Non sprecare le tue afflizioni!

"Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo" (Filippesi 1:12).

In questo versetto Paolo dice ai cristiani di Filippi di non preoccuparsi per le cose che hanno udito che gli erano capitate. Queste "cose" comprendevano grandi afflizioni e infermità!

Paolo scrisse questa epistola mentre era imprigionato a Roma. A quel punto egli era un soldato addestrato del vangelo, avendo sopportato ogni immaginabile difficoltà e afflizione umana. Se hai studiato la vita di Paolo, saprai quali sono le cose che ha affrontato: naufragi, percosse, oltraggi, scherno, persecuzioni, fame, sete, nudità, diffamazioni.

Le peggiori afflizioni di Paolo venivano da coloro che chiamavano se stessi "credenti nati di nuovo". Alcuni suoi oppositori erano responsabili di chiese, invidiosi di Paolo, che portavano intere comunità a rivoltarsi contro di lui. Ridicolizzavano il suo stile di vita, deridevano la sua predicazione, interpretavano in modo errato i suoi messaggi, e mettevano in questione la sua autorità. Sembrava che ovunque Paolo si recasse, andava incontro ad afflizioni, problemi e sofferenza.

Eppure Paolo afferma: "...non faccio nessun conto della mia vita..." (Atti 20:24). Inoltre aggiunge: "... affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi sapete che a questo siamo destinati... anche quando eravamo tra di voi, vi preannunciavamo che avremmo dovuto soffrire..." (1 Tessalonicesi 3:3-4).

Paolo rassicurava quei credenti dicendo: "Ve l'ho sempre detto: se volete camminare con Gesù, dovrete affrontare afflizioni. Perché, dunque, siete sorpresi adesso che devo sostenere queste afflizioni? È questa la nostra sorte nella vita."

Ai filippesi Paolo ripete questa realtà in modo ancora più tangibile:

"Vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in Lui, ma anche di soffrire per lui" (Filippesi 1:29).

Nella chiesa americana contemporanea c'è una certa teologia che dice: "Se la tua fede è giusta, non dovrai soffrire. Avrai prosperità e non dovrai preoccuparti di alcun problema." Non è vero, nella Bibbia queste parole non si trovano! Al contrario, Paolo afferma che siamo chiamati a soffrire per amore di Cristo.

Paolo scrive inoltre che ogni giorno si svegliava "...senza sapere le cose che là mi accadranno. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni" (Atti 20:22-23).

Cerca un po' di immaginarti la situazione. Ecco un uomo santo, chiamato da Dio a portare il vangelo alle nazioni. E a ogni nuovo incarico lo Spirito Santo gli sussurra: "Paolo, alla prossima fermata non sarà facile, dovrai nuovamente affrontare opposizione. Troverai ulteriori afflizioni, altre prove."

Trovo la vita di quest'uomo assolutamente straordinaria. Riesci a immaginartelo? Paolo che affrontava in ogni momento guai e afflizioni. Lo Spirito Santo gli disse di prendere una certa nave per un viaggio missionario – e la nave colò a picco; Paolo scampò a nuoto. Poi l'apostolo si mise in viaggio per la meta successiva, a piedi – e venne rapinato per strada. Finalmente Paolo raggiunse la seguente fermata missionaria – e la gente, invece di ascoltare il suo messaggio, lo derise, lo percosse e lo gettò in prigione.

Dio liberò Paolo da quella cella di prigione. Quando venne scarcerato, scosse la polvere dai suoi piedi e partì per l'incarico seguente. A questo punto lo Spirito Santo gli disse: "Paolo, preparati, perché ritornerai in cella. E poi verrai lapidato. Io so che ne hai passate parecchie, ma ti aspettano altre afflizioni. Rallegrati Paolo, poiché sei stato trovato degno di soffrire per amore di Cristo!"

Paolo continuò fino al posto successivo, ed ecco che veramente venne lapidato e abbandonato come morto. Eppure Dio lo riportò in vita. Allora, sostenendosi a quei pochi che lo avevano accompagnato, continuò zoppicando fino all'appuntamento successivo.

La fermata missionaria seguente era una chiesa che lui stesso aveva fondato. Ma all'arrivo trovò che Alessandro il ramaio era diventato il loro capo. Alessandro gli disse: "Paolo, non abbiamo più bisogno di te." Quest'uomo trascinò tutta la chiesa contro Paolo, che l'aveva fondata: un pastore che per vederla aveva percorso miglia zoppicando.

Cosi Paolo proseguì per l'incarico successivo. Nuovamente lo Spirito Santo gli disse: "Non è tutto, Paolo. Altre afflizioni ti aspettano."

A questo punto forse dirai: "Aspetta un momento! Stai parlando della vita di Paolo, non della mia. Lui è stato chiamato da Dio per soffrire afflizioni. Io non ho la chiamata per questo tipo di vita." Sbagliato! La Bibbia afferma:

"Molte sono le afflizioni del giusto; ma il SIGNORE lo libera da tutte" (Salmo 34:19).

La frase "molte sono le afflizioni" non si riferisce esclusivamente a Paolo, ma anche a noi. E io credo che più siamo giusti, più afflizioni dovremo affrontare. Amiamo ascoltare l'ultima parte di quel versetto: "...il Signore lo libera da tutte." Ma ci rallegriamo anche della prima parte? "Molte sono le afflizioni del giusto..."?

Io dico con Paolo: perché siamo cosi sorpresi quando le afflizioni ci vengono addosso una dopo l'altra? Ci è stato detto di aspettarcele – e anche molte. Eppure in mezzo ad esse, spesso piagnucoliamo: "O Dio, ne ho abbastanza! Non capisco perché devo sopportare tutte queste cose! Tu sai che io ti amo, ti sono stato fedele. Perché allora mi capita tutto questo? Tu hai detto che non mi avresti dato più di quanto potessi sopportare; io non ce la faccio più. Ti prego, falla finita con queste prove!"

Noi vogliamo una liberazione facile e all'istante. Ma le nostre afflizioni non servono assolutamente a niente se non comprendiamo la ragione per cui Dio le permette. La verità è che nella nostra vita ogni afflizione, prova, guaio, difficoltà, e delusione è permessa dal Signore. E lui ha un fine ben preciso dietro ognuno di essi. Perché? Poiché vuole condurci a una meta, egli vuole compiere qualcosa in noi e tramite noi.

Sappiamo tutti che per Dio sarebbe altrettanto facile preservarci da ogni afflizione. Gesù intendeva questo quando chiese ai farisei "Che cosa è più facile, dire: ‘I tuoi peccati ti sono perdonati', oppure dire: ‘Alzati e cammina?'" (Luca 5:23). In altre parole egli diceva "Io ho la potenza per fare sia l'uno che l'altro." E allora, non sarebbe altrettanto facile per lui proteggerci dalle afflizioni come lo sarebbe di lasciarci attraversarle? Con una sola parola lui potrebbe liberarci! Ma non lo fa. Invece permette che attraversiamo le nostre afflizioni – e ha scopo divino.

Se nella nostra vita il Signore non permettesse problemi, sarebbe la peggior forma di rigetto. Significherebbe che Dio dice: "Non ho alcun incarico particolare per questo credente. Non ho progetti per usare la sua vita come una testimonianza. Perciò non ho bisogno di creare alcunché in lui. Rimanga cosi come è, non esercitato, non formato, un uomo con una mente da bambino. Non abbondi in grazia divina. Non impari per mezzo di afflizioni, cosi da poter insegnare ad altri. Lasciamolo semplicemente esistere e morire nel suo stato infantile."

Conosco dei cristiani che rifiutano di imparare dalle loro afflizioni. Dopo un po', quando Dio vede che non c'è più scopo di permettere difficoltà, le toglie. Questi cristiani vagano attraverso la loro vita, apparentemente senza alcun problema nel mondo. Ma è perché non stanno andando da nessuna parte! Nel piano di Dio non c'è futuro per loro. Sono come i figli d'Israele che vagavano attraverso il deserto per quarant'anni. Dio li mise continuamente alla prova, ma infine ci rinunciò.

Permettimi di darti la chiave per comprendere le tue afflizioni:

 

 

Quando dei genitori mandano un figlio in una scuola superiore, compiono un grande investimento. Quei genitori sperano che il loro figlio si sottoponga ai rigori della scuola. Perché? Sperano forse che prenda una laurea, torni a casa, l'appenda al muro e si sieda in giro per la casa a guardare la TV? No! Quei genitori sperano che il figlio faccia fruttare il loro investimento e inizi una buona carriera.

Allo stesso modo, quando l'esercito americano offre una formazione gratuita a un soldato arruolato, gli anni di formazione vengono considerati un investimento. Al soldato vien detto: "Quando avrai terminato la formazione, la tua nazione e il tuo governo vogliono una parte del tuo tempo." Dal soldato che è stato formato ci si aspetta che serva nell'esercito per alcuni anni al fine di giustificare l'investimento.

La stessa cosa è con il Signore e le nostre afflizioni! Ogni prova che attraversi come cristiano è un esercizio di allenamento per il quale Dio ha uno scopo divino. Egli non ti ha salvato affinché potessi prendere una crociera di lusso per andare in paradiso. Ti ha salvato per prepararti ad esser utile nel suo regno. Nel momento in cui sei nato di nuovo ti ha arruolato nella sua scuola della sofferenza. E ogni afflizione, ogni tribolazione, è una lezione del suo programma.

Alcuni cristiani sono nel giardino d'infanzia. Le loro afflizioni non sono difficili da comprendere e le loro prove sono molto facili da sopportare. Altri sono nella scuola elementare. Si rendono conto rapidamente che le loro prove sono diventate un po' più ardue da affrontare e difficili da comprendere. Altri sono nella scuola superiore, e le loro afflizioni sono molto più severe e molto difficili da capire. Altri ancora sono all'università, con anni di tremende afflizioni alle loro spalle e molte difficili prove che ancora incombono. Le loro afflizioni sono le più dolorose della vita, e loro si rendono conto di aver bisogno della forza dello Spirito Santo per affrontarle.

Ciò che voglio dire è che Dio cerca dei soldati esperti nella battaglia spirituale – persone che hanno attraversato molte afflizioni – per dimostrare alla prossima generazione la sua fedeltà. Ogni nostra afflizione è un investimento che lui compie in noi, suoi veterani!

Magari ti chiederai se questo significa che Dio affligge i suoi propri figli. Ascolta la risposta del salmista:

"Poiché tu ci hai messi alla prova, o Dio, ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti cadere nella rete, hai posto un grave peso ai nostri fianchi. Hai fatto cavalcare uomini sul nostro capo; siamo passati attraverso il fuoco e l'acqua, ma poi ci hai tratti fuori in un luogo di refrigerio" (Salmo 66:10-12).

Da dove dice il salmista che proveniva la sua afflizione? Veniva direttamente dalla mano di Dio! Egli afferma: "Signore, tu mi hai messo in acque profonde e pensavo di annegare. Tu mi hai messo nel fuoco per saggiarmi come si saggia l'argento. Tu mi hai fatto cadere nella rete, hai posto afflizioni ai miei fianchi, hai fatto che uomini mi percuotessero!"

Perché Dio permetteva queste afflizioni? Perché stava portando il suo figlio amato in un "posto ricco". In questa frase l'originale ebraico dice "un posto di abbondante fecondità". Dio sta dicendo: "Ti sto conducendo attraverso tutti questi posti difficili al fine di renderti fecondo per il mio regno!"

Ma non tutte le afflizioni provengono dalla mano di Dio. Molte tribolazioni vengono dal diavolo stesso, direttamente dalle voragini dell'inferno. "Poiché non è volentieri che egli umilia e affligge i figli dell'uomo" (Lamentazioni 3:33).

Dio dice: "Io non provo alcuna gioia dall'afflizione dei miei figli. Non è questo il mio scopo quando permetto tribolazioni." No. Il Signore acconsente alle nostre afflizioni soltanto per i suoi scopi santi ed eterni. Egli ci vuole condurre in un "posto ricco"!

Io non sono un apostolo, paragonato a Paolo sono solo un novizio. Ma sono abbastanza anziano nel Signore da considerarmi un veterano della fede. Guardando indietro negli anni posso dirti di aver passato una vita di problemi, afflizioni, avversità e delusioni. Ho scritto alcuni libri a riguardo, ma quei libri toccano soltanto i momenti più salienti.

Mi umilio con stupore ricordando tutte le sofferenze, le prove, le acqua profonde, le fiamme brucianti e le potenti afflizioni. E normalmente, quando le afflizioni venivano, non erano una alla volta, ma a mazzi. Molte volte pensavo: "Questa volta non c'è scampo." Perfino i ricordi di queste afflizioni sono dolorosi – ricordi di diffamazione, correzioni del Signore, prove nel ministero, colpi avversi, problemi di famiglia, dolori e malattie fisiche. Eppure, ricordando questi anni di sofferenza, posso affermare con convinzione che "La parola di Dio è verità! Egli mi ha liberato da ogni afflizione che mi è venuta addosso. Io lo lodo!"

Quasi tutti i cristiani che leggono questo messaggio potrebbero scrivere un libro sulle avversità e le afflizioni che hanno passato. Se hai servito il Signore per un certo tempo, io so che hai qualcosa da raccontare. Come sarebbe il racconto? Forse qualcosa di questo genere: "Io ho sempre la pace e il riposo dello Spirito Santo. E ho una meravigliosa comunione con Gesù. Ma giorno per giorno nel mio cammino – in questa carne che mi veste – c'è stata una sofferenza incredibile, rigetto, dolore, lacrime. È stata una vita di afflizioni!"

Se ami Gesù con tutto il tuo cuore, la tua testimonianza sarà: "Dio mi ha sempre portato liberazione. Non sono mai perito. Sono ancora qui, e lodo il Signore. Quelle afflizioni sono ormai alle mie spalle. Anche se ora mi trovassi in una nuova afflizione, tutte le altre sono sotto il suo sangue. Sono vittorioso perché Gesù mi accompagna fino alla liberazione!"

Forse c'erano dei momenti dove quasi venivi meno. Magari eri talmente debole e logorato da pensare che non avresti potuto fare un altro passo. Ma ora, da dove ti trovi, puoi dire: "No, non vorrei più attraversare tutto quello – però Dio mi ha condotto fuori. È stato fedele. Sia lodato il Signore!"

Ma Dio non si accontenta di un sincero "grazie" da parte nostra. Egli dice piuttosto: "Aspetta un momento, figlio mio. Io non ti ho condotto attraverso queste tribolazioni e afflizioni semplicemente per fare di te un vincitore riconoscente. No. Io ho compiuto un grande investimento in te! Ho consacrato anni per formarti, per condurti attraverso tutte queste cose – con uno scopo. E non ti permetterò di sprecarle adesso. Ho intenzione di far fruttare il mio investimento. Ti assicuro che il meglio del tuo lavoro deve ancora venire!"

Ora, quando esci dalle afflizioni universitarie, Dio ti apre gli occhi sui tuoi amici che si dimenano nel giardino d'infanzia. Questi cari non credono di essere in grado di farcela. Che cosa fai dunque con le tue esperienze nel campo delle afflizioni?

Dio ti suggerisce: "Ho bisogno di veterani provati – gente che proviene da acque profonde e fiamme tremende, che sono stati purificati dalla sofferenza. Voglio delle persone capaci di dimostrare la mia fedeltà a questa generazione!"

Il salmista scrive:

"...perché possiate dire alla generazione futura: ‘Questo è Dio'" (Salmo 48:13-14)

"E ora che son giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi, finché non abbia raccontato i prodigi del tuo braccio a questa generazione e la tua potenza a quelli che verranno" (Salmo 71:18).

Paolo riassume in modo molto bello:

"Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha piuttosto contribuito al progresso del vangelo" (Filippesi 1:12).

Questa si che è un'affermazione! Quando Paolo scrisse queste parole, egli era ormai vecchio, con anni di esperienza, e si trovava in mezzo a una delle prove più tremende della sua vita. Parlava ai suoi amici di quello che gli stava più a cuore:

"Sarebbe la cosa più meravigliosa se potessi finalmente andare a casa per essere con il mio Signore. Questo è il mio più grande desiderio. Ma sono un veterano, ho attraversato afflizioni e prove, e so che c'è bisogno di me quaggiù. Questa generazione ha bisogno di vedere qualcuno che soffre, in grado di sopravvivere e di rallegrarsi in ogni afflizione. Mio figlio Timoteo dovrà affrontare tutto quello che ho affrontato io, e ha bisogno di sapere che Dio lo condurrà attraverso tutto ciò. Perciò è meglio che io rimanga ancora qui e sopporti queste intense afflizioni. Guardate a me: non solo sono scampato, ma ho anche una vera speranza. Non sono abbattuto o depresso. Io mi rallegro nel Signore per tutto ciò che mi ha fatto attraversare!"

"...rimarrò e starò con tutti voi per il vostro progresso e per la vostra gioia nella fede" (Filippesi 1:25). Paolo dice: "Voi sapete che sono passato attraverso il fuoco, attraverso infermità, rapine, naufragi. Certe volte dubitavo perfino di scampare. Ma Dio mi ha liberato da tutte queste cose. E ora starò con voi e continuerò assieme a voi per potervi incoraggiare e dar gioia alla vostra fede. Voglio insegnarvi che nessuna avversità deve atterrirvi!"

Miei cari, vi pongo una domanda; non importa da quanto tempo siete in cammino con Gesù – avete sicuramente conosciuto sofferenze, prove e afflizioni. Dunque, come ti sei comportato in quelle circostanze? Qual è stato l'esito, il risultato, delle tue esperienze? Le tue afflizioni sono state tutte inutili? Oppure hai imparato a riconoscere l'amore e la fedeltà di Dio in mezzo ad esse?

 

 

Ammettiamo che tu sia un credente devoto e che hai dato la tua vita a Gesù. Hai un peso per il mondo che sta andando verso la morte, piangi per i perduti, e hai un incarico esplicito di portare la buona notizia per vincere delle anime. Allora vai e dici a tutti i tuoi amici che vuoi andare in una determinata città per testimoniare della grazia di Dio.

Ma dopo esser giunto in quella città, i tuoi amici a casa vengono informati che Dio non ti sta usando per niente. Non è sorta nessuna chiesa, come avevi sperato. In effetti il tuo servizio è defunto. Malgrado i tuoi sforzi non riesci a mostrare alcun risultato. E invece di aver mosso la città per Gesù, finisci in prigione!

Quale sarebbe la tua reazione se tutto quello che potresti mostrare come risultato del tuo lavoro, sacrificio e dedizione, non fosse che un misero fallimento? Come ti comporteresti se Dio ti imprigionasse, ti legasse le mani, e ti lasciasse completamente inerme?

Alcuni cristiani farebbero il broncio. Dubiterebbero della parola data loro da Dio e metterebbero in questione la guida dello Spirito Santo. Volterebbero le spalle a Gesù, piagnucolando, dubitando, e lamentandosi con gli amici. Cosi tutta la prova della loro fede – l'afflizione che aveva lo scopo di condurli nelle braccia di Gesù – sarebbe sprecata, senza alcun effetto.

Ma altri cristiani reagirebbero, come fece Paolo: si rallegrerebbero di esser stati reputati degni di soffrire per amore di Cristo.

Paolo non cercava di comprendere la ragione delle sue afflizioni. Ma vi rispondeva con gioia, fede e speranza, perché sapeva che era in formazione per diventare un testimone di Dio!

Dalla prigione scrisse ai suoi amici: "La mia situazione è diventata un argomento di discussione nel palazzo di Cesare. A Roma tutti parlano di ciò che mi sta accadendo. Sono in prigione per Gesù!" Deve esser stato uno spettacolo in quella cella: un ebreo pelle e ossa che incoraggia tutti quelli che gli stanno attorno: "Rallegratevi nelle vostre afflizioni, Dio è fedele!"

Paolo non sprecò nessuna delle sue afflizioni. Sapeva che ognuna di esse aveva un fine divino. Il Signore osserva anche noi per vedere come reagiamo nelle nostre prove.

Vorrei ora indicarvi tre modi per sprecare le nostre afflizioni:

1. Sprechiamo afflizioni quando ci comportiamo in modo piagnucoloso, mormoriamo e protestiamo.

Questo genere di comportamento disturba il Signore. Era la ragione per cui ogni prova e afflizione sperimentata da Israele nel deserto era inutile per loro!

Il libro dei Numeri contiene un triste esempio di afflizione sprecata. Le cinque figlie di un uomo di nome Selofead vennero da Mosè chiedendo una parte nella Terra Promessa. Gli dissero: "Nostro padre morì nel deserto, e non stava in mezzo a coloro che si radunarono contro il SIGNORE, non era della gente di Core, ma morì a causa del suo peccato, e non ebbe figli maschi" (Numeri 27:3). Queste donne stavano dicendo: "Quando, assieme a Core, tutti sorsero contro di te, nostro padre non fu dalla loro parte. Non era un ribelle. È morto nel suo proprio peccato."

Quando ho letto questo, mi ha colpito l'ultima frase: "È morto nel suo proprio peccato." Questo significava che il loro padre, malgrado avesse visto dei miracoli incredibili – la liberazione dall'Egitto, l'acqua che sgorgò dalla roccia, la manna che discese dal cielo – malgrado tutto questo, egli morì nell'incredulità con il resto della sua generazione. Di quella generazione soltanto i fedeli Giosuè e Caleb sopravvissero al deserto.

Ovviamente queste cinque figlie erano nate nel deserto – ed erano cresciute in una famiglia piena di rancore contro Dio. Tutte le prove e le tentazioni di Israele avevano prodotto soltanto incredulità e indurimento nel cuore del loro padre. Mentre crescevano, queste giovani donne sentivano soltanto mormorii, lamentele e amarezza. A colazione, durante il pranzo, e a cena – un continuo lamento – mai una parola di fede o di fiducia in Dio.

Ora queste donne dovevano dire a Mosè: "Nostro padre non ci ha lasciato niente – nessuna speranza, nessuna proprietà, nessuna testimonianza. Ha passato questi quarant'anni lagnandosi, nell'amarezza perché la vita era cosi dura. È morto nel peccato. La sua vita è stata totalmente sprecata!" Quale terribile cosa da dire dei propri genitori.

Ora devo mettere in guardia tutti i genitori che leggono queste parole: i vostri figli vi osservano quando siete nell'afflizione; dal vostro comportamento vengono influenzati per tutta la vita! Come ti comporti dunque? Sprechi le tue afflizioni – non soltanto per te stesso, ma anche per la generazione futura? Oppure i tuoi discendenti vengono fortificati in Cristo quando ti sentono dire "Non mi piace quest'afflizione – ma benedetto sia il nome del Signore. Egli ci porterà sempre liberazione!"

Conosco molti cristiani che ad ogni afflizione sono diventati più amareggiati e irritabili. Si direbbe che il loro Dio è morto. Hanno un volto amaro che nel corso degli anni è diventato come una prugna secca. Le afflizioni che dovevano formarli e renderli mansueti – le prove ideate da Dio per rivelare la sua fedeltà – li hanno trasformati invece in brontoloni permanenti, sgradevoli e intrattabili. Quando li vedo penso: "Dov'è la loro fede e la loro fiducia nel Signore? Che cosa devono pensare i loro figli?"

Durante la mia vita ho fatto molti funerali e ho scoperto una tragica realtà: le persone che diventano amare e sgradevoli si rendono conto dell'allontanamento graduale dei loro cari e non possono far niente. I loro figli cominciano a distanziarsi, poi i loro nipoti e gli amici. Infine questi persone amareggiate finiscono per morire solitari. Ho fatto alcuni funerali dove c'era soltanto una persona presente. I defunti venivano quasi completamente dimenticati. Dio ha loro permesso di andarsene completamente soli!

Miei cari, non sprecate le vostre afflizioni! Permettetegli di produrre in voi il dolce profumo della fede e della fiducia nel vostro Signore. Tutte le vostre avversità sono concepite con l'obiettivo di spingervi nelle sue braccia e di portarvi al punto di affermare: "Io sono suo, e lui è mio. Lui mi condurrà anche attraverso questa afflizione!"

2. Sprechiamo afflizioni quando ne affrontiamo delle nuove senza ricordare le liberazioni di quelle già passate.

Abbiamo la tendenza di dimenticare ogni buona cosa che Dio ha fatto per noi!

Quando Davide si trovò davanti a Golia, ricordò tutte le sue vittorie passate per fortificare la sua fede. Rievocò: "Quando un leone mi veniva incontro, io lo facevo a pezzi. E quando un orso mi inseguiva, uccidevo anche quello. Lo stesso Dio che mi ha liberato dalle fauci del leone e dall'orso feroce, mi libererà anche da questo gigante!"

Mosè rammentò a Israele tutte le liberazioni passate. Egli li mise in guardia: "Soltanto, bada bene a te stesso e guardati dal dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno viste, ed esse non ti escano dal cuore finché duri la tua vita. Anzi, falle sapere ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli" (Deuteronomio 4:9).

Purtroppo la Bibbia dice di Israele: "Non osservarono il patto di Dio e rifiutarono di camminare secondo la sua legge; dimenticarono le sue opere e i prodigi che egli aveva mostrati loro" (Salmo 78:10-11).

Come gli israeliti, anche noi abbiamo la stessa tendenza ogniqualvolta affrontiamo una nuova prova o avversità. Diciamo: "O Dio, questa volta è troppo da affrontare per me." Ma Dio risponde: "Guarda semplicemente indietro e ricordati di me!"

Se è necessario, tieni un diario per ricordarti le grandi liberazioni che Dio ha compiuto nella tua vita. La sera, prima di andare a dormire, scrivi degli appunti. Fa' quello che è necessario per ricordarti di tutte le cose che lui ha fatto per te, tutte le avversità che hai attraversato, e dalle quali ti ha liberato. Poi, quando arriva la prossima afflizione, apri il tuo diario e di' al diavolo: "Stavolta non mi ingannerai. Il mio Dio mi ha liberato in passato e lo farà ancora!"

3. Sprechiamo le nostre afflizioni quando rifiutiamo di vedere che Dio ci aiuta ad attraversarle per insegnare ad altri.

Siamo chiamati a condividere le nostre esperienze con i nostri fratelli e sorelle per dimostrare che Dio è fedele con loro. Siamo chiamati a stare saldi e dire: "Grazie a Dio, sono un veterano. E posso dirti per esperienza che lui è fedele!"

In effetti Paolo si vantava delle sue afflizioni: "...nessuno mi dia molestia, perché io porto nel mio corpo il marchio di Gesù" (Galati 6:17). Egli sapeva che ogni cicatrice aveva un obiettivo eterno!

 

 

Davide scrisse:

"Nella mia angoscia invocai il SIGNORE, gridai al mio Dio. Egli udì la mia voce dal suo tempio, il mio grido giunse a lui, ai suoi orecchi. Egli tese dall'alto la mano e mi prese, mi trasse fuori dalle grandi acque. Mi liberò dal mio potente nemico, da quelli che mi odiavano, perch'eran più forti di me. Essi mi erano piombati addosso nel dì della mia calamità, ma il SIGNORE fu il mio sostegno. Egli mi trasse fuori al largo, mi liberò, perché mi gradisce" (Salmo 18:6, 16-19).

Caro santo, ti rassicuro, se sei afflitto è perché Dio ti gradisce. "Perché il Signore corregge quelli che egli ama..." (Ebrei 12:6). Le tue afflizioni sono un segno del suo amore!

Devi anche ricordarti che qualunque sia la prova che stai attraversando, passerà. Recentemente ho letto un passaggio in uno dei miei diari. L'avevo scritto mentre mi trovavo in una grande avversità. Durante tre mesi tutte le annotazioni terminavano con la stessa frase: "O Dio, quando sarà finito questo incubo?" Infine, su tutta la pagina, c'era scritto a caratteri cubitali: "È FINITA! MI HA LIBERATO!"

Devo dire onestamente di aver imparato di più nelle mie afflizioni che nei periodi buoni. La prosperità non c'insegna niente; le afflizioni invece si. Il filantropo Albert Schweitzer ha detto: "La felicità è buona salute e cattiva memoria." No – la felicità è ricordarsi tutte le vicissitudini dove Dio ci ha aiutati ad uscirne!

Ti chiedo di nuovo: come reagisci alle tue afflizioni? Le sprechi divenendo un diffidente e una lagna? Oppure edifichi la tua fede, sapendo che il tuo Dio libererà?

C'è soltanto un modo per sopportare le tue avversità presenti: ricorda che il tuo Padre celeste prova gioia per te! Egli ha un piano e ha investito molto in te. "E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Filippesi 1:6). Il tuo Padre sta formandoti per diventare un veterano nella battaglia spirituale, un esempio di fede e di fiducia per questa generazione.

Alleluia!

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