Non possiamo permetterci la normalità
Alcuni lettori troveranno ciò che sto per dire esagerato, mentre per altri sarà un'ovvietà; in ogni caso, è un commento relativo alla chiesa che non vorrei dover fare. Ebbene, molti cristiani sono privi di forza.
Consideriamo come un tipico credente moderno vede la "normale" cristianità. Questa persona sarà un po' egoista, leggermente materialista, vagamente consumista. Ogni giorno, molte delle sue scelte riguarderanno il miglioramento della propria vita. Tra queste scelte rientreranno anche quelle spirituali, come i gruppi di chiesa, i podcast che scaricherà e i seminari che seguirà.
Non c'è nulla di sbagliato in queste cose. Il Signore desidera che le nostre vite siano benedette. Ma, per alcuni cristiani, questi sono solo dei desideri mondani. Riguardano il rafforzamento di sé stessi, non del regno di Dio; tutto questo può sottrarre a un credente la vera forza del vangelo.
Secondo me, quella che oggi viene chiamata cristianità normale è un oltraggio a Dio. Non solo è senza forze, ma è anche priva di passione, di altruismo. In altre parole, è senza croce, dunque senza Cristo. Non fraintendetemi: sono certo della grazia di Dio e non caricherei mai nessuno di un peso inadatto; il fatto è che la chiesa deve fare un inventario spirituale per vedere se i nostri obiettivi “spirituali” ci portano più vicini al cuore di Dio o ci stanno solo facendo girare in tondo.
Lasciatemi porre una domanda, cosa pensate che sarebbe meglio per la vostra salute spirituale? andare in una chiesa che non predica molto il vangelo, che non insegna molto la parola di Dio e che non ha molto zelo per il suo regno? Una chiesa dove nessuno segue realmente i suoi comandamenti? O, forse, sarebbe meglio essere in una chiesa che esalta la parola di Dio, proclama il vangelo e ha posto per ogni tipo di credente?
Suggerisco umilmente che la seconda opzione potrebbe rivelarsi dannosa per la vostra salute spirituale. Perché? Gesù dichiara che a chi molto è dato, molto sarà richiesto. Per una persona la cui vita non ha molto a che vedere con le verità bibliche che gli sono state insegnate, il giorno del giudizio non sarà molto spaventoso.
Molti di noi devono ammettere una dura verità: è così, vogliamo conoscere le vie di Dio, ascoltare la verità del vangelo, ma vogliamo anche evitare di viverla. Tristemente, la cultura odierna incoraggia questo tipo di vita. È accettabile seguire dei sermoni e lodare, pur tornando a casa totalmente identici a prima.
Che cosa è successo a una vita di totale resa a Gesù? Che cosa è successo all'essere pronti a deporre le proprie vite a ragione del vangelo? Paolo disse della sua testimonianza: «la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza » (1 Corinzi 2:4). Se non stiamo vivendo una vita fortificata da Dio non è perché la grazia è senza forza. Dipende da noi.
Signore, rendici anormali con una vita fortificata nel vangelo!
Dio non ha smesso di dare forza al suo popolo nel 100 d.C. o nel 500 d.C. Gesù non ha mai detto: «Farete opere più grandi di queste, fino alla riforma». Paolo predicò il messaggio di un vangelo potente e voleva questa forza sul suo discepolo Timoteo per una precisa ragione:
«Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, (…) senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontànati!» (2 Timoteo 3:1-5)
In questi passi Paolo sta parlando di frequentatori abituali ma li descrive come aventi solo “l'apparenza della pietà”. Questi cristiani non evitavano di andare alla sinagoga, leggere testi sacri o partecipare ad attività religiose. Eppure Paolo consigliava a Timoteo di “Allontanarsi da costoro”. Stava dicendo: «è pericoloso stare vicino a queste persone. Penserai che il loro modo di vivere sia accettabile. Possono sembrare buoni, ma Dio guarda al cuore, e vede solo malvagità e orgoglio».
Paolo disse che questi cristiani «cercano sempre d'imparare e non possono mai giungere alla conoscenza della verità » (3:7). In pratica, ascoltavano gli insegnamenti del vangelo, ma non li ricevettero mai nel cuore. Questo li rese impotenti, secondo Paolo, perché «si opposero alla verità» (3:8).
Notiamo come Paolo comincia questo passaggio: «Negli ultimi giorni verranno tempi difficili» (3:1). Mette subito in chiaro che la “normale” cristianità non potrà durare per sempre, perché i tempi difficili inaridiranno una fede superficiale. Probabilmente sono il meno bravo a profetizzare di tutti i cristiani viventi, ma anche io posso vedere le difficoltà che stanno per arrivare. Quando l'economia globale traballa, l'americano medio affronta disastri finanziari e ci sono sempre più disordini politici, qualcosa sta per arrivare.
Cosa faranno la maggior parte dei cristiani quando le cose andranno veramente male? I nostri cuori sono davvero preparati per i tempi difficili? Prego che sapremo reagire come fece la chiesa negli Atti, dopo aver saputo dell'imminente carestia. Non hanno ammassato beni in previsione del disastro; invece, prepararono offerte per le chiese che avrebbero sofferto a causa della povertà.
Potresti pensare: «Questo non è molto responsabile». Eppure è ciò che cristiani in altre nazioni fanno ancora oggi. Ho visitato una chiesa in El Salvador, dove il reddito medio è di quattro dollari al giorno. Mi sono meravigliato nell'apprendere che la gente da due dei dollari che guadagna in beneficenza. Ho chiesto a molti di loro: «Perché dai così tanto?» Ognuno di essi mi ha risposto: «Perché Gesù ci ha detto di donare ai bisognosi». Io ho risposto: «Ma tu sei bisognoso». «Oh no,» mi hanno risposto, «Noi siamo benedetti, e vogliamo ricambiare benedicendo».
Questi non sono cuori che sono irreligiosi o superbi. Possiamo dire lo stesso di noi? Come cristiani statunitensi, saremmo desiderosi di benedire gli altri, pur avendo poco noi stessi? O ci ritireremmo nel momento di dare come abbiamo ricevuto?
I tempi difficili che stanno giungendo riguardano più che un'economia disastrata: essi rivelano la condizione dei nostri cuori.
Per la prima volta nella storia, meno della metà degli americani si definisce come credente di qualsiasi tipo. Sono ancora meno (circa il trenta per cento) le persone sotto i trent'anni. Molte di queste persone scelgono “nessuna” come preferenza religiosa. Si stima che entro un decennio questa generazione sarà completamente persa nel secolarismo e nell'irreligiosità. E la tolleranza verso i cristiani non potrà che ridursi.
Come dobbiamo comportarci? Lo scrittore di ebrei ci risponde così: «Ricordatevi di quei primi giorni, in cui, dopo essere stati illuminati, voi avete dovuto sostenere una lotta lunga e dolorosa» (Ebrei 10:32). Dio trasformò le sofferenze dei primi cristiani in un mezzo per mostrare la forza del vangelo.
«Talvolta esposti agli oltraggi e alle vessazioni (… ) accettaste con gioia la ruberia dei vostri beni, sapendo di possedere una ricchezza migliore e duratura. Non abbandonate la vostra franchezza che ha una grande ricompensa! Infatti avete bisogno di costanza, affinché, fatta la volontà di Dio, otteniate quello che vi è stato promesso. Perché: «Ancora un brevissimo tempo e colui che deve venire verrà e non tarderà; ma il mio giusto per fede vivrà; e se si tira indietro, l'anima mia non lo gradisce». Ora, noi non siamo di quelli che si tirano indietro a loro perdizione, ma di quelli che hanno fede per ottenere la vita» (10:33-39).
Questo è un passaggio difficile da accettare, non c'è dubbio, ma contiene speranza: Parla di un tempo in cui le cose andranno tanto male che i credenti saranno tentati di abbandonare il messaggio di Dio. Eppure: «Noi non siamo di quelli che si tirano indietro (...) ma di quelli che hanno fede per ottenere la vita».
Dio ci dice che in mezzo a questa oscurità crescente farà qualcosa di glorioso: sta preparando una chiesa per gli ultimi tempi, pronta a testimoniare la sua potenza nei momenti più bui. Questi credenti potranno pregare: «Signore, tu non fai distinzioni tra le persone. Quello che hai fatto per la chiesa primitiva degli Atti, fallo anche per noi. Dacci forza per testimoniare la tua verità».
Probabilmente non affronteremo mai le stesse prove dei credenti neotestamentari, ma Dio ci da comunque la forza vista nel nuovo testamento. Sicuramente affronteremo prove anche noi, perché non siamo immuni a ciò che sta accadendo nel mondo; ma le avversità produrranno in noi una forza mai vista.
Ecco perché non possiamo più permetterci di essere normali nella nostra fede. Pensiamo al crescente numero di non credenti di cui ho detto prima. Ognuno di loro rappresenta un'anima diretta all'inferno, qualcuno per cui Gesù è morto. Questi numeri sono sufficienti a convincerci che dobbiamo andare al di là della cristianità “normale”, per proclamare il vangelo di Cristo senza paura e ostacolo. Questo richiede la sua forza, che non possiamo ottenere da soli. Si riceve solo per grazia.
Ho parafrasato molte volte Leonard Ravenhill riguardo questo argomento, ma vale al pena ripetersi: «La cristianità moderna è tanto al di sotto del normale che se ogni cristiano cominciasse a comportarsi come un normale cristiano neotestamentario, sarebbe considerato anormale».
Dimmi un po', stai solo udendo la parola di Dio senza metterla in pratica? Oppure c'è disparità tra il potere del vangelo di Cristo e il tuo cammino? Prega con me oggi: «Signore, sono stanco di accontentarmi di una cristianità normale. Infondi il tuo potere celeste nella mia poco interessante vita. Sono un vaso vuoto, riempimi e provami. Qualunque sia il costo, Signore, portami dove tu vuoi che io sia».
Prega così e vedrai la sua forza nella tua vita. Amen.