NON ALLONTATEVI MAI DA CRISTO
L’unica cosa che deve resistere in questi tempi.
In tutto il Nuovo Testamento ci è detto che, negli ultimi giorni, vi sarà una grande apostasia. Gesù disse che persino alcuni servi devoti - “se fosse possibile, anche gli eletti” (Matteo 24:24) - avrebbero potuto allontanarsi dalla fede.
Ciò fa sorgere un’ovvia domanda in ogni cristiano serio che vive in questi tempi pericolosi: “Che cosa può portar via la nostra fede e che cosa occorre per aggrapparsi ad essa?”
L’autore di Ebrei affronta di petto questo problema. Nel farlo cita un brano dell’Antico Testamento che pone l’accento sulla fede vacillante degli Israeliti al tempo di Mosè.
“Perciò come dice lo Spirito Santo: ‘Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori come nel giorno della ribellione, come nel giorno della tentazione nel deserto, dove i vostri padri mi tentarono mettendomi alla prova, pur avendo visto le mie opere per quarant’anni! Perciò mi disgustai di quella generazione, e dissi: ‘Sono sempre traviati di cuore; non hanno conosciuto le mie vie’; così giurai nella mia ira: ‘Non entreranno nel mio riposo ’” (Ebrei 3:7-11).
Dopo aver citato questo passo, l’autore dà un chiaro avvertimento ai credenti del Nuovo Testamento: “Badate, fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente” (Ebrei 3:7-12).
L’autore di Ebrei non ci sta solo presentando un esempio di fede debole o vacillante. Ci sta mettendo in guardia: “Fate attenzione a non lasciare che un cuore malvagio e incredulo sottometta la vostra fede. Sì, potrebbe accadervi”.
Che cosa intende dire l’autore? E’ veramente possibile che i cristiani degli ultimi tempi cadano sotto la collera di Dio come accadde agli Israeliti? E inoltre, come è possibile per noi non entrare nel riposo di Dio, che è stato conquistato per noi da Cristo? Significa che dobbiamo lottare fino al traguardo se speriamo di arrivare in paradiso?
Questo brano pare così pessimista che può confondere i credenti guidati dalla grazia. Ma incastrata in questo capitolo vi è la gloriosa promessa che ogni cristiano in lotta brama udire.
Sovente leggiamo la Bibbia come se fossimo ancora sotto la legge anziché focalizzarci su ciò che Gesù fece per noi nel Nuovo Patto della sua grazia
Quando udiamo avvertimenti come quello presente in Ebrei il nostro primo impulso è dire: “Ho bisogno di riallineare la mia vita”. Abbiamo la reazione istintiva di migliorare il nostro autocontrollo per piacere a Dio. Ma questa risposta contrasta con l’opera completa che Gesù ha già compiuto per noi.
In realtà, la sua buona notizia è così potente che trascende la nostra umana comprensione. Il Vangelo di Cristo è così liberatorio, sostanziale, sconvolgente per il nostro equilibrio e sovversivo per la nostra carne, che non possiamo sfuggire alla sua presa. La buona notizia s’insinua negli angolini e nelle fessure del nostro essere e dalle nostre fenditure, un tempo tenebrose, fa balzare fuori libertà, gioia e vita abbondante. Amici, questa è una realtà che non potremo mai realizzare con le nostre sole forze.
Tuttavia, poiché siamo esseri umani, tendiamo a dimenticare la potenza della grazia di Cristo nelle nostre vite. Martin Lutero diceva di dover predicare il vangelo della grazia a se stesso tutti i giorni perché tutti i giorni lo dimenticava. In questi tempi i cristiani sono così cementati nei loro modelli e nei loro modi di pensare - sempre venendo meno all’impegno di “fare meglio” - che non stupisce il fatto che molte persone, credenti da una vita, siano esauste, a causa dei loro sforzi e si allontanino dalla fede. Vivere la vita secondo un codice interno di rispetto della legge piuttosto che secondo la grazia sembra avere effetto per un po’ di tempo ma, alla lunga, causa delusione. Moltitudini di credenti, in questo modo, si esauriscono e si scoraggiano e, alla fine, si danno per vinti.
Tra coloro la cui fede è ancora intatta, molti leggono Ebrei 3 e concludono: “Se non faccio meglio non arriverò vivo alla fine. Il messaggio di questo brano è chiaro: devo darmi una regolata!”
Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Infatti tali pensieri rivelano un’assenza di fiducia. Si tratta di un modo di pensare che suggerisce: “Io devo …”. No! Attraverso il Nuovo Patto della grazia, Dio ha ribaltato la situazione in: “E’ perché io vivo che tu vivrai”. Queste sono le parole letterali di Gesù: “Come il Padre vivente mi ha mandato e io vivo a motivo del Padre, così chi mi mangia vivrà anch’egli a motivo di me” (Giovanni 6:57). Questo versetto riguarda più che la vita eterna. Noi ci nutriamo di Cristo per avere vita abbondante.
Geremia affronta la questione dell’allontanamento profetizzando il futuro Nuovo Patto
“’Ecco, i giorni vengono’, dice il Signore, ‘in cui farò un nuovo patto con la casa d’Israele e con la casa di Giuda’” (Geremia 31:31). Con questo versetto Geremia inizia a trattare il grande problema di cui si parla in Ebrei 3. Porta a uno dei più amati passaggi delle Scritture, che mostra come il glorioso Nuovo Patto risolverà l’urgente questione relativa a come resista la fede.
“’Ma questo è il patto che farò con la casa d’Israele, dopo quei giorni’ dice il Signore: ‘Io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Nessuno istruirà più il suo compagno o il proprio fratello dicendo: ‘Conoscete il Signore!’ poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande’, dice il Signore. ‘Poiché io perdonerò la loro iniquità, non mi ricorderò del loro peccato’” (Geremia 31:33-34).
Ciò che Geremia profetizza qui era strabiliante per gli Israeliti. Dio disse che la sua legge sarebbe passata dall’esistere all’esterno del suo popolo - in tavole di pietra e in insegnanti - all’esistere nel cuore di ogni persona. Non ci sarebbero stati più tentativi di guidarsi da sé, in base ai dettami della legge, non più semplice conoscenza razionale delle vie di Dio; con lo Spirito Santo vivente in noi, ora noi possiamo vivere e muoverci nella sua potenza, liberi da ogni paura.
Se inciampiamo non ci volgeremo alla legge di Mosè che ci afferra, ci scuote e ci dice: “Non sei all’altezza, dovresti fare meglio”. Ma invece Cristo ci prende per mano e ci dice: “Non restare bloccato nel tuo errore. Afferra la mia grazia che trasforma! Non tentare di uscirne con i tuoi sforzi. Io sono con te in mezzo a tutto ciò. Afferra la mia grazia per avere le forze che ti occorrono. La mia grazia ti conferirà vita!”
Nessuno sforzo umano può darci il potere della vita che viene dal cielo. Martin Lutero diceva che le sole cose che egli aggiungeva alla salvezza di Dio erano il suo peccato e la sua riluttanza. Dio compie veramente tutto, non solo ci giustifica e ci salva dal peccato ma santifica le nostre vite, rendendoci continuamente santi.
Una frase rivela che la profezia di Geremia si sarebbe adempiuta
“Perciò, fratelli santi che siete partecipi della celeste vocazione …” (Ebrei 3:1). La nostra chiamata non è terrena. E’ formata nel regno celeste. Pertanto, dobbiamo basarci sul potere celeste per adempierla.
La frase successiva in questo versetto ci mostra come il potere giunge a noi. “Considerate Gesù” (Ebrei 3:1). Qui, in due parole, vi è l’adempimento del Nuovo Patto. L’autore di Ebrei sta dicendo: “In vista di tutto ciò che ho disposto per voi - in vista di tempi difficili e di grande apostasia - c’è solo un elemento da considerare: Gesù”.
L’autore descrive poi il ruolo assunto da Gesù per noi: “… l’apostolo e il sommo sacerdote della fede che professiamo” (Ebrei 3:1). Le qualifiche di Gesù ci dicono che egli venne tra noi con un compito da eseguire e non fallì. Alla croce, Cristo compì per noi tutto ciò che occorreva per una vita abbondante: salvezza dal peccato, giustificazione e continua santificazione. Questa è la strabiliante opera celeste del nostro Sommo Sacerdote.
Il vostro matrimonio è sotto tiro? Il vostro futuro economico è instabile? Sostenete una grande lotta con un peccato? Siete scoraggiati da tutti i fronti di battaglia presenti nella vostra vita? Stanno portando la vostra fede al limite? Temete di perdere il vostro credo e allontanarvi dalla fede? Da Geremia a Ebrei, la Parola di Dio dice che vi è una sola cosa da fare: considerare il vostro Sommo Sacerdote.
Veramente, la lettera agli Ebrei ci dice che vi qualcos’altro che si può fare. Lo stesso capitolo ci dice: “… manteniamo ferma fino alla fine la nostra franchezza” (Ebrei 3:6). Mettiamo la nostra fiducia nell’opera perfetta e completa del nostro Sommo Sacerdote. Questa fiducia non è una pallida e debole speranza bensì qualcosa di cui vantarci. “La speranza di cui ci vantiamo” (Ebrei 3:6).
Amici, ecco come restare saldi nella fede in tempi instabili. Prima di tutto, considerate Gesù. Secondo, aggrappatevi saldamente alla vostra fiducia in lui. Se lo farete, vi chiederanno come riuscite ad essere così in pace in tempi tanto turbolenti. Sarete portati a vantarvi in questo modo: “E’ tutta opera di Gesù. Fai un favore a te stesso e consideralo”. Amen.