L'Uomo Che Perse Cristo!
Desidero parlarvi dell'uomo più infelice della storia. Non si tratta di Giuda; non è Erode; non è neppure uno che odia Dio. È un figlio di Davide, un re di Gerusalemme.
Per favore, prestate attenzione quando affermo che un re dell'Antico Testamento, anni prima di Betlemme e del Calvario, ha perduto Cristo. Come si può perdere Cristo, secoli prima della Sua nascita?
Cristo ci è rivelato attraverso tutto l'Antico Testamento. Infatti, è per questo motivo che esso ci è stato dato: per guidarci a Cristo. Fu sulla strada per Emmaus che Cristo rivelò a due dei Suoi discepoli la verità sulla Sua persona nell'Antico Testamento: "E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano" (Luca 24:27).
Fu Cristo stesso a dichiarare che nei libri da Mosè ai profeti si parlava di Lui. Tutti i figli di Israele "mangiarono il medesimo cibo spirituale, e tutti bevvero la medesima bevanda spirituale, perché bevevano dalla roccia spirituale che li seguiva; or quella roccia era Cristo" (1 Corinzi 10:3,4). Cristo, la Roccia, era nel deserto. Egli li seguiva, ed essi mangiarono e bevvero il Suo cibo spirituale.
Anche Salomone bevve la bevanda spirituale di Cristo e si nutrì del Suo cibo spirituale. Una volta questo re cercava il Suo Amato nelle sue stanze e si rallegrava nel Suo amore. Salomone aveva partecipato ai banchetti spirituali del Signore. Viveva sotto lo stendardo del Suo amore. Gli fu donata una grandissima saggezza e in spirito potè toccare la Rosa di Sharon e vedere il Giglio della Valle. Sedeva alla Sua ombra con grande gioia. La mano di Cristo sorreggeva il suo capo, la Sua destra lo abbracciava. La sua più grande gioia era poter sentire il suono della Sua voce.
Ma venne un tempo in cui si udì la voce del suo Amato dire: "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!" (Cantico dei Cantici 2:10). Non c'è possibilità di sbagliare, il significato è così chiaro! Salomone stava sentendo la chiamata di Dio in Cristo. Una chiamata a soddisfare la sua anima con quella bevanda e quel cibo spirituale. Era una chiamata a contemplare l'amico dell'anima sua e ad essere trasformato nell'uomo interiore.
Era una chiamata a liberare la sua vigna delle volpi che distruggevano i suoi tralci. Era una chiamata a raggiungerlo nella profondità dei verdi campi spirituali della rivelazione divina per contemplare il Suo Signore innalzato e glorificato. Era chiamato a essere pasturato tra i gigli (Cantico dei Cantici 2:16). A Salomone furono rivolte queste parole: "…ritorna, o mio diletto, e sii come una gazzella o un cerbiatto sui monti che ci separano" (2:17). Vieni e anela al tuo Amato come le cerve ai rivi d'acqua.
Salomone udì Dio che lo chiamava a una vita di assoluta devozione e separazione? Si alzò, si scosse, e abbandonò ogni cosa che lo legava alle cose terrene, e fuggì al monte con Dio? Rispose alla chiamata e andò da Lui? Due volte si udì la chiamata: "Alzati e vieni con me".
Salomone lasciò forse la regina di Sceba per sedersi ai piedi del Suo Amato? Abbandonò le buone cose che Dio gli aveva donato — gli applausi, l'attenzione, lo sfarzo, le ricchezze — considerandole nient'altro che vanità e vessazione? Rispose alla santa chiamata e cercò Colui che la sua anima bramava? Comprese che anche le cose buone possono spegnere la fiamma del nostro amore per il Signore?
Si deliziava sinceramente il cuore di Salomone nel Suo Amato? Rimase sveglio la notte cercandoLo? Andò al monte per rispondere a quella grande chiamata?
C'è un problema! Salomone era un uomo pieno di passioni! Nel cuore di quest'uomo di Dio infuriava una guerra. Migliaia di piccole volpi danneggiavano la sua vigna, divorandone tutto il frutto (cfr. Cantico dei Cantici 2:15) — settecento mogli e trecento concubine: "Il re Salomone…amò molte donne straniere…appartenenti ai popoli dei quali il SIGNORE aveva detto ai figli d'Israele: 'Non andate da loro…poiché essi certo pervertirebbero il vostro cuore per farvi seguire i loro dèi'. A tali donne si unì Salomone nei suoi amori" (1 Re 11:1,2, N.R.).
Non si può beffare Dio. Anche se quest'uomo devoto era stato il più benedetto sulla terra, stava cercando di avere il meglio di due mondi. Voleva avere il suo amato Signore — ele sue piccole volpi. Ma il peccato ci ritrova sempre. "Così, quando Salomone fu vecchio, le sue mogli fecero volgere il suo cuore verso altri dèi; e il suo cuore non appartenne interamente all'Eterno, il suo DIO…Così Salomone fece ciò che è male agli occhi dell'Eterno e non seguì pienamente l'Eterno…" (1 Re 11:4,6).
Questo è ciò che era accaduto, in tutto il suo orrore. L'Amato disse: "vieni!", ma Salomone "non seguì pienamente l'Eterno".
Lasciate che vi mostri ciò che accade all'uomo che manca la santa chiamata di Dio in Cristo Gesù! Queste vivide lezioni dovrebbero scuoterci fin nelle ossa e midolla spirituali. Dio ci sta dicendo qualcosa in questa tragedia: Guardate come procedono spediti i passi dell'uomo che si arrende alla carne.
"L'Eterno perciò si adirò con Salomone, perché il suo cuore si era allontanato dall'Eterno, il DIO d'Israele, che gli era apparso due volte…" (1 Re 11:9). Aveva messo a repentaglio tutto ciò che aveva. Dio era adesso suo avversario. Il suo regno iniziò lentamente ad essergli tolto per essere dato a un altro. In pratica, Dio gli disse: "Non ti toglierò tutto, ma sarai solo l'ombra di quello che sei stato un tempo. Le persone non noteranno differenze esteriormente. Procederai per la tua strada restando uguale all'apparenza, ma interiormente ti disintegrerai lentamente. Capirai che non sto più operando con te. Sei da solo. Hai perduto la tua unzione a causa del peccato".
Dio allontanò la Sua mano da Salomone — econ essa la Sua protezione; Dio suscitò dei nemici contro di lui. "L'Eterno suscitò contro Salomone un nemico, Hadad, l'Idumeo" (1 Re 11:14). E ancora, al verso 23, "DIO suscitò contro Salomone un altro nemico, Rezon, figlio di Eliadah".
È sbagliato confondere il giudizio sul peccato e la correzione di Dio, con l'opera di Satana. Dio amava ancora quest'uomo, e fu Egli stesso a suscitare quei nemici. Satana può essere stato lo strumento, ma Dio guidava gli eventi. Dio sperava di far tornare in sè Salomone, per ristorarlo nella comunione e nel servizio.
Re Hadad si svegliò un giorno covando vendetta nel cuore contro Salomone, forse anche sorpreso dal suo improvviso desiderio di rendergli la vita difficile. I suoi pensieri saranno stati qualcosa del genere: "Chi pensa di essere quell'uomo — dice di essere un grande uomo di Dio, vive nel lusso, la gente accorre numerosa per ascoltare la sua saggezza, gli portano doni, lo trattano come un dio! Andiamo contro di lui, svergognamolo, troviamo le sue debolezze!"
Per anni Rezon non osò proferire parola contro Salomone. Ma un certo giorno il suo spirito fu stranamente agitato. Egli chiamò i suoi consiglieri, ed anche loro erano adirati contro quell'uomo. "Non è un uomo di Dio", dissero; "è un politico. Ha l'attenzione della regina di Sceba; i leaders mondiali lo ricevono per ascoltare un suo consiglio. Andiamo contro di lui e complichiamogli le cose. Ora è lui il nostro obiettivo principale. Cerchiamo di abbatterlo!"
Il colpo peggiore che Salomone ricevette venne proprio dalla sua casa, quando Geroboamo, il figlio di un servitore, "si ribellò contro il re" (1 Re 11:26). Salomone lo ammirava, e gli aveva affidato incarichi di una certa importanza. Fu messo a capo degli addetti ai lavori della casa di Giuseppe. Ma poi questo giovane lo aveva "pugnalato" alle spalle, per così dire. Si era ribellato e si era volto contro il suo benefattore, Salomone. Ora Salomone aveva nemici sia dentro che fuori la sua casa.
Per favore capitemi, è possibile soffrire per la giustizia. È possibile essere perseguitati per amore di Cristo, per predicare il vangelo con potenza al punto che tutto l'inferno è in lotta per chiuderci la bocca. Ma molto di quello che stiamo vedendo oggi è opera di Dio — einvece è attribuita a Satana.
Se gli uomini di Dio non si umiliano e non abbandonano i desideri della carne e il mondo, servono degli avversari per scuoterli dal loro torpore. Se gli uomini di Dio non abbandonano la politica e ritornano a predicare Cristo, se non permettono allo Spirito Santo di umiliarli e purificarli — Dio ha ogni diritto di suscitare i loro nemici contro di loro.
Questo era l'uomo di Dio di cui stavamo parlando. Il Signore gli era apparso due volte. Era unto con potenza. Ma Salomone dovette avere a che fare con Dio — non con Satana! Non è tanto spaventoso cadere nelle mani del diavolo quanto lo è cadere nelle mani dell'Iddio vivente quando è adirato. E Dio era adirato con Salomone.
Siamo così ciechi! Non ci rendiamo conto di quando Dio è all'opera, purificando il Regno dai disobbedienti e dagli orgogliosi, usando gli avversari per far tornare in sè, spiritualmente parlando, gli uomini di Dio; per dire basta alla sensualità e al compromesso nel ministero; castigando coloro che sono diventati sordi alla santa chiamata di Dio in Cristo per il ravvedimento e la santificazione.
Puoi conoscere un servitore di Dio devoto che sta attraversando grandi persecuzioni; avete la certezza che Satana è dietro a tutto questo. Quest'uomo non sta cercando la luce dei riflettori. Al contrario, egli è in profonda comunione con Dio, e i suoi messaggi lo dimostrano. Egli è completamente devoto a Cristo e vive una vita umile, senza macchia, davanti al mondo. Sentite la sua voce chiamare a ravvedimento. Egli presenta con amore i comandamenti che Cristo ci ha dato nel vangelo, e la sua predicazione scuote la tana dell'avversario. Satana va contro di lui fisicamente, mentalmente, e con ogni altro mezzo nel suo arsenale. La stampa lo crocifigge; i predicatori lo deridono e lo ridicolizzano. Ma quell'uomo sa di essere puro e retto agli occhi di Dio — elo sapete anche voi. Egli necessita delle nostre preghiere e del nostro supporto. Il Signore interverrà liberandolo.
Ma c'è un altro uomo di Dio, che sta attraversando dolori e persecuzioni. La stampa lo ridicolizza davanti a mondo intero. Il suo stile di vita prodigo viene sbandierato davanti a tutti. Sembra quasi una cospirazione per abbatterlo e far terminare il suo ministero. Se un nemico va via, ne compare un altro. Viene accusato, calunniato, le sue parole vengono torte. Così quell'uomo va in giro cercando comprensione e affetto. L'applauso dei suoi amici lo incoraggia temporaneamente. Ma, nel profondo del suo cuore, ha il sospetto che possa esserci Dio dietro a tutto quello che sta subendo. In qualche modo, quest'uomo ha mancato. È diventato troppo occupato, troppo famoso, troppo egocentrico per rispondere all'alta chiamata di Dio di approfondire la sua vita in Cristo. E tutti coloro che sono passati per la correzione e hanno imparato da essa, possono confermalo. Essi sanno che Dio sta cercando di riportarlo alle sue radici spirituali.
Se sono vessato da nemici non credenti, sarà bene cercare di capire chi li ha mandati: Dio, o Satana? E se c'è il peccato nella mia vita, già so chi li ha mandati! Non serve mandare lettere chiedendo aiuto per combattere il diavolo. Non oso dire alla gente che il diavolo ce l'ha con me, se è Dio quello che è adirato con me.
Ascoltate questo grido pietoso: "Ho aperto al mio diletto, ma il mio diletto si era ritirato e se n'era andato. Il mio cuore veniva meno mentr'egli parlava. L'ho cercato, ma non l'ho trovato; ho chiamato, ma non mi ha risposto" (Cantico dei Cantici 5:6).
Inizi a sentirti in pena per quest'uomo, perché cerca ancora quell'intimità che aveva un tempo, ma non vuole pagare il prezzo per essere ristabilito. Da una parte sta ancora giocando con le piccole volpi, con le sue passioni — ma dall'altra parte, vuole continuare a godere della presenza del suo Amato. Esce dal suo bordello, ubriaco del vino proibito della concupiscenza, e va in giro cercando il suo Amato. "Dove sei?" "…se trovate il mio diletto…ditegli che sono malata d'amore" (Cantico dei Cantici 5:8). Ma la sostanza non è qui. È solo un'ombra, un ricordo — dall'altra parte della finestra, oltre la grata.
L'Amato non sarà in intimità con un amante infedele. Non c'è da meravigliarsi se Salomone perse la visione del suo Amato; e se il Signore non rispose quando egli lo invocò. Non c'è da meravigliarsi se la solitudine e la disperazione erano nel suo cuore. Si era abbandonato alla sua concupiscenza! Attraverso lacrime di sofferenza e terribili presagi, Salomone veniva richiamato al suo peccato, volta dopo volta. Era combattuto nello scegliere tra due amori. Indulgeva nel peccato e nelle passioni, poi si pentiva, piangeva, indulgeva, si pentiva. Indulgeva, cercava Dio, indulgeva, pregava. Ma prevaleva sempre la carne.
Vedo Cristiani che hanno perduto la santa chiamata di Dio in Cristo a causa delle passioni e del peccato, e inevitabilmente sono pieni di rimorsi. La gioia del Signore è sparita da loro. Quelli che una volta parlavano con fierezza, ora fanno domande. Parlano della loro fame spirituale, del loro bisogno di conoscere meglio Cristo, ma è più ombra che sostanza. Potete conoscere quelle persone che con sguardo ansioso dicono: "Si, Lo amo davvero — ho bisogno di Lui — ma non riesco a rompere il legame che ho con questa cosa!" Non riescono a guardarti negli occhi.
Non riesco a pensare a una cosa peggiore sulla terra che perdere la presenza di Cristo. Torniamo a questa triste scena di Salomone e chiediamoci come un uomo tanto benedetto e colmo di ogni bene abbia potuto barattare il suo buon nome, la sua fama nella storia, il suo regno, e la sua dimora in Dio — per il diritto di indulgere nelle sue passioni incontrollabili.
Questo è lo stesso uomo che una volta stette davanti al popolo di Israele e li ammonì dicendo: "O Eterno, DIO d'Israele, non c'è alcun DIO simile a te…Tu mantieni il patto e usi misericordia con i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore…Quando il cielo sarà chiuso e non vi sarà pioggia perché hanno peccato contro di te…quando ciascuno ha riconosciuto la piaga del proprio cuore e ha steso le mani…tu ascolta dal cielo, il luogo della tua dimora, e perdona…quando peccheranno contro di te…e tu, adirato contro di loro, li abbandonerai in balìa del nemico…se tornano a te con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima…tu ascolta dal cielo…la loro preghiera…e perdona…L'Eterno…non ci lasci e non ci abbandoni, ma…sostenga la causa del suo servo e la causa del suo popolo" (1 Re 8:23–59).
Che potente predicatore era Salomone un tempo! Che luce meravigliosa riempiva la sua anima. Ma egli aveva perso la santa chiamata. Aveva scelto di non seguire il cuore del suo Amato, per poter seguire i propri piaceri. Nei suoi ultimi giorni di vita, egli diede un avvertimento ai giovani: "Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i giorni cattivi e giungano gli anni dei quali dirai: 'Non ho in essi alcun piacere'" (Ecclesiaste 12:1).
Essendosi allontanato dalla visione celeste, fu assorbito da quella terrena. Salomone divenne un costruttore, passando la maggior parte del suo tempo con architetti e appaltatori. Alle mente carnali, egli appare come un uomo di grande ingegno e coraggio — uno spirito audace nel fare le cose in grande. I suoi progetti erano da capogiro. L'uomo che non aveva tempo per "andare" dal suo Amato, trovò tutto il tempo di fare per sè "grandi lavori" (Ecclesiaste 2:4).
Salomone era stato afferrato dalla passione di costruire magnifici edifici, piscine, vigne, giardini, e frutteti. Costruì il tempio più grandioso del mondo. Perse 13 anni per costruirsi un magnifico palazzo. Progettò una inusuale villa estiva nella foresta del Libano. Costruì il portico del trono dove amministrava la giustizia, fortezze, scuderie, e nuove città in terre lontane. Sei miglia a est di Gerusalemme, a Ain Karim, piantò grandi giardini e frutteti da lui progettati, e magnifici parchi. Costruì cisterne, fontane e acquedotti per portare l'acqua a Gerusalemme.
Il re divenne un allevatore di bestiame, allevò grandi armenti di bovini, pecore, buoi, e cavalli selvaggi. Aveva 1400 carri e 12.000 cavalieri. Josephus disse che coloro che guidavano i suoi carri avevano lunghi capelli cosparsi di polvere d'oro e tuniche di porpora di Tiri.
Salomone era sommerso dall'oro, avorio, argento, tessuti pregiati, legname, spezie, pavoni e altri animali esotici. Si costrì un gran trono d'avorio e lo coprì d'oro. I suoi calici erano d'oro. Le sue ricchezze erano incalcolabili. Distribuì gioielli agli ospiti e alle mogli. Tenne sontuosi banchetti con tanto di cori e orchestre personali. Rallegrava i suoi ospiti con musica, vino e danze.
La regina di Sceba restò senza fiato quando ebbe visto tutti i possedimenti e le ricchezze di Salomone in tutto il loro magnifico splendore. I suoi carri d'oro, il suo enorme contingente di guardie del corpo, cavalleria e servitori — quale incredible vista si presentò ai suoi occhi.
Ma ciò che la regina di Sceba non sapeva era che Salomone sarebbe diventato il più solo, il più disilluso uomo del regno. Egli si stava incamminando verso la fine. Ogni nuovo progetto di costruzione, ogni nuovo acquisto, lo lasciavano sempre più internamente vuoto e disperato. Il suo successo nel regno terreno lo aveva reso fiducioso in sè, determinato. Era talmente sostenuto dal suo successo e dai suoi possedimenti visibili, da trascurare il suo declino spirituale. Si sentì soddisfatto di sè, e altezzoso dentro di sè quando esaminò il suo impero e non sentì invece bisogno di esaminare se stesso. La sua influenza e i suoi possedimenti lo incoraggiavano a scegliere la sua strada, a non accettare consigli, e a seguire i suoi sogni.
Quando le cose visibili sono l'attrazione e il centro dell'attenzione, il cuore si raffredda. Salomone si traviò e divenne schiavo delle cose materiali. Per un breve momento potè godere dei suoi progetti. Potè dire: "il mio cuore si rallegrava di ogni mio lavoro" (Ecclesiaste 2:10). Ma dopo non molto tempo lo sentiamo confessare: "Poi mi volsi a considerare tutte le opere che le mie mani avevano fatto, e la fatica che avevo impiegato a compierle; ed ecco tutto era vanità e un cercare di afferrare il vento; non c'era alcun vantaggio sotto il sole…Perciò ho preso in odio la vita…ho odiato ogni fatica che ho compiuto sotto il sole…così sono arrivato al punto di disperare in cuor mio…" (Ecclesiate 2:11–20).
Quale dolore! Era ammirato come un uomo saggio e potente. Ma le folle non sapevano che questo era un uomo profondamente afflitto. Contemplò tutte le sue opere e ne fu angosciato! In breve, disse: "Che spreco! A che servono tutte queste cose materiali? Non mi hanno portato alcuna felicità!"
Ci sono passato anch'io, in qualche modo. Conosco quella sensazione avvilente, quel senso di futilità. Ho progettato, studiato e costruito qualcosa — passando settimane a fare progetti, tirando fuori idee, dicendo a me stesso che stavo facendo tutto "alla gloria di Dio". Che stavo costruendo per Gesù — ocosì dicevo agli altri. Ma niente di tutto quello mi portò felicità, anzi mi portò a deprimermi. Pensavo: "sono così stanco di costruire — di racimolare soldi. Vorrei che qualcuno venisse a riprendersi tutto". Ma poi un giorno sentii la santa chiamata di Dio di approfondire la mia vita in Cristo. Fu solo allora che capii che ero tanto preso da tutte quelle attività perché mi stavo allontanando dal mio Amato!
Dovetti abbandonare tutto. Non potevo più sprecare il mio tempo con dei futili sogni. La mia fabbrica dei sogni doveva sparire. La scuola biblica del mio cuore doveva cominciare. Sentii Dio chiamarmi, forte e chiaro: "David, hai imboccato la via sbagliata. Vieni con Me. Incontriamoci al monte. Vieni alla valle dei gigli. Vieni a scoprire la Rosa di Sharon. Vieni, abbracciami, e soddisferò i tuoi bisogni di vita spirituale, pace, e gioia".
Guardate tutto quello che Salomone aveva costruito, e scoprirete che stava cercando di ricreare materialmente quello che aveva perduto spiritualmente.
- Acquedotti e fontane, invece dell'acqua della vita.
- Pascoli verdi e acqua fresca a Ain Karim, invece dei pascoli verdi e delle acque calme dell'Amato descritte nel Salmo 23.
- Un tempio rivestito d'oro a Gerusalemme, invece di un tempio spirituale dello Spirito Santo.
- I propri armenti su dozzine di colli, invece di tutti i Suoi armenti su migliaia di colli.
- Cori d'uomini, invece di cori d'angeli.
- Un trono in terra, invece di un trono nei cieli.
- I carri di Salomone, invece dei carri dell'Eterno degli eserciti.
- Un palazzo qui, invece di una residenza nei cieli.
- Strade lastricate d'oro a Gerusalemme, invece di strade lastricate d'oro nella Nuova Gerusalemme.
Non è ovvio che Salomone stava cercando di costruire con le proprie mani quello che aveva perduto nel suo cuore? Pensate che un uomo di Dio che sta seguendo il Signore Gesù Cristo voglia perdere tempo con le cose terrene? L'uomo di Dio dovrebbe essere seduto nei luoghi celesti in Cristo Gesù, passando tutto il suo tempo ad ascoltare la volontà di Dio, conversando con l'Onnipotente, in modo da poter scendere giù a costruire una dimora spirituale!
Perché ci sono così tanti sinceri uomini di Dio coinvolti in tanti progetti, realizzazioni, e sogni che fanno loro perdere tempo? Non voglio suggerire che tutti i progetti di costruzione di qualcosa siano vanità. Non dubito che molti servi di Dio siano davvero interessati a costruire solo per la gloria del Signore. Dio ha degli operai e dei pionieri propri — esono gli uomini che costruiscono solo quando c'è una reale necessità. Essi meritano incoraggiamento e supporto.
D'altra parte, non ho dubbi che molte delle costruzioni a scopo religioso e della progettazione che si fa oggi è il risultato di uomini di Dio che hanno perduto la santa chiamata. Hanno perduto quella spirituale, così si rivolgono a quella materiale. Costruiscono con le loro mani, perché si sono fermati nella loro ricerca di Cristo. E l'uomo più impegnato fa i piano più grandi — "Più grande è la parata, più poca è la sostanza".
Questo non si applica solo ai predicatori. I credenti seduti nelle panche in chiesa vanno nella stessa direzione. Perché i Cristiani sono tanto affascinati da case, proprietà, e prosperità? Perché la ricerca per la lussuria, agio, e piacere? È a causa del fatto che hanno rifiutato la santa chiamata di Dio. Il loro "io" è al comando. La sicurezza e il piacere hanno rimpiazzato il giogo del Signore.
"Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo" (Filippesi 3:8).
Come Salomone, Paolo fu visitato due volte dall'Onnipotente — una volta sulla strada per Damasco, e poi a casa di Giuda in Damasco quando ricevette lo Spirito Santo. Paolo poteva andare avanti per la forza di quelle due visite iniziali e viaggiò ovunque, dando la sua testimonianza soprannaturale. Quanto dev'essere stato eccitante. Ma Paolo sentì Dio chiamarlo a qualcosa di superiore. Sentì la stessa chiamata ricevuta da Salomone — l'Amato che diceva: "Vieni! Vieni al mio giardino e impara da Me".
Paolo corse dal suo Amato in Arabia. Era pazzo — secondo i moderni standard evangelici — arinunciare ad essere immediatamente riconosciuto come ministro. Nel mondo le anime morivano, e lui era unto dal Signore. Perché non andare subito a lavorare in quei campi bianchi da mietere? Invece, egli si isolò, lasciando le esigenze religiose dietro di sè. Dimenticando tutto, si protese verso il premio. Cristo era tutto! L'Arabia era per Paolo un pascolo verde, la valle dei gigli, una sala per un banchetto d'amore, un pasto di pane vivente — dove poter vedere la piena fioritura della Rosa di Sharon, in tutta la Sua gloria e maestà.
Grazie a Dio, il popolo di Dio si sta scuotendo dal torpore. Molti servi affamati del Signore stanno sentendo la Sua santa chiamata. C'è un'urgenza che vedo in molti cuori — di mettersi in disparte con Dio, per approfondire e consolidare la loro vita e comunione in Cristo. L'insoddisfazione sta portando molti di loro a rinunciare veramente a se stessi. Ovunque io vada sento dire: "Ci dev'essere ancora di più! Voglio vedere Gesù! Voglio uscire a incontrarLo. Voglio una fresca rivelazione di Lui. Sono affamato della Sua pienezza. Sono stanco della sterilità, di essere occupato, del clamore, della spettacolarità. Voglio vedere Gesù!"
Il tempo sta finendo — la santa chiamata presto non si udrà più. Vi "alzerete…e verrete a Lui" ? No voglio che quando sarò davanti al Tribunale di Cristo per il Giudizio Egli debba dirmi: "Io ho chiamato, ma tu hai rifiutato". Essere giudicati per noncuranza, per leggerezza, per apatia — quale orrore!
In noi, Cristo deve essere adesso il Signore di tutto, altrimenti Egli non può essere il Signore in niente!