Un Tempo Per Non Agire, Ma Credere
"Per anni gli Israeliti avevano desiderato di essere governati da un re umano anzichè divino. E, alla fine, Dio lo permise. Egli disse al profeta Samuele di ungere Saul re di Israele. Così il profeta incontrò Saul, versò un vasetto d'olio sul suo capo, e lo baciò. E gli disse che il Signore lo aveva unto perchè egli fosse capo della Sua eredità (1 Samuele 10:1).
Nessun uomo avrebbe potuto vantare un complimento maggiore di questo. Samuele stava dicendo, in pratica, "Il Signore è con te, Saul. Sei uno strumento scelto da Dio." Inoltre, Dio benedisse immediatamente Saul con un nuovo cuore per adempiere alla sua chiamata: "Dio gli cambiò il cuore... allora lo spirito di Dio lo investì ed egli (Saul) si mise a profetizzare" (versi 9-10).
Ora, Saul non era un presuntuoso. Non si pavoneggiò per l'unzione ricevuta o per la sua posizione. Infatti, la Bibbia dice che egli si considerava piccolo (cfr. 1 Samuele 15:17). Vediamo un esempio del riserbo di Saul quando questi tornò a casa dal suo incontro con Samuele. Suo zio lo fermò, incuriosito da quanto stava accadendo. Questo zio era consapevole del fatto che Samuele aveva la reputazione di parlare con potenza e solo in casi importanti. Così implorò il nipote, chiedendogli: "Ti prego, dimmi, Saul; cosa ti ha detto Samuele?"
Ma la Scrittura afferma che "di quello che Samuele aveva detto riguardo al regno, (Saul) non gli riferì nulla" (1 Samuele 10:16). Saul era al corrente di notizie incredibili - eppure non disse una sola parola. Vi chiedo: quante persone conoscete che si sarebbero tenuti un tale segreto?
Subito dopo, Samuele radunò la nazione a Mispa. Il profeta aveva due progetti in mente: il primo era punire il popolo per avere abbandonato il Signore e per aver desiderato un re umano. L'altro era presentare Saul quale loro nuovo re scelto da Dio. Eppure, quando venne il momento di presentarlo, non lo si trovò. Samuele dunque inviò una delegazione per cercare Saul, e alla fine lo trovarono nascosto tra i bagagli.
Quando Saul fu portato tra la folla, tutti videro che aveva tutto quello che potevano desiderare in un re. Era alto e bello, "più alto di tutta la gente, dalle spalle in su" (1 Samuele 10:23). Samuele disse di lui: "Vedete colui che il Signore si è scelto? Non c'è nessuno come lui in tutto il popolo" (verso 24). E Israele gridò di gioia esclamando: "Viva il re!" (stesso verso).
Nei primi due anni del suo impero, Saul dimostrò di essere un leader forte e devoto. Quando sentì che gli Ammoniti avevano invaso Iabes di Galaad, "lo Spirito di Dio investì Saul" (1 Samuele 11:6). Egli radunò velocemente una milizia di 330.000 uomini ed essi, sebbene male equipaggiati, si diressero verso gli Ammoniti. Successivamente, Saul diede tutta la gloria a Dio (cfr. verso 15). E presto il re devoto guidò Israele alla vittoria su ogni nazione che li aveva depredati - Moabiti, Ammoniti, Edomiti, Amalekiti, e anche i potenti Filistei (cfr. 1 Samuele 14:47-48).
Quale popolo non avrebbe desiderato avere un uomo simile come re? Saul era umile, valoroso, di bell'aspetto, favorito da Dio, potentemente guidato dallo Spirito, attento alle parole del profeta Samuele. Saul era il modello di un leader devoto.
Eppure, incredibilmente, questo stesso unto morì in totale ribellione. A breve distanza dalle eccezionali vittorie da lui riportate, Saul perse la sua unzione e gli fu tolto il regno. Fu abbandonato da Dio, non riuscì più a sentire la voce dello Spirito, e fu posseduto da uno spirito maligno. Finì per uccidere degli innocenti. Ordinò la morte dei sacerdoti di Dio. E poco prima di morire, chiese indicazioni a una strega. Il re che una volta aveva guidato Israele in trionfo sui suoi nemici finì i suoi giorni come un pazzo furioso.
Quale triste conclusione per quello che un tempo era stato un servo unto dal Signore. Cos'era accaduto a Saul? Cosa innescò in quest'uomo umile la spirale di eventi e comportamenti folli che lo portarono alla distruzione? Ci fu un momento particolare in cui la vita di Saul cominciò a declinare?
Saul si trovò nel momento cruciale che ogni credente si trova prima o poi ad affrontare. E' un tempo di crisi, dove si è forzati a decidere se aspettare con fiducia il Signore, o diventare impazienti e prendere il controllo della situazione.
Il momento cruciale per Saul venne quando le sinistre nuvole della guerra si raccolsero su Israele. I Filistei avevano ammassato una enorme armata di seimila uomini a cavallo, trentamila carri, e legioni di soldati armati fino ai denti. Il loro numero appariva a Israele "come la sabbia che è sulla riva del mare" (1 Samuele 13:5). Per contrasto, gli Israeliti avevano solo due spade in tutto il loro esercito - una per Saul e una per suo figlio, Gionatan. Tutti gli altri dovettero ripiegare su armi rudimentali, come lance di legno o attrezzi da fattoria.
Ora, quando gli Israeliti videro i potenti Filistei avvicinarsi, si fecero prendere dal panico. "Si nascosero nelle caverne, nelle macchie, tra le rocce, nelle buche e nelle cisterne" (1 Samuele 13:6). Alcuni scapparono oltre i confini del paese, per evitare di dover far parte dell'esercito di Saul. Altri disertarono con codardia. Improvvisamente, l'armata di 330.000 uomini che aveva difeso Ammon diminuì fino a soli 600 uomini. E anche quelli che rimasero tremavano di paura (cfr. 1 Samuele 13:7). La situazione di Israele sembrava disperata.
Una settimana prima, Samuele aveva avvertito Saul che avrebbe dovuto aspettarlo a Ghilgal prima di andare in battaglia. Il profeta disse che sarebbe arrivato entro sette giorni per offrire i sacrifici al Signore. Non ci viene detto il motivo del periodo di sette giorni; forse Samuele sapeva di dover tornare da un luogo lontano dove sarebbe stato chiamato nel frattempo. Ma più probabilmente quella settimana di attesa doveva servire come banco di prova per la fede di Saul.
Quando il settimo giorno giunse, e Samuele non era ancora arrivato, i soldati di Saul iniziarono a disperdersi. E peggio ancora, il re non aveva indicazioni da parte di Dio per la battaglia. Ora, mettetevi per un momento nei panni di Saul. Vedete la terribile armata di Filistei marciare contro di voi. Sentite il rimbombo dei loro pesanti carri che avanzano. E quando vi voltate a guardare il vostro esercito, vedete i pochi soldati rimasti tremare, equipaggiati con armi rudimentali. Tutto sfugge al controllo. Cosa fate?
Potreste chiedervi: "Allora Saul avrebbe dovuto solo rimanere fermo e aspettare, senza fare nulla?" Si - è esattamente quello che avrebbe dovuto fare, aspettare e pregare. Infatti, questo gli era richiesto quale re, da quando ebbe ricevuta l'unzione da Samuele. Il profeta aveva detto a Israele: "Se temete il Signore, lo servite e ubbidite alla sua voce, se non siete ribelli al comandamento del Signore, e tanto voi quanto il re che regna su di voi seguite il Signore, il vostro Dio, bene; ma, se non ubbidite alla voce del Signore, se vi ribellate al comandamento del Signore, la mano del Signore sarà contro di voi" (1 Samuele 12:14-15).
Samuele spiegò "Il Signore vuole ricevere tutta la gloria per quello che farà attraverso il nostro re. Egli vuole che il mondo sappia che la vittoria non si decide con le strategie, con le armi o con i grandi numeri - ma offrendo a Dio un sacrificio di preghiere ferventi e fiducia in Lui."
Dunque, quale atteggiamento assunse Saul? Rimase fermo, dichiarando "Non m'importa se Samuele arriverà un giorno più tardi. Rimarrò fiducioso nelle parole del Signore. Vivo o morto, ubbidirò al Suo comando" ? No - Saul si fece prendere dal panico. Permise alle circostanze e alle preoccupazioni di travolgerlo. E finì per aggirare le parole di Dio, ordinando al sacerdote che era presente, Abijah, di offrire un sacrificio senza Samuele.
Quando finalmente Samuele arrivò, fu inorridito. Sentì l'odore della carne bruciata venire dall'altare del sacrificio. Così chiese a Saul: "Che hai fatto?" (1 Samuele 13:11). La domanda del profeta ci suggerisce che Saul non aveva idea della grandezza del suo peccato. Samuele stava chiedendo: "Ti rendi conto di quello che hai fatto? Ti ho dato un semplice, chiaro comando. Non dovevi fare niente prima del mio arrivo. Non eri in pericolo, ma hai voluto prendere il controllo della situazione. Hai agito per paura, non per fede. Hai commesso un grave peccato verso il Signore."
La spiegazione di Saul fu: "Vedevo che il popolo si disperdeva e mi abbandonava, che tu non giungevi nel giorno stabilito e che i Filistei erano radunati a Micmas" (1 Samuele 13:11). Notate l'accusa nelle parole di Saul: "Non sei arrivato in tempo, Samuele". Egli stava parlando al profeta, ma la sua accusa in realtà era rivolta a Dio. Saul stava dicendo, "Dovevo fare qualcosa, mi stavano abbandonando tutti. Certamente il Signore non si aspettava da me che resistessi ancora oltre".
No - Dio non giunge mai troppo tardi. Durante tutto l'evolversi degli eventi, il Signore conosceva ogni passo che Samuele stava facendo verso Ghilgal. Egli stesso guidava il profeta, decidendo precisamente l'istante in cui sarebbe arrivato. Samuele sarebbe arrivato il settimo giorno, anche se fosse stato un minuto prima della mezzanotte. Sappiamo che Dio non mentì a Saul su questa faccenda, quindi Samuele sarebbe giunto in tempo.
A un primo sguardo, la reazione di Dio alla disobbedienza di Saul sembra severa. Samuele disse: "Tu hai agito stoltamente; non hai osservato il comandamento che il Signore, il tuo Dio, ti aveva dato. Il Signore avrebbe stabilito il tuo regno sopra Israele per sempre. Ora invece il tuo regno non durerà. Il Signore si è cercato un uomo secondo il suo cuore, e il Signore l'ha destinato a essere principe del suo popolo, poichè tu non hai osservato quello che il Signore t'aveva ordinato" (versi 13-14).
Potreste domandarvi, "Perchè Dio non è stato più tollerante con Saul qui? Quest'uomo era in una situazione impossibile. Inoltre, tutto quello che voleva fare era vincere per il Signore. Perchè il comportamento di Saul è tanto importante in questa situazione?" Dio voleva che tutte le potenze infernali sapessero che l'esito della battaglia è nelle mani del Signore - e viene vinta dai credenti che attendono con fede il Signore.
Dio non è cambiato negli anni. Ed Egli è ancora attento per vedere se il suo popolo ubbidisce a questo comando: "ubbidite alla sua voce... non [siate] ribelli al comandamento del Signore" (1 Samuele 12:14). Non importa se la nostra vita è fuori dal nostro controllo - dobbiamo camminare con piena fiducia nel Signore. Anche se la situazione sembra disperata, non dobbiamo agire guidati dalla paura. Piuttosto, dobbiamo attendere pazientemente che il Signore venga a liberarci, come promette la Sua Parola.
Il fatto è che Dio era accanto a Saul quando l'imponente armata dei Filistei si radurarono contro Israele. Il Signore vide quei carri muoversi pesantemente, e vide le armi affilate scintillare. Conosceva la crisi nella quale versava Saul, mentre i soldati si sparpagliavano. E ogni cosa era sotto il suo occhio vigile.
Allo stesso modo, il nostro Dio vede ogni dettaglio delle nostre crisi. Egli vede tutti i tuoi problemi quotidiani. Ed è pienamente consapevole dell'aggravarsi della tua situazione. Quelli che pregano e lo attendono con calma fede non si trovano mai in vero pericolo. Inoltre, Egli conosce tutti i tuoi pensieri di timore: "Non vedo come potrò ripagare quel debito... Non ho speranza per il mio matrimonio... Non so come farò a mantenere il mio lavoro". Eppure il comando che Egli ti dà è lo stesso: "Non temere e non allontanarti da me. Non devi fare altro che pregare e fidarti di me. Io onoro tutti quelli che hanno fiducia in me".
Considerate queste parole che Dio ha dato alla Sua chiesa: "Senza fede è impossibile piacergli" (Ebrei 11:6). "Confida in lui in ogni tempo, o popolo; apri il tuo cuore in sua presenza; Dio è il nostro rifugio" (Salmi 62:8). "Voi che temete il Signore, confidate nel Signore! Egli è il loro aiuto e il loro scudo" (Salmi 115:11). "Confida nel Signore con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri" (Proverbi 3:5-6).
Il Signore è molto paziente con noi. Egli infatti ci invita: "Presentate la vostra causa" (Isaia 41:21). Egli sa che i nostri padri hanno sperimentato periodi di dubbio, da Abramo fino ai santi del Nuovo Testamento. A volte sono arrivati a desiderare di morire, gridando, "non ce la faccio più". Anche Gesù ha avuto un momento in cui ha chiesto: "Perchè mi hai abbandonato?"
Il nostro Signore conosce ogni scossa di dolore, paura o panico che ci colpisce. Possiamo ricevere improvvisamente delle notizie terribili - il decesso di un familiare, un figlio o una figlia che ha divorziato, o un problema con un amico. In certi momenti, Dio ci manda lo Spirito Santo per confortarci, per alleviare il nostro dolore e calmare il nostro cuore.
Ma Saul era rimasto nel timore e nel panico per sette giorni interi. E in tutto quel tempo, lo Spirito Santo gli stava chiedendo di fare una scelta: "Si, Saul, sembra una situazione senza speranza. Ma eravate in minoranza quando avete lottato contro gli Ammoniti, e Dio vi ha liberati allora. Adesso cosa decidi? Obbedirai alla Parola di Dio, indipendentemente da quello che accadrà a te o al regno? Avrai, come Giobbe, fiducia in Lui nonostante le difficoltà?"
Sappiamo che Dio conosce il cuore di ciascuno. E il Signore sapeva che la decisione che Saul stava per prendere avrebbe determinato il corso della sua vita da quel punto in poi. Dopo, egli avrebbe dovuto fronteggiare molte altre crisi simili. Le seguenti parole di Saul a Samuele ci chiariscono la sua decisione: "Mi sono fatto forza e ho offerto l'olocausto" (1 Samuele 13:12). La radice della parola "farsi forza" usata qui significa "contenersi, dominarsi". Saul stava dicendo: "Ho cercato di ubbidire. Mi sono dominato fintanto che ho potuto per non disubbidire. Ma alla fine ho agito a modo mio".
Come risultato, Dio lasciò Saul e gli tolse il regno. Perchè? Il Signore sapeva che da quel giorno in poi, Saul gli avrebbe offerto una fede spenta. Sapeva che Saul non avrebbe retto un'altra prova di ubbidienza. Invece, avrebbe finito per studiare modi di aggirare gli ostacoli a modo suo.
L'incredulità è mortale, e le sue conseguenze sono tragiche. E ci aspettano conseguenze spaventose se cerchiamo di sbrogliare da soli le nostre situazioni invece di confidare in Dio per ottenere la liberazione. Ciò si evince attraverso tutta la vita di Saul. Dal momento in cui Saul prese la decisione di prendere la situazione in pugno, la sua vita iniziò rapidamente a declinare. La sua incredulità aprì le porte a ogni sorta di male nel suo cuore.
Infatti, la vita di Saul illustra i passi verso la rovina causata dall'incredulità:
Dopo aver peccato, l'anima di Saul divenne rigida e legalistica. E questo spirito di legalisticità per poco non causò la morte del suo amato figlio Gionatan.
Gionatan e il suo scudiero avevano deciso di sferrare un attacco a sorpresa contro la guarnigione dei Filistei. L'imboscata fu causa di tanta confusione nel campo dei Filistei che essi presero a combattere tra di loro, uccidendosi l'un l'altro. Lo spavento fu tale che "la terra tremò; fu uno spavento terribile" (1 Samuele 14:15).
Quando Saul vide i Filistei scappare, lanciò un attacco, ordinando alle sue truppe di combattere per tutto il giorno senza fermarsi. Verso il calar della sera, gli Israeliti erano talmente stanchi che stavano per crollare, sfiniti. Ma Saul fece un folle giuramento: chiunque avesse mangiato prima della fine della battaglia, sarebbe stato maledetto.
Gionatan non sapeva del giuramento, perchè era in battaglia in una zona lontana. Così si prese una breve pausa dalla schermaglia. E intanto, mangiò del miele da un favo per rinfrescarsi per la battaglia.
Quella notte, i soldati di Saul non ce la facevano più. So gettarono avidamente sul bottino vinto e iniziarono a mangiare gli animali. Ora, la legge giudaica imponeva di non mangiare la carne con il sangue, che doveva essere rimosso prima di mangiare. Ma quegli uomini non lo fecero. Così, quando Saul vide tutto ciò, si adirò, e li rimproverò: ""Il popolo pecca contro il Signore, mangiando carne con il sangue" (1 Samuele 14:33).
Saul era diventato un legalista, si sentiva come un santo guardiano che aveva il compito di far rispettare la legge di Dio. Senza dubbio, i sacerdoti manifestarono il loro consenso, dicendo "Grazie a Dio, Saul vuol far rispettare la legge del Signore". Ma, in realtà, Saul era tra tutti il più gran peccatore. Quest'uomo era del tutto disubbidiente, e chiaramente incredulo. Eppure egli dichiarò senza ripensamenti, l'infedeltà di chiunque avesse violato la legge di Dio mangiando carne col sangue".
Quella sera, Saul prese un'altra decisione sciocca: decise che il suo esercito sarebbe dovuto rimanere in piedi tutta la notte per combattere. I sacerdoti protestarono, comunque, insistendo che avrebbero dovuto consultare prima il Signore. Ma, quando pregarono, Dio non rispose. Ora Saul era di nuovo sdegnato. Decise: "Dio non risponde perchè qualcuno ha peccato. Chi è il colpevole?" Asserì: "com'è vero che il Signore, il salvatore d'Israele, vive, anche se il colpevole fosse mio figlio Gionatan, egli dovrà morire" (1 Samuele 14:39).
Questo tipo di autogiustificazione si trova in tutti i legalisti. Essi non credono che Dio possa dare loro la Sua giustizia, così cercano di inventarsene una propria. E finiscono per creare un sistema che giustifica i loro peccati, e che evidenza quelli degli altri.
Saul decise di tirare la sorte per sapere chi aveva peccato. La sorte cadde su di lui e su Gionatan, e quindi su Gionatan, che ammise di aver assaggiato del miele. Ora Saul cercava di apparire santo, facendo rispettare il giuramento di mettere a morte chi avrebbe mangiato. Se Dio non fosse intervenuto attraverso il popolo, Saul avrebbe ucciso il suo stesso figlio - solo per provare a tutti il suo zelo e la sua giustizia.
È mia opinione che l'incredulità sia la causa di ogni sorta di legalismo. Come? Rifiuta di accettare le promesse del patto di Dio - cioè che il Suo Spirito sottometterà i nostri peccati, dandoci la forza di ubbidire, instillando in noi il Suo timore, facendoci camminare rettamente, dandoci un santo odio per il peccato. Quando ci allontaniamo dalla verità del patto di Dio, senza fare più affidamento e attendere l'opera del Signore, ci volgiamo al legalismo. Costruiamo una serie di nostre regole rigide senza lo Spirito Santo.
L'incredulità di Saul cicatrizzò la sua coscienza, rendendolo insensibile al peccato. Improvvisamente, il peccato perse la sua peccaminosità agli occhi di questo che fu un tempo un uomo devoto.
Vediamo un esempio di ciò quando Samuele comandò a Saul di sconfiggere gli Amalekiti. Il profeta diede a Saul chiare istruzioni per distruggere tutto quello che era appartenuto a quel popolo - famiglie, bestiame, tutto. Non avrebbe dovuto risparmiare nessuno.
Ma, quando la battaglia fu conclusa, Saul lasciò in vita il re Agag quale trofeo vivente. Tenne anche per sè parte del bottino - il meglio tra il bestiame, i vestiti e i possedimenti degli Amalekiti. Saul ebbe anche l'audacia di far erigere un monumento a se stesso, in memoria della sua vittoria. Ancora una volta, mostrò palese noncuranza per la parola di Dio.
Quando Samuele arrivò, non potè credere ai suoi occhi. Il campo di battaglia era come un enorme mercato delle pulci. Il popolo mercanteggiava il bestiame, provava i nuovi vestiti, cucinava gli animali. E, peggio ancora, in mezzo a tutto ciò vide il re Agag vivo.
Samuele si diresse verso Saul e chiese: "Cosa sono questi versi di animali, Saul?" E Saul, mentendo, rispose: "Oh, il popolo ha risparmiato qualche animale per sacrificarlo a Dio per la grande vittoria. Ma ho distrutto tutto il resto. Sono stato fedele nel portare a termine l'ordine del Signore. Che grande festa faremo!"
Samuele ne fu addolorato. Chiese a Saul: "Perchè dunque non hai ubbidito alla voce del Signore? Perchè ti sei gettato sul bottino e hai fatto ciò che è male agli occhi del Signore?" (1 Samuele 15:19). Saul rispose: "Ma io ho ubbidito alla voce del Signore... ho condotto qui Agag, re di Amalec, e ho votato allo sterminio gli Amalechiti" (verso 20).
Come poteva essere così cieco Saul? Mentì nonostante l'evidenza della sua disubbidienza. Eppure, tragicamente, Saul credeva alla sua stessa menzogna. Aveva perduto tutto il discernimento.
Alcuni Cristiani oggi sono proprio come Saul. Perseverano in ogni sorta di disubbidienza, poi vanno dritti in chiesa e pregano, "Signore, ti ho dato il mio meglio. Ecco - accetta il mio sacrificio di lode". Questi credenti sono come la donna descritta nel libro dei Proverbi: "Tale è la condotta della donna adultera: essa mangia, si pulisce la bocca, e dice: Non ho fatto nulla di male!" (Proverbi 30:20).
Come può accadere che un Cristiano cada in una simile condizione? Tutto inizia quando rifiutano o rinunciano ad accettare la giustizia imputata da Dio per fede. Cercano allora di stabilirne una propria, volgendosi al legalismo e giudicando gli altri. Vacillano nella fede, senza aspettare la guida di Dio - e le cose procedono come abbiamo visto. Col tempo, perdono tutto il discernimento spirituale, e le loro coscienze sono del tutto cicatrizzate. Alla fine, diventano noncuranti del loro stesso peccato.
Secondo le Scritture, è qui che il seme dell'occulto mette radici. Agli occhi di Dio, la disubbidienza (a credere nella sua parola, in questo caso) equivale alla stregoneria. Come disse Samuele a Saul in questa scena: "la ribellione è come il peccato della divinazione, e l'ostinatezza è come l'adorazione degli idoli e degli dèi domestici" (1 Samuele 15:23).
"Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul; e uno spirito cattivo, permesso dal Signore, lo turbava" (1 Samuele 16:14). Ora, Dio non mandò letteralmente uno spirito maligno su Saul. Permise solo che accadesse l'inevitabile. Vedete, quando una persona pervasa dall'incredulità arriva a questo punto - volgendosi al legalismo, perdendo discernimento e cicatrizzando la sua coscienza - non ha più alcuna difesa contro l'invasione di spirit di gelosia e invidia. E questi spiriti terrorizzano ogni anima in cui entrano.
Dunque, Saul era in preda a una vera possessione, sbraitando e delirando contro tutti. I suoi servi divennero tanto spaventati da chiamare Davide per suonare la sua arpa e cantare salmi a Saul, per cercare di placare il suo spirito. Naturalmente, Davide era un uomo che aveva piena fiducia in Dio - e la sua musica benedetta portò pace all'anima di Saul.
Il re fu tanto riconoscente da fare Davide capitano del suo esercito. Ma quando Davide mostrò coraggio e bravura in battaglia, Saul divenne follemente geloso di lui. La gelosia trasforma i credenti in creature orribili. Chiunque non ha fiducia in Dio non crede neppure negli altri. E le persone gelose accusano gli altri dei peccati più evidenti in loro stessi. Inoltre, si vedono come vittime. Sono convinti che gli altri sono sempre gelosi di loro, che parlano sempre male di loro, perseguitandoli in continuazione. Questa gelosia non è semplicemente una fase che la gente attraversa - è uno spirito infernale. Deruba persone devote di tutti i loro santi scopi. E fa in modo che essi si focalizzino sulle loro piccole battaglie carnali.
Ti chiedi da dove è venuto il tuo spirito di gelosia? Ti invito a guardare indietro alle prove che hai attraversato, e a chiederti come hai reagito. Ti sei impegnato ad avere fiducia in Dio, comunque fossero andate le cose? O hai coltivato il pensiero che Dio non sarebbe venuto in tempo ad aiutarti?
Considerate la tragica fine dell'anima incredula di Saul. La sua ultima consultazione prima di affrontare l'eternità fu con una strega. Ascoltate le sue ultime tristi parole: "Dio si è ritirato da me e non mi risponde più" (1 Samuele 28:15).
Ma ci sono buone notizie per ogni credente con grazie al Nuovo Testamento. Cristo ha pagato il prezzo per la nostra ribellione (naturalmente, la misericordia e il perdono di Dio erano disponibili anche per Saul. Ma il suo cuore rimase caparbio - e un cuore ostinato non desidera mai pietà).
Gesù è venuto ad annullare la stregoneria dell'incredulità - per spezzare le nostre catene del legalismo, liberandoci dai lacci della gelosia. Ma prima dobbiamo ammettere il nostro peccato. Dobbiamo confessare la nostra incredulità - e poi dobbiamo rimettere il nostro futuro, la nostra libertà e la nostra liberazione interamente nelle mani di Gesù. Egli arriverà in tempo. La nostra parte è di non agire - ma credere in Lui.
Dobbiamo comprendere che siamo provati. E Dio ci assicura che tutti quelli che conservano la fede credendo in Lui, non importa quanto sembri disperata la situazione, saranno da Lui onorati. "Affinchè la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo." (1 Pietro 1:7).