Uscendo da Sodoma

Mi capitò una volta di udire un pastore che diceva a delle persone: "L'Antico Testamento non ha più alcuna rilevanza per i nostri tempi. Non è più necessario studiarlo ancora."

Quanto si sbagliava quest'uomo! Una delle ragioni per cui mi piace leggere l'Antico Testamento, sta nel fatto che esso spiega il Nuovo Testamento in modo semplice e chiaro. Le sue storie sono piene di caratteri e situazioni che rappresentano verità eterne personificate nelle vite di gente reale.

Infatti, le Scritture lasciano trasparire che tutte le battaglie fisiche d'Israele rispecchiano le nostre attuali battaglie spirituali: "Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche." (1 Cor. 10.11)

Persino il tabernacolo e le sue suppellettili sono un esempio di cose celesti: "Essi celebrano un culto che è rappresentazione e ombra delle cose celesti, come Dio disse a Mosè quando questi stava per costruire il tabernacolo: Guarda di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte" (Eb. 8.5).

Se volessi imparare come avere successo con la preghiera, leggerei la storia di Giacobbe, per vedere come egli lottò con l'angelo. Oppure, se volessi imparare come proteggere la mia unzione, quale ministro di culto, leggerei la storia di Sansone, per studiare come egli perse la sua unzione.

Allo stesso modo, la storia di Sodoma è un esempio molto calzante dell'odio che Dio ha per il peccato. L'apostolo Pietro scrive: "(Dio) condannò alla distruzione le città di Sodoma e Gomorra, riducendole in cenere, perché servissero da esempio a quelli che in futuro sarebbero vissuti empiamente." (2 Pt. 2.6)

Pietro sta dicendo: "Vi è una ragione per quello che Dio fece a Sodoma. Quello che Egli causò a quella città dovrebbe essere una lezione per ogni nazione!"

Consideriamo la storia di Sodoma, in modo da scoprire la verità del Nuovo Patto che essa illustra:

Nel capitolo 19 del libro della Genesi leggiamo la storia di Lot, che era il nipote di Abraamo. L'apostolo Pietro descrive Lot come una persona giusta e retta (vedi 2 Pietro 2.7-8). Eppure Lot visse in un posto dove non avrebbe mai dovuto vivere - l'infame Sodoma!

Persino ai giorni nostri, il nome di Sodoma è associato a tutto ciò che è malvagio, violento, perverso ed empio. I peccati della città divennero talmente orribili e di una tale malvagità, che il loro lezzo salì sino al cielo. Ed alla fine Dio disse: "Basta! Il peccato di questa città è salito sino al cielo. Ora brucerò Sodoma sino alle sue radici" (In ebraico "Sodoma" significa "arsa, bruciata.")

La maggior parte di noi pensa a Sodoma come ad un prototipo di una qualsiasi moderna città corrotta - come San Francisco, con i suoi sfacciati omosessuali militanti; oppure come la città di New York, con la sua ingordigia e violenza, o come New Orleans, con i suoi diabolici "Martedì Grassi". Ma la verità è che noi dobbiamo solo guardare al nostro cuore per ritrovare Sodoma!

Vedete, noi tutti siamo nati con una natura Sodomita - un cuore veramente malvagio, pieno di ogni sorta di cose diaboliche: "Anzi, in cuor vostro commettete iniquità; nel paese, voi gettate nella bilancia la violenza delle vostre mani" (Sal.58.2). "[L'uomo] ha la perversità, trama del male in ogni tempo, semina discordie" (Pr. 6.14) "il cuore che medita disegni iniqui, i piedi che corrono frettolosi al male" (v. 18).

Gesù stesso afferma che la natura sodomita è dentro di noi: "Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l'uomo; ma il mangiare con le mani non lavate, non contamina l'uomo..." (Mt. 15.19-20)

Nonostante questa natura, Dio chiamò Lot giusto. Eppure Lot aveva un profondo problema spirituale: era legato con una corda invisibile a Sodoma! La città infame si era impossessata del suo cuore. E Lot non riusciva a liberarsi, nonostante il continuo degrado della sua anima: "...quel giusto, infatti, per quanto vedeva e udiva, quando abitava tra di loro, si tormentava ogni giorno nella sua anima giusta a motivo delle loro opere inique" (2 Pt. 2.8).

Lot sapeva che sarebbe stato meglio per lui uscire da Sodoma. Le Scritture dicono: "Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori" (Sl. 1.1). Lot avrebbe dovuto dire: "Basta – devo uscire da questa città! Se resto più a lungo, sarò contaminato da quest'iniquità. Questo mi costerà l'anima!" Purtroppo, egli non ha mai avuto la forza di volontà di andarsene.

Dio aveva già dato a Lot almeno un'opportunità di andarsene. In Genesi 14, leggiamo che un esercito confederato di re invase Sodoma e Gomorra, saccheggiando le città e facendo prigionieri gli abitanti. Lot e la sua famiglia erano tra quelli catturati. (vedi Genesi 14.12).

Quando Abraamo venne a conoscenza dell'attacco, armò i suoi 318 servi ed inseguì gli invasori. E, attraversò la potenza miracolosa di Dio, sconfisse i re nemici, recuperando il bottino: "Recuperò così tutti i beni e ricondusse pure Lot suo fratello, con i suoi beni, e anche le donne e il popolo." (Gn. 14.16)

Lot era stato liberato in modo soprannaturale da Sodoma. Tuttavia, invece di abbandonare la città malvagia, vi ritornò quasi subito. Lot è il prototipo di coloro che ritornano ai loro vecchi peccati ed abitudini!

Mi sono spesso chiesto: "Perché non abbandonò il suo passato? La Bibbia dice che egli amava il Signore. E certamente gli stava a cuore la sua anima." Credo che Dio voglia additarci qualcosa in questo passo: Nessun uomo – neppure un predicatore santo come Abraamo – può liberarci dal peccato che sta nel nostro cuore. Nessuno può condurci fuori da Sodoma – perché la carne umana non ha in se stessa il potere di procurarsi la piena e completa liberazione!

Lot rappresenta un tipo di cristiano moderno che si dibatte perché è sottoposto alla legge. Questo credente ha ricevuto per fede da Cristo la giustizia che gli è stata da Lui imputata. Tuttavia la sua anima è irritata dai peccati che egli vede sia nella società sia nel suo stesso cuore. Sa di amare Dio, eppure nella sua anima rimane qualcosa, forse un'abitudine malvagia, o persistenti pensieri cattivi.

La legge divina gli dice: "Abbandona ogni peso o peccato persistente. Il salario del peccato è la morte." Infatti, la legge richiede questa continua ubbidienza da parte del credente. Eppure, la stessa legge condanna in continuazione il suo cuore. Ogni volta che egli sbaglia, gli grida: "Colpevole!"

Questo Cristiano sa di non poter allontanarsi dai suoi peccati. Ha promesso a Dio molte volte che avrebbe cercato di migliorarsi. Eppure, ricade sempre nella sua iniquità. E finisce quindi per gridare: "Sono completamente legato. Non ho la forza per vincere questa situazione." Non può tirarsi fuori da Sodoma da solo!

Sotto il Vecchio Patto, si richiedeva ubbidienza assoluta. La legge di Dio non faceva alcuna concessione, neppure per la più insignificante disubbidienza. In parole povere, l'anima che peccava, moriva.

Quei comandamenti furono formulati in modo molto chiaro, descrivendo l'ubbidienza perfetta che un Dio santo richiede. Tuttavia la legge non dava alcun aiuto fisico per tale ubbidienza. L'uomo si trovava disperatamente incapace di vivere secondo le richieste della legge. Paolo chiamò la legge: "...un giogo che né i padri nostri né noi siamo stati in grado di portare." (At. 15.10)

Eppure, Paolo descrive la legge come: "...un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede." (Ga. 3.24)

La legge mette a nudo i nostri cuori, insegnandoci che la nostra volontà è debole, che siamo impotenti come dei bambini, bisognosi di un salvatore.

A questo punto potreste chiedervi: "Perché Dio richiede una tale perfetta ubbidienza da noi senza darci la forza di fare questo?" La Bibbia parla chiaramente. Dio doveva portarci al punto in cui noi potessimo realizzare che non avevamo la forza di sfuggire al nostro peccato!

Ci vollero quattrocento anni di afflizione perché Israele capisse che non poteva redimersi da solo. Non riuscirono a liberarsi dei loro schiavisti con le loro sole forze. Dovettero avere un liberatore – un Dio che si chinasse per portarli fuori dalla loro schiavitù.

Ci vollero secoli ad Israele – fino al tempo di Zaccaria – per riconoscere il loro bisogno di un redentore. Alla fine, si convinsero che avevano bisogno di un salvatore che sarebbe stato per loro: "un muro di fuoco tutto intorno, e sarò la sua gloria in mezzo a lei". (Za. 2.5) Dio stesso sarebbe il fuoco attorno loro – e la gloria tra di loro!

Eppure molti Cristiani odierni non hanno ancora imparato questa lezione. Vivono sotto la legge, sforzandosi nella carne, facendo promesse a Dio, cercando di liberarsi dai loro peccati. Si svegliano ogni giorno dicendo: "Questo è il giorno, Signore! Oggi troverò la forza e la volontà di spezzare queste catene. Con un ulteriore piccolo sforzo, riuscirò a liberarmi!"

No – questo non accadrà mai! Finirà solo con un maggior senso di colpa. La legge si prefigge di condurli alla croce – per riconoscere la loro impotenza, il loro bisogno di un redentore!

Forse ora ve ne state comodi, pensando: "Questo messaggio non mi riguarda. Non ho alcun peccato persistente. Non sono un fornicatore od un adultero e non sono dedito all'alcool né al fumo. Gloria a Dio, non esiste nulla di Sodoma in me."

Non potreste sbagliarvi maggiormente! Giacomo scrive: "Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce" (Gm. 1.14) Siamo tutti sedotti dalla nostra concupiscenza – ognuno di noi – senza eccezione alcuna!

Giacomo quindi aggiunge: "Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato..." (v. 15). Egli sta parlando di un grembo materno. Nel cuore di ciascuno di noi vi è un grembo di lussuria – ed ogni peccato che commettiamo nasce da quel grembo.

Così come non vi è mai somiglianza tra due bambini, non vi sono mai due peccati che si assomigliano. Ogni persona commette il proprio genere di peccati. E, con il passare degli anni, molti Cristiani si adeguano alla convivenza con il loro segreto peccato. Come Lot, diventano ciechi al loro peccato e cominciano a prenderlo alla leggera.

Mi vengono in mente molti esempi simili all'interno del corpo di Cristo: strizziamo l'occhio al peccato del cercare l'adulazione. Ammicchiamo al peccato di concupiscenza per una posizione di carriera lavorativa. Facciamo l'occhiolino al peccato d'orgoglio, compiacendoci per le nostre radici spirituali, per la nostra conoscenza biblica, la nostra consistente vita di preghiera. Ci vediamo come persone umili, gentili e pronte ad imparare, ma non lo siamo!

"Il Signore disse... il grido che sale da Sodoma e Gomorra è grande, e... il loro peccato è molto grave" (Gn. 18.20) A noi tutti piace sentir parlare della clemenza di Dio, della Sua grazia e della Sua grande pazienza. Ma non vogliamo affrontare il fatto che un bel giorno Egli punirà tutto quello che c'è in noi che proviene da Sodoma. La Sua giustizia lo esige!

Dio rivelò in questo modo la sua natura a Mosè: "Il Signore passò davanti a lui, e gridò: «Il Signore! Il Signore! Il Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco di bontà e fedeltà, che conserva la sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato»" (Es. 34.6-7) Eppure nella frase successiva, Dio aggiunse: "...ma non terrà il colpevole per innocente..." (v. 7)

Il Signore stava dicendo: "Non farò l'occhiolino al peccato! Si, sono misericordioso e paziente, ma sta arrivando il momento in cui non potrò più aver pazienza con il vostro peccato. E questo momento è quello in cui il vostro peccato diventerà così grave, che io dovrò agire per forza!"

Lot ricevette questo avvertimento. Due angeli andarono da lui, dicendo: "Vattene in fretta, Lot, prima d'essere consumato dall'iniquità che ti circonda!"

"Alzati, prendi tua moglie e le tue figlie... perché tu non perisca nel castigo di questa città" (Gn. 19.15)

Sappiamo che Lot non prese seriamente questo avvertimento. Infatti dormì talmente profondamente, che l'indomani mattina gli angeli dovettero svegliarlo. Il genero di Lot deve aver pensato: "Se avesse veramente dato peso all'avvertimento, ora starebbe già scappando. Ma non lo ha tenuto in gran considerazione - quindi perché dovremmo crederci noi?"

Questa dovrebbe essere una lezione per noi tutti! Noi possiamo parlare del ritorno di Cristo finché vogliamo, ma se non viviamo come se Gesù stesse per tornare, nessuno ci crederà!

Vedete, io credo in quelli che vengono definiti

"ultimati divini". Questo è quando lo Spirito Santo sa che il vostro peccato vi sta portando alla rovina. Ebbene, prima che la vostra segreta concupiscenza esploda in un fuoco divoratore, il Signore viene a voi dicendo: "Io sono il Dio di grazia, e voglio liberarvi da questo. Ora, rinunciate al vostro peccato. Ubbidite alla mia parola!"

Questi ultimatum possono essere trovati dappertutto nella Bibbia. Ad esempio, il libro degli Atti ci racconta che Anania e Saffira furono preavvertiti di non rattristare lo Spirito Santo con la bugia. E, quando mentirono, caddero morti (vedi Atti 5). Anche Paolo ci ammonisce di non rattristare lo Spirito: "Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione." (Ef. 4.30)

Non interessa quanto voi preghiate o digiunate, o quanto siete fedeli nel compiere l'opera di Dio. Se non ammettete che il vostro peccato è concepito dalla vostra stessa concupiscenza – e se non credete che Dio tratterà in modo serio questa situazione – voi siete oggetto d'inganno!

Il giorno della resa dei conti arrivò anche per Lot.

Una folla selvaggia di uomini di Sodoma circondarono la sua casa, battendo pugni sulla porta e gridando parole oscene. Chiedevano che Lot mandasse fuori i due angeli per violentarli: "Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono venuti da te questa notte? Falli uscire, perché vogliamo abusare di loro»" (Gn. 19.5)

Fu una scena orribile. Eppure la reazione di Lot fu quella di cercare di scendere a patti con loro. Evidentemente, Lot era uno dei giudici di Sodoma perché sedeva presso le porte della città ed aveva la reputazione di proteggere. Per cui cercò di ragionare con loro. Si spinse fino al punto di chiamarli "fratelli" – dimostrando di aver preso il peccato di Sodoma con leggerezza!

"Vi prego, fratelli miei, non fate questo male! Ecco, ho due figlie che non hanno conosciuto uomo: lasciate che io ve le conduca fuori e voi farete di loro quel che vi piacerà; ma non fate nulla a questi uomini..." (Gn. 19.7-8)

Un teologo afferma che Lot sapeva che questi uomini non avrebbero fatto nulla di male alle sue figlie, perché erano omosessuali. Si dice che Lot avesse ragionato a questo modo: "Questi uomini sono un gruppo di sodomiti che vogliono soddisfare la loro lussuria pervertita. Non costituiscono quindi alcuna minaccia per le donne. Se mando fuori le mie figlie ora, rientreranno domani mattina intoccate."

Quale sciocchezza! Se questo fosse stato pur vero, Lot avrebbe cercato di liberarsi di un peccato con un altro peccato. Ma non è possibile barattare con la lussuria! Ogni qualvolta si cerca di costruire dei limiti attorno, essa li sfonda sempre, riversandosi oltre ai limiti stabiliti.

Lot è un esempio di ciò che un peccato nascosto può causare ad un uomo giusto. Egli era chiaramente deluso. Il suo peccato aveva prodotto in lui una tale pericolosa condizione che avrebbe rinunciato a tutto pur di salvare la sua faccia – inclusa la sua famiglia. Probabilmente pensò: "Se questo dovesse funzionare, salverò le mie figlie ed anche la mia reputazione. Tutto rimarrà come prima." Se così fosse stato, avrebbe potuto mantenere Sodoma e preservare la sua reputazione.

Questo uomo non era pronto ad affrontare la realtà. Stava solo spingendo più in là il suo momento per la resa dei conti, cercando di barattare, cercando di ritardare la liberazione di Dio nella sua vita. E, miei cari, questa è l'attitudine che molti Cristiani hanno oggi. Si auto convincono: "Il mio Dio è un Dio di misericordia. Mi ha liberato dai miei peccati in precedenza e lo farà ancora."

No! Dio vi sta dicendo attraverso questo passo delle Scritture: "Basta con il compromesso. Basta con il baratto di un peccato leggero per uno più consistente. Tutto deve finire!"

Se Dio non avesse preso in mano la situazione, Lot sarebbe morto nell'olocausto. Il Signore afferrò letteralmente Lot e la sua famiglia e li tirò fuori della città: "Ma egli indugiava; e quegli uomini [gli angeli] presero per la mano lui, sua moglie e le sue due figlie, perché il Signore lo voleva risparmiare; lo portarono via, e lo misero fuori della città." (Gn. 19.16)

Che gloriosa immagine di grazia del Signore del Nuovo Patto! Poiché Lot indugiava sull'orlo della distruzione, senza nessuna forza o volontà di liberarsi, Dio stesso condusse per mano questo uomo confuso, deluso ed oppresso dal peccato, verso la sicurezza. In essenza, Dio stava dicendo a Lot: "Ti voglio bene, e non ti lascerò morire in questo olocausto. Tu sei un uomo giusto, Lot ed io ti ho avvertito. Ora, vieni!"

"Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi." (Ro. 5.6) Il significato letterale di "senza forza" in questo contesto è: "senza capacità o volontà". Dio dice che egli è disposto ad agire per noi – perché noi non abbiamo nulla da dare!

Il Signore aveva ancora una direttiva per Lot: "Metti la tua vita al sicuro: non guardare indietro... cerca scampo sul monte, altrimenti perirai!" (Gn. 19.17) In questo versetto la montagna rappresenta la presenza di Dio, un luogo dove poter stare solo con Lui. Vediamo questa immagine che si ripete in tutta la Scrittura: Fu sulla montagna dove Mosè venne toccato dalla gloria di Dio... dove Cristo si trasfigurò davanti ai suoi discepoli... dove Gesù cercò suo Padre in preghiera. Tutte queste cose avvennero su una montagna.

"Grande è il Signore e degno di lode nella città del nostro Dio, sul suo monte santo." (Sl. 48.1) "...Venite, saliamo al monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe; egli ci insegnerà le sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri." (Is. 2.3) Il messaggio qui è: "Quando Dio ti libera per fede nelle sue promesse, corri di filata alla montagna della sua santità. Entra in preghiera ed in comunione con il Signore!"

Eppure Lot non era ancora disposto ad andare alla presenza di Dio. Disse: "...io non posso salvarmi sui monti prima che il disastro mi travolga ed io muoia." (Gn. 19.19) Invece chiese a Dio di poter andare prima a Soar.

Dio glielo permise. E Lot alla fine finì sulla montagna, ma non appena arrivatoci, accadde qualcosa di peggio che a Sodoma. Lot si ubriacò e venne sedotto dalla sue due figlie, che partorirono poi un figlio da questo atto incestuoso. Che immagine tragica! E tutto questo avvenne perché Lot – sebbene fosse stato liberato – non volle entrare nella pienezza di Dio.

Io credo che questo passo ci rivela come Dio ci libera da Sodoma:

"La sua potenza divina ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù. Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse, perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza." (2 Pt. 1.2-3)

Dio viene a noi nella nostra condizione di delusione e schiavitù con potenti promesse di completa liberazione. Dice: "Mi impegno a liberarvi ed a proteggervi da ogni iniquità. E vi darò un cuore che mi ubbidisce. Ora lasciate che le mie promesse possano avverarsi in voi!"

Quale fantastica verità liberatoria! Veniamo liberati dal nostro peccato mediante l'appropriazione da parte nostra delle promesse di Dio. Pensateci un attimo. Pietro dice che i credenti ai quali stava indirizzando questa epistola erano "...sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della concupiscenza" (v. 4)

Come sfuggirono al peccato questi cristiani? Ricevettero della potenza divina – vita e santità – per mezzo della loro fede nelle promesse di Dio.

Cari Santi, il Padre vostro desidera che voi conosciate la pienezza della gioia in Cristo. E quella gioia si scatenerà in voi solo quando sarete liberati dalla forza del peccato. Quindi, permettete allo Spirito Santo di entrare nel grembo della vostra concupiscenza, perché possa eliminare tutto quello che non è ad immagine di Cristo. Elevate ora al Signore questa preghiera:

"Oh, Padre – sono d'accordo con te a proposito dei miei peccati. Il fetore del mio compromesso è salito fino al cielo. Ed io so che deve cessare immediatamente!

Signore, ricevo il tuo divino ultimatum d'amore. E depongo ogni cosa davanti a te. Brucia tutto quello che è malvagio in me. E lascia che le tue promesse si impadroniscano del mio cuore. Conducimi alla montagna della tua santità. Vengo al Nuovo Patto per impadronirmi delle sue promesse affinché mi diano la forza di vincere il peccato ed ottenere tutta la pietà di cui ho bisogno!"

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