POTENZIATI PER SERVIRE
“Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20).
“Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20).
La felicità ha i suoi alti e bassi in base alle nostre mutevoli circostanze. Nasce un bimbo o un nipote, e siamo tutti contenti. Vinciamo una vacanza gratis e siamo in estasi! Il capo ci dà un bell’aumento proprio quando ne avevamo bisogno e siamo entusiasti. Ma l’euforia è solo temporanea. Inevitabilmente, qualcosa cambia e si porta via la nostra felicità. Il bambino si ammala; la nostra vacanza è piovosa; il nostro lavoro viene spazzato via da una fusione aziendale. Quel sentimento di positività inizia a vacillare.
Isaia profetizzò: “Infatti, ecco, le tenebre coprono la terra e una fitta oscurità avvolge i popoli; ma su di te sorge il Signore e la sua gloria appare su di te. Le nazioni cammineranno alla tua luce, i re allo splendore della tua aurora.” (Isaia 60:2–3).
Questa profezia parla degli ultimi tempi, un periodo di tempo che cominciò quando la luce, Gesù Cristo il Signore, venne in mezzo all'oscurità. Isaia stava parlando della grande, immensa e splendente gloria di Cristo nell'oscurità. Moltitudini di Gentili da ogni parte sarebbero venuti alla Sua luce.
In Secondo Cronache 20 leggiamo che il Re Giosafat ricevette un messaggio spaventoso: “Una gran moltitudine avanza contro di te dall’altra parte del mare, dalla Siria... Giosafat ebbe paura, si dispose a cercare il Signore e bandì un digiuno per tutto Giuda” (2 Cronache 20:2–3).
In preda alla paura, il re d'Israele Giosafat convocò un grande incontro di preghiera: “Giuda si radunò per implorare aiuto dal Signore” (20:4). Mentre il popolo si radunava per cercare Dio, Giosafat pregò: “Noi non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su di te!” (20:12)
Quando Gesù mutò l'acqua in vino al matrimonio a Cana (Giovanni 2), Egli stava ministrando un sermone illustrato sia ai Suoi discepoli che alla chiesa che sarebbe nata di lì a poco. Il nostro Signore non fece nulla né disse nulla che non avesse un significato eterno. Tutto ciò che le Scritture dicono su di Lui fanno riferimento all'immutabile natura ed alle opere di Dio.
In Giovanni 2, Gesù ed i Suoi discepoli furono invitati alla cena di un matrimonio a Cana.
“Tre giorni dopo ci fu un matrimonio in Cana di Galilea, e la madre di Gesù era là. Anche Gesù fu invitato con i suoi discepoli al matrimonio. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». Gesù le disse: «Che c’è fra me e te, o donna? L’ora mia non è ancora venuta»” (Giovanni 2:1-4).
Evidentemente, anche la famiglia del Signore ricevette l'invito, dato che la madre di Gesù era presente anche lì. Maria andò da Lui con una richiesta: “Non hanno più vino”.
“In quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli...” (Atti 6:1).
Ancora oggi sono un piccolo bimbo sofferente dentro di me, e Dio è ancora mio Padre. Ovunque vada, mi assicuro che cammini affianco a me, che mi tenga la mano e mi conduca. Quando inciampo e cado, Egli si protende verso me e mi rialza. Scuote la polvere dalle mie vesti, bacia le ferite e poi prosegue con me lungo il cammino.
Per anni, la gente è stata abituata a sentirmi predicare sul pentimento e la santità. Ma ad un certo punto ha cominciato a chiedermi se avessi intenzione di iniziare a focalizzare i miei messaggi sulla misericordia, sulla riconciliazione e la speranza. C'è una spiegazione semplice a tutto ciò.
Lo Spirito ha fatto capire che tutto ciò per cui prego e completamente vano a meno che non preghi con fede. Posso piangere, intercedere, agonizzare ed andare in preghiere in pieno travaglio, ma non fare alcun impatto col Signore, a meno che non lo faccia con semplicità e con la fede di un bambino.
La Parole dice: “Un tale uomo [che dubita] non pensi di ricevere qualcosa dal Signore” (Giacomo 1:7).