Non Devi Capire Le Tue Afflizioni - Hai La Grazia
Una cara donna cristiana che riceve regolarmente la nostra corrispondenza, ci ha scritto una lettera commovente:
"Nel 1972 abbiamo perso un figlio affetto dalla sindrome di Down a causa di una polmonite. Aveva soltanto diciassette mesi. Sette anni dopo, nel 1979, abbiamo perso un figlio di quindici anni. É morto folgorato mentre saliva su un albero nel nostro giardino".
"Ora il nostro figlio ventiquattrenne soffre di diabete. Io ho un cancro e mi sottopongo a chemioterapia. Le chiedo in sincerità - è peccato chiedere a Dio: 'Perché?' Lui comprende la nostra natura umana?"
"Pastore Dave, è mai stato arrabbiato con Dio per qualche motivo? Io sì, e so che è sbagliato. Mi vergogno di aver avuto tali pensieri. Ma mi confondo quando certo di capire perché i cristiani soffrono così tanto. So che non siamo più meritevoli degli altri. Ma sono scioccata da tutte le sofferenze che stiamo passando".
"Ho paura e sono ansiosa. Ma vorrei sostituire tutti i miei timori con una fede forte, al posto di tutte le sofferenze. Ma ancora continuo a chiedermi - perché così tante sofferenze? Quanto ancora dureranno?"
Posso immaginare solo in parte l'orrore di scoprire un figlio a terra, morto, dopo aver subito un'elettroesecuzione. Capisco il grido di questa madre: "Perché devo seppellire un altro figlio, Signore? Perché due dei nostri figli sono morti, ed un altro soffre di una malattia mortale? Io ho il cancro, e soffro per le radiazioni e la chemioterapia. Siamo stati tutti colpiti. Perché tutte queste sofferenze? Quando finiranno?"
Non so spiegare il motivo per cui questa famiglia abbia sofferto tante afflizioni. Ma vi dico - non è un peccato chiedersi il perché. Anche il nostro benedetto Signore pose questa domanda, mentr'era appeso e soffriva sulla croce. Gesù fu definito "uomo di dolore, familiare con la sofferenza" (Isaia 53:3). Credo che Cristo capisca tutte le nostre perplessità, perché ha avuto pienamente a che fare con la nostra angoscia umana.
Egli ci sente quando gridiamo: "Signore, perché mi stai mettendo in questa situazione? So che non viene dalla tua mano - ma comunque stai permettendo al diavolo di bersagliarmi. Perché mi devo svegliare tutti i giorni con questa nuvola nera che mi sovrasta? Perché devo sopportare questo dolore? Quando finirà questo incubo?"
Il mondo secolare esige una spiegazione per tutti i dolori e le sofferenze di questa vita. Molti non credenti mi hanno chiesto: "Signor Wilkerson, se il suo Dio è reale - se è veramente amorevole come dice lei - perché permette che si continui a morire di fame? Perché permette che i diluvi e le carestie devastino le nazioni povere, distruggendo migliaia di persone alla volta? Come può ignorare il fatto che l'AIDS uccida milioni di persone in Africa? Perché migliaia di persone vengono massacrate nei paesi in cui c'è una guerra continua, che non conosce sosta?"
"Reverendo, semplicemente io non riesco a credere nel suo Dio. Io devo aver più amore di lui - perché se avessi avuto il suo potere, avrei messo fine a tutte queste sofferenze".
Non sono qui a spiegare il motivo per cui le nazioni soffrono - perché esistono queste tremende carestie, pestilenze, inondazioni, fame, malattie e distruzione. Eppure, la Scrittura getta luce sulle sofferenze del mondo, facendo un ritratto del popolo di Dio, l'antico Israele. Quella nazione sofferse simili calamità: olocausti, cattività, collasso economico, malattie strane (alcune delle quali colpivano solo Israele). A volte le sofferenze di Israele erano così terribili, che pure i loro nemici ne avevano compassione.
Perché Israele sofferse tali orribili cose? La Scrittura è chiara: in ogni situazione, essi avevano dimenticato Dio per votarsi all'idolatria e alla stregoneria.
Vediamo accadere la stessa cosa in molte nazioni odierne. Per esempio, per circa duecento anni, i missionari si sono recati in Africa. Eppure tutti i paesi africani hanno rifiutato Cristo - perseguitando ed uccidendo migliaia di missionari e milioni di convertiti. Tragicamente, ogni qualvolta una nazione rigetta il vangelo - volgendosi invece all'idolatria e all'occultismo - il risultato è povertà, pazzia, malattie e sofferenze indescrivibili.
Tutto questo è certamente vero per Haiti. Proprio in questo momento, quel paese sta cadendo letteralmente a pezzi. Abbiamo ricevuto una lettera da parte di una coppia missionaria sostenuta dal nostro ministero. Ci hanno scritto che i loro vicini sono stati derubati e picchiati - e credono di essere il prossimo bersaglio. Ci hanno chiesto di pregare per la loro protezione.
Perché queste calamità a Haiti? Lì regna il satanismo, e la stregoneria è virtualmente la religione di stato. Ne sono stato testimone personalmente, mentre predicavo a Haiti. Ho parlato con stregoni ed ho visto il risultato delle loro pratiche vudù: povertà, disperazione, paura, malattie, fame e corruzione.
Il mondo non può accusare Dio per tutto questo. É chiaramente un'opera satanica - è lui che vuole che sia rimossa da quell'isola ogni influenza cristiana. Sì, Haiti è stata evangelizzata - ma gli Haitiani hanno rigettato il vangelo, amando più le tenebre che la luce. Ed il tragico risultato è una sofferenza profonda.
In tutto il mondo, persone peccaminose hanno contaminato la terra, l'aria e il mare. Eppure tutti accusano Dio per tutti i cambiamenti atmosferici che hanno provocato diluvi, carestie e malattie, colpendo sia gli esseri umani che gli animali. La gente insiste sul diritto alla promiscuità e per avere molti partner sessuali - e poi accusa Dio di diffondere l'AIDS. Gli operatori delle Nazioni Uniti vengono presi in giro quando tentano di insegnare l'astinenza sessuale nei paesi poveri.
Qui in America è stato versato un oceano di sangue innocente. Per fare un calcolo approssimativo, 40 milioni di bambini sono stati uccisi mediante l'aborto. Il Congresso sta per approvare una legge che afferma che se un bambino sopravvive alla procedura abortiva, la madre può scegliere di farlo morire. Il bambino viene semplicemente messo da parte - non lo si nutre e lo si fa morire di fame. Ora le infermiere di tutto il mondo stanno ribellandosi, perché non riescono a dormire la notte sentendo il grido di tutti questi bambini morti.
Questa generazione malvagia non ha alcun rispetto per la vita. Eppure non riusciamo a capire perché i nostri figli finiscono con l'assassinare i loro compagni di scuola. Pretendiamo di non capire perché cinque cosiddetti adolescenti normali, avrebbero ucciso il proprietario di un ristorante cinese per del cibo che valeva meno di quindici dollari. La ragione di queste tragedie è finanche troppo chiara: stiamo raccogliendo quello che abbiamo seminato, quando abbiamo versato del sangue innocente.
E mentre il mondo grida: "Dov'è Dio in tutto questo?", io rispondo: "Sta piangendo per tutto quello che ha commesso l'umanità".
Proprio in questo momento, molti fra quanti stanno leggendo questo messaggio, stanno sopportando delle sofferenze - dolori fisici, subbugli emotivi, tentazioni invincibili - e si stanno chiedendo: "Perché?" Forse questa descrizione ti calza a pennello. Sei stanco di sentirti perso e condannato, e pensi che forse Dio ce l'abbia con te. Ti auto esamini continuamente. Sei stanco di tutti i cattivi consigli che hai ricevuto, che non hanno fatto che farti sentire peggio.
Forse hai trascorso tanto tempo a chiederti perché. Ora chiedi: "Signore, sai che ti amo. La mia fede in te è forte. Ma questa prova continua. Non so quanto ancora la posso sopportare. Quanto ancora pensi che debba durare?"
L'apostolo Paolo ci dice che la sua vita è un esempio di come dobbiamo comportarci nelle afflizioni. Egli scrive: "Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesú Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere vita eterna" (1 Timoteo 1:16).
Secondo la mia opinione, nessuno tranne Gesù - in tanti modi, per colpa di tante persone - sofferse come Paolo. Sin dall'inizio della sua conversione, Paolo fu informato delle sofferenze che avrebbe dovuto affrontare: "Il Signore gli disse: Io gli mostrerò [a Paolo] quanto debba soffrire per il mio nome" (Atti 9:15-16). Gesù stesso sta dichiarando in questo contesto: "Mostrerò a Paolo quanto dovrà soffrire per il mio nome". Similmente, le nostre vite devono seguire l'esempio di Paolo.
Le prove e le sofferenze più profonde spettano a quei servi devoti che ricevono rivelazioni direttamente dal cuore di Dio. Paolo testimonia: "E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne" (2 Corinzi 12:7).
Se hai poggiato tutto il tuo cuore su Cristo - se se determinato a conoscerlo intimamente, a cercarlo con bramosia affinché condivida con te la sua parola - sei sul cammino della sofferenza. Attraverserai momenti difficili, profonde agonie, grandi afflizioni, di cui i cristiani carnali non hanno la minima idea.
Questo fu vero per la vita di Paolo. Quando Paolo si convertì, non gli bastò di conoscere Cristo dai discepoli a Gerusalemme. Egli voleva conoscere il Signore in maniera intima. Perciò, Paolo diceva: "Io non mi consigliai con nessun uomo" (Galati 1:16). Al contrario, si isolò in Arabia per tre anni (vedi 1:16-17).
La rivelazione di Cristo che Paolo aveva ricevuta non veniva da una persona. L'apostolo testimonia: "Io stesso non l'ho ricevuto né l'ho imparato da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Gesú Cristo" (1:12).
Ringrazio Dio per gli insegnanti biblici. Essi ci aprono le scritture, ci rivelano molte meraviglie e molti misteri della fede. Ma il fatto è che la rivelazione di Gesù Cristo non può essere insegnata. Deve essere elargita dallo Spirito Santo. E la ricevono quelli che, come Paolo, si isolano in Arabia, determinati a conoscere Cristo.
Questa qualità separa i due tipi fondamentali di cristiani. C'è un tipo di cristiano che dice: "Ho dato il mio cuore a Gesù" - ma sa dire solo questo della propria fede. Gioisce sapendo di andare in cielo e non all'inferno. Ma non va oltre nel cammino con Cristo.
L'altro tipo dice: "Ho dato il mio cuore a Gesù - ma non sarò soddisfatto finché non avrò conosciuto il suo cuore". Questo servo non si darà requie finché non avrà portato il peso di Cristo, finché non avrà camminato come ha camminato Cristo, finché non avrà compiaciuto Dio come fece Cristo. Questa determinazione è qualcosa che non si può insegnare.
Eppure, state attenti - se veramente volete che Gesù condivida con voi il suo cuore, dovrete essere pronti a sopportare dure afflizioni. Infatti, la rivelazione di Cristo che riceverete sarà accompagnata da sofferenze ed afflizioni inimmaginabili.
Paolo disse di aver ricevuto rivelazioni dall'Iddio che per secoli era stato nascosto agli occhi degli uomini: "Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui" (Efesini 3:5).
Quando Paolo parla di ricevere rivelazioni (vedi 2 Corinzi 12:7), la parola che usa significa "togliere un velo, aprire cose nascoste". Dio ha sollevato il velo dei grandi misteri della fede - ed ha mostrato a Paolo le meraviglie della sua opera salvifica.
Infine, Paolo si riferisce ad una visione suprema che aveva ricevuto circa quattordici anni prima, poco dopo essere stato salvato. Descrive di essere stato "rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunziare" (2 Corinzi 12:2-4). In breve, Paolo aveva ricevuto delle rivelazioni impronunciabili del cielo.
Quale incredibile abbondanza di rivelazioni Paolo aveva ricevuto! Aveva sperimentato un incredibile cammino del cielo, vedendo ed udendo cose mai testimoniate nel mondo. Eppure, subito dopo aver ricevuto queste rivelazioni, Paolo dovette affrontare grandi sofferenze.
"E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne" (2 Corinzi 12:7).
Ci sono due tipi di sofferenze fra i credenti. Prima di tutto, ci sono le afflizioni e le tentazioni comuni a tutto il genere umano. Gesù dice che la pioggia cade sui giusti e sugli ingiusti (vedi Matteo 5:45). Si sta riferendo ai problemi quotidiani - conflitti matrimoniali, preoccupazioni per i figli, battaglie contro la depressione e la paura, pressioni finanziarie, malattie e morte - cose comuni ai santi e ai peccatori.
Ma ci sono anche delle sofferenze che affliggono solo i giusti. Davide scrive: "Molte sono le afflizioni del giusto, ma l'Eterno lo libera da tutte" (Salmo 34:19). Notate: Davide non dice che la nostra liberazione sarà improvvisa e immediata. In molti casi, la nostra guarigione potrà avvenire dopo molto tempo, mediante la preghiera, la fiducia e la fede.
Questo è il tipo di sofferenza che Paolo dovette sopportare. Le grandi rivelazioni ricevute provocarono subito in lui un cammino di profonda afflizione che durò per tutta la sua vita. Pensateci: quando Paolo scrisse questa lettera ai Corinzi, era cristiano da quattordici anni - e non era ancora stato liberato dalla spina di cui parla. Sapeva che probabilmente avrebbe vissuto tutta la vita con questa afflizione, fino alla morte.
Non sappiamo esattamente quale fosse la spina di Paolo. Gli studiosi della Bibbia teorizzano che si trattasse di un problema agli occhi o di un difetto di pronuncia, o forse di una balbuzie. Un commentario ipotizza persino che si trattasse di una pecca nel carattere - in particolare, di un temperamento irruente. Altre speculazioni vanno da problemi carnali, a pensieri demoniaci, e persino la probabilità di una moglie abusiva. Ma tutte queste ipotesi rimangono delle speculazioni.
In qualsiasi caso, Paolo ammise che nella sua vita era in corso una grande battaglia. Stava dicendo: "Quando emersi da quella grande rivelazione del paradiso, nella mia carne apparve una spina. Un messaggero di Satana mi schiaffeggiò". La frase "mi schiaffeggiò" significa qui che lo colpì direttamente in viso. Paolo stava quindi affermando che Dio aveva permesso a Satana di colpirlo in viso.
Perciò, chi era questo messaggero di Satana che schiaffeggiava il volto di Paolo? Non credo si trattasse semplicemente di un'afflizione fisica, come un difetto di vista o una balbuzie. Non credo neanche, come facevo in passato, che si trattasse di un legame demoniaco di bugie e di accuse che voleva scoraggiarlo.
Credo invece di trovare una spiegazione nella frase: "Affinché io non mi insuperbisca" (2 Corinzi 12:7). Credo che Paolo stia parlando qui di auto esaltazione - un orgoglio privato. Vedete, Paolo era stato un fariseo - e tutti i farisei erano orgogliosi. In loro regnava un'attitudine di superiorità verso gli altri: "Sono contento di non essere come le masse dei peccatori comuni". Inoltre, Paolo aveva buoni motivi per essere orgoglioso. Era molto intelligente, ed aveva ricevuto tanti doni dallo Spirito Santo.
Credo che il diavolo sapesse che quest'orgoglio era la debolezza maggiore di Paolo - e che lo attaccasse proprio lì. Lo esaltava, gonfiava il suo ego, e gli sussurrava un pensiero orgoglioso dopo l'altro: "Sei l'unico che ha ricevuto questa rivelazione". Quale spina maggiore potremmo avere, se non quella di Satana che nutre ogni giorno il nostro lato più vulnerabile? Paolo doveva rivolgersi continuamente alla croce, deponendo tutte le sue capacità, per mortificare il suo orgoglio.
Satana sapeva anche che Davide era incline alla concupiscenza. E nutrì la debolezza di quel sant'uomo mettendogli sotto gli occhi una bella donna che faceva il bagno. Allo stesso modo, il diavolo ci schiaffeggia con opportunità e tentazioni che nutrono il nostro orgoglio, la nostra concupiscenza, la nostra ambizione e le nostre paure - qualsiasi sia la nostra debolezza primaria.
Eppure il diavolo non avrebbe potuto schiaffeggiare Paolo senza prima ottenere il permesso di Dio. Sappiamo, per esempio, che fu Dio a permettere a Satana di mettere alla prova Giobbe. E Dio aveva uno scopo nel permettere che Paolo soffrisse di quella spina. Sapeva che la più grande minaccia alla testimonianza di Paolo non era la sensualità né la cupidigia o le lodi degli uomini; no, Paolo era passivo alle cose della carne. Piuttosto, la sua debolezza era l'orgoglio, che nasceva dal fatto di aver ricevuto grandi rivelazioni.
Paolo scrive: "Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me" (2 Corinzi 12:8). Stava dicendo, in effetti: "Avevo cercato diligentemente il Signore, con tutto il cuore - e lui si era rivelato a me ed in me. Mi mostrò persino la sua gloria nel cielo. Eppure, proprio in quel momento, mi trovai di fronte ad un problema che mi ricordava la mia fragilità umana".
"Ho pregato il Signore: 'Rimuovi da me questa cosa. Ne ho abbastanza di questa debolezza, di questa vittoria demoniaca. Quanto ancora devo essere umiliato da questi attacchi? Quanto ancora devo sopportare questa sofferenza? Per favore, Signore, liberami".
Dio non si mise a spiegare tutto a Paolo. E non gli concesse la richiesta di porre fine alle sue sofferenze. Non rimosse neanche la spina né scacciò l'angelo di Satana. Eppure, diede a Paolo qualcosa di meglio. Gli rivelò in che modo avrebbe potuto ottenere vittoria ogni giorno: "Ed egli mi ha detto: "La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza"" (2 Corinzi 12:9).
Dio stava dicendo, in effetti: "Paolo, ti darò grazia nelle prove di ogni giorno. Ed essa ti basterà per tutto quello che dovrai affrontare. Non dovrai capire tutto quello che passerai. Perciò smetti di chiedere il perché. Hai la mia grazia - ed è tutto quello di cui hai bisogno".
Riceviamo lettere da persone che conducono una vita piena di sofferenze incredibili. Giovani ci scrivono di essere cresciuti in famiglie piene di stregonerie - di essere stati picchiati, abusati ed abbandonati. Un sedicenne ci ha scritto che furono i genitori ad iniziarlo alla droga. Queste persone gridano: "Io amo Dio - ho pregato e l'ho cercato. Ho messo tutta la mia fiducia in lui. Ma ogni giorno, mi trovo ad affrontare nemici potenti - e non vedo segno di liberazione".
Non voglio scoraggiare nessuno. Ma, come Paolo, le tue afflizioni possono essere di quelle che capitano al giusto. Se è così, potresti dover affrontare ogni giorno confidando totalmente nella sua grazia. La tua liberazione non avverrà improvvisamente, ma sarà un cammino giorno per giorno.
Ve lo dico di nuovo: non è peccato chiedere a Dio perché - il perché di tutte le tue sofferenze, il perché di quel dolore infinito. Ma vi dico, potreste anche smettere di porre queste domande - perché Dio non risponde a questo tipo di domande. Non ci deve alcuna spiegazione per le nostre sofferenze.
Davide chiedeva sinceramente: "Perché sei abbattuta, anima mia?... Perché mi hai tu dimenticato? Perché vado piangendo a causa dell'oppressione dei miei nemici?.. Perché l'anima mia si strugge dentro me?" (Salmo 42:5,9,11). Sappiamo quanto Dio amasse Davide. Eppure le scritture non mostrano in alcun luogo che Dio abbia risposto a queste sue domande.
Anche Gesù chiese: "Perché questa coppa non mi oltrepassa? Padre, perché mi hai dimenticato?" (vedi Matteo 26:39: 27:46). Eppure in alcun luogo nella Bibbia leggiamo la risposta di Dio a queste domande del suo amato Figliolo.
Anch'io ho fatto queste domande nel corso della mia vita. All'età di ventotto anni, ci siamo trasferiti con tutta la famiglia a New York per poter lavorare con le bande e i drogati. Poi un giorno, pochi anni dopo il nostro trasferimento, mia moglie Gwen fu piegata in due da un dolore improvviso. La portammo di corsa all'ospedale, dove dovettero praticarle un intervento di emergenza. Fu allora che sentimmo la terribile parola: cancro. Aveva un tumore al seno della grandezza di un arancio.
Mi ricordo di aver chiesto a Dio in quel frangente: "Perché Signore? Abbiamo lasciato tutto per seguirti. Abbiamo dato via le nostre vite per ministrare in queste strade. Perciò, perché stiamo affrontando tutto questo adesso? Sei arrabbiato con me per qualche motivo? Cosa ti ho fatto?"
Ho posto questa stessa domanda per cinque volte - ogni volta Gwen era colpita da un altro cancro. Ho chiesto anche il perché delle ventotto operazioni successive.
Ho chiesto a Dio il perché ancora una volta a Houston, in Texas, quando la nostra figlia Debbie giaceva piegata in posizione fetale, in agonia a causa del cancro. Aveva un tumore nella stessa zona in cui l'aveva avuto sua madre. Gridai: "Signore, bastava già Gwen - questo è troppo. Perché?"
L'ho chiesto ancora quando l'altra nostra figlia Bonnie giaceva in ospedale ad El Paso, in Texas, sottoposta a chemioterapia a causa del cancro. Era circondata da dottori vestiti di cuoio, il corpo bombardato per tre giorni da radiazioni mortali. I dottori le avevano dato un 30 percento di possibilità di sopravvivenza.
Gridai: "Dio, devi essere arrabbiato con me. Non c'è altra spiegazione. Quanto ancora dovrò sopportare tutto questo?"
Alla fine, me ne andai da solo per una stradina deserta - e per due ore gridai a Dio: "Quando finirà tutto questo? Ogni giorno ti do tutto quello che possiedo. Ma più ti cerco, più soffro".
So anche cosa significa essere schiaffeggiati da un messaggero di Satana. Sono stato tentato ed accusato. Ho avuto nemici che mi insorgevano contro da ogni lato. Sono stato piegato dalle chiacchiere, accusato ingiustamente, rigettato dagli amici. In quei periodi bui, cadevo in ginocchio gridando: "Perché, Signore? Io voglio solo te. Perché permetti a Satana di prendersi gioco di me? Quanto ancora devo combattere con questa debolezza?" Eppure, proprio come Dio non diede alcuna spiegazione a Paolo, non ha risposto a neanche una di quelle mie domande.
Credo che quando saremo in cielo, il Signore ci spiegherà tutto. Avremo un'eternità per sentire la risposta a tutte le nostre domande. E, una volta che ce le rivelerà tutte, vedremo che faceva tutto parte di un piano perfetto - orchestrato da un padre amorevole che sapeva cosa ci voleva per farci inginocchiare ed andare a lui.
Abbiamo spesso sentito che la grazia è semplicemente un favore immeritato ed una benedizione divina. Eppure credo che la grazia sia qualcosa di più. Secondo me, la grazia è tutto quello che Cristo è in noi nei periodi di sofferenza - potenza, forza, gentilezza, misericordia, amore - per sopportare le nostre afflizioni.
Guardando indietro negli anni - anni di grandi prove, sofferenze, tentazioni ed afflizioni - posso testimoniare che la grazia di Dio mi è bastata. La sua grazia è stata quella che ha fatto andare avanti Gwen, Debbie e Bonnie. Oggi, mia moglie e le mie figlie sono tutte in buona salute e sono forti - e per questo ringrazio il Signore.
La sua grazia ha sostenuto anche me. E mi basta anche oggi. Poi, un giorno nella gloria, il Padre mio mi rivelerà il piano meraviglioso che aveva in serbo per me. Mi mostrerà in che modo ho ottenuto pazienza in quelle prove; come ho imparato ad avere compassione per gli altri; come la sua forza è stata resa perfetta nella mia debolezza; come ho apprezzato la sua immensa fedeltà nei miei riguardi; come sono diventato sempre più simile a Gesù.
Potremmo continuare a chiederci il perché - ma rimarrà un mistero. Sono pronto ad accettarlo fin quando Gesù mi verrà a prendere. Non vedo fine alle mie prove e alle mie afflizioni. Le ho sopportate da cinquant'anni, e so che continueranno.
Eppure, in tutto questo, ho ricevuto una misura sempre maggiore della forza di Cristo. Infatti, le rivelazioni più grandi della sua gloria le ho ricevute proprio in quei periodi più difficili. Allo stesso modo, nei momenti più tristi, Gesù ti darà la piena misura della sua forza.
Forse non capiremo mai il nostro dolore, la nostra depressione e il nostro sconforto. Forse non sapremo mai perché le nostre preghiere per la guarigione non hanno mai ricevuto risposta. Ma non dobbiamo saperlo. Il nostro Dio ci ha già risposto: "Hai la mia grazia - e, mio amato figlio, è tutto quello di cui hai bisogno".