calamità sarebbero state così spettacolari, che gli esperti avrebbero detto: “Tutto ciò va oltre la nostra comprensione. Questi disastri sono di proporzioni bibliche”.
Quando ho scritto un libro su un futuro olocausto finanziario, ho pregato Dio per il messaggio che stavo dando. Ero profondamente colpito, e pensavo: “È tutto qui, solo un messaggio negativo? Signore, è veramente questa la parola che vuoi farmi dare? Trascorrerò il resto della mia vita solo ad avvertire la gente?”. Lo Spirito Santo in quel momento mi fece una promessa. Impresse in me queste parole: “Quando la situazione peggiorerà, quando vedrai accadere tutte queste cose, sarai fra i predicatori di speranza. Mentre gli altri saranno preoccupati e nervosi, io ti ungerò con un messaggio di misericordia, grazia e redenzione. Quando abbonderà la disperazione, la tua predicazione sarà piena di speranza”.
Quando dico che la chiesa oggi deve predicare speranza e sante aspettative, non sto parlando del cielo. Il messaggio di speranza che siamo chiamati a predicare non può essere semplicemente un tentativo di convincere i peccatori di quanto sia meraviglioso il cielo. Non dovremo dire loro di pentirsi solo perché scappino dal caos attuale e vadano in cielo senza soffrire.
Naturalmente credo nel cielo. Infatti, è un argomento su cui amo predicare. Divento allegro quando penso al fatto di poter essere in paradiso con Cristo per tutta l’eternità. Ma se questa fosse l’unica speranza da predicare ai peccatori – la pace e il riposo futuro, lontano da questo mondo – ci risponderebbero: “Guarda che adesso non penso affatto all’eternità. Non mi interessa affatto andare in paradiso in futuro. Quando mi parli di Dio, mi dici che un giorno, chissà quando, proverò sollievo dalle mie afflizioni. Mi va bene, ma adesso sto cercando qualcosa che mi aiuti ad andare avanti. Non ne posso più, devo affrontare crisi dopo crisi. E ho bisogno di speranza o di un miracolo, non adesso ma oggi”.
Oggi il mondo è ansioso, perplesso, è fuori di testa dalla paura. Allora, come facciamo a predicare la speranza a quelli che vivono nella disperazione?
Onestamente, mi sono stancato di dire: “Vi mostro io di cosa ha bisogno il mondo”, oppure: “Ecco che deve fare la chiesa”. Sono troppo vecchio per dar vita ad un movimento di “nuova speranza”, facendomi vedere in TV, scrivendo libri e facendo conferenze sulla “speranza”. Semplicemente non ho più risposte che diano dei buffetti sulle spalle. Penso a tutti i libri e ai sermoni che circolano oggi su come trovare pace, come convivere con lo stress, come ottenere speranza. Pochi di essi sembrano avere un impatto sul mondo secolare.
Tutto quello che possono fare è dirvi come lo Spirito Santo mi sta parlando.
Ma perché la gente ha perso la fede? Perché non ne trovano traccia dove dovrebbero trovarla: nella chiesa di Gesù Cristo. I peccatori sono entrati in chiesa cercando qualcuno che perseveri nelle prove e nelle difficoltà, qualcuno che, quando tutto attorno sta naufragando, abbia ancora una fede solida e ancorata.
Il mondo ha sentito molti sermoni sulla fede in TV e in radio. I non credenti hanno sentito le dottrine della fede, hanno persino letto i libri sulla fede che noi predicatori pubblichiamo. E hanno sentito tanti cristiani vantarsi di aver fede. Ma ovunque si girino, vedono esempi di fede naufragata. I cristiani che una volta vantavano la propria fede, ora abbandonano Dio in mezzo alle prove.
Di recente ho sentito un giornalista che diceva: “Viviamo in una società nervosa”. Gli abitanti di New York sono nervosi per gli attacchi terroristici in metropolitana. E tanti milioni di persone in tutto il mondo sono preoccupati per tutte le cose che stanno avvenendo. Allora, a chi si rivolge la gente per trovare speranza? Dove troveranno esempi di fede incrollabile?
Lo Spirito mi ha parlato con voce chiara: “Devi ancorare la tua fede, David. Disponi il tuo cuore a confidare in Dio in ogni cosa, in ogni momento. Assicurati che la tua fede non vacilli”.
“Assicurare” la propria fede significa “stabilirla, renderla incrollabile, mettere radici, mettervi dei pilastri sotto, gettare un fondamento”. La Scrittura dice che abbiamo il potere di farlo. Giacomo scrive: “Chi dubita è simile all'onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. Non pensi infatti un tal uomo di ricevere qualcosa dal Signore” (Giacomo 1:6-7).
In questo passo, il Signore affida tutta la responsabilità al credente. Dio ci sta dicendo, in effetti: “Quando il mondo guarda al mio popolo in questi momenti di ansia e tremore, deve poter vedere la fede. Mentre tutto attorno crolla, la fede è ciò che rimane solido e incrollabile. Perciò tu, credente, ancora la tua fede. Tu, cristiano, prendi una posizione ferma. E non abbandonarla mai”.
Sono convinto che il mondo non ha bisogno di altri sermoni sulla fede. Deve poter vedere un sermone illustrato: la vita di un uomo o di una donna che vive per fede davanti al mondo. Deve poter vedere servi di Dio che affrontano le sue stesse calamità senza essere smossi. Soltanto allora i peccatori riconosceranno la testimonianza potente di una fede incrollabile.
Davide descrisse ciò quando parlò di “quelli che confidano nel Signore davanti ai figli degli uomini” (Salmo 31:19). Stava parlando di credenti la cui fiducia diventava un barlume di speranza per quelli che vivevano nelle tenebre.
Una volta, quando la mia fede stava per subire una prova dopo che avevo deciso di deporre ogni mio peso al Signore, ricevetti una telefonata che mi diede una notizia che mi raggelò. Per un istante, mi sentii inondato da un diluvio di paura. Ma lo Spirito Santo mi sussurrò gentilmente: “Mantieni la tua posizione di fede, David. Non desistere. Io ho tutto sotto controllo. Rimani incrollabile. Non devi mai e poi mai abbandonare la tua posizione di fede e fiducia. Lascia che me ne occupi io”. Non dimenticherò mai la pace che mi invase in quel momento. E alla fine del giorno, il mio cuore si riempì di gioia mentre realizzavo: “O Signore, ho confidato in te. Non sono stato smosso. Grazie!”.
Nel Salmo 78, leggiamo di Efraim, la tribù più grande in Israele. Efraim era la tribù più favorita: numerosa e potente, abile nell’uso delle armi, ben equipaggiata per la battaglia. Eppure, quando Efraim andò incontro al nemico, leggiamo questo: “I figli di Efraim, gente di guerra, buoni arcieri, voltarono le spalle nel giorno della battaglia” (Salmo 78:9).
Questa tribù potente era uscita ben equipaggiata e più potente del nemico. Ma per qualche ragione, vedendo il nemico, Efraim si arrese e si ritirò. Avevano deciso di combattere e vincere, ma di fronte alla crisi, il loro cuore venne meno. Efraim in questo passo rappresenta i numerosi credenti che sono stati benedetti e favoriti dal Signore. Sono ben istruiti, equipaggiati con una testimonianza di fede, armati per la battaglia contro qualunque cosa potrebbe accadere. Ma quando si trovano di fronte al nemico che inizia a minacciarli – quando le prove e i problemi sembrano loro troppo grandi da affrontare – si voltano indietro e si ritirano, mettendo da parte la loro fede.
La Scrittura dice che Efraim dubitò della fedeltà di Dio: “Parlarono contro DIO, dicendo: «Potrebbe DIO imbandire una mensa nel deserto? Ecco, egli percosse la roccia e ne sgorgarono acque e ne strariparono torrenti. Potrebbe dare anche del pane e provvedere della carne per il suo popolo?»” (Salmo 78:19-20).
“Con tutto ciò continuarono a peccare e non credettero alle sue meraviglie… Il loro cuore infatti non era fermo verso di lui e non erano fedeli al suo patto” (78:22,37). Infine, questo fu il risultato: “Essi provocarono il Santo d’Israele” (78:41). La mancanza di fede e la codardia di Efraim influenzò anche le altre tribù d’Israele. Immaginate quale effetto devastante sortì negli altri il vedere quanto era accaduto: “Questo popolo grandemente favorito non è stato in grado di resistere. Se quelli che affermano di indossare l’armatura di Dio e sguainano la sua Parola si sono arresi nei momenti di crisi, che speranza abbiamo noi?”.
Carissimi, non possiamo condannare gli Efraimiti, perché siamo più colpevoli di loro. Pensate che a noi è stata data una luce maggiore. Abbiamo il loro esempio come solenne avvertimento. Abbiamo lo Spirito Santo che dimora in noi. E abbiamo la Bibbia, la Parola di Dio, che contiene promesse ancora maggiori delle loro. Anch’io sono colpevole del peccato di Efraim. Nel corso degli anni, più volte sono andato ben armato e determinato: “Stavolta ho deciso. Non avrò paura. Non darò ascolto ai dubbi e alle paure della carne. Non vacillerò, non tornerò indietro. Non farò il broncio, non mi lamenterò né mi compiangerò in autocommiserazione”. Eppure, spesso l’incredulità mi ha privato della vittoria. A tutt’oggi, non mi posso vantare nella carne. Ho così tanto ancora da imparare sullo “stabilire la mia fede”. Ma ho provato la vittoria che ho quando confido nel Signore in ogni cosa, quando affido volontariamente tutti i miei pesi a Cristo e riposo in Lui.
La parola greca per “ricevere” qui significa “portare testimonianza, diventare una testimonianza”. I nostri antenati nel Signore avevano una fede incrollabile e questa divenne una testimonianza della fedeltà di Dio nei momenti di crisi. Prima di tutto, avevano la certezza interiore che Dio si compiaceva in loro. Avevano creduto in lui nonostante i diluvi, le angherie, le torture, le guerre, le beffe, le fauci dei leoni, il fuoco. E dopo tutto, conoscevano la gioia che si prova quando il Signore ti sorride e ti dice: “Ben fatto! Hai creduto e hai avuto fiducia in me”. “Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano” (Ebrei 11:6). Se manteniamo stabile la nostra fede nelle difficoltà, riceveremo la stessa attestazione dallo Spirito Santo: “Ben fatto. Sei la testimonianza di Dio”.
Quando riesco a riposare nelle tempeste, quando ho lasciato ogni mio peso a Cristo e ho mantenuto la mia posizione di fede, allora ho ottenuto “una buona testimonianza”. E divento un portatore di speranza per quelli che mi circondano. Quelli che mi osservano a casa, al lavoro e nel mio quartiere forse non me lo diranno apertamente. Ma sapranno dove trovare la speranza e la redenzione.
Potranno osservarmi nei momenti di crisi e dire: “C’è speranza! Ecco qualcuno che non ha perso la fede in Dio. Ecco uno che lotta e non si arrende. Lui ha fiducia nel suo Dio”. Man mano che crescono le calamità, e il mondo cade sempre più nel disastro, la reazione del credente deve essere una testimonianza di fede incrollabile.