Mosè descrisse il tragico errore commesso da Israele a Kadesh-Barnea (cfr. Numeri 13-14). Avvenne poco dopo il passaggio del Mar Rosso. Dio aveva comandato a Israele di entrare con audacia in Canaan, donando loro questa potente parola rassicurante:
Nel messaggio di Mosè a Israele, nel Deuteronomio, Mosè ci ha mostrato il pericolo dell’incredulità e ci ha avvertito che, a meno che non prestiamo attenzione, soffriremo le stesse, terribili conseguenze di coloro che sono caduti prima di noi: “Affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza” (Ebrei 4:11). Sta in pratica dicendo, “Non importa quali impossibilità stiate affrontando o quanto disperata appaia la vostra situazione.
L’intero libro del Deuteronomio è costituito da un singolo discorso di Mosè, pronunciato poco prima della sua morte. Questo discorso fu un ripasso dei quarant’anni che Israele aveva trascorso vagando nel deserto e Mosè lo pronunciò alle nuove generazioni d’israeliti.
Nel corso del Suo ministero, venivano poste a Gesù due tipi di domande dalle persone che incontrava, domande che rivelavano tutto dei cuori di quanti le ponevano. Il primo tipo di domanda era accusatoria. Volta dopo volta, i capi religiosi chiedevano a Gesù, “Perché mangi e bevi coi peccatori? Come puoi essere mandato da Dio se hai una reputazione del genere?”
La preghiera non può essere insegnata da princìpi e seminari. Deve nascere da una condizione di completo senso di bisogno. Se dico: “devo pregare”, presto la motivazione svanirà e rinuncerò; la carne è troppo forte. Devo essere guidato a pregare.
Troppi cristiani vivono in uno stato di rifiuto. “Bene, spero che un giorno il mio bambino starà meglio”. Alcuni genitori hanno davvero mollato: “Credo che non si possa fare niente. Bobby non guarirà, ma abbiamo tentato; lo abbiamo consacrato al Signore quando era un bambino. Forse un giorno”.
Non mi ero reso conto di quanto fossi colpevole del peccato di avere orecchie contaminate finché non mi recai a predicare all’Arcipelago Britannico. Io e mio figlio Gary venimmo accompagnati in macchina a quest’evento evangelistico da un pastore che mi chiese cortesemente com’erano andati i nostri incontri. Quando cercai di rispondere, mi interruppe per parlare della sua predicazione. Accadde diverse volte e ogni volta era “in vantaggio” nel raccontare storie in cui aveva folle più vaste e aveva visitato più paesi di me.
“Il Signore, l'Eterno, mi ha dato la lingua dei discepoli perché sappia sostenere con la parola lo stanco; egli mi risveglia ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti come fanno i discepoli. Il Signore, l'Eterno, mi ha aperto l'orecchio e io non sono stato ribelle né mi sono tirato indietro” (Isaia 50:4-5).
Il Salmo 50 esprime chiaramente il peccato dell’usare impuramente la bocca e le sue conseguenze. Molti nella casa di Dio hanno preso la Sua Parola alla leggera su questo.
Giacomo avverte la chiesa, “Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità. Posta com'è fra le nostre membra, la lingua contamina tutto il corpo, infiamma il corso della vita ed è infiammata dalla Geenna” (Giacomo 3:6).
Leggiamo un simile ammonimento in Isaia: “Allora chiamerai e l'Eterno ti risponderà, griderai ed egli dirà: "Eccomi!". Se tu togli di mezzo a te il giogo, il puntare il dito e il parlare iniquo” (Isaia 58:9). Il termine ebraico per iniquo qui significa maleducazione, irriverenza, mancanza di rispetto.
Nella storia della donna colta in adulterio, narrata in Giovanni 8, Gesù trasformò l’accusata nella benvenuta. Invece di rigettare la donna adultera, la cui vita era appesa a un filo, Egli l’accettò. E fa lo stesso con noi oggi. Prende chiunque si trovi ai margini dei propri peccati e dice loro, “Tu sei mio. Sei proprio al centro dell’amore del Padre”.