Qui c’è uno più grande di Salomone
Secondo Gesù, nel Giorno del Giudizio apparirà una certa testimone che darà una testimonianza schiacciante contro la presente generazione. La Regina di Sceba prenderà la parola, e le sue accuse saranno riprovanti: “La regina del mezzogiorno risusciterà nel giudizio con questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per udire la sapienza di Salomone; ed ecco, qui c'è uno più grande di Salomone” (Matteo 12:42).
Questa regina si rivolgerà alla nostra generazione, a noi che viviamo negli ultimi giorni. E la sua condanna sarà questa: ella descriverà ogni sforzo, agonia e difficoltà che dovette sopportare per ottenere saggezza da Salomone. Vedete, nella sua vita, questa donna era alla ricerca disperata della verità che l’avrebbe resa libera. Ed al Giudizio lei testimonierà: “Ho viaggiato dalle estremità della terra per ottenere la sapienza di Salomone. Voi, invece, siete sazi della verità dell’evangelo. Voi avete Uno più grande di Salomone che vive in mezzo a voi. Eppure chiudete gli occhi e le orecchie a Lui”.
Chi era esattamente questa Regina di Sceba? E perché è stata così importante da essere presente nel Giudizio? Gli studiosi dicono che si trattava di una regina araba, che regnava sulla regione nota oggi come Yemen. La sua era una cultura che nel corso dei secoli si era crogiolata negli enigmi. La mentalità araba poneva costantemente delle domande che rimanevano però senza risposta.
Questa donna importante era preoccupata nell’anima per tutti i grandi interrogativi della vita – Dio, il futuro, la morte – ma non trovava risposte. Voleva una sapienza che l’aiutasse a conoscere come vivere, governare ed aiutare gli altri. Eppure nessun tesoro, né la fama o i consigli avevano potuto rispondere al grido del suo cuore. I bisogni più profondi della sua anima erano rimasti insoddisfatti.
Fu allora che ella udì parlare di Re Salomone. Era noto in tutto il mondo allora conosciuto per la sua incredibile sapienza. La Scrittura dice che la regina “udì della sua fama” (1 Re 10:1), forse attraverso dei mercanti o dei marinai che avevano viaggiato fino a Gerusalemme. Secondo i loro racconti, il re d’Israele comprendeva la natura umana come nessun altro. Era in grado di rispondere ad ogni domanda e risolvere ogni problema, per quanto complesso fosse.
La regina si sarà chiesta: “Chi è quest’uomo che parla con tale sapienza e risponde alle domande più difficili della vita?”. I suoi dèi non parlavano, non udivano né conversavano. Perciò decise: “Devo andare da Salomone a qualsiasi costo. Devo trovare la risposta a queste domande scottanti. Se lui è in grado di risolvere gli enigmi della vita, allora può anche risolvere i miei problemi”.
Ella mandò a chiamare una carovana che la portasse a Gerusalemme, una città distante circa 3000 chilometri. Il viaggio sarebbe durato dai 75 ai 150 giorni, quasi mezzo anno. Ed avrebbero attraversato un deserto arido e rovente. Avrebbero affrontato i briganti ed un terreno brullo senza alcuna comodità. Ci sarebbero state anche delle notti gelide. Ma niente avrebbe potuto impedire alla regina di chiedere udienza a Salomone.
Ella sarebbe stata accompagnata da soldati, ufficiali governativi, servi, cuochi ed interpreti. I cammelli sarebbero stati caricati di cibo, acqua, e doni di gioielli e di spezie. Tutta insieme, quella carovana costituiva “un grandissimo seguito” (1 Re 10:2). Immaginate la vista di questo grande corteo che arriva a Gerusalemme, dopo mesi di tempeste polverose, di caldo soffocante e di incredibili difficoltà. Ora, mentre si avvicinavano alla capitale, i servi di Salomone corsero ad incontrare la regina, dicendo: “Che viaggio avete avuto! Per favore, rinfrescatevi. Il nostro re ha messo a vostra disposizione i suoi grandi bagni”.
In seguito, la regina fu introdotta alla corte di Salomone. E non perse tempo nel porgli tutte le domande che l’avevano assillata fino ad allora. “Andò quindi da Salomone e parlò con lui di tutto ciò che aveva in cuore. Salomone rispose a tutte le sue domande, e non ci fu cosa alcuna che fosse nascosta al re e che egli non sapesse spiegare” (1 Re 10:1-2). La regina gli disse tutto quello che aveva in mente.
E non fu delusa. La Scrittura dice: “Non ci fu cosa alcuna che fosse nascosta al re e che egli non sapesse spiegare” (10:3). Salomone rispose generosamente alle sue domande con verità straordinarie ed illuminanti. Non tralasciò di rispondere neanche ad un argomento. Immagino la faccia della regina che si illuminava ad ogni risposta, e pensava: “Allora così stanno le cose”. Immagino la pace che inondò la sua anima mentre le domande di tutta la vita trovavano risposta, una ad una.
In seguito, fece un giro del regno di Salomone. Vide in prima persona l’ordine, la bellezza e la prosperità che la sapienza di Salomone aveva portato alla nazione. Ella vide “la casa che egli aveva costruito, i cibi della sua mensa, gli alloggi dei suoi servi, il servizio dei suoi camerieri e le loro vesti, i suoi coppieri e gli olocausti che egli offriva nella casa dell'Eterno” (10:4-5). Fu così strabiliante che “rimase senza fiato” (10:5). Cioè, rimase di stucco.
Dopo essersi ripresa, disse a Salomone: “Era dunque vero ciò che avevo sentito nel mio paese circa le tue parole e la tua sapienza. Ma non ho creduto a queste cose finché non sono venuta io stessa e non ho visto con i miei occhi; ebbene, non mi era stato riferito neppure la metà. La tua sapienza e la tua prosperità sorpassano la fama di cui avevo sentito parlare. Beata la tua gente, beati questi tuoi servi che stanno sempre davanti a te e ascoltano la tua sapienza! Sia benedetto l'Eterno, il tuo DIO che si è compiaciuto di te, mettendoti sul trono d'Israele! A motivo del suo eterno amore per Israele, l'Eterno ti ha stabilito re per esercitare giudizio e giustizia” (10:6-9).
Dopo il giro, la regina offrì a Salomone tutti i doni che gli aveva portato nella carovana. In cambio, egli le aprì i suoi depositi, ed ella si meravigliò delle sue vaste ricchezze. “Il re Salomone diede alla regina di Sceba tutte le cose desiderate che ella chiese, oltre a ciò che Salomone le diede con la sua munificenza regale” (10:13).
I capi religiosi ai tempi di Cristo conoscevano bene la storia di questa regina. L’avevano insegnata nelle loro sinagoghe, e conoscevano tutta la sua disperazione prima di incontrare Salomone. Ora Cristo stava usando questa storia per avvertirli: “Questa stessa regina del sud vi condannerà davanti al Padre. È venuta dai posti più lontani della terra per udire la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui c’è Uno più grande di Salomone”.
In effetti, quella regina chiederà ai Farisei: “Come avete potuto essere così ciechi? Avete posto le domande più difficili al Re, persino a trabocchetto, per farlo cadere. Ma Lui è l’Iddio onnisciente in carne, Colui che diede a Salomone la sua saggezza. Egli è stato in mezzo a voi e vi ha invitato a porgli le vostre domande, esortandovi ad aprire i vostri cuori a Lui. È persino morto per voi. Ma voi avete chiuso i vostri occhi a Lui e siete diventati sordi alla Sua verità. Avete preferito vivere nelle tenebre, perché le vostre opere erano malvagie”.
Io mi chiedo: questa regina accuserà anche la nostra generazione dello stesso peccato? Dirà: “Ho visto ed udito la sapienza di un uomo che è vissuto ai miei tempi, e le sue parole hanno cambiato la mia vita. Ho trascorso solo poco tempo con lui, e lui ha risposto a tutte le domande del mio cuore. Lui conosceva tutti i problemi e le preoccupazioni della mia vita, e la sua verità mi ha sollevato dalla confusione”.
“Ma è venuto il momento in cui me ne sono dovuta andare dalla sua presenza. A voi non è accaduto lo stesso. Voi avete avuto Colui che viveva in mezzo a voi, e voi non avete voluto accedere alla Sua sapienza. Inoltre, il Re Gesù è infinitamente più grande di Salomone. Ed ha una Parola da darvi per la vostra vita. Egli vuole darvi una Parola che vi solleva dalla tribolazione, che vi dà pace e gioia.
“Perciò Egli vi invita continuamente alla sua mensa. Non dovete fare 3000 chilometri per raggiungerlo. È Lui che viene da voi, e non vi chiede doni o gioielli. L’unica cosa che vuole da voi è che gli portiate i vostri pesi. Egli vuole ascoltare le vostre preoccupazioni, prendersi cura delle vostre afflizioni, rispondere ai vostri problemi. L’unico incenso che desidera da voi è la preghiera e la lode.
“Quando mi trovavo nel palazzo di Salomone, ho visto quanto fossero felici i suoi servi. Andavano alla tavola del re tutti i giorni e godevano della sua sapienza. Ascoltavano attentamente ogni sua parola, con grande rispetto. E quando andavano al tempio ad adorare, avevano un santo timore. È stata quella vista gloriosa che mi ha mozzato il fiato. Avevo sentito dire grandi cose di Salomone, ma niente mi aveva preparato a quello che sperimentai poi nella sua presenza.
“Per la vostra generazione è tutto diverso. Voi siete così frivoli con il vostro Re. Avete accesso a tutta la sua meravigliosa sapienza, a tutta la sua giustizia e alla sua santità, ma Lo ignorate giorno dopo giorno. Come potete essere soddisfatti delle vostre vite insulse e vuote? In mezzo a voi avete la Fonte delle vostre risposte. Egli è molto più grande di Salomone”.
Permettimi di chiederti: quando è stata l’ultima volta che hai avuto un’esperienza ispirante con Gesù? Quando hai avuto accesso alla sua sapienza pacifica, tanto da non avere più fiato? Quando è stata l’ultima volta che hai detto: “Niente di quello che ho imparato su Cristo mi aveva preparato a questa esperienza con lui. Lui ha risolto i miei dubbi e mi ha dato una gioia incredibile”?
Tutti noi dobbiamo oggi rispondere ad una domanda cruciale: “Se in mezzo a me ci fosse Uno più grande di Salomone, sarei nella confusione? Se la sua sapienza fosse sempre a mia disposizione, la cercherei spassionatamente come fece la regina con Salomone?”.
Credo che la regina ci stia chiedendo: “Se Salomone è stato disposto ad ascoltare tutte le mie domande, il vostro R e non sarebbe molto più disposto ad ascoltare le vostre? Se Salomone è stato così paziente da rispondere a tutti i miei quesiti, il vostro Signore onnisciente non sarà molto più disponibile a caricarsi di tutti i vostri pesi? Non pensate che il vostro Gesù sia molto più disposto a parlarvi, a darvi la sua sapienza e la sua guida?”.
La verità è che Dio parla ancora al suo popolo oggi. E parla chiaramente come faceva nell’Antico Testamento, agli apostoli o alla chiesa primitiva. Ma dobbiamo capire una cosa: Dio sceglie di parlare solo a quelli che hanno orecchie per udire. Permettetemi di illustrarvi una cosa.
Marco 4 ci dice che Cristo “insegnava (alle folle) molte cose in parabole” (4:2). In questo brano, Gesù racconta la parabola del seminatore, un uomo che gettò il seme nel campo. Ma quando finì la storia, le folle erano perplesse. Si chiedevano: “Chi è il seminatore che sta descrivendo? E cosa rappresenta il seme? Tutti i suoi discorsi sugli uccelli, sul diavolo, sul terreno spinoso, sul terreno buono – cosa vogliono dire?”.
Gesù non perse tempo a spiegarlo. Al contrario, la Scrittura dice: “Egli disse loro: Chi ha orecchi da udire, oda!” (4:9). Perciò più tardi andarono da Gesù e gli chiesero il significato della parabola: “Quando egli fu solo, coloro che gli stavano attorno con i dodici lo interrogarono sulla parabola” (4:10). Fu allora che Cristo prese del tempo per rispondere a tutte le loro preoccupazioni (vedi 4:14-20).
Vedete cosa accade in questa scena? Gesù aveva dato alla folla una rivelazione, una parola pronunciata direttamente dalla bocca di Dio, eppure essi erano rimasti perplessi. Forse ti chiederai: “Perché Gesù non spiegò più chiaramente la parabola?”. Troviamo la risposta qualche passo dopo, nello stesso capitolo: “E non parlava loro senza parabole; ma in privato ai suoi discepoli spiegava ogni cosa” (4:34). Credo che Gesù stesse dicendo: “Se volete comprendere la mia Parola, dovete chiedermi la risposta. E dovete venire come fece la Regina di Sceba: con una fame per la verità che vi renderà liberi. Vi darò tutta la rivelazione di cui avete bisogno. Ma dovete venire a me con un orecchio attento e concentrato”.
Immaginate cosa accadeva alla maggior parte della folla dopo che andava a casa. I vicini si affollavano attorno a loro, ansiosi di sapere cos’aveva detto Gesù: “Che messaggio vi ha dato? Diccelo, tu che sei stato presente”. Coloro che lo avevano udito, erano in grado di ripetere le sue parabole. Ma le loro parole sembravano morte, senza vita, non avevano impatto né una potenza trasformante.
Credo che accada la stessa cosa nella chiesa di Cristo, oggi. La parola che proviene da molti pulpiti è una lettera morta, non ha la rivelazione dello Spirito Santo né la potenza di liberare dal peccato. Poi, quando la gente torna a casa, molti di loro ripetono semplicemente le parole che hanno sentito, senza la vita dello Spirito. Che contrasto rispetto ai discepoli affamati, e agli altri che rimasero a seguire Cristo in questa scena! Queste persone rappresentano chiunque ha fame della Parola di Dio, che vuole seguire Gesù ad ogni costo. Fanno parte della “compagnia della Regina di Sceba”, servi che vogliono la rivelazione trasformatrice di Cristo.
Come risponde Cristo alla loro ricerca? Egli dice loro: “A voi è dato di conoscere il mistero del regno di Dio; ma a coloro che sono di fuori tutte queste cose si propongono in parabole” (Marco 4:11). Il vocabolo greco usato qui per “mistero” significa segreti. In effetti, Cristo rivela i suoi segreti solo a coloro che bramano una verità che cambia la vita. Egli sta dicendo: “Se volete trovare la risposta alle vostre domande, cercatemi. Trascorrete del tempo con me. Vi rivelerò la mia Parola, e vi mostrerò la verità che gli altri non vedono”.
Ma allora chi sono “quelli di fuori” (4:11)? Gesù si sta riferendo alle moltitudini che non sono disposte a cercarlo. Non vogliono abbandonare i loro agi per fare ciò che è necessario per addestrare le loro orecchie alla Sua voce. Forse sono persone che frequentano regolarmente la chiesa e cercano il Signore per soddisfare i propri bisogni umani. Ma non hanno alcun interesse a conoscere la Sua voce, a parte la capacità di provvedere per loro. La sua verità liberatrice per loro rimane un mistero, una serie di enigmi irrisolti.
La minaccia del diavolo alla chiesa oggi va oltre il diluvio di sporcizia che ha riversato sulla terra. Va oltre il materialismo, le dipendenze o le seduzioni più intense. La nostra battaglia è al livello della fede. Più ti disponi a cercare Gesù, più saranno intensi gli attacchi di Satana alla tua fede.
Nei mesi scorsi, ho sentito confessioni di pii credenti che parlavano di attacchi orrendi alla mente. Erano piagati dalle frecce del dubbio e delle perplessità, che insidiavano nella loro mente una sfiducia nella fedeltà di Dio. Si chiedevano se Dio si curava dei loro ministeri stagnanti, dei loro matrimoni in crisi, dei loro figli allontanati. Molti stanno traballando nella fede, pensando: “Non so se ce la faccio ad andare avanti”.
Poi ho letto la lettera di una cara ottantunenne che ha scritto al nostro ministero. Mi diceva: “Mio marito è letteralmente divorato da un cancro alle ossa. Nel frattempo, mio figlio sta morendo di AIDS. Ed io mi sto sciogliendo con il diabete”. Leggendo tutte le prove di questa famiglia, scossi la testa e pensai: “Com’è possibile che abbia ancora gioia? Sarebbe troppo da sopportare per chiunque. Sicuramente la sua fede in Dio vacilla”.
Poi lessi il paragrafo finale della sua lettera: “Nonostante tutto, Dio è fedele. Neanche una delle sue promesse per noi è caduta a vuoto. Abbiamo affidato nostro figlio nelle mani di Gesù. Ed ora stiamo aspettando il giorno in cui vedremo il nostro benedetto Signore faccia a faccia”.
Sì, la battaglia riguarda la fede. Lo vediamo illustrato in Marco 8, quando Gesù sfamò circa 4000 persone con sette pezzi di pane e pochi pesci. Dopo di ciò, Egli salì sulla barca con i discepoli e remarono fino all’altra sponda: “Ora i discepoli avevano dimenticato di prendere del pane e non avevano con sé nella barca che un pane solo. Ed egli li ammoniva, dicendo: «State attenti, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma essi discutevano fra di loro dicendo: «Noi non abbiamo pane». Accortosene, Gesù disse loro: «Perché discutete sul fatto che non avete pane? Non capite ancora e non intendete? Avete il vostro cuore ancora indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate? Quando spezzai i cinque pani per i cinquemila, quante ceste piene di pezzi avete raccolto?». Essi dissero: «Dodici». «E quando spezzai i sette pani per i quattromila, quanti panieri pieni di pezzi raccoglieste?». Ed essi dissero: «Sette». Ed egli disse loro: «Come, ancora non capite?»” (Marco 8:14-21).
Gesù stava ricordando loro: “Non vi ricordate chi sono? Mi avete visto moltiplicare pochi pani e pesci e dar da mangiare a moltitudini di persone. Come avete potuto dimenticare un miracolo del genere? Vi ho detto che in mezzo a voi c’era Uno più grande di Salomone. Quando vi accorgerete che Dio è con voi in ogni momento, in ogni crisi? Avete occhi, ma non vedete”.
Quanto dev’essere afflitto il Signore, quando dimentichiamo le sue vittorie passate, tutti i suoi miracoli di liberazione! Egli ci ha chiamato suoi amici (vedi Giovanni 15:15), ma nei momenti di crisi spesso dimentichiamo tutta la sua fedele amicizia. Per questo Gesù avvertì i discepoli sul lievito dei Farisei. Disse loro, in effetti: “Se venite a me con delle domande difficili, non vi aspettate che le risolva se avete un cuore incredulo. Dovete venire a me con fiducia e fede, credendo che io sono Colui che è più grande di Salomone”.
In un’altra scena in Marco 4, i discepoli ancora una volta stavano attraversando il lago. Questa volta “si scatenò una gran bufera di vento e le onde si abbattevano sulla barca, tanto che questa si riempiva” (Marco 4:37). Un torrente di onde inondava la barca, ed i discepoli terrorizzati cercavano di svuotarla. Erano dei pescatori esperti, ma presto si resero conto che le loro vite erano in pericolo. Perciò svegliarono subito Gesù, che stava dormendo sul fondo della barca, e gridarono: “Maestro, stiamo annegando!”.
Immagino Gesù che si sveglia, e la mia carne vorrebbe che incoraggi i discepoli: “Sono contento che mi abbiate svegliato. È una cosa seria. Poveri fratelli, mi dispiace avervi lasciato affrontare da soli questa tempesta. Perdonatemi di non aver agito prima. Spero che non pensiate che non mi preoccupi di voi in questo problema”.
No, la reazione di Gesù fu esattamente opposta. Rimproverò i discepoli! “Perché siete voi così paurosi? Come mai non avete fede?” (4:40). Immaginate cosa pensarono questi uomini in quel momento: “Gesù si aspettava veramente che, con l’acqua che ci arriva ai lombi, non avessimo paura? Questa è la tempesta peggiore che abbiamo mai affrontato. Le onde ci hanno sommerso, la barca sta per affondare. Dobbiamo veramente agire per fede in una situazione così disperata?”.
La risposta è: sì, assolutamente! Gesù stava mettendo alla prova la loro fede. Lui voleva sapere: “Questi seguaci avranno fiducia in me di fronte alla morte? Si aggrapperanno a me?”. Nella carne, Cristo forse stava dormendo. Ma Lui era anche Dio, e il Signore non dorme mai: “Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchia e non dorme” (Salmo 121:4).
Proprio in questo momento, la tua barca forse sta per affondare, e la tua situazione sembra disperata. La tempesta che muggisce intorno a te sembra la più tremenda che tu abbia affrontato. Ma Lui è sempre Dio, e tu hai accanto a te Uno che è più grande di Salomone. Egli è il Padrone su ogni tempesta, ed userà questo momento per metterti alla prova. Sta permettendo la tua crisi per vedere che c’è nel tuo cuore.
Forse penserai: “Ma che succede se affondo? Che ne sarà di me?”. Considera l’esempio di Paolo nel libro degli Atti. La sua nave affondò, ma lui non perse la sua fede. Infatti, si aggrappò alla Parola che Dio gli aveva rivolto nel bel mezzo di quella tempesta: “La nave affonderà, ma ti darò la vita di tutti quelli che sono a bordo”. Quando finì la tempesta, Dio fu glorificato per la sua fedeltà. E seguirono grandi miracoli, accompagnati da un risveglio meraviglioso (vedi Atti 28:1-10).
Sì, il Signore può permetterti di sopportare qualcosa che sembra assolutamente disastroso. Ma sopravvivrai – e anche la tua fede – se confidi in Lui. La tua nave forse affonderà, ma Dio ti darà la forza di nuotare fino a riva, come fece con Paolo. Perderai forse quello che è materiale, ma Dio potrà facilmente sostituirtelo. Egli possiede navi molto più grandi, molto migliori, e può benedirti con molto più di quello che potresti aver perduto.
Devo ammettere che, mentre leggevo la riprensione di Gesù ai discepoli, ho pensato: “Signore, non è bello. Ricevo lettere da persone oggi che stanno affrontando terribili disastri. Stanno perdendo le loro case, i loro lavori, i loro cari. Sicuramente non aspetterai che rimangano fedeli”.
Poi lo Spirito Santo mi riportò alla mente alcune delle aree più povere che ho visitato. Ho visto persone che vivono nelle baracche e dormono su pavimenti sporchi, ma che hanno una gioia che non ho mai visto altrove. Gioiscono ogni giorno della fedeltà di Dio, ed Egli fa in modo che la loro fede abbondi, nonostante tutte le loro prove.
Questa grande apostasia è profetizzata nella Scrittura. Paolo avverte: “Nessuno v'inganni in alcuna maniera, perché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l'apostasia e prima che sia manifestato l'uomo del peccato, il figlio della perdizione” (2 Tessalonicesi 2:3).
Nell’Antico Testamento, il Signore ci dà un esempio di ciò che accade a quelli che scadono dalla fede nella potenza di Dio. In 2 Cronache 14. il re Asa affrontò un esercito di un milione di etiopi. Ma il re aveva una grande fede: “Allora Asa gridò all'Eterno il suo DIO e disse: «O Eterno, non c'è nessuno all'infuori di te che possa venire in aiuto nel combattimento tra uno potente e uno che è privo di forza. Soccorrici, o Eterno, nostro DIO, perché noi ci appoggiamo su di te e andiamo contro questa moltitudine nel tuo nome. O Eterno, tu sei il nostro DIO; non permettere che l'uomo prevalga su di te!»” (2 Cronache 14:11).
Cosa accadde allora? “L'Eterno colpì gli Etiopi davanti ad Asa e davanti a Giuda, e gli Etiopi si diedero alla fuga” (14:12). Che grande fede aveva Asa! Per anni, in seguito a questo “non ci fu più guerra fino al trentacinquesimo anno del regno di Asa” (15:19). Per anni, Asa camminò in fede davanti al Signore, e ciò portò il favore di Dio a Giuda. Una grande pace cadde su tutto il paese, e quella pace fu di testimonianza al mondo. Ben presto persone affamate dalle nazioni circostanti vennero a Giuda, perché avevano saputo che Asa camminava con Dio.
Poi, nel trentaseiesimo anno del suo regno, Asa affrontò un’altra crisi. Il re d’Israele insorse contro Giuda, catturando Rama nello sforzo di bloccare ogni commercio da e per Israele. Il piano era quello di far morire di fame Giuda e ridurlo alla sottomissione. Asa era completamente vulnerabile, ma questa volta durante la crisi non si affidò al Signore. Invece di pregare per ottenere la direttiva ed il consiglio di Dio, si rivolse al re di Siria. In cambio dell’aiuto del re di Siria, Asa aperse il tesoro di Israele, dando via tutto l’oro e l’argento della nazione.
E così Giuda fu liberato dal nemico, ma non per mano del Signore. Quella gloria andò ad un esercito straniero siriano. Ed ora la testimonianza di Giuda al mondo, della potenza di Dio, era sparita. Un profeta giusto del paese venne ad Asa con questa parola devastante: “Poiché ti sei appoggiato sul re di Siria e non ti sei appoggiato sull'Eterno, il tuo DIO, l'esercito del re di Siria ti è sfuggito dalle mani… L'Eterno infatti con i suoi occhi scorre avanti e indietro per tutta la terra per mostrare la sua forza verso quelli che hanno il cuore integro verso di lui. In questo tu hai agito da stolto; perciò d'ora in avanti avrai delle guerre” (16:7,9).
Sono convinto che tanti cristiani oggi si trovano in mezzo ai problemi per la stessa ragione di Asa. Hanno guerra nelle loro anime, perché hanno scambiato la fede con la fiducia in se stessi. Ma il fatto è che un seguace di Gesù non può trovare la fede in altre risorse, senza poi ritrovarsi nei guai.
L’avvertimento di Cristo è semplice e chiaro: fra di noi c’è uno più grande di Salomone. E noi dobbiamo credere in Lui, dobbiamo affidarci completamente a Lui, abbandonarci interamente alle sue cure. Egli combatterà le nostre battaglie ed affronterà i nostri nemici. Solo allora non ci saranno più guerre, perché le risolverà tutte per noi: “Egli fa cessare le guerre” (Salmo 46:9).
Colui che è più grande di Salomone mostrerà la sua forza per te, se tu confiderai in Lui.